Tu t’intendi di tetti ritinti?

Una moglie esibizionista. O forse no. E se invece sì?

“Sai che stamattina è successa una cosa un po’… non so come dire… imbarazzante ma divertente…?”

Eravamo usciti con degli amici per un aperitivo e fin da quando ero arrivato, uscendo dal lavoro, avevo intuito che mia moglie fosse impaziente di dirmi qualcosa ma che in mezzo alla gente non poteva. Lei quella settimana era in ferie mentre io ancora lavoravo e quindi era rimasta a casa tutto il giorno. Appena fummo da soli a casa lei iniziò quella conversazione e allora io, curioso, la invitai a continuare per sentire cosa aveva da raccontare.

“Poco dopo che tu eri uscito sono andata sul terrazzo, così com’ero… come capita spesso…”

“Cioè nuda?”

“Sì. Volevo prendere un po’ di sole e stavo sistemando le cose…”

“Da questo inizio potrei immaginare già cosa puoi intendere come cosa imbarazzante… però non è possibile, quindi…”

“Cosa vuoi dire?”

“Mi hai detto che è successa una cosa imbarazzante e poi che sei uscita nuda sul terrazzo. A fare due più due uno direbbe: ti ha visto qualcuno. Solo che il nostro terrazzo non è visibile da nessuno.”

“Forse mi dovresti lasciar finire.” disse un po’ seccata. In effetti ero stato inopportuno.

“Hai ragione, scusa.”

“E comunque ti sbagli.”

“Ok, sentiamo.”

“Ero lì nuda, completamente nuda, quando sento un rumore. Delle voci. Subito non ci faccio troppo caso poi con la coda dell’occhio colgo un movimento sul tetto della casa di fronte…”

“Il tetto…” commentai io sotto voce pensando che in effetti dal tetto di quella casa il nostro terrazzo era visibile.

“C’erano degli operai sul tetto. Stavano facendo dei lavori. Quindi potevano vedermi… in tutta la mia nudità. Anzi ero sicura che mi avevano già visto.”

“Ah, ok.” ridacchiai. “Quindi sei corsa dentro?”

“No.”

“Come no?” risposi stupito e un po’ turbato. Un accenno di gelosia risalì dallo stomaco e allo stesso tempo il mio cazzo reclamò attenzioni.

“No. Mi imbarazzava far capire che ero stata colta sul fatto, che mi vergognavo di essere stata vista da loro.”

“Loro? Quanti erano?”

“Almeno tre.”

“E quindi? Cioè ti vergognavi di far capire che eri stata sorpresa nuda più di quanto ti vergognavi di essere stata di fatto sorpresa nuda?”

“Esattamente. Non volevo fare la parte di quella pudica. Non volevo dar loro la soddisfazione di avermi colto in un momento intimo che non volevo si scoprisse.”

“Non capisco…” intanto la gelosia cresceva e con essa anche il mio cazzo.

“Non lo so, è stata una reazione istintiva. Correre dentro in casa nella mia testa voleva dire: che vergogna mi hanno vista nuda e non avrebbero dovuto. Mi faceva sentire in difetto.”

“E invece restare fuori?”

“Quello mi faceva sentire bene, mi faceva sentire forte. Come a dire: lo sapevo che eravate sul tetto e non mi interessa se mi vedete nuda. Mi faceva sentire in controllo.”

“E quindi…?”

“E quindi sono rimasta lì, in bella vista. Mi sono stesa e ho cominciato a spalmarmi la crema di sole.”

“Cazzo… e ti guardavano?”

“Sì.”

“E tu li guardavi?”

“Facevo finta di niente. Li ignoravo. Come a dire che ci fossero o non ci fossero per me cambiava poco.”

“Ed era effettivamente così?” chiesi turbato dalla possibile risposta.

“No…”

“Cioè?”

“Era troppo eccitante stare lì nuda davanti ai loro sguardi sicuramente arrapati. Ero bagnata. Avrei voluto masturbarmi…”

“E l’hai fatto?” chiesi sconvolto.

“Ti arrabbieresti se ti dicessi che l’ho fatto?” mi rispose sibillina e apparentemente divertita dalla mia possibile reazione.

“Sì, cazzo… già lo sono, cazzo… sei mia moglie e ti sei mostrata nuda davanti a degli sconosciuti…” ero alterato.

“No, non l’ho fatto… ho quasi goduto mentalmente ma non sono arrivata a toccarmi in modo esplicito… sei arrabbiato lo stesso?”

“Sì…” risposi geloso.

“E allora perché sei eccitato?” disse lei ridendo e sfiorandomi la patta dei pantaloni sotto la quale si notava un rigonfiamento notevole.

La conversazione si fermò lì, trasformandosi in una scopata vigorosa e rapida.


Ero al lavoro il mattino successivo quando iniziò a suonare il telefono. Era mia moglie.

“Ciao.” disse con voce sussurrata e roca appena risposi.

“Ciao.”

“Vuoi sapere dove sono?”

“Eh?”

“Sono sul terrazzo. Vuoi sapere come sono?”

“Dai no… sto lavorando…” risposi capendo dove voleva arrivare. Non che non volessi saperlo. Anzi ero tremendamente curioso e già mi stavo eccitando. Però una parte di me voleva rifiutare quella situazione che mi creava anche gelosia e quindi provai con la scusa del lavoro, sapendo che era inutile.

“Sono nuda…” disse con voce erotica. “E mi stanno guardando, come ieri.”

“E… e come sei messa?” cedetti alla curiosità e all’arrapamento.

“Adesso sono stesa a pancia in giù.”

“Girata verso di loro o…?”

“Girata in modo che mi vedano il culo.”

“Cazzo…” pensai al culo di mia moglie, a quanto fosse bello, a quanto doveva eccitarli vederlo nudo in bella mostra davanti a loro, anche se da una certa distanza. Tre cazzi duri a causa della visione di mia moglie nuda, perché cazzo questa ipotesi mi eccitava più che farmi incazzare?

“Oggi non so se ce la faccio…” continuò mia moglie.

“A far cosa?” chiesi sperando che intendesse a restare fuori nuda a farsi guardare.

“A non masturbarmi… per questo ti ho chiamato.”

“Cioè?”

“Non so. Ho pensato che sentendoti tu mi sgridassi in modo da farmi desistere. Oppure che sentendoti mi sarei eccitata ancora di più e avrei potuto farlo con te al telefono…”

“E…”

“Io sono ancora più eccitata… ho già infilato l’altro braccio sotto di me… potrei allargare le gambe e con la mano toccarmi la fica… loro lo vedrebbero… capirebbero…”

“…”

“Non mi sgridi? Non mi dici che devo smetterla?”

“…”

“Eh?”

“No, cazzo…”

“Ce l’hai duro?”

“Sì, cazzo…”

“Pensi che anche loro ce l’abbiano duro mentre mi guardano?”

“Sì… aspetta…”

“Cosa?”

“Aspetta che vado in bagno. Non posso continuare questa telefonata dall’ufficio.”

“Perché?”

“Perché ho bisogno di segarmi…”

“Che bello, amore… tutti eccitati per me… tu come loro…”

Corsi in bagno tenendo il telefono all’orecchio mentre sentivo i gemiti di mia moglie aumentare. Aveva sicuramente iniziato a toccarsi, non sapevo in modo quanto esplicito da far capire che lo stesse facendo. Ma probabilmente non era difficile capire cosa stesse succedendo. Addirittura avrebbero potuto sentirla gemere: la distanza tra il nostro terrazzo e il tetto di quella casa forse consentiva anche di udirla godere.

“Appoggia giù il telefono.” le dissi ad un certo punto mentre ero impegnato a segarmi in bagno stando attento a non venire troppo in fretta. “Tanto io ti sento lo stesso.”

“Perché?” mi chiese lei riemergendo dal godimento per un attimo.

“Perché voglio che tu abbia anche l’altra mano libera…”

“Per fare cosa?” mi chiese ma probabilmente intuendo la mia richiesta.

“Voglio che la usi anche quella… per toccarti… da dietro…”

“Cioè vuoi che…?”

“Toccati il culo, infilati le dita nel culo…”

“Ma mi vedranno…”

“E quindi? Non è quello che vuoi?”

“Sì, ma capiranno quanto è troia tua moglie…”

A quelle parole cominciai a sborrare in modo incontrollato, sporcando bagno e anche i miei vestiti con qualche schizzo. Dissi a lei che ero venuto. Non so se mi sentì, stava godendo anche lei. Poi non ce la feci più e chiusi la telefonata.


Il giorno dopo mi svegliai con una convinzione: non avevo nessuna prova di quello che mi aveva raccontato mia moglie, poteva essere tutto solo una sua fantasia. Anzi sicuramente era così, non potevo credere che lei fosse stata così porca e audace da mostrarsi a degli sconosciuti prima nuda e poi addirittura in momenti di autoerotismo. Doveva essere una sua fantasia e le era piaciuto condividerla con me. Probabilmente le era venuta in mente proprio stando fuori nuda e il giorno precedente si era masturbata in terrazzo mentre era con me al telefono ma non c’era nessun altro che la guardava. Se li era immaginati e le era piaciuto provocarmi in modo che partecipassi alla sua fantasia.

Fui rassicurato da questa mia convinzione. La cosa era stata molto eccitante anche per me ma effettivamente era forse un po’ troppo pensare mia moglie capace di momenti così audaci. Era bello che fosse così porca mentalmente da immaginarsi quelle cose, ma se fossero state vere sarei stato un po’ spaventato. Se era capace di quello di cos’altro sarebbe stata capace. Sentivo la gelosia svuotarmi lo stomaco al solo pensiero.

Per quel motivo decisi di entrare un po’ più tardi al lavoro quella mattina. Lo dissi a lei.

“Perché?” mi chiese.

“Voglio guardarti. Voglio vedere quando esci nuda sul terrazzo mentre gli operai sul tetto ti guardano. Voglio fare come ieri, ma non al telefono.”

“Ok. Mi piace.” rispose lei tranquilla. Non sembrava turbata dalla mia idea, dal fatto che scoprissi che era tutta una fantasia oppure dal fatto che volessi inserirmi in quel suo gioco, nella remota ipotesi che fosse tutto vero.

La guardai uscire nuda in terrazzo. Stendere il telo sul lettino, spalmarsi la crema. Ogni tanto lanciava degli sguardi verso la casa vicina, ma non mostrava reazioni particolari. Io restai dentro, sul limite della porta finestra, nascosto alla vista rispetto al tetto della casa di fronte.

Alla fine si distese sulla schiena, nuda e unta di crema solare. Una visione bellissima ed eccitante. Aveva una gamba stesa e una un po’ piegata. Le guardai le tette e poi il pelo della fica. In quel momento pensai quanto il pelo fosse rivelatore, anche a distanza della sua nudità: cioè se uno l’avesse vista, ad esempio da quel tetto, sarebbe stato sicuro che fosse nuda proprio perché le si vedeva il pelo. Se invece fosse stata depilata poteva rimanere il dubbio di un costume di colore simile a quello della pelle, anche perché aveva comunque il segno dell’abbronzatura nonostante le sessioni di tintarella integrale sul terrazzo. Fu un pensiero eccitante.

“Allora?” chiesi io da dentro casa.

Lei si sollevò un attimo, si alzò gli occhiali da sole e guardò verso la casa.

“Oggi sembrano non esserci.” disse alzando le spalle. “Forse hanno finito il lavoro.” aggiunse delusa.

Io sorrisi, confortato nella mia convinzione che fosse stata tutta una sua invenzione.

“E non hai voglia di masturbarti lo stesso? Ti guardo io…”

“Non è la stessa cosa, ma…” si rimise giù e pian piano fece scivolare una mano sul suo corpo fino ad arrivare tra le sue gambe. Dopo qualche minuto cominciò ad ansimare. Con l’altra mano si stringeva una tetta. Io avevo estratto il cazzo e mi segavo.

Ripensai alla scena, a come sarebbe stata se quegli operai fossero stati su quel tetto. L’idea era effettivamente molto più eccitante rispetto al semplice osservare mia moglie toccarsi nuda solo per me. Quasi mi dispiacque di essere l’unico spettatore.

Quel pensiero mi eccitò e non resistetti. Uscii in terrazzo, anche io nudo. Mi misi davanti a lei, che si accorse del mio arrivo per l’ombra che feci su di lei. Mi venne istintivo controllare se effettivamente non ci fosse nessuno sul tetto. Avrei avuto il coraggio di uscire se ci fossero stati? E di fare davanti a degli sconosciuti quello che stavo per fare? Non ebbi tempo di rispondere a questo dubbio, avanzai verso di lei, allargando le gambe e tenendone ognuna ad un lato del lettino.

“Sei proprio una troia…” commentai mentre piegavo le ginocchia per abbassarmi verso di lei e porgerle il mio cazzo verso il suo viso.

“Sì…” mormorò lei prima di prendersi in bocca il mio cazzo, golosamente.

Le tenni la testa spinta contro il lettino e praticamente iniziai a scoparle la bocca con movimenti pelvici, un po’ piegato sulle gambe. Sembrò un modo quasi per punirla, per avere immaginato quelle cose, per avermi fatto credere che fossero vere, per avermi fatto capire che le sarebbe piaciuto che fossero vere e quindi che avrebbe voluto fare la troia con altri.

Lei subì quel mio atto e le piacque subirlo, era evidente. Poi però ad un certo punto volle tornare in controllo della situazione, ristabilire il suo dominio sul mio cazzo, il fatto che quando voleva poteva farmelo venire duro e farmi sborrare. Mi infilò un dito in culo e quella stimolazione, unita al suo sguardo lussurioso, mi fece venire inondandole la bocca.

A orgasmo finito rielaborai i pensieri che avevano girato per la mia testa in quei momenti. Avevo provato un momento di vergogna all’idea che se ci fosse stato qualcuno sul tetto a guardarci avrebbe notato il gesto di lei, il dito in culo, e la reazione mia, l’orgasmo. In una situazione del genere la mia fragile mascolinità avrebbe provato un po’ di vergogna nel mostrarmi penetrato, sebbene solo da un dito, davanti ad altri maschi. La stessa vergogna che avrei provato nel fargli capire che avevo lasciato che potessero ammirare mia moglie nuda senza battere ciglio. Anzi eccitandomi della cosa.

In quel momento avrei sperato che fosse stato tutto vero.

Mi rivestii e mi ripulii mentre invece mia moglie rimase stesa sul lettino, con la faccia sporca di sborra, a prendere il sole. Quando la salutai, informandola che andavo al lavoro, se la stava ancora spalmando sulle tette.

Scesi giù e passai davanti alla buchetta della posta. C’era un foglietto verde, una pubblicità. Lo presi senza pensare e lo infilai nella mia borsa. Arrivai in ufficio, svuotai la borsa e quel foglietto scivolò per terra. Lo raccolsi e per la prima volta lo lessi. Era di una ditta edile. Tra le attività indicate una era stata sottolineata a matita: rifacimento tetti.

Il mio cazzo si indurì all’istante.

4 commenti su “Tu t’intendi di tetti ritinti?”

  1. Mi sono letta il racconto in terrazzo sorseggiando il mio caffè mattutino. Ero con una vestaglietta che non stava chiusa e la mano destra la sotto che non stava ferma. Il mio terrazzo è fortunatamente visibile da altre case attorno e in una di queste c’è un mio fedele ammiratore che stamattina non mancava.

    Grazie ci hai fatti godere entrambi 🙂 Ma dovrò dirlo a mio marito??

    Elena T.

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