Orgasmi che si fanno sentire
Di nuovo, come quasi ogni sera, la coppia che abitava sotto di me stava scopando. Con le finestre aperte si sentiva tutto, anche perché erano sempre tutt’altro che silenziosi. Lei si faceva sentire, urlava tutto il suo piacere e da quello che diceva riuscivo persino a capire che tipo di sesso stessero facendo.
“Sì… sì… sì… ancora… sì, nel culo… più forte… mi piace… inculami…”
Erano una coppia di meno di trent’anni. Lei, Stefania, bellissima, magra ma con un gran seno, capelli neri e visetto dolce che contrastava con l’immagine che di lei mi ero fatto sentendola scopare ogni sera. Anche l’aspetto di lui, Davide, era in contrasto con quello che ormai sapevo: era un ragazzo anonimo, anche bruttino avrei detto, un po’ in carne. Certo non l’immagine dello stallone che invece sembrava essere visto quanto faceva godere la sua donna.
Devo dire che lo invidiavo un po’. Io, con circa una quindicina di anni più di loro, ero single e non avevo mai avuto una compagna così calda come sembrava essere Stefania, così partecipe e disponibile ogni giorno.
Quindi il sentirli sempre così coinvolti in attività sessuali era sia fonte di fastidio, per l’invidia e per il fatto che non mi facevano dormire, sia fonte di eccitazione. Sentire due che scopavamo me lo faceva venire duro, soprattutto pensando che a godere in quel modo era proprio quella bella ragazza e anche per le cose che capivo che facevano.
Incontrarei lei, col suo dolce sorriso e un’aria quasi timida, per le scale il mattino dopo averla sentita urlare tutto il suo piacere causato da un rapporto anale mi turbava.
Davide spesso si fermava a chiacchierare un po’ con me. Soprattutto quando mi trovava nel garage che sistemavo la moto. Anche lui era appassionato ma ancora non se ne poteva permettere una. Mi faceva un sacco di domande e ne parlavamo. Eravamo entrati così un po’ in confidenza e allora quel giorno non mi trattenni e osai dirgli qualcosa.
“Senti, scusa se te lo dico, ma alla sera non riuscireste a fare… un po’ più piano, oppure, non so, a chiudere le finestre… si sente tutto.”
Lui capì subito a cosa mi riferivo e non sembrò imbarazzarsi.
“Ah. Scusa. Eh, immaginavo che si potesse sentire. Stefania è una che si fa sentire.”
“Già.” commentai laconico.
“Ma ti dà così fastidio?” chiese lui quasi ammiccando.
“Beh, dipende. È anche piacevole, a volte. Cioè, insomma… però se devo svegliarmi presto, magari…”
“Capisco. Ma sai… capirai anche tu che… come faccio? Non abbiamo l’aria condizionata, se chiudiamo si muore e lei… lei è così… non puoi farla stare zitta. Però, senti, non farti problemi le sere che proprio hai bisogno di dormire. Bussa sul pavimento, cercheremo di fare più silenziosamente.”
“Ok, grazie.”
In quel momento Davide fu raggiunto proprio da Stefania. Lui non si fece problemi a dirle davanti a me la mia lamentela. Lei quasi arrossì, per poi lanciarmi una occhiata che invece sembrava molto maliziosa. Stefania si scusò ma lui poi disse che però io lo trovavo anche piacevole.
“Ah sì?” mi chiese lei apparentemente compiaciuta.
“Sì… mi fate compagnia…” dissi io cercando un modo elegante per dirlo.
“Ah, bene…” commento lei quasi ammiccante. “Ma diccelo quando diamo fastidio.”
Li guardai andare via, lui con la mano sul perfetto culo di lei.
Qualche sera dopo iniziarono a scopare molto tardi. E io volevo dormire. E non ci riuscivo e non potevo fare a meno si ascoltarli, col cazzo in mano. Però era troppo. E allora provai a colpire col tallone un po’ il pavimento. Senza esito. Forse neanche mi sentivano. Lei stava gemendo fortissimo e si sentivano i colpi ritmici di due corpi l’uno contro l’altro. Immaginai la stesse scopando a pecorina. Certo che lui denotava una gran resistenza. Beata lei.
Mi sborrai sulla pancia sperando che dopo essere venuto mi sarebbe calato il sonno. Invece fu peggio perché persa brevemente l’eccitazione, sentire altri due che continuavano a scopare era ancora più fastidioso. Non ci vidi più e decisi di scendere.
Bussai alla porta con violenza. Dopo poco i rumori cessarono. Stavo per tornare su pensando di aver raggiunto lo scopo quando la porta si aprì. Era lei, coperta solo da un asciugamano che si teneva stretta contro il seno e scendeva a coprirle il resto delle nudità dalla mia vista solo perché ero più alto di lei, dato che arrivava appena sotto la figa.
“Avete finito?” chiesi un po’ seccato. “Non mi fate dormire.”
“Ah, scusaci…” disse lei penitente.
Feci per andare verso le scale e tornare sopra, ma lei aggiunse una frase.
“Però no, non abbiamo finito.”
La guardai stupito da quella sua irreverenza e vidi in lei una espressione maliziosa e diabolica. Sembrava volermi provocare.
Rimasi spiazzato da quella sua affermazione e non seppi come controbattere, ma lei invece doveva già avere qualcosa in mente.
“Ti stiamo dando fastidio, lo so… ma non posso smettere ora… quindi forse… c’è solo una cosa da fare…”
“Cosa?” chiesi interdetto.
“Vieni dentro… parliamone.” spalancò la porta e lascio anche andare l’asciugamano. La stavo vedendo nuda per la prima volta ed era proprio come uno se la immaginava vedendola vestita.
Entrai imbambolato nel loro bilocale. C’era anche Davide, appoggiato allo stipite della porta della camera. Era nudo anche lui e con una mano si copriva parzialmente il cazzo che era rimasto eretto nonostante l’interruzione. Quel cazzo a causa del quale avevo tutti quei fastidi ma anche grazie al quale la sua ragazza era diventata l’oggetto delle mie fantasie masturbatorie.
“Amore…” disse lei rivolta a lui. “Gli stiamo dando fastidio… mi facevi urlare troppo, ma io ho ancora voglia e non voglio smettere adesso, quindi ho pensato che forse c’è una unica cosa da fare…”
“Devi essere punita…” commentò lui intendendosi con la sua ragazza.
“Esatto. Come potrebbe punirmi?”
“Secondo me meriti di essere sculacciata.”
Io li ascoltavo imbambolato. Davvero ero finito dentro casa loro, con entrambi nudi, e stavo ascoltando quella conversazione? Lei si girò verso di me, con un’aria mista tra la divertita e la penitente.
“Vuoi sculacciarmi?” mi chiese speranzosa fingendo timore.
Non credo che risposi o feci nient’altro. Mi lasciai condurre, quasi ipnotizzato, a sedermi sul loro divano, lei si mise a cavalcioni col culo nudo bello esposto e mi intimò di colpirla, a mano aperta, sempre più forte sulle chiappe. Ad ogni sculacciata lei gemeva.
“Perché mi stai punendo?” mi chiese ad un certo punto, fingendo di piagnucolare.
“Perché non mi fai dormire.”
“E perché non ti faccio dormire?”
“Perché fai rumore.”
“Che rumore?”
“Urli e godi mentre il tuo ragazzo ti scopa.”
“Davvero? Senti tutto?”
“Sì.”
“E cosa senti?”
“Quello che dici.”
“E cosa dico?”
“Che ti piace…”
“Cosa mi piace?”
“Ad esempio… farti inculare.”
“Oooh, sì.” sembrò godere, tra parole e schiaffi sul culo. “E a te piace sentire che dico queste cose?”
“S… sì.” ammisi. Il mio cazzo era rimasto duro dal momento in cui lei aveva aperto la porta ed ora lei lo stava sicuramente sentendo premere contro la pancia.
“E ti fai una sega mentre ascolti che scopiamo?”
“Sì.”
“Voglio vedere.” disse lei divincolandosi e sfuggendo da me.
Restò sulle ginocchia e col petto sul divano, facendo cenno a Davide di unirsi a lei. Mi disse di tirare fuori il cazzo mentre li guardavo e di fare quello che facevo quando li ascoltavo.
Ma oltre al sonoro in quel momento avevo anche la visione di Stefania a pecora che veniva sodomizzata dal suo ragazzo. Le sue urla e i suoi apprezzamenti erano ancora più eccitanti ascoltati a così poca distanza, ma era il vedere il suo culo così perfetto che veniva violato in modo così animalesco che rendeva insostenibile resistere a lungo nel segarsi senza sborrare. Nonostante lo avessi fatto pochi minuti prima.
Il colpo finale fu lo sguardo di lei, puntato avidamente sul mio cazzo, come per non perdersi nulla della mia eccitazione per quello che stava facendo lei.
“Hai goduto per me?” mi chiese appena si esaurirono i miei schizzi.
“Sì.” le risposi ed ebbi l’impressione che fu più la mia risposta a farla godere che l’ennesimo affondo del cazzo del suo ragazzo nel culo.