Scrittura privata (2a parte)

La stessa modalità, a parti invertite. Le avevo lasciato le istruzioni e l’avevo trovata diligentemente in posizione nel momento in cui ero entrato nella camera d’hotel, lo stesso hotel, che avevo prenotato.

Claudia era, come da miei ordini, completamente nuda, sul letto, con una benda sugli occhi e totalmente esposta alla vista. Faccia sul cuscino, appoggiata sulle ginocchia con le gambe piegate in modo da puntare il culo verso l’alto. Era anche riuscita ad indossare un paio di polsiere legate fra loro tipo manette, tenendo i polsi dietro alla schiena. Inerme ed esposta.

Rabbrividì quando, dopo avermi sentito entrare, percepì un leggero sfiorare delle mie dita lungo tutto il suo corpo. Poi le soffiai contro la fica e il buco del culo, resistendo per un po’ alla voglia di leccarla.

“Dai, cazzo, è un’ora che sono così, che ho voglia di essere scopata, non vedi come sono bagnata… dai, scopami… cosa aspetti?”

“Chi è che decide cosa fare oggi?” le risposi con tono secco e freddo.

“Tu.”

“Appunto. Quindi ti scopo se e quando lo decido io.”

“Come se? Non fare scherzi… ho resistito l’altra volta dal farmi scopare solo perché ho pensato che questa volta sarebbe stato ancora meglio… ma è da quando mi hai mandato le foto del tuo cazzo che ne ho voglia… fin dall’inizio.”

“Pensi che io non abbia voglia del tuo culo e della tua fica?”

“E allora, dai, prenditeli… sono lì per te… guardali, si aprono e pulsano in attesa del tuo cazzo.”

“Ti piacciono i miei racconti, no?” cambiai apparentemente discorso.

“Sì, certo.”

“Cosa ti piace dei miei racconti?”

“Che… tutto… che sono erotici, che non sono… banali… che c’è una mente dietro… dietro a quel tuo bel cazzo.”

“Ecco appunto. Non credi che sarebbe banale scoparti così?”

“Non sono mai stata nuda, bendata e ammanettata su un letto a disposizione totale di un uomo, non mi sembra affatto banale.” disse Claudia con tono impaziente.

“Quali sono le fantasie che preferisci nei miei racconti?”

“Tutte. Le tue fantasie, sono quelle che mi piacciono. Sono quelle che mi hanno convinto a volerti incontrare. Mi piace la tua mente erotica, oltre al tuo cazzo. In quanti modi te lo devo dire per fare in modo che finalmente me lo pianti nel culo?”

“Forse le fantasie di tradimento, quelle cuckold? Sono le più presenti e mi hai sempre detto che le adori… che vorresti essere la donna che tradisce l’uomo cuck. Non è vero?” proseguii imperterrito nel mio discorso, ignorando quasi le sue risposte.

“Sì… certo…” rispose lei spazientita.

“E che tradimento cuck ci sarebbe nell’incularti così… come se fossi un bull anonimo…”

“Che cazzo stai dicendo?”

Mi appoggiai a lei facendole sentire il mio cazzo duro contro il suo culo. Lei sospirò e mi chiese ripetutamente di denudarmi e di sbatterglielo dentro. Era la cosa che più avrei voluto fare in quel momento, ma la mia perversione mi stava giocando uno scherzo diabolico e il brivido di fare qualcosa di ancora più pazzo stava avendo la meglio.

Presi il telefono che c’era sul comodino a fianco al letto e chiamai la reception. Ordinai una bottiglia e chiesi che mi fosse portata in camera. Poi attesi continuando a stuzzicare la mia compagna di giochi, ma senza mai affondare neanche un dito o la lingua nei suoi vogliosi orifizi.

Bussarono alla porta. Andai ad aprire e c’era un uomo intorno ai sessant’anni con un carrello con sopra un cestello con ghiaccio e una bottiglia.

“Senta, si vorrebbe scopare una donna in questo momento?” gli chiesi prima di congedarlo. Lui mi guardò con aria stupefatta, non sapendo cosa rispondere. Gli feci cenno di entrare. Sgranò gli occhi alla vista di Claudia nuda e con le terga esposte alla vista.

Mentre l’uomo cercava di rendersi conto della situazione io andai da lei e le legai attorno al viso una fascia con una ball-gag, in modo che non potesse più parlare.

L’uomo armeggiò con i suoi pantaloni e se li abbassò. Sotto aveva un cazzo normale e circonciso, già duro. Gli passai un preservativo. Poi afferrai Claudia per i fianchi e con forza la tirai all’indietro in modo che lui potesse possederla stando in piedi dietro al letto. E lo fece, con impazienza e con nessun romanticismo. Dentro e fuori alla figa, come un cane con la sua cagna.

Mentre quell’amplesso andava avanti e lui sbuffava e Claudia gemeva di piacere ma anche di frustrazione, io sentii delle persone che passavano in corridoio. Corsi fuori per guardare chi fossero. Sorrisi vedendo che erano due ragazzi abbastanza giovani.

“Scusate.” dissi correndogli dietro. “Voi non siete una coppia gay, vero?”

Mi guardarono stupiti dall’assurda domanda che avevo rivolto loro. Scossero la testa e allargarono le braccia.

“Avete voglia di scoparvi una donna? Una mia amica?”

Impiegai un po’ a convincerli che non fosse uno scherzo e poi che non fosse invece una qualche trappola pericolosa. Infine entrarono nella stanza, proprio mentre l’uomo si stava svuotando dentro al preservativo piantato dentro Claudia. Lei era sudata e ansimante quasi quanto lui. Forse aveva già goduto, nonostante lo scherzo che le avevo fatto. O forse proprio per quello oltre che per l’eccitazione latente che le era aumentata nell’attesa.

“Senti, amico.” mi fece uno dei due ragazzi quando già si stava spogliando. “Ma non è che poi questa ci denuncia per stupro? Cioè è lì legata, non si può opporre. Cazzo ne so che lei vuole o che non cambia idea?”

“Ok, giusta preoccupazione.” gli risposi.

Tirai fuori il telefono e andai da lei. Le tolsi la ball gag.

“Sei uno stronzo, un cornuto…” sputò fuori lei immediatamente esprimendo sia l’incazzatura che aveva nei miei confronti ma anche una sorta di complicità nel mio gioco, con il secondo insulto.

“Zitta e rispondi a questa domanda: dichiari di essere nel pieno delle tue facoltà mentali e di non avere nulla in contrario al fatto che uomini sconosciuti ti scopino come vogliono e nei buchi che preferiscono.”

Lei urlò la sua risposta:

“Ma come cazzo faccio ad essere nel pieno delle mie facoltà mentali? Sono ore che sbrodolo dalla fica in attesa del tuo cazzo e invece mi hai appena fatto scopare da non so chi… e ho pure goduto… per la cagna che sono… dimmi tu come potrei essere minimamente lucida…”

Mi girai un attimo verso i due ragazzi che sembrarono delusi dalle sue parole, pensando che segnassero la fine di quel gioco. Ma io la conoscevo, ormai. E lei continuò:

“Però sì, cazzo… voglio essere scopata da chiunque tu voglia portare in questa stanza… scopata… inculata… quel cazzo che vogliono… basta che mi fate godere… basta che soddisfiamo la tua mente malata e perversa…”

I due ragazzi la presero. Si alternarono fra loro e fra i suoi due buchi. Espressero uno stupito apprezzamento per come lei accolse con desiderio e facilità i loro cazzi nel culo.

L’altro uomo invece se ne era andato, per tornare ai suoi compiti. Io gli chiesi di mandare su qualcun altro suo collega, uomo o donna che fosse, che volesse anche lui abusare della mia compagna di giochi. Sapevo che Claudia si era portata dietro lo strapon della volta precedente per cui speravo ci fosse anche una donna che volesse scoparsela. E così fu. Salirono in due. Una donna cinquantenne e un uomo sui quaranta. Quando i due ragazzi ebbero bisogno di riposo li sostituirono e Claudia non rimase mai senza un qualche cazzo, vero o finto, in fica o in culo, godendo a ripetizione e quasi perdendo i sensi o per lo meno la lucidità del capire dove fosse e con chi.

La donna si premurò anche di rianimare i due ragazzi inginocchiandosi davanti a loro mentre il collega scopava Claudia. Mi unii al trio e me lo feci succhiare anche io.


“Sei viva?” domandai a Claudia dopo un sacco di tempo che lei era rimasta stesa e immobile nel letto, con la testa sul cuscino, la bocca aperta e un po’ di saliva che colava fuori. Era esausta e distrutta da un pomeriggio di scopate così intense come mai prima. L’avevo liberata sia delle manette che della ball gag. Le era rimasta solo la benda, ma le tolsi anche quella.

Non mi diede subito una risposta. Solo un piccolo gemito. La risvegliai andando a umettarle con un dito il buco del culo, massaggiandoglielo dopo l’intenso lavoro a cui era stato sottoposto.

“Allora?” le chiesi quando diede maggiori segni di risveglio.

“Tu sei un bastardo.” mi disse tirandosi su.

“Perché? Non ti sei divertita?”

“Sì, ma… ma cazzo io ero venuta qui per farmi scopare da te, dal tuo cazzo, e invece non so neanche da chi e da quanti mi sono fatta scopare… cioè, non avrei mai pensato di poter neanche fare una cosa del genere e invece…”

“Volevi continuasse all’infinito?”

“Sì, una cosa del genere… non ne potevo più ma non volevo che finisse… però sei uno stronzo, io volevo il tuo cazzo.”

“E lo hai avuto.”

“Cosa?”

“Ti ho scopato anche io, non te ne sei accorta?”

Mi guardò con aria sconvolta e sospettosa.

“Non è vero.”

“Sì che è vero. Non mi hai sentito? Non mi hai riconosciuto?”

“Oddio… ho sentito un cazzo… ho sentito uno che mi ha riempito di più… ho pensato che nonostante avessi la fica sfondata mi sono sentita allargare… non ci credo, eri tu?”

“Forse.” ridacchiai.

“Sì, ma non vale… io volevo sentirti bene, volevo sapere che eri tu… cazzo!”

“Vorrà dire che ci vedremo per una terza volta.” sogghignai.

“No.”

“Come no?”

“Non per una terza volta… ma per tante altre…”

“Ok, vorrà dire che quelle le racconterai tu, allora.”

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