Un incontro casuale, una scoperta casuale. O no?
Squillò il mio telefono, era la mia fidanzata che era a Roma per lavoro. Era sera, ci eravamo sentiti qualche ora prima, quindi mi chiesi come mai mi stesse chiamando di nuovo e dai saluti e dai preamboli della conversazione non lo capii subito. Per cui provai a chiederglielo direttamente, visto che il dialogo non stava andando da nessuna parte:
“Ma perché mi hai chiamato?”
“Ah, volevo dirti una cosa, sai chi ho incontrato per caso?”
“No, chi?” chiesi incuriosito.
“Alex.”
“Alex chi?”
“Quell’Alex.”
Notai un tono compiaciuto in quell’annuncio. In me invece nacque subito una leggera inquietudine. “Quell’Alex” non poteva che riferirsi ad un ragazzo che diversi anni prima, prima che noi ci mettessimo insieme, era stato un suo amante. Non era stata fidanzata con lui, anzi, nel periodo in cui l’aveva frequentato lei aveva avuto ben tre relazioni stabili, più o meno lunghe, ma tutti e tre quei fidanzati li aveva continuati a tradire con questo Alex.
Non so perché me ne avesse parlato, forse un po’ per ingelosirmi visto che ne aveva decantato le lodi amatorie. L’aveva usato come stimolo per spingermi a dare il meglio di me a letto e non farle rimpiangere lui che, mi aveva rassicurato, aveva smesso di frequentare da tempo, da quando era venuta via da Roma. Mi aveva giurato di non averlo più sentito e che mi sarebbe stata fedele. Le avevo chiesto se anche agli altri aveva giurato di essere fedele. Con l’atteggiamento di una colta in fallo aveva ammesso di sì, ma io ero diverso, con me era diverso. Gli altri non li amava veramente.
Io, come quando non si riesce a distogliere lo sguardo da qualcosa di spaventoso, avevo chiesto maggiori spiegazioni su questo suo amante. Volevo capire cosa avesse che l’aveva attirata. Mi faceva male sentirlo e immaginarla con lui, ma non sapevo farne a meno. E una parte di me a quei racconti si eccitava un po’.
“E perché mi hai addirittura telefonato per dirmelo?” indagai sospettoso e allarmato.
“Così… per dirtelo…” rispose vaga, troppo vaga.
“E cosa avete fatto quando vi siete incontrati?”
“Abbiamo chiacchierato, abbiamo bevuto qualcosa insieme…”
“Ah…”
“Sei geloso?”
“Sì.”
“Fai bene ad esserlo, sai, perché lui ci ha provato con me.”
“In che senso?” chiesi mentre il mio stomaco si chiudeva.
“Mi ha fatto capire… mi ha invitato… insomma lui voleva ritornare ai vecchi tempi…”
“E tu?”
“Io cosa?” fece la finta tonta, si stava divertendo alle mie spalle, era evidente.
“Tu cosa hai risposto? Tu volevi tornare ai vecchi tempi?”
“Be’… non mi sarebbe dispiaciuto… ma adesso sto con te, quindi niente… l’ho mandato in bianco…”
“Ci devo credere?”
“Sì, ti giuro. Non ci ho fatto niente.”
“Ok.”
Rodevo dentro. Saperla insieme a lui mi creava angoscia mista ad una strana sensazione che facevo fatica a spiegarmi… uno strano sentimento masochista… una voglia di soffrire immaginandomela insieme a lui.
Tagliai corto la telefonata, mi ero innervosito. Ma anche lei sembrò non voler chiacchierare ulteriormente, voleva solo dirmi quello evidentemente. Non so perché. Per farmi pensare a lei, per farmi struggere per lei, forse.
Quando andai a letto, quella sera, faticai a prendere sonno. Avevo un pensiero fisso in testa. Delle immagini. Un film porno, praticamente. La protagonista era lei, mentre il ragazzo che la scopava era senza volto. Non sapevo che faccia avesse questo Alex. Mi masturbai a lungo, quasi con rabbia. Riuscii a venire proprio mentre nella mia testa si formava un pensiero terribile: che quella non fosse solo la mia immaginazione ma che stesse avvenendo veramente. In fondo non mi aveva mentito: non ci aveva fatto niente con lui, almeno fino a quel momento.
Passò qualche settimana. Di quell’episodio mi ero praticamente dimenticato. Lei non ne aveva più fatto cenno e io non avevo chiesto niente. Poi una sera lei era andata in palestra e si era dimenticata a casa il telefono. Io stavo guardando un film e non feci molto caso a questo avvenimento fino ad un momento in cui tutto cambiò improvvisamente. Mi si accese qualcosa nella testa. Si insinuò un dubbio ed un pensiero irresistibilmente sbagliato.
Io conoscevo il codice per sbloccare il telefono. Avrei avuto tutto il tempo e la calma per consultarlo. E avrei potuto cercare qualche traccia di un suo eventuale tradimento, qualche riferimento a cosa era successo veramente quella sera con Alex.
Mi dissi di non farlo, pensai fosse sbagliato, ma intanto stavo prendendo il telefono in mano, lo stavo sbloccando e stavo aprendo l’app dei messaggi. Mi resi conto che il cazzo si era indurito contemporamente al fatto che lo stomaco si fosse intorcinato. Mi venne da tremare, quasi. Una parte di me era terrorizzata, l’altra era speranzosa di una cosa indicibile. Volevo trovare la prova di un tradimento. Speravo di trovarla.
Fui sollevato e deluso allo stesso tempo dopo aver scorso tutte le conversazioni aperte risalenti alle ultime settimane. Sembrava proprio il telefono di una fidanzata fedele. La mia pancia si rilassò e il mio cuore smise di battere all’impazzata. Anche il cazzo si era placato. Era lui la parte delusa, inspiegabilmente.
Poi ebbi una illuminazione. Il dito mi tremò mentre aprivo le chat archiviate. Il cuore mi balzò in gola quando ne trovai una con un certo A.
La aprii e cominciai a scorrerla all’indietro. Lessi pochi messaggi, ma inequivocabili. Mi contorsi su me stesso. Una fitta alla pancia. E contemporaneamente una sensazione insolita al pube. Una eccitazione dolorosa e istantanea, non accompagnata da una vera erezione ma bensì da una improvvisa e copiosa eiaculazione.
Mi aveva tradito. Si sentiva e si era vista col suo vecchio amante. Si mandavano foto spinte. Lei nuda nello specchio del bagno. Il cazzo di lui. Poi messaggi volgari ed espliciti. E allusioni all’ultima volta che si erano visti. A quello che avevano fatto. Lei che gli diceva di sentire ancora male dietro. Accenni ad organizzare un altro incontro, che già quello non sembrava essere avvenuto né per caso né che fosse tanto lontano dal precedente. Poi lei che parlava di me e gli diceva che stava cercando il modo di dirmelo, di coinvolgermi, di confessare per farmi accettare la cosa. Lui che la incitava a farlo, in modo che poi si sarebbero potuti vedere molto di più, ma le chiedeva anche cosa avrebbe fatto se io non l’avessi presa bene. Lei lo rassicurava: al suo cazzo non avrebbe rinunciato. Al massimo avrebbero continuato di nascosto, come in tutti quegli anni. E lei me lo avrebbe detto soltanto se avesse capito che lo accettavo. Ci stava lavorando. La telefonata di quella sera era stato un primo accenno, un primo tentativo.
Se solo lei avesse saputo che quella sera mi ero masturbato pensandola. E che nel leggere tutta quella conversazione io avevo continuato a colare sborra da un cazzo diventato insensibile, guidato da un cervello che aveva scoperto di trovare quella situazione, quella scoperta di corna subite, come la situazione più tremendamente erotica della nostra coppia.
Aspettiamo la seconda parte, quella in cui sei tu a contattare Alex…
Ah, dici che dovrei?
Mi sembra simile ad A volte ritornano!
Sì, è possibile che mi ripeta un po’ ogni tanto, dopo quasi 500 racconti