Se il buongiorno si vede dal mattino…

Rumori sospetti nel vicinato.

Erano notti afose. Tenevo la finestra aperta ma nonostante quello dormivo male. Mi svegliavo presto al mattino, mentre tutti nel palazzo e nella città ancora dormivano. O meglio quasi tutti: c’erano qualcun altro sveglio in qualche appartamento nei dintorni del mio. Una coppia, dai rumori che sentivo. E non stavano di certo dormendo. Stavano scopando, stavano facendo l’amore. Sentivo lei, che ansimava e godeva. Ascoltai meglio. Ormai ero sveglio e sentire quei rumori mi eccitava, tanto valeva goderseli segandosi il cazzo, già bello pronto viste le ore mattutine.

Sentivo lei. Sentivo solo lei a fare più attenzione. Non sentivo mai lui. Forse non erano una coppia. No, decisamente. Era una donna sola. Non stava scopando, dunque, si stava masturbando, con evidente soddisfazione.

La cosa si ripeté le mattine successive. Sempre più o meno alla stessa ora, quando fuori cominciava ad esserci luce. La sentivo godere e io masturbavo con lei. Godevo anche io dopo diversi minuti in cui percepivo chiaramente quanto piacere si stesse donando.

Ero arrivato da poco nel palazzo, ancora non conoscevo praticamente nessuno e in quei giorni la mia curiosità per i miei nuovi vicini era aumentata. Ogni donna che vedevo entrare nell’androne, che incrociavo per le scale o che vedevo aspettare l’ascensore la analizzavo e la scrutavo. Cercavo di capire se potesse essere lei, ma non avevo nessun elemento per farlo. Poteva essere chiunque.

Una mattina la masturbatrice misteriosa parve parecchio ispirata. Non so cosa si stesse facendo ma urlava più del solito. Mi domandai se fossi l’unico che la sentiva. Quando arrivò a conclusione si sentì un orgasmo così liberatorio che mi venne spontaneo applaudire. Ormai la ascoltavo affacciandomi alla finestra, cercando di capire da dove venisse il suono, ma nello spazio interno tra un palazzo e l’altro i suoni rimbalzavano ed era impossibile.

Il mio applauso la zittì improvvisamente, segno che lo aveva sentito. Probabilmente si era imbarazzata, ma poco mi importava. L’unico timore è che diventasse più discreta sapendo di essere stata ascoltata.

Qualche giorno ero in ascensore al piano terra e la porta si stava per chiudere. Una donna che avevo già visto altre volte si affrettò per riuscire a prenderlo anche lei. Fermai le porte e la feci entrare. Lei mi ringraziò. Era una bella donna, dai capelli corvini e dalla carnagione scura. Aveva intorno ai cinquant’anni. O forse era anche più vicina ai sessanta ma portati molto bene. Dunque almeno una quindicina più di me. Aveva un bel fisico, si vedeva che era una che frequentava palestre.

Ci guardammo incrociando i nostri sguardi più volte. C’era un misto di imbarazzo e curiosità. Mi sembrò di cogliere qualcosa. Non ci dicemmo niente ma sembrava che ognuno studiasse l’altro. Forse lei aveva intuito qualcosa. Forse anche io avevo intuito. Poteva essere lei la donna del piacere mattutino? Osservai dove scese, al piano sotto al mio. La posizione era compatibile col fatto che la sentissi così bene.

Il mattino dopo la sentii di nuovo. Forte e chiaro. Come se si volesse far sentire meglio del solito. Decisi di osare. Usci da casa e scesi al piano di sotto. Origliai da ciascuna porta, in cerca del rumore rivelatore. Non sentivo nulla, non era come sentirlo dalla finestra aperta. Stavo per rinunciare quando mi sembrò di sentire qualcosa. Accostai l’orecchio alla porta. Sì, era lei. Avevo trovato l’appartamento. Dunque era proprio la donna dell’ascensore.

Agii senza pensare troppo alle conseguenze. Bussai lievemente alla porta. Piano per non spaventare e per non farmi sentire da nessun altro. Forse troppo piano. Per qualche minuto non venne nessuno ad aprire. Riprovai. Sentii dei passi. La porta aprirsi.

Ero sicuro di trovarmi di fronte la donna dell’ascensore per cui rimasi di sasso quando ad aprirmi era una ragazza giovane, di poco più di vent’anni a giudicare dall’aspetto. Bassa e biondina. Restammo a guardarci senza sapere cosa dire. Io non sapevo perché avevo bussato e lei forse non sapeva perché era venuta ad aprire.

Notai i piedi nudi e poi solo successivamente il fatto che fosse praticamente nuda, coperta solo da un telo che teneva con una mano sotto al collo.

“Entra, se vuoi.” mi sussurrò. Io entrai, senza sapere bene cosa fare.

“Sei tu che… tutte le mattine… mi piace sentirti…” farfugliai.

“E tu sei quello che ha applaudito?” mi chiese lei, con ancora più imbarazzo.

“Sì.”

“Mi… mi è piaciuto sapere che qualcuno mi sentiva… e che gli piaceva…”

“Bene.”

“Se… se vuoi… puoi restare e… ascoltarmi da vicino…”

“O… ok.”

Si diresse verso la camera da letto, girandosi e mostrandomi un bel culetto nudo. La seguii col cazzo che esplodeva.

Si stese sul letto. Chiuse gli occhi e si portò una mano tra le gambe. Tornò presto ad ansimare. Io mi sedetti sul letto al suo fianco. Lei in quel momento sobbalzò e aprì gli occhi.

“Che… che fai?” chiese un po’ spaventata.

“Io… cioè… mi sono avvicinato per… cioè non vuoi scopare?”

“No.” mi rispose seccamente.

“Ah… scusa avevo equivocato.”

“Voglio masturbarmi. Tu puoi guardare. Puoi masturbarti anche tu se vuoi, se di solito lo fai quando mi ascolti.”

“Sì, certo che lo faccio.”

Mi misi in disparte e tirai fuori il cazzo. In realtà mi segai appena perché ero troppo eccitato dal vederla e sentirla da così vicino. Non mi aveva mai eccitato così tanto assistere ad una masturbazione solitaria femminile. Lei aveva un modo di darsi piacere che era coinvolgente.

“A cosa pensi? A cosa pensi tutte le mattine?” le chiesi.

“Penso a questo. A masturbarmi per qualcuno. Al fatto che ci sia qualcuno che mi sente o che mi vede mentre mi masturbo. Al fatto di masturbarmi in pubblico.”

Dopo avermi detto quelle cose, forse resasi conto che stava mettendo in pratica una sua fantasia venne tremando e gemendo forte.

“Lo fai?”

“Cosa?”

“Di masturbarti in pubblico.”

Non mi rispose subito. Girò la testa come se si vergognasse.

“Qualche volta.” disse poi.

“Ce l’hai il ragazzo?”

“Non più.”

“Scopavi con lui?”

“Poco. Non mi piaceva.”

“Ti piace di più masturbarti?”

“Sì.”

“E farti masturbare?”

“Lui non mi toccava, voleva solo scopare. Tutti i miei ragazzi volevano solo scopare, ma io sentivo solo male perché non mi eccitava. Allora ho scoperto quanto invece era bello fare da sola… è la cosa più bella del mondo. Non riesco a smettere. Lo faccio continuamente. In giro. Mi basta poco. Ho imparato a godere anche solo stringendo in un certo modo le gambe e premendo sul clitoride. Mi provoco un orgasmo così ogni volta che salgo su un autobus.”

“E a cosa pensi?”

“Penso che tutte le persone nell’autobus sappiano cosa sto facendo. Devo reggermi a qualcosa altrimenti mi cedono le gambe.”

“Credi che qualcuno abbia mai capito veramente?”

“Forse sì.”

“Non ti piacerebbe fare la stessa cosa con un complice, magari facendoti toccare da lui?”

“Non credo che mi potrebbe toccare bene come mi so toccare io.”

“Perché non proviamo?”

“Che cosa?”

“Lasciati toccare.”

“Stavolta no. Magari un’altra volta.”

“Quindi posso tornare?”

“Sì.”

Le mattine successive mi svegliavo e scendevo. Lei mi apriva e riprendevamo il nostro gioco, ogni volta con qualcosa in più. Un giorno mi lasciò toccarla fra le gambe, appena prima del suo orgasmo. Poi un’altra volta, quando ormai l’essere masturbata da me era diventata una prassi e anzi aveva cominciato a piacerle quasi quanto il fare da sola, la riuscii a convincere ad osare di più. Era sembra una sorta di masturbazione ma invece che toccarla con le dita lo facevo col cazzo, premuto contro il suo clitoride mentre le sussurravo immagini di lei in luoghi pubblici che godeva facendosi scoprire.

“Sei sicura che non vuoi provare a scopare?” le chiesi un giorno, un po’ frustrato dall’avere il mio cazzo costantemente a pochi centimetri dall’apertura della sua vulva senza poter mai affondare in quelle labbra così bagnate e gonfie di piacere.

“Sì. Non mi è mai piaciuto.”

“E farlo in un altro modo, senza rinunciare all’essere masturbata contemporaneamente?”

“Cosa intendi?”

“Sesso anale. Mentre ti masturbo te lo infilo dietro.”

“No. Ho esperienze poco piacevoli.”

“Hai provato quindi?”

“Sì, con un mio ragazzo.”

“Scusa ma lasciatelo dire, i ragazzi che hai avuto non mi sono sembrati dei gran amatori, se manco ti volevano toccare.”

“Sì, lo so, tu sei più grande e più bravo, ma no… non voglio.”

“Ok.” risposi un po’ deluso. Avevo una voglia di scoparla che non ci dormivo la notte.

“Se vuoi, al massimo facciamo come con la fica.”

“Cioè?”

“Appoggiacelo contro, spingi senza entrare. Quello è piacevole credo. Quando mi tocchi lì mi fai impazzire.”

“Ok. Capisci però che per me è frustrante essere così vicino a scoparti e non poterlo fare.”

“Sì, scusami. Però ci divertiamo lo stesso entrambi, no?”

Ammisi di sì e la perdonai istantaneamente. Eravamo diventati amici, nonostante la differenza di età. O forse compagni di giochi, meglio.

E quindi quella divenne la nostra nuova modalità. Io con il cazzo appoggiato sul suo ano serrato, spingendo ma non troppo, mentre la masturbavo o mentre si masturbava e mi ascoltava mentre le prospettavo situazioni sempre più folli e porche.

“Prova a immaginare questo…” le stavo raccontando un giorno. “Tu con indosso il vibratore portatile dentro le mutandine. Tu che quel giorno hai da dare un esame, con un vecchio professore che odi. Io tra il pubblico con in mano il telefono che controlla la vibrazione. Lui che ti fa le domande. Io che ti faccio vibrare. Tu che rispondi e lotti per mantenere la lucidità contro gli orgasmi che ti travolgono.”

“E se ne accorge?”

“Chi?”

“Il professore?”

“Certo che se ne accorge. Lui. Gli assistenti. E tutto il pubblico perché ad un certo punto cadi in avanti contro la cattedra e ti si solleva la gonnellina e fai vedere a tutti il vibratore. Tutti scopriamo qualcosa. Anche io perché non sapevo che te lo eri infilato nel culo.”

Quando dissi quella frase lei ebbe una scarica di piacere, più intensa del solito. Io avevo la punta del cazzo che spingeva contro l’ano e quando le dissi del culo sottolineai la frase facendoglielo sentire. Ma successe qualcosa. Il suo ano si spalancò e quasi mi risucchiò dentro. In un attimo ero dentro di lei, fino alle palle. Non avevo spinto, non più del solito. Era stata lei ad accogliermi. Probabilmente aveva perso il controllo. I suoi muscoli si erano totalmente rilassati.

“Oddio scusa, io…” mi giustificai.

“Non uscire.” mi urlò lei e sentii il suo sfintere chiudersi per stringere la base del mio cazzo. Poi lo sentii pulsare ritmicamente. Stava avendo un orgasmo violento. E molto sonoro.

Fu eccitante, troppo per controllarsi. Sborrai. A lungo e abbondantemente nelle sue viscere. Anche io mi lasciai andare a grugniti ed esclamazioni ad alta volte.

Lei urlò, proprio. Di piacere.

Non erano neanche le sei del mattino. Penso che pochi nel palazzo non vennero svegliati da quell’orgasmo anale.

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