Caldo in ufficio

Giorni caldi e uffici semivuoti possono portare a qualche gioco inusuale

Squilla il telefono. È la mia ragazza. Rispondo. Ha una voce strana. Sottovoce e sensuale. Non la voce con cui mi chiama di solito quando è in ufficio.

“Ma quindi, amore, perché mi hai chiamato?” le chiedo dopo i convenevoli.

“Così… perché…. sto facendo una cosa strana.”

“In che senso?”

“Fa caldo in ufficio. Sono qui da sola. Gli altri sono in ferie. Anche il capo è via.”

“Ah, e quindi?”

“E quindi… mi annoiavo… poi non volevo accendere l’aria condizionata solo per me, però faceva caldo… e quindi mi sono tolta qualche vestito.”

“Cioè? Cosa ti sei tolta?” chiesi iniziando ad essere molto interessato e a capire il motivo di quel suo tono.

“Mi sono tolta la camicetta e giravo in reggiseno per l’ufficio… poi mi sono tolta anche la gonna.”

“Quindi sei in reggiseno e mutande? E le scarpe le hai tenute?” le chiesi immaginandola in lingerie e tacchi.

“No e sì.”

“Cioè?”

“No è che… dopo un po’… cominciava a piacermi oltre che per il maggior fresco anche per la sensazione di essere in ufficio come non potrei mai stare e quindi…”

“Quindi cosa?”

“Quindi mi sono tolta anche quelli.”

“Cioè sei nuda? Completamente nuda?”

“Sì. Con le scarpe.”

“Mmh, mi ecciti.”

“Lo so, anche io mi sono eccitata. Girare per lo studio completamente nuda. È trasgressivo. È proibito. E poi…”

“Poi cosa?”

“Poi… prima ad esempio ho sentito per telefono un cliente… uno con una bella voce profonda. Una voce sexy…”

“E quindi? Cosa hai fatto?”

“Non ho resistito. Mi toccavo mentre lui mi parlava. Sono venuta. Ho bagnato la sedia.”

“Ti adoro quando sei così porcellina. Mi sto toccando. Peccato che io non possa spogliarmi come te.”

“Oh, amore, che bello che mi dici così, avevo bisogno di sentire che approvavi questa mia trasgressione, mi sento così sporca nel farlo, ma è così bello… e poi ho bisogno per una ulteriore spinta.”

“Cioè? Cosa vuoi fare?”

“Vuoi sapere dove sono in questo momento?”

“Sì.”

“Vuoi vederlo?”

“Sì.” dissi e lei trasformò la telefonata in videochiamata.

Il video si mosse un po’, la mia ragazza stava sistemando il telefono sulla scrivania per potersi inquadrare seduta su una poltrona di pelle a gambe aperte.

“Sono nell’ufficio del capo.” mormorò eccitata mentre si masturbava.

“Sei una porca… se lui solo immaginasse…”

“Cosa credi che farebbe?”

“Ti vorrebbe scopare… come chiunque… anche io vorrei farlo in questo momento.”

“Stasera.”

“Cosa?”

“Stasera scoperemo. Tornerò a casa super eccitata. Preparati.”

“Non resisto fino a stasera.”

“Neanche io.”

“Credo andrò in bagno a segarmi, appena finisce questa telefonata.”

“Fallo adesso, no?”

“Giusto. Adesso vado. Ma una sega non basterà a placare la voglia che mi fai venire. E a te? Basteranno le tue dita?”

“Non lo so… sono troppo eccitata. Vorrei essere scopata.”

“Cos’è quella cosa dietro di te?” dissi riferendomi ad un oggetto che vedevo nella libreria dietro la poltrona. Dovetti guidarla per farle capire cosa intendevo.

“È… è un soprammobile strano…”

“La forma non ti ricorda qualcosa?”

“È… di forma fallica…”

“Usalo.”

“Cosa? Sei matto?”

“Sì. E tu?”

“Mmmm, un po’…” disse rigirandoselo fra le mani.

“Usalo.” ripetei.

“Aspettami qui, vado a lavarlo.”

Sparì per qualche minuto, io ne approfittai per recarmi in bagno e mettermi comodo per spararmi una bella sega guardando la mia ragazza masturbarsi nuda nell’ufficio del capo con un suo soprammobile.

Quando lei tornò cambiò posizione al telefono ma sopratutto cambiò posizione di se stessa. Non si mise sulla poltrona come era prima, ma appoggiò il soprammobile al centro della scrivania e ci salì sopra. La scrivania era composta da un tavolo in vetro e lei mise il telefono sotto di essa.

La visuale era incredibile. La mia ragazza da sotto, con le gambe aperte, che si sedeva, penetrandosi, su quell’oggetto metallico. Muoveva il bacino su e giù e con la mano guidava l’oggetto nella sua fica. Poi osò ancora di più e, con un po’ di fatica, vidi allargarsi il suo ano per far posto a quel fallo improvvisato. La sentivo godere negli auricolari e quei suoni, quelle immagini, quella situazione incredibilmente trasgressiva mi stava facendo sborrare quasi di continuo da diversi minuti.

Poi successe qualcosa di improvviso, un cambio talmente repentino che mi prese di sorpresa e impiegai un attimo a ricostruire cosa era successo. Lei aveva gridato, ma non di piacere. Si era sentita una voce estranea, maschile. Lei era scesa in un attimo dalla scrivania, il soprammobile era rotolato di lato, forse era anche caduto scivolando fuori dal suo ano. Poi si era sentita una conversazione concitata ma ovattata per l’audio del telefono. Io ero rimasto pietrificato, spaventato e allo stesso tempo incuriosito al massimo. Era rientrato il suo capo? L’aveva beccata a fare quello che stava facendo? Se era così quali conseguenze poteva avere?

Attesi trepidante qualche minuto. Poi, improvvisamente come era sparito lei rientrò nell’inquadratura. Era di nuovo sopra alla scrivania, ma questa volta a pancia in giù. I suoi seni erano compressi contro il vetro e formavano due larghi cerchi irregolari con i capezzoli al centro. Anche il volto era appoggiato al vetro, con la bocca aperta e la saliva che usciva. La pancia era parzialmente sollevata e ai suoi fianchi si vedevano due mani maschili che la reggevano. Il corpo era sconquassato da spinte regolari. Il suo capo, o chiunque fosse, la stava scopando sulla scrivania.

E la insultava, le dava della troia, della cagna e di quella che non doveva permettersi di fare certe cose. E la sculacciava sonoramente.

Io non ebbi tempo di allarmarmi per quello che stava succedendo perché fu subito abbastanza evidente che quello in atto non era un amplesso che lei stava subendo contro la sua volontà. Lei stava godendo, la sua faccia schiacciata contro il vetro era il ritratto della lussuria. E lo stava incitando. Gli stava dicendo che era stata pessima e che meritava quella punizione.

Io ricominciai a godere e sborrare in una sorta di orgasmo continuo praticamente inedito per me. Era la cosa più eccitante che potessi immaginare.

Scoparono a lungo. La fece anche girare, mettendola con la schiena appoggiata al piano di vetro, annunciando poi che l’avrebbe inculata. Vidi poi lei allungarsi per prendere in mano il soprammobile e passarlo a lui, suggerendogli di usare anche quello.

Svuotato e sconvolto tornai nel mio ufficio pur sapendo che non avrei lavorato per nulla quella mattina, ma avrei continuato a seguire quello che succedeva sullo schermo del telefono e ad ascoltare negli auricolari.

Quando finalmente lui sembrò aver esaurito la sua foga contro la mia ragazza lei si infilò sotto al tavolo per recuperare il telefono.

“Amore, hai visto tutto?” mi chiese inquadrandosi una faccia sconvolta ma felice.

“Sì.” dissi deglutendo nervosamente.

“Ok. Stasera poi a casa ti spiego tutto.” aggiunse.

Mi mandò un bacio e mi salutò con la mano. Io ricambiai e lei girò lievemente il telefono per inquadrare l’uomo che l’aveva scopata che si stava riallacciando i pantaloni, che a sua volta mi fece un cenno di saluto con la mano.

Io avevo visto poche volte il suo capo, ma di sicuro non era lui. I dubbi che si affastellarono nella mia mente erano secondi solo alle immagini pornografiche che continuavano ad affacciarsi nella mia memoria.

Ero impaziente di scoprire cosa significava tutto quello. E di scoparla, mentre lo scoprivo.

5 commenti su “Caldo in ufficio”

  1. Meraviglioso racconto estivo, che mia moglie non può esaudire perchè i suoi colleghi non amano la fica abbastanza

    1. peccato, mi dispiace molto per te marco, e specialmente per tua moglie, che sicuramente meriterebbe attenzioni dai colleghi.

  2. Bello, ma credo che qui non puoi esimerti da finire il racconto con un seguito e non lasciarci nel non sapere cosa realmente e successo, hehehhehhehe

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna in alto