(continua da qui)
La festa era finita e scendemmo in strada per tornare a casa dopo saluti vari. Eravamo rimasti fra gli ultimi ad andarsene. Era molto tardi. Erano passate le tre di notte. Ci incamminammo verso dove avevamo parcheggiato la macchina. Poi ci sentimmo chiamare da dietro. Era Lisa. Non l’avevamo salutata. Si avvicinò a noi. Scambiammo due saluti e poi lei e Martina si avvicinarono di più fra loro. Si abbracciarono per un saluto più affettuoso.
Eravamo ancora un po’ brilli dalla festa, sia io che loro. Le due donne si stavano abbracciando e il loro abbraccio sembrò durare un po’ più del normale.
“Andiamo?” chiesi io, che mi sentivo abbastanza stanco.
Si staccarono leggermente fra loro e si guardarono negli occhi da pochi centimetri di distanza. Poi si baciarono. Non un bacio sulle guance, tra amiche. Un bacio in bocca. Un bacio in bocca che nel giro di pochi secondi si trasformò in un incrocio di lingue, in un mordersi di labbra, in uno spalancarsi di bocche nel tentativo di mangiarsi quella dell’altra. Un bacio appassionato, molto. Un bacio sessuale.
Ero stanco ma il mio cazzo si irrigidì all’istante. Quello non era decisamente un bacio fra amiche che erano state semplicemente in vacanza. Quello era un bacio fra amanti.
Ero stanco e mezzo ubriaco. Ed ero già venuto due volte nel corso di quella serata. Se no forse mi sarebbe bastata quella visione per sborrare.
Lisa spinse Martina contro il muro della casa vicina. In un angolo un po’ buio della via. Cominciò a palparle il corpo, le tette, i fianchi, mentre si inginocchiava. Le alzò la gonna e le strappò via il perizoma. Poi tuffò la faccia fra le sue gambe. Martina appoggiò le mani sulla sua testa e buttò la testa all’indietro, già quasi godendo.
Io mi guardai attorno. Non c’era nessuno. Poi guardai di nuovo quello spettacolo saffico che avevo di fronte.
Martina stava già godendo. Erano bastati pochissimi colpi di lingua dell’amica contro il suo clitoride. Aveva la bocca spalancata, come gli occhi. Mi guardava, ma forse non mi vedeva. Sembrava in un altro mondo. Ansimava e gemeva, sempre più forte e nel silenzio della città che dormiva le sue sembravano già urla.
“Tieni falla stare zitta.” mi intimò Lisa passandomi il perizoma rotto e appallottolato di Martina.
“E cosa devo fare?” chiesi io un po’ imbambolato dalla situazione.
“Ficcaglielo in bocca.” disse senza mezzi termini una frase che in altri contesti sessuali si poteva interpretare in altro modo.
Infilai il tessuto nella bocca della mia donna, per limitarne l’emissione vocale. Lei lo accolse senza opporsi, continuava a sembrare assente, totalmente immersa nel godimento.
“Mettigli anche il mio.” aggiunse Lisa accompagnando la frase ad uno sculettamento. Lei era piegata a novanta, gambe dritte, mani che afferravano i fianchi di Martina e faccia fra le sue gambe.
Le alzai la gonna, svelando un bel culo sodo separato da una strisciolina di stoffa. Glielo sfilai. Lei mi facilitò il compito alzando alternativamente i piedi. Seppur nella penombra, dato che mi ero quasi inginocchiato dietro di lei, riuscii a scorgere tra le sue chiappe il suo ano. Ricordo che ci feci caso. Pensai che avevo visto da vicino l’ano di una di cui mai mi sarei aspettato di poterlo vedere. Era un pensiero che mi divertiva e mi eccitava anche.
Annusai il perizoma, prima di ficcarlo insieme all’altro in bocca a Martina che a quel punto non riusciva più ad emettere suoni forti.
E così Lisa potè aumentare l’intensità delle sue leccate e portarla ad un godimento che forse non le avevo mai visto raggiungere, per lo meno con una semplice leccata di fica.
Passarono diversi minuti. Mi sembrarono lunghissimi e l’impressione fu che per Martina fossero stati un unico interminabile orgasmo.
Passò un uomo in bici nella via, ma forse non si accorse di noi.
Martina voleva ricambiare e spinse l’amica contro una macchina parcheggiata. Sputò fuori i due perizomi. La appoggiò sul cofano e le spalancò le gambe, per poi piegarsi e leccarla. Io per lei sembravo non esistere più. O per lo meno la mia presenza non influiva sul suo comportamento.
“Scopala.” mi suggerì Lisa dopo poco che la mia donna aveva iniziato a leccargliela.
Mi posizionai dietro di lei e le alzai la gonna. La sua fica, anche nella penombra, appariva gonfia, rossa, bagnata. Mi tirai fuori il cazzo e glielo appoggiai. Era morbidissima e umida. Era ancora super eccitata. Entrai in lei come un coltello rovente nel burro. Raramente l’avevo sentita così accogliente.
Martina ricominciò a godere. Ne sentivo gli spasmi. Questo la fece desistere dall’occuparsi anche del cunnilingus e Lisa pian piano scivolò via di lato da sopra all’auto su cui era. Io tenevo Martina per i fianchi, lei si appoggiò col viso contro il cofano dell’auto. Le davo colpi lenti e ritmati.
Lisa si ricompose.
“Te la restituisco.” mi disse con voce roca avvicinandosi a me e appoggiandole una mano sul culo.
“Gra… grazie.” balbettai sconvolto da quel finale di serata inaspettato.
Lisa con la mano palpò la chiappa di Martina e poi scese infilandosi tra i nostri due corpi che sbattevano fra loro. Trovò l’ano di Martina, libero e pulsante. Ci insinuò un dito dentro, provocando in lei una scossa di piacere aggiuntivo.
“Pensavo la stessi inculando.” mi disse. “Eccitata com’è.”
“Eh, no… la fica che mi hai lasciato era troppo invitante e poi… e poi lei mica vuole darmi il culo.”
“Ah no?” rispose Lisa con sincero stupore.
“No… non ha mai voluto… dice che non le piace… che le fa male…”
“Ah… allora mi sa che te l’ho restituita con gli interessi.” aggiunse sibillina ridendo e allontanandosi da noi.
A quella evocazione di possibili nuove pratiche sessuali che la mia donna poteva aver imparato ad apprezzare dopo la vacanza con l’amica lesbica, non resistetti più e svuotai il contenuto delle mie palle nella sua fica grondante.
Martina accompagnò il mio orgasmo con le ultime ondate del suo, gemendo forte con la bocca non più ostruita dalle loro mutande. Notai un ombra in una finestra del palazzo di fronte, forse qualcuno ci aveva sentito ed aveva assistito. Ma per quella sera era già troppo quello che c’era stato per aggiungere anche componenti esibizionistiche a quella scopata.
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