Quell’appuntamento rimediato su Tinder non l’avevo rivelato neanche alla mia amica più stretta a cui raccontavo tutte le esperienze che avevo con ragazzi conosciuti tramite quell’app. Non sapevo bene perché non glielo avevo detto, forse perché non sembrava essere un appuntamento come gli altri perché lui non si era presentato come gli altri.
Da quando mi ero lasciata col mio ultimo fidanzato avevo deciso di divertirmi un po’ cercando storielle brevi e anche uscite di una sera sola con scopi quasi esclusivamente sessuali. Avevo incontrato diversi bei ragazzi ma erano stati anche molti gli appuntamenti tristi, ridicoli o da dimenticare. Su Tinder puntavo soprattutto a profili che mi attraevano molto per quanto riguardava l’aspetto fisico. Se poi si rivelavano scarsi conversatori o poco interessanti intellettualmente non importava molto se potevano servire a rimediare una bella scopata.
E invece il ragazzo di quella sera era diverso. O meglio, il suo profilo mi aveva subito colpito per le foto che ritraevano un ragazzo apparentemente bellissimo, dal corpo perfetto e dal viso seminascosto ma interessante. Solo che la prima cosa che mi scrisse quando facemmo match fu che le foto erano false, lui non era così, ma che se volevo divertirmi, come dichiaravo nella mia bio, lui era quello giusto e dovevo dargli fiducia. Normalmente avrei cestinato subito una chat del genere, ma ci fu qualcosa che mi intrigò.
Vinsi la diffidenza ed iniziai con lui delle lunghe chat su temi sessuali che mi eccitavano più che a pensare a ragazzi con un bel fisico. Aveva una mente erotica decisamente interessante e riusciva a scavarmi dentro e risvegliare delle voglie che neanche sapevo di avere. Non sapevo che aspetto avesse ed ero convinta che con lui sarebbe rimasto un rapporto puramente virtuale.
Fino a quando lui, con una convinzione e decisione che mi sorprese, mi propose di incontrarci. Forse dire che la sua fu una proposta non è del tutto giusto. Non sembrò chiedermelo, sembrò imporlo. Mi disse che ci saremmo visti. Mi disse dove e mi disse cosa avremmo fatto. Mi lasciò solo decidere il quando.
Subito pensai di negarmi, ma la sua perversione mentale mi aveva così coinvolto che in realtà non vedevo l’ora di incontrarlo. Non vedevo l’ora, in realtà, di provare quello che mi aveva promesso di farmi fare.
E così mi ritrovai, all’insaputa anche della mia amica, ad entrare in un pub del centro, vestita sexy come mai mi ero vestita per un appuntamento di quel tipo. Ero inquieta e un po’ spaventata. Ma la curiosità e la voglia di trasgredire vinse su tutto.
In effetti non era bello. E aveva anche diversi anni più di me. Con uno così non ci sarei mai uscita. Quasi mi sarei vergognata di farmici vedere insieme. Eppure quando mi guardò negli occhi, riconoscendomi mentre entravo e facendomi capire che era lui, colsi in lui quell’animo perverso che mi aveva conquistato e sentii la figa che già si bagnava.
Ero troppo emozionata per ricordare i primi scambi di parole tra di noi. Ma non ci dicemmo molto. Ero lì per giocare e il gioco cominciò subito. Allungò una mano verso di me ed io, furtiva, presi senza farmi notare l’oggetto che aveva in mano. Poi andai nel bagno del locale. Guardai bene cosa avevo in mano solo quando mi chiusi dentro. Un oggetto di colore rosa e di forma ovoidale, con una coda più lunga ed un rigonfiamento all’estremità. Sapevo cosa fosse, anche perché me lo aveva spiegato, ma non ne avevo mai avuto uno. Di prima impressione mi sembrò più grande di quel che mi aspettavo.
Però ero eccitata e non fu per niente difficile infilarsi quell’ovetto dentro alla vagina, con la codina che usciva sul davanti, sotto la mutandina. Provai un brivido uscendo dai bagni del locale. Ero lì con uno sconosciuto, in mezzo a tanta gente, e con un ovulo vibrante nella figa, pronto a farmi godere silenziosamente.
Tornai al tavolo da lui, che intanto aveva tirato fuori il telefono. Da quel momento l’atteggiamento tra noi cambiò. Sembravamo due vecchi amici, non certo due che avevano un appuntamento con scopi sessuali, nonostante il mio abbigliamento. Chiacchieravamo tra noi con leggerezza, ridendo e bevendo. Ma ad uno sguardo più attento qualcuno avrebbe potuto notare delle cose strane.
Avrebbe potuto notare che lui spesso guardava il telefono e ogni tanto muoveva il dito sullo schermo, facendo andare su e giù una linea d’onda rosa. E quando lui faceva così io mi bloccavo. Mi contorcevo. Afferravo il tavolo con le mani fino a far diventare bianche le nocche. Cercavo di mantenere un contegno mentre dentro di me le ondate di piacere mi sconquassavano. A volte mi piegavo in avanti, fingendo di ridere ma in realtà coprivo degli orgasmi violenti causati dalle vibrazioni dell’ovulo e dalla situazione folle in cui mi trovavo.
Dopo un quarto d’ora non ce la facevo già più. Sudavo ed ero accaldata. Lui mi diede una tregua con le vibrazioni.
“Lo sai che tu mi hai già visto avere più orgasmi di quanti ne abbia visti il mio ultimo fidanzato?” gli dissi divertita.
“Non ti scopava bene?”
“No.”
“E tu fingevi?”
“Eh, ad un certo punto, per forza.”
“Non credo che io avrei fatto meglio di lui.”
“Perché?” chiesi stupita.
Lui si indicò fra le gambe, scuotendo la testa, alludendo a scarse capacità amatorie.
“Ma tu mi fai godere qui.” gli dissi indicandomi la testa.
“E lì sotto.” aggiunse dando col dito una scarica di vibrazioni intense tramite l’app che comandava l’ovulo. Io buttai la testa all’indietro, godendo ormai senza più pudore.
“Ma quindi questa serata non si concluderà con una scopata? Sei rimasto vago su cosa avremmo fatto dopo questo tuo giochino diabolico.”
“Non ti scoperò.” mi rispose e io rimasi un po’ delusa, ma non riuscii ad interpretare bene il suo tono sibillino. Non ero per niente lucida, tra l’altro.
Finimmo le birre e decisi di andare io ad ordinarne un altro paio al bancone. Il primo giro l’aveva offerto lui. Camminai ondeggiando incerta sui tacchi. Le gambe quasi non mi tenevano dopo tutto quel piacere provato. A metà strada quasi rischiai di cadere e dovetti aggrapparmi ad uno che passava di lì, scusandomi poi subito dopo con una voce roca e rotta dal piacere. Quel bastardo seduto al tavolo dove ero seduta fino a poco prima aveva acceso la vibrazione improvvisamente, cogliendomi di sorpresa. Mi girai verso di lui con l’intenzione di fulminarlo ma appena lo vidi sorridere diabolico provai un brivido di piacere, nonostante la vibrazione fosse cessata.
Vibrazione che riprese, prima lieve poi con qualche picco, mentre parlavo col barista per ordinargli le birre. Feci sicuramente la figura della cagna in calore, con quella voce incerta e quelle espressioni di godimento mentre mi rivolgevo a lui. Questo mio atteggiamento forzato dal mio “aguzzino” fu poi amplificato dal fatto che essere così mi eccitava ancora di più. Il barista sembrò notarlo e fece il piacione con me. Era un bel ragazzo il barista.
Raccontai tutte quelle sensazioni mentre ci bevevamo le nostre birre. Lui non sembrò sorpreso. Come se avesse previsto tutto.
“Ti piace il barista?”
Lo riguardai meglio. Braccia muscolose e tautate. Barba e aria da duro. Non so se fosse l’ovulo vibrante o solo i miei ormoni ma mi stavo sciogliendo a quella vista.
“Me lo scoperei.” risposi allupata.
“Allora forse stasera qualcuno di noi scoperà, alla fine.”
Lo guardai con aria interrogativa. Lui sorrise, si lasciò andare all’indietro contro lo schienale della seduta e mosse un dito sul telefono. Un lieve principio di orgasmo mi scaldò il basso ventre.
“Vai a dirglielo.” mi suggerì, anzi quasi mi ordinò.
“Cosa?”
“Che vorresti scopartelo.”
“Ma sei pazzo?”
“Sì.” mi rispose con tranquillità mentre lentamente faceva aumentare la vibrazione dentro di me.
Anche io ero pazza, in quel momento, e mi alzai. Tornai al bancone, accompagnata da un lievissimo vibrare dell’ovulo. Mi piegai in avanti, per farmi sentire dal barista, parlandogli nell’orecchio. Al sentire le mie parole lui si tirò indietro sorpreso e mi guardò compiaciuto. Poi, come se niente fosse, mi indicò i bagni. Se qualcuno ci stava osservando poteva solo immaginare che io gli avessi chiesto dove fossero. Ma poi lui si piegò verso di me e mi spiegò di aprire, una volta dentro, la porta con scritto “Privato”.
Mi incamminai, sculettando incerta, verso i bagni, lanciando un sorriso di complicità con il mio nuovo amico che intanto ricambiava con scariche di piacere dentro alla mia figa. Mi ritrovai dentro uno sgabuzzino. Un’attesa che mi sembrò lunghissima, resa ancora più insopportabile dalle leggere vibrazioni che ogni tanto sentivo, che aumentavano la mia voglia ma non me la soddisfacevano per nulla.
Poi arrivò il barista. Forse non era così bello come mi era sembrato, ma aveva un fascino maschile irresistibile con quelle braccia forti che mi afferrarono senza troppi complimenti. Non ci andò per il sottile, non si sprecò in preliminari, probabilmente perché aveva fretta e aveva anche capito che io ero già su di giri. Mi girò sbattendomi contro gli scaffali e alzandomi la minigonna per scoprire il culo. Mi strappò senza remore la mutandina brasiliana che indossavo. Si tirò fuori il cazzo, con maestria si infilò un preservativo e poi andò con la mano a ravanare la mia figa per aprirla per la penetrazione. Il tutto insultandomi con epiteti poco eleganti. Dal suo modo di fare capii che non dovevo essere la prima che si faceva scopare in quella stanzetta.
Però immagino di essere stata la prima a riservargli quella sorpresa.
“Che cazzo è?” mugugno sentendo il sextoy occupare la mia figa.
“Un giochino.” risposi io quasi con innocenza.
“Sta vibrando.” constatò lui.
“Sì… è comandato a distanza…” gli spiegai.
“Da chi? Dal tuo fidanzato?” domandò con un po’ di inquietudine.
“No, da un amico…” risposi stupendolo forse ancora di più.
Non so come mai, quali poteri di preveggenza avesse il mio “controllore” da remoto, ma proprio in quel momento mi diede una scarica più intensa che mi fece quasi già godere davanti al barista.
“Te lo tolgo?” chiese lui, pronto a sostituirlo col suo cazzo.
“No!” mi affrettai a rispondere, era troppo bello sentirselo dentro.
“E come cazzo faccio?” si lamentò.
“Arrangiati.” gli risposi con tono di sfida.
Non ci pensò su molto e non si fece troppi problemi. Non ebbi molto preavviso, mi sentii allargare le chiappe, lo sentii sputarsi sul cazzo e poi lo sentii spingere per entrare. Nel buco che non era già occupato. Nel buco meno pronto ad una penetrazione improvvisa. Nel buco più sporco, più proibito.
Mi fece male. Sentii dolore per quella penetrazione anale improvvisa. Ma avevo l’ovulo che vibrava fortissimo e mi faceva sbrodolare la figa. E poi c’era la situazione, così perversa e pazzesca. Ero uscita con uno sconosciuto e un altro ancora più sconosciuto mi stava inculando senza che glielo avessi neanche chiesto, solo perché la mia figa era già occupata.
Urlai. Di piacere più che altro. Sperando quasi che mi sentissero fuori nel pub. Lui soprattutto, perché era grazie a lui, ancor più che grazie al cazzo che mi scopava, che stavo godendo come una cagna in calore.
Il barista si svuotò nel preservativo dentro al mio culo e poi mi lasciò lì, tremante che quasi non mi reggevo in piedi. Le vibrazioni terminarono poco dopo. Forse quando lui vide il barista tornare nel locale. Per sicurezza me lo tolsi dalla figa. Non avrei retto ulteriori stimolazioni. Le mie gambe grondavano degli umori che erano schizzati e colati fuori.
Quando uscii dai bagni del pub vidi che al nostro tavolo non c’era più nessuno. Ci rimasi male ma per altri versi ne fui sollevata. Ero in uno stato psicologico e fisico impresentabile. Però ne volevo ancora. O forse no. Non sapevo dove mi sarei potuta fermare.
Mi guardavo attorno sperduta, con il vibratore in mano e le mutande strappate nell’altra. Poi andai al nostro tavolo. Sulla sedia c’era appesa la mia borsa. Dentro c’era il telefono. Con una notifica: era lui che mi scriveva.
“Tienitelo come regalo. Collegalo alla tua app, così poi lo potrò controllare da remoto tutte le volte che mi dirai che sei da qualche parte e che te lo sei infilato in figa o in culo. Ciao.”
“Ma ci rivediamo, vero?” gli scrissi subito di getto.
“Quando mi verrà in mente un altro gioco da farti fare.” fu la sua risposta secca.
Bel racconto
Grazie
Finalmente qualcuno ha scoperto i veri vantaggi della tecnologia
🤣🤣