Mare calmo (1a parte)

Stavo guidando verso un importante appuntamento di lavoro. Ero stressata, non ce la facevo più. Odiavo il mio lavoro e tutto quello che mi costringeva a fare. Volevo mollare tutto. Ero esaurita. Mi sentivo persa e disperata mentre procedevo lungo l’autostrada.

Vidi il cartello col nome della città, per uscire dall’autostrada ed andare a compiere il mio dovere. Vidi l’uscita. Tirai dritto.

Piangevo mentre guidavo verso una meta che ancora non avevo deciso. Piangevo ma già mi sentivo meglio, mi sentivo un po’ più libera anche se il demone del senso di responsabilità mi stava mangiando dentro. Cosa stavo facendo? Stavo mandando veramente tutti affanculo? Ne avevo una gran voglia, un gran bisogno.

Guidai in apnea per una buona mezzora. L’orario dell’appuntamento si avvicinava. Ormai la situazione era irrecuperabile.

Giunsi ad una località sul mare. Era ottobre, nonostante fosse ancora abbastanza caldo, e non c’era quasi nessuno in giro in quel giorno feriale. Le case erano quasi tutte vuote e chiuse, essendo in gran parte case di villeggiatura. Quella desolazione mi confortò. Avevo bisogno di stare da sola, con i miei pensieri, e di godermi quella libertà proibita.

Appena parcheggiai l’auto scrissi un messaggio telegrafico per avvisare che non sarei arrivata all’appuntamento, senza dare troppe spiegazioni. Si sarebbero incazzati, mi avrebbero messo una croce sopra per eventuali futuri lavori, ma ormai non me ne fregava più nulla. Ormai avevo preso una decisione. Appena lo inviai mi sentii liberata da un peso. Poi spensi il telefono.

Passeggiai verso il mare, attraversando la pineta che separava la spiaggia dalle case. C’era il sole, c’era quel caldo anomalo, c’era silenzio. Non c’era vento, il mare era piatto e calmo. Mi tolsi le eleganti e costose scarpe col tacco prima di arrivare sulla sabbia. Anche il resto del mio abbigliamento, un tailleur di marca, poco si adattava a quel contesto.

Camminai lungo la riva del mare, per diversi minuti, cercando di svuotare la mente e godermi la situazione. Non c’era anima viva in giro e anche gli stabilimenti balneari, chiusi per l’imminente stagione invernale, erano finiti da qualche centinaio di metri. Dietro la pineta, probabilmente, non c’era più neanche il paese. Mi sentii sola e mi sentii bene.

Guardai il mare. Era così invitante. Calmo e limpido. Sentivo anche caldo. Avevo voglia di tuffarmi. Mi guardai attorno e alzai le spalle: “Perché no?” mi dissi. Cominciai a spogliarmi fino a rimanere in intimo.

Nonostante non avessi in programma che nessuno vedesse l’intimo che indossavo avevo messo uno dei completi più raffinati, costosi e anche un po’ sexy che possedevo. Era un modo per sentirmi più fica e quindi più sicura di me. Ne avevo bisogno per affrontare il lavoro. Solo che non era certo un completo intimo adatto a farci il bagno in mare. Lo avrei rovinato. Mi guardai di nuovo attorno. Non c’era nessuno in vista.

“Ma sì, vaffanculo!” esclamai ad alta voce mentre mi abbassavo le mutande e slacciavo il reggiseno. Rimasi completamente nuda, all’aperto. Non l’avevo mai fatto. Un brivido mi percorse il corpo, un brivido di piacere e gioia. Una sensazione di totale libertà. Proprio quella di cui avevo bisogno quella mattina.

Corsi in acqua e mi tuffai. Che bello che era sentire l’acqua accarezzarmi tutto il corpo, senza nessuna barriera. Che liberazione!

Nuotai verso il largo, allontanandomi dal mucchietto di vestiti appoggiato e ripiegato sulla sabbia, in modo che si insabbiasse il meno possibile. Mi piaceva nuotare, era sempre stato un mio modo per rilassarmi, fuori dal mondo stressante, dentro l’acqua che ovattava tutto.

Dopo essermi allontanata da riva un centinaio di metri mi stesi a pancia in su, nella posizione del morto, a gambe e braccia larghe. Sentivo il sole scaldarmi la parte esposta del corpo e l’acqua rinfrescarmi quella sotto. Chiusi gli occhi e mi lasciai cullare dalle onde. Mi sentii felice. Basta con tutto il resto, dovevo cambiare la mia vita e godermela di più.

Cominciai a sentire un po’ freddo e decisi di tornare verso riva. Appena mi girai notai con la coda dell’occhio, in lontananza, qualcosa che si muoveva. Mi fermai a guardare. Lungo la spiaggia c’era un uomo che camminava, insieme ad un cane. Stavano andando in direzione dei miei vestiti.

“Va beh” mi dissi, “passeranno ed andranno oltre, se nuoto con calma saranno già lontani nel momento in cui dovrò uscire dall’acqua.”

Ripresi a nuotare, senza fretta, ma avvicinandomi notai che l’uomo si era fermato proprio vicino ai miei vestiti e il suo cane sembrava li stesse annusando e ci girava attorno curioso. L’uomo guardò verso il mare e mi individuò. Non sembrò voler proseguire la sua passeggiata. Io allora mi fermai un po’ a distanza dove l’acqua era bassa, restando però sotto il pelo dell’acqua.

“Dannazione, perché non se ne va?” pensai mentre la sensazione di freddo stava aumentando.

Il cane continuava a girare attorno ai miei vestiti. Avevo nascosto l’intimo sotto alla giacca del tailleur, dunque, per fortuna, l’uomo non poteva immaginare che fossi nuda e quindi potevo far finta di voler restare in mare per continuare a godermelo, non perché non potessi uscire senza farmi vedere.

“Buongiorno!” mi urlò l’uomo alzando un braccio in segno di saluto. “Bello, eh?”

Io risposi al saluto, un po’ seccata da quella intrusione. Non avevo voglia di chiacchierare, a differenza di quell’uomo che invece cercò di inizare una conversazione. Era un uomo più giovane di me, vestito sportivo. Il suo cane era un labrador.

Commentammo la giornata, il tempo anomalo per la stagione e poi la bellezza della spiaggia. Io replicai senza dargli troppa corda, sperando che ad un certo punto si stancasse e se ne andasse. Intanto mi ero avvicinata ulteriormente a riva, per stare dove l’acqua era più calda, ma stavo quasi tremando.

“Come si sta in acqua?” chiese lui dopo un po’, forse incuriosito dal fatto che non uscissi.

“Bene, anche se comincia a fare un po’ freddo.” risposi sincera.

“Quando esce si riscalderà, il sole è caldo e non tira un filo d’aria.”

“Eh, sì.” risposi.

Passò ancora qualche minuto e l’uomo non dava segni di volersene andare. Non potevo più indugiare e dovevo fare qualcosa.

“Senta, io avrei bisogno di uscire dall’acqua.” gli dissi.

“Prego.” fece lui allargando le braccia. Non capivo se non aveva capito o se faceva finta ed era rimasto lì proprio per vedermi uscire avendo intuito o avendo sperato che fossi nuda o anche solo con una biancheria rivelatrice. Quindi dovetti essere esplicita.

“Non posso uscire finché lei sta lì… sa… non avevo il costume con me quando ho deciso di farmi un bagno.”

“Ah… e quindi è…”

“Sì, sono nuda.”

“Ah, ok. Se vuole mi giro, così può uscire dall’acqua.” mi disse comprendendo il mio disagio. Mi piacque che avesse capito la situazione e che fosse galante. In quel momento, non so perché, pensai anche che era un bell’uomo e che in fondo da uno così non mi sarebbe neanche dispiaciuto troppo se mi avesse visto nuda.

Si girò ed io finalmente uscii e mi incamminai verso i miei vestiti, subito dietro di lui. Ebbi un brivido, era vero che non c’era vento ma la pelle bagnata continuava a darmi sensazione di freddo. Mi resi conto in quel momento che non avevo niente con cui asciugarmi. Non ci avevo pensato nel momento in cui ero entrata in acqua. Non avevo pensato al dopo. L’unica era asciugarsi al sole. Non sarebbe stato un grosso problema, se fossi stata sola.

Lui intanto giocava col cane, lanciava un bastone verso la pineta e aspettava che glielo riportasse. Dopo qualche minuto di silenzio mi parlò.

“Si è rivestita? Posso girarmi.”

“Ehm, veramente no. Devo ancora asciugarmi non posso rivestirmi.”

“Ah.”

Io intanto pensavo a quella situazione assurda, soprattutto in contrasto con quello che avrei dovuto fare veramente quella mattina. Ero completamente nuda a pochi metri da uno sconosciuto che mi dava la schiena. Il sole lentamente asciugava la mia pelle. Riacquistavo calore, anche perché ne sentivo uno crescere dentro di me. La mia condizione mi stava eccitando. Quello sconosciuto mi attraeva. Era un bell’uomo ed era stato gentile. Avevo voglia di farmi vedere nuda da lui. Era un modo per sentirmi ancora più libera. E avevo voglia di fare qualcosa di pazzo, di insolito.

“Se vuole si può girare comunque. Se anche mi vede non succede niente.” dissi con voce tremante dall’emozione.

“Davvero? Non le dispiace?”

“No…”

L’uomo si girò. Io per un attimo ebbi l’istinto di coprirmi con le mani ma resistetti e rimasi con le mani appoggiate sui fianchi, col corpo in bella mostra. Notai il suo sguardo che lo percorse tutto, soffermandosi sui seni pieni, sui capezzoli turgidi non solo per il freddo e sul cespuglio di peli tra le gambe che era probabilmente la parte rimasta più bagnata.

Restammo così per diversi istanti.

“È molto bella, complimenti. È una bella visione.” mi disse.

“Grazie.” risposi lusingata. Mi piaceva che mi guardasse. Mi eccitava.

Intanto il suo cane, deluso dal fatto che il padrone avesse smesso di lanciargli il bastone, iniziò a girarmi attorno, scondizolando. Poi improvvisamente alzò il muso ed andò ad annusarmi proprio tra le gambe, tirando anche fuori la lingua e dando una leccata al pelo. Io balzai all’indietro per la sorpresa e mi portai le mani a coprirmi il pube.

“Oh, lo scusi, è un giocherellone.” si affrettò a dirmi l’uomo.

Io risi nervosamente per l’imbarazzo. Anche lui rise e la mia risata si sciolse, rilassandomi.

“Beato lui che può farlo.” aggiunse poi, con un tono malizioso.

“Che può fare cosa?” dissi io con lo stesso tono. Capii che in quel momento avevamo superato un altro limite. Dopo essermi mostrata nuda stavamo passando anche a discorsi allusivi.

“Che può… giocherellare… che può…” fece una pausa lunga, mi guardò negli occhi per capire se poteva osare. “Che può annusarla… lì.”

“Vo…” feci anche io una pausa, non per chiedere a lui il permesso di osare, ma per chiederlo a me stessa. “Vorrebbe farlo anche lei?”

“Sì.” rispose lui senza esitazioni.

Ci fissammo. Io tolsi le mani dal mio pube ed allargai un po’ le gambe. Poi portai le braccia in alto, come per stiracchiarmi, e buttai la testa all’indietro, chiudendo gli occhi. Lui si avvicinò a me. Non lo guardai ma capii che si stava inginocchiando davanti a me. Il mio non fermarlo era un invito a procedere. Sentii il suo respiro sul mio pube. Il suo naso sfiorare i peli ancora umidi. Io mi sentivo eccitata dalla situazione incredibile e imprevista.

Lui tirò fuori la lingua e mi diede una leccatina, prima fugace come quella del suo cane, poi più insistente.

“Oddio!” esclamai io e dovetti appoggiarmi con le mani sulla sua testa per non perdere l’equilibrio.

L’orgasmo mi arrivò improvviso e intenso. Un orgasmo era l’ultima cosa che avevo in programma di avere quella mattina quando mi ero alzata. Il sesso era l’ultimo dei miei pensieri quanto avevo iniziato il viaggio verso un lavoro stressante. E invece ero totalmente nuda all’aria aperta di fronte ad un uomo di cui neanche mi ero fatta dire il nome e che mi stava leccando la fica fino a farmi godere.

Scoppiai a ridere, per il piacere e la sensazione di libertà che si stava impossessando di me.

“Io abito qua dietro.” disse l’uomo indicando oltre la pineta quando si rialzò dopo diversi minuti. “Vuole venire da me?”

“Ok. Ma diamoci del tu. Non riesco a dare del lei a uno che mi ha appena fatto godere con la bocca.”

“D’accordo, e non mi sono neanche presentato, io sono…”

“No. Non dirmelo.” lo fermai.

“Perché?”

“Non lo so. Non sapere il tuo nome mi fa sentire meglio. È pazzesco quello che sto facendo, questa è una mattina pazzesca. Io dovevo essere da tutt’altra parte…”

“Lo immaginavo.” disse lui guardando i miei vestiti eleganti per terra.

“… e voglio continuare a viverla in modo pazzesco, come fosse un sogno. Non ho bisogno di sapere il tuo nome. E non ti dirò il mio.”

“Perché poi vorrai far finta che niente di tutto ciò sia accaduto?”

“Non so cosa vorrò. Per ora voglio viverla senza pensieri.”

“Ok. Andiamo, allora?”

“Aspetta. Non posso ancora vestirmi. Non sono ancora asciutta del tutto. Non voglio rovinare i vestiti.”

“E quindi cosa facciamo? Vuoi che ti lecchi ancora?”

“No, aspettiamo e basta.”

Rimanemmo in piedi una di fronte all’altro. Io respiravo affannosamente. Lui mi guardava e si sistemava il cazzo sotto i pantaloni che era sicuramente duro e costretto dentro le mutande. Poi mi girai, dandogli la schiena, in modo che il sole mi asciugasse bene anche dall’altro lato.

“Hai un culo stupendo.” commentò.

“Grazie.” gli dissi girandomi per sorridergli.

Poi iniziai a toccarmi. La situazione continuava ad essere troppo eccitante e percepivo la voglia che lui aveva del mio corpo.

“Ti stai masturbando?” mi chiese.

“Sì. Puoi farlo anche tu, se vuoi.”

Lo sentii armeggiare e poi sentii il rumore ritmico di una mano che faceva su e giù su un cazzo. Con la coda dell’occhio diedi una occhiata. Aveva un bel cazzo.

Restammo così qualche minuto: lui dietro di me, a poca distanza. Fino a quando sentii qualcosa contro le mie chiappe. Stava schizzando sul mio culo. Venni anche io stringendomi il clitoride, con la mente che impazziva per la situazione assurda di uno sconosciuto che si era appena segato sul mio culo. E anche per il pensiero che quella mattina era solo all’inizio e chissà cos’altro mi avrebbe riservato.

Da quanto non scopavo per bene? Da quanto non scopavo solo per fare del buon sesso? Da quanto con uno che non fosse mio marito? Da quanto non mi sentivo una troia?

Ultimamente, a causa dello stress, il sesso nella mia coppia si era ridotto al lumicino. Poco e fatto male. Senza troppo coinvolgimento. Fatto in modo standard. Spesso senza neanche un orgasmo da parte mia. E invece ne avevo voglia. Mi sentivo liberata dal resto e volevo liberarmi del tutto. Volevo trasgredire, volevo godere senza pensieri. Volevo sentirmi posseduta da uno sconosciuto.

4 commenti su “Mare calmo (1a parte)”

  1. claudiamenestrella

    Oh ma bentornato! Si batte la fiacca ultimamente eh? Fortuna che ogni tanto qualche sconosciuto con il suo cane interrompono la monotonia e il silenzio

    1. Purtroppo faccio fatica a trovare tempo per portare a termine tutti i racconti che ho in bozza o in testa. Ma i vostri commenti (i tuoi soprattutto) sono sicuramente una spinta a darmi da fare.

  2. Effettivamente…era un po’ che non si leggeva qualcosa di nuovo..
    Questo racconto è molto intrigante.
    Se poi la bella Claudia Menestrella avesse voglia di fare come la protagonista…
    No..non sto facendo nessuna proposta, ma se avesse voglia di fare qualche chiaccherata un po’…piccante..
    Se ti va, scrivimelo.
    Il mare, potrebbe essere calmo anche per noi…
    Pensaci..
    A presto..
    Alex

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