La festa degli innamorati perversi

Una proposta di matrimonio particolare

“Come te l’ha chiesto di sposarlo?” chiesero le amiche.

“A San Valentino, dopo una cena che aveva organizzato in casa facendo venire apposta un cuoco…” rispose lei.

“Aaaah, che romantico…” mugolarono le amiche.


Solo perché la mia futura moglie non aveva raccontato tutta la verità, altrimenti invece che “romantico” mi avrebbero definito “perverso porco depravato”.

A dirla tutta avrebbe dovuto dire che il cuoco lo avevo trovato in un sito di incontri per coppie scambiste e che oltre alla bravura in cucina vantava altre doti nascoste.

E se avesse raccontato come era avvenuta esattamente la proposta di matrimonio le avrebbe lasciate scandalizzate senza parole.

Ma io ero così e noi eravamo una coppia così. Con un romanticismo tutto nostro.


“Bravissimo. La cena era tutta ottima.” disse la mia fidanzata al nostro cuoco personale per una sera, che avendo concluso di portarci tutto quello che aveva preparato era venuto, come da mie istruzioni, a prendersi i complimenti.

“Sei soddisfatta? Non hai ancora voglia di qualcosa?” suggerii io guardando esplicitamente verso il pacco di lui che era in piedi a fianco di lei seduta.

“Mmh, non so… magari un po’ di frutta…” disse lei entrando nel gioco allusivo. “Tipo una… banana…”

“Prenditela.” le risposi.

Lei lentamente ma senza esitare abbassò la cerniera del ragazzo e tirò fuori dalle sue mutande un cazzo semi rigido di buon dimensioni. Lo cominciò a segare con la mano e si girò verso di me, sorridendomi felice.

“Ti piace?” le chiesi.

“Sì… è bello grosso…”

“Sì, ma guardalo meglio…” le suggerii.

Si girò e subito le vidi gli occhi illuminarsi.

“E questo cos’è?” disse abbassando meglio mutande e pantaloni per scoprirlo meglio.

Alla base del cazzo del ragazzo c’era una sottile catenina d’oro dalla quale penzolava un anello.

“È per me?” chiese emozionata.

Fece per prendere la catenina con la punta delle dita, per sfilarla, ma la fermai.

“Prova senza usare le mani.”

Mi guardò divertita.

“Che porco che sei.”

Iniziò un lento e intenso pompino. Con difficoltà cercava di ingoiare sempre di più il cazzo del ragazzo, per prenderlo tutto in bocca e fargli una “gola profonda”. In quel modo le sue labbra arrivarono a sfiorare la catenina alla base del cazzo.

Con uno sforzo in più riuscì a mettere la catenina sotto le labbra e con fatica iniziò a tirarla verso di se. Le lacrimarono gli occhi ma alla fine diede un’ultima leccata alla cappella per poi mostrarmi la lingua alla quale era rimasta appesa la catenina.

Io intanto le ero andato vicino ed ero inginocchiato accanto a lei per osservare da vicino quelle manovre.

“Me lo metti tu?” mi chiese dopo averlo preso in mano.

Io annuii e subito iniziai a leccarle e succhiarle l’anulare in cui lo avrei infilato e che lei mi aveva porto con un gesto elegante.

“Non usare le mani, neanche tu.” mi disse dopo averlo sfilato dalla catenina e dopo avermelo appoggiato sulla lingua.

Lo bloccai tra le labbra e i denti, in modo da tenerlo perpendicolare e riuscire a inserirlo attorno alla punta umida del suo anulare.

Lei intanto aveva ricominciato a succhiare il cazzo del ragazzo, che ci guardava divertito e si godeva la nostra perversione di coppia.

Le misi l’anello, le succhiai ancora il dito e le baciai la mano. Lei non aveva un attimo distolto lo sguardo da quello che le stavo facendo e non aveva distolto la bocca dal cazzo di lui.

Ci guardammo negli occhi, innamorati.

“Vuoi sposarmi?” le chiesi. “Vuoi essermi infedele da moglie invece che da fidanzata? Vuoi mettermi le corna nel matrimonio? Vuoi che sia il tuo marito cornuto e contento?”

I suoi occhi le brillavano di gioia, ma non mi poteva rispondere finché non staccava la bocca dal cazzo. E non la staccò per ancora qualche istante, impegnandosi al massimo per provocare piacere al ragazzo, in modo che raggiungesse il godimento.

I mugolii di lui annunciarono l’eiaculazione che venne accolta nella bocca della mia futura moglie senza che le sfuggisse neanche una goccia.

A quel punto, finalmente, si staccò e si girò verso di me. Avvicinò il suo viso al mio. Tra le labbra, semi-aperte, si scorgeva il bianco della sborra.

Fece per baciarmi, ma appena prima che le nostra labbra entrassero in contatto, pronunciò alcune parole:

“Sì, lo voglio…”

La sborra colò sulle mie labbra, giù per il mio mento e in parte dentro alla mia bocca. Un bacio sporco, ma romantico come piaceva a noi, futuri sposi perversi.

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