Tanga

Quel sottile filo fra le chiappe e quel sottile filo tra fantasia e trasgressione

Era la nostra prima vacanza estiva. Io e Sara ci eravamo messi insieme quell’inverno.

Lei era bellissima e aveva un corpo in perfetta forma, con delle curve da modella di intimo. La adoravo, ero pazzo di lei e della sua bellezza. La ammiravo ogni volta che potevo. Rimanevo imbambolato a guardarla, col cazzo sempre duro.

Ma non ero preparato a quello che sarebbe successo durante quella vacanza. Non eravamo mai stati in spiaggia insieme, prima. Non ero mai stato in sua compagnia mentre indossavamo i costumi da bagno. Non mi era mai capitato che lei fosse con me seminuda in un luogo pubblico.

E non sapevo quali fossero i suoi gusti in quanto a tipo di bikini da indossare.

La prima volta che scendemmo in spiaggia e lei si tolse il top e i pantaloncini rimasi a bocca aperta. Il suo costume era composto da una parte di sotto decisamente minimale che le si infilava tra le chiappe sode e che le copriva appena il davanti e da una parte di sopra che non nascondeva certo la forma del suo seno.

Rimasi a bocca aperta e a cazzo duro appena la vidi spogliarsi. Per fortuna quel giorno avevo messo i boxer e non gli slip. Almeno potevo un po’ occultare la mia erezione fra le pieghe dei pantaloncini.

“Ti piaccio?” mi chiese facendo un giro su se stessa per mostrarsi tutta.

“Cazzo, sì.” risposi.

Le piaceva mostrarsi, era consapevole di avere un corpo così attraente. Non era certamente pudica.

Non fui ovviamente il solo a poterla ammirare con quel bikini succinto. Mi accorsi che veniva osservata dagli altri bagnanti. Dagli uomini soprattutto ma anche dalle donne, forse invidiose, forse gelose. Mi piaceva che la guardassero e che rimanessero colpiti dalla sua bellezza e poi, in un secondo momento, che facessero caso che era insieme a me. Mi faceva sentire figo: ero io l’uomo di una tale bellezza, ero io quello per cui quel corpo era non solo da ammirare.

Mi eccitava pensare che la guardassero e che se la immaginassero completamente nuda (non ci voleva molto sforzo) e a loro disposizione per le peggiori porcherie. Mi eccitava che mi invidiassero perché io me la scopavo e loro no, perché io avevo accesso anche a quel poco che era coperto da quelle striscioline di stoffa. Io quella fica la leccavo e la scopavo, nel buchetto posteriore infilavo un dito o la lingua, e quei capezzoli che si intravedevano sotto al reggiseno me li mangiavo insieme alle loro morbide tette.

Osservai Sara da lontano mentre lei andava fino a riva per sentire come era il mare. Il suo costume, a distanza, quasi spariva e sembrava totalmente nuda. Questo era ancora più eccitante. Vidi teste girarsi a guardarla e chi la notava a distanza per la prima volta forse aveva il mio stesso pensiero e credeva per un attimo che fosse nuda. Mi domandai quanti cazzi fossero diventati rigidi in quel momento in quella spiaggia. Il mio era tra quelli, fin da quando eravamo arrivati in spiaggia, e non accennava a sgonfiarsi, sostenuto anche da quei pensieri sulle reazioni che lei provocava negli altri.

Si buttò in acqua e poi ne uscì, bella come una Venere. Col corpo gocciolante tornò verso di me. Se fosse stato per le fantasie di tutti gli uomini presenti sarebbe tornata gocciolante di altro oltre all’acqua.

Mi stupii di quel mio stesso pensiero perverso e di come quasi mi fece sborrare solo ad averlo visualizzato nella mia mente.

Altri momenti in cui quasi raggiunsi l’orgasmo solo per le fantasie che mi giravano in testa fu quando le spalmai la crema solare sulla schiena e sui glutei, pensando alla scena che stavamo dando visti da fuori e al desiderio di altri di essere al mio posto, oppure quando, nel tardo pomeriggio, visto che il sole era ormai meno intenso, Sara restò in topless.

Non poteva essere più nuda di così in un luogo pubblico. La differenza tra quanta pelle del suo corpo potevo vedere io, in quanto suo ragazzo, e quanta ne potevano vedere gli altri era decisamente bassa. Ed era bello notare come cercassero in effetti di ridurre questo gap il più possibile, passandoci vicino distrattamente più volte, girando gli occhi dietro gli occhiali da sole per non farsi scoprire, fingendo di muovere il telefono in modo casuale e trovando invece il modo di scattare qualche foto clandestina.

Tornati nella nostra stanza a fine giornata non resistetti un minuto. Finimmo sotto la doccia a scopare, con foga e gioia, con impazienza e ardore. Entrambi avevamo accumulato voglia ed eccitazione, seminudi sotto al sole.

“Ne avevi proprio voglia, eh?” mi disse al termine di diversi amplessi.

“Eh sì, ho dovuto contenermi in spiaggia. Avevo voglia di saltarti addosso tutto il tempo.”

“L’ho visto.” rispose ridacchiando. “Ce l’avevi sempre duro.”

“Come potevo non averlo duro, con te lì vicino così bella…”

“Ti piaceva il mio costume?” chiese maliziosa.

“Cazzo se mi piaceva.”

“Non era un po’ troppo…?” chiese mordendosi un labbro.

“Sì, era troppo.” risposi serio.

“Davvero?” chiese preoccupata.

“Tu eri troppo… eri troppo bella.” chiarii.

“Non ti dispiace se uso bikini così… ecco, diciamo… così provocanti?”

“No, non mi dispiace.”

“Davvero? Il mio ex non voleva.”

“E perché mai?”

“Perché diceva che ero quasi nuda così e che gli altri mi guardavano.”

“In effetti è così.”

“E per te non è un problema?”

“No, anzi.”

“Davvero?”

“Sì. Mi eccita sapere che ti guardano. Vuol dire che sei bella. Vuol dire che ho una ragazza che attrae gli altri. Mi fa sentire figo.”

“E non ti spiace se a me piace mostrarmi?”

“No. Anche quello mi eccita. Ti piace farti guardare?”

“Sì. Mi piace notare come attiro gli sguardi… mi piace vedere le reazioni che provoco… mi fa sentire figa…”

“Tu sei figa… che reazioni provochi?”

“Beh, le stesse che provoco in te.”

“Davvero? Hai notato qualcuno?”

“Sì… qualcuno…”

“Cioè hai proprio visto che aveva il cazzo duro mentre ti guardava?”

“Sì…”

“E ti ha eccitato?”

“Sì…”

“Wow… mi piace che sei così esibizionista… mi piace pensare alle fantasie che provochi negli altri… e adesso che ci penso mi piace ancora di più sapere che anche tu in quel momento hai delle fantasie su di loro…”

“Non proprio su di loro…”

“Come no? Non pensi ai loro cazzi duri per te?”

“Beh, sì…”

A quel punto della conversazione le mie dita erano tornate a giocare con le labbra della fica di Sara e col suo clitoride. Lei ansimava eccitata e le feci altre domande sugli uomini in spiaggia di cui aveva notato rigonfiamenti sospetti. Me li immaginai mentre in quel momento erano magari insieme alle loro mogli e le scopavano pensando però alla mia ragazza.

Godemmo entrambi, di nuovo.


I giorni successivi in spiaggia furono sempre più eccitanti. Ogni bikini di Sara era diverso ed esaltava il suo corpo in maniere diverse. Ormai avevamo i nostri guardoni abituali e io e lei passavamo il tempo sussurandoci commenti su di loro e dicendoci quanto ci piaceva che lei fosse così ammirata e guardata. Sara era anche molto eccitata quando notava sguardi femminili su di lei che non denotavano invidia ma anzi quasi attrazione. Inutile dire che queste sue fantasie nella direzione lesbo provocassero in me ancora più eccitazione.

Poi un giorno Sara, tornando dal bar della spiaggia dove era andata a comprare da bere, mi guardò con un’aria strana e capii che voleva dirmi qualcosa. Stette un po’ in silenzio poi organizzò nella sua mente il modo in cui dirmelo.

“Ma a te non dà proprio fastidio in nessun modo che gli altri uomini mi guardano?”

“No, per niente. Non sono geloso, anzi ne sono orgoglioso.”

“E non darebbe fastidio neanche se andassero un po’ oltre al solo guardare?”

“In che senso? Ti ha toccato qualcuno?”

“No, no. Però qualcuno si potrebbe fare avanti, per provarci con me, in un momento in cui tu non ci sei.”

“Ci ha provato qualcuno?”

“Sì. Un tipo al bar.”

“Davvero?”

“Ecco, vedi. Adesso sei geloso.”

Ci pensai un attimo su. Ero geloso? No. Perché esserlo. Anzi mi eccitava ancora di più. Che oltre a guardarla qualcuno si facesse avanti. Era la stessa sensazione ma amplificata.

“Non non so geloso. E tu?”

“E io cosa?”

“E tu come ti senti se uno ci ha provato con te?”

“Io…”

“Dimmelo. Senza problemi.”

“Mi ha fatto piacere… mi ha lusingato… mi ha fatto sentire desiderata… ancora più che quando mi guardano e basta…”

“Cosa avresti fatto se non ci fossi io?”

“Non lo so… Ma nel senso se non stessi insieme a te o se tu fossi lontano?”

“Mm… entrambe le cose. Ti piaceva il tipo che ci ha provato?”

“Non era male… un bel ragazzo. Se fossi stata single… beh… lo avrei lasciato continuare e poi chissà… ma non ti avrei mai tradito con lui se fossi qui da sola…”

“Andiamo via…” dissi risoluto.

“Come?” chiese Sara non capendo.

“Devo scoparti, ora. Non resisto. Torniamo in camera.”

“No, dai…”

“Dai, cazzo, senti qua…” le presi un mano per farle sentire il mio cazzo duro non rendendomi conto che in quel modo commisi un grave errore.

Lei diede una strizzata alla mia asta e tra la situazione e quella stimolazione io incominciai a sborrarmi nei boxer. Sara rise, capendo cosa era successo. Io dovetti correre in acqua a cammuffare la macchia umida che si era creata nei boxer.


Quel ragazzo lavorava nel bar e ogni volta che Sara ci andava lui ci provava con lei, in modo anche abbastanza esplicito. Per giocare facemmo in modo che andasse sempre lei, da sola, al bar, per vedere fin dove si sarebbe spinto. Lei poi mi raccontava e noi ci divertivamo ad immaginare le voglie che lei provocava in lui.

Poi ad un certo punto Sara mi disse basta. Voleva smetterla con quel gioco.

“Perché? Ti ha dato fastidio? Ha esagerato?” chiesi io preoccupato.

“No, no. Così. Basta.”

“Ma perché? Ti ho dato fastidio io? Ho detto qualcosa che non andava?”

“No, no.”

“Dai, dimmelo, senza problemi.”

“Vuoi saperlo? Sicuro?”

“Sì.”

“Voglio smettere perché tutto questo parlare di lui che ha voglia di me, tutte le volte che vado là e mi lascio corteggiare… insomma… sono anche io di carne…”

“Cioè?”

“Cioè mi sta venendo voglia di… cioè se continua così, che gliela faccio annusare e poi noi ne parliamo come se potesse succedere… non so come dire…”

“Ma siamo qui insieme, non c’è pericolo che tu ci stia con lui, un conto è se fossi sola, ma sei sola solo quando vai là al bar.”

“Lo so… però mi è venuta voglia di scoparmelo… a provocare tutta questa tentazione poi si cede… l’ho capito ieri sera.”

“Perché ieri sera?”

“Perché mentre lo facevamo io… pensavo a lui…” disse Sara abbassando gli occhi in modo colpevole.

“Ah.” rimasi senza parole.

“Capito. Non l’ho fatto apposta. Ma tutto questo insistere con questa cosa… insomma… poi ti entra in testa…”

“Ok.”

La nostra conversazione si chiuse lì. Non sapevo bene cosa pensare. In effetti forse avevamo esagerato. Erano cose su cui non scherzare troppo. In fondo stavamo insieme da pochi mesi.

Quella sera mentre scopavamo mi tornò in mente quella conversazione. Mi chiesi se Sara mentre era a occhi chiusi e con le gambe attorno al mio corpo che mi spingevano dentro di lei stesse pensando a me o a quel ragazzo. Mi ritrovai ad eccitarmi all’idea che pensasse a lui. Sborrai dentro di lei tutta quella mia fantasia perversa.


“Vai al bar. Tornaci.” le dissi il giorno dopo.

“Perché? Pensavo avessimo deciso che era meglio darci un taglio.”

“Invece no. Tornaci. Ma stavolta comportati in maniera diversa.”

“Cioè? Devo dirgli chiaro e tondo di smetterla che tanto non ci sto?”

“No, al contrario.”

“Cioè?” mi chiese sbarrando gli occhi.

“Stacci. Digli che ci stai. Ma non proprio così. Digli che anche il tuo ragazzo ci sta. Digli che vogliamo fare una cosa a tre.”

“Noi vogliamo fare una cosa a tre?!?”

“No? Non ti piacerebbe?”

Rimase senza parole. Si mise a guardare verso il mare, pensierosa.

“Sei sicuro?” mi chiese dopo diversi minuti.

Io annui sorridente e continuai a sorridere mentre ammiravo il suo culo ondeggiante per il suo camminare sulla sabbia in direzione del bar.


“Iniziate tra voi. Io intanto guardo.” disse a Sara e a quel ragazzo subito dopo che eravamo entrati nella nostra camera.

Li guardai spogliarsi a vicenda. Vidi Sara prendere tra le mani un bel cazzo semirigido. Li guardai che si baciavano. La mia mano era attorno al mio cazzo, senza muoversi perché ero già troppo eccitato.

Sara si girava continuamente verso di me. Cercava approvazione e voleva controllare che la guardassi e che fossi eccitato nel farlo. Anche lei lo era, forse proprio più per il fatto che la stessi guardando che per il ragazzo nudo avvinghiato a lei.

Andarono sul letto. Lei a cavalcioni di lui. La vidi calarsi sul cazzo di lui, preventivamente avvolto in un preservativo. La visuale sul suo culo era fantastica. Il sorriso di lei ogni volta che si girava a controllare dove fossi lo era ancora di più.

Poi cambiarono posizione. Lei a quattro zampe, girata verso di me, e lui dietro.

“Vieni qua…” mi disse facendomi cenno di avvicinarsi.

Me lo prese un attimo in bocca, mentre veniva scopata da dietro. Ma io poi mi ritrassi.

“Non vuoi?” chiese delusa.

“Se lo fai vengo subito… è troppo… preferisco guardarti, già mi basta quello che potrei quasi venire senza neanche toccarmi…”

“Ok…”

“A te piace se mi limito a guardarti?”

“Sì… forse anche di più…”

Ci scambiammo uno sguardo di intesa. A me piaceva guardarla più di ogni altra cosa, lo avevo capito anche in spiaggia. E a lei piaceva esibirsi, essere guardata ed esserlo da parte del suo ragazzo mentre veniva scopata da un altro era forse il massimo delle nostre perversioni voyeuristiche ed esibizionistiche.

Da un po’ il ragazzo accompagnava le spinte del cazzo nella fica di Sara con delle spinte di un paio di dita nel culo. A Sara faceva impazzire. Era stato bravo a capirlo senza bisogno di suggerimenti. Era bravo a scopare e sapeva gestire il fatto di essere il terzo inserito in una coppia. Ci era andata bene.

Poi ad un certo punto lo vidi farsi indietro, togliere le dita e riposizionarsi per scoparla.

“No, così no.” urlò però Sara, fermandolo.

“Che c’è amore?” chiesi premuroso.

“Stava per incularmi.”

“Non vuoi?” le chiesi mentre il ragazzo si era giustamente fermato.

“Beh, no… con te non l’ho ancora fatto…”

“E quindi?”

“Quindi non mi sembra giusto farlo con lui prima che con te.”

“Ma a parte questo tu vorresti? Ne hai voglia?”

“Ne avrei voglia… prima mi aveva messo due dita dentro… ma non posso… piuttosto fammelo tu, mi sembra più giusto…”

“E se invece io ti guardassi mentre lui lo fa? Non ti ecciterebbe ancora di più?”

“Se tu mi guardassi… come?”

“Se io mi avvicinassi e lo aiutassi a tenere aperte le tue chiappe per guardare bene da vicino il tuo buchetto del culo che si apre per accogliere il suo cazzo…”

“Non dire così…”

“Perché?”

“Perché così è troppo…”

Feci un cenno a lui, di intesa, e avvicinai il volto al culo della mia ragazza. Le descrissi come meglio potevo la scena a cui stavo assistendo, delle sue chiappe perfette, spalancate per mettere in mostra il suo ano ammorbidito dal precedente lavoro con le dita. Le disse come glielo vidi aprirsi e come trovassi divina quella visione.

Non so quanto riuscì a sentirmi, persa in un rumoroso orgasmo continuo dato dalla stimolazione anale e dalla consapevolezza che il suo ragazzo la stesse guardando durante quell’atto perverso.


Il giorno dopo, in spiaggia, Sara era stesa a pancia in giù a prendere il sole. Io le guardavo il culo e pensavo a come apparisse innocente, seppur così esposto agli sguardi, rispetto a come lo avevo ammirato il giorno prima.

“Se solo sapessero…” commentai ad alta voce.

Lei si girò e mi guardò.

“Cosa?”

“Se solo tutti quelli che oggi ti guarderanno il culo in spiaggia sapessero come te lo sei fatta sodomizzare ieri, davanti a me.”

“Non dirmelo neanche…”

“Perché?”

“Perché fa quasi male da quanto è eccitante immaginarsi la stessa scena, qui davanti a tutti che guardano…”

Si rimise stesa a faccia in giù. Il suo corpo si agitava impercettibilmente, per le ondate di eccitazione che partivano dalla sua mente.

Le appoggiai una mano sul culo. Lei sussultò.

Poi pian piano insinuai il dito verso il cordino del tanga, spostandolo appena. Se qualcuno stava guardando attentamente poteva intuire che la mia mano era in una posizione un po’ troppo ambigua per essere semplicemente la mano di una ragazzo sul culo della sua ragazza. Spinsi dentro la prima falange del dito medio, nel culo di Sara. La sentii vibrare in un orgasmo intenso ma silenzioso.

La velocità con cui in quella nostra prima vacanza ci eravamo così pericolosamente avvicinati ad alcune nostre fantasie proibite (e forse in parte a noi stessi ignote) ci fece quasi temere a cosa saremmo potuti arrivare, di quel passo.

Tirai via il dito dal culo di Sara. E lo annusai mentre sorridevo, ricambiato, ad un uomo che da poca distanza aveva visto tutto. Dopo lo avrei detto a Sara, avrebbe apprezzato.

2 commenti su “Tanga”

  1. Chi ha provato ad avere a fianco la ragazza o la moglie in topless e perizoma sa che è un’esperienza meravigliosa

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