Luna di miele

11

La sua fica era calda, gonfia, umida, aperta. Il mio cazzo era rigido, forte, resistente.

Fino a pochi minuti prima ce n’era uno non mio lì dentro e a quello mi venne da pensare. Prima lei stava godendo come non l’avevo mai vista fare, con dentro i cazzi di due sconosciuti. Ora c’era il mio e forse non l’avrebbe fatta godere come i loro. Come potevo competere? Come poteva trovarmi soddisfacente dopo quello che aveva appena passato?

Paranoie maschili, sicuramente, ma tanto bastarono per farmelo ammosciare. Cazzo!

“Che c’è?” chiese lei preoccupata.

“No, niente…” dissi io mentre smadonnavo dentro di me per gli scherzi che mi faceva il mio cervello collegato al mio cazzo.

“Non ti eccito? Dopo quello che ho fatto non ti attiro più?”

“No, no… non sei tu, sono io.”

“No, sicuramente è per quello che ho fatto, ma capisco, far l’amore con la propria moglie sporca di sborra di altri… scusami…”

“No, no… è quello, ma non nel senso che intendi te… cazzo!”

Mi sfilai da lei e, scoraggiato, mi alzai e me ne andai, imprecando contro me stesso. Andai in bagno, mi buttai sotto la doccia, per schiarirmi le idee.

Una moglie sporca di sborra altrui. No, non era quello a inibirmi, anzi. A pensarci era eccitante. Era il senso di inadeguatezza, la paura di non essere più abbastanza per lei, la sensazione che il mio ruolo maschile fosse ormai sminuito.

La ripensai tra di loro. Quanto era bella mentre veniva sbattuta e godeva in modo continuo.

Era umiliante pensare che quelle sensazioni non gliele avrei potute dare e che gliele avevano date altri uomini che lei avrebbe sempre ricordato come i maschi che più l’avevano fatta godere. Era umiliante ma faceva nascere in me un piacere perverso. Era eccitante. Il mio cazzo stava tornando duro. Forse potevo tornare da lei, ma temevo che poi sarebbe stato di nuovo uguale. Meglio prendersi in mano il cazzo e darsi piacere da solo, pensando a lei tra quei due.

Ero lì sotto il getto dell’acqua, con una mano appoggiata alla parete della doccia e l’altra che mi segava il cazzo.

“Che fai?” sentii improvvisamente la voce di lei, che non avevo sentito arrivare in bagno.

“No, niente, scusa.” dissi colpevole. Beccato come un ragazzino a masturbarsi.

“Quindi siamo a questo? Io non ti eccito e preferisci fare da solo?” chiese quasi piangendo.

“No, amore, no. È tutto un problema mio. È solo colpa mia. Tu sei fantastica. Stavo pensando a te.”

“Pensavi a me? E perché ti eccita pensare a me e non fare l’amore con me?”

“Perché non mi sento all’altezza.”

“In che senso?”

“Rispetto a quei due. A come ti hanno trattata quei due. A come ti hanno fatto godere. Ai cazzi che avevano. Come posso io farti godere allo stesso modo. Ormai ti posso solo deludere.”

“No. Non hai capito niente.” disse lei scuotendo la testa rassegnata.

“No?” chiesi speranzoso.

“Girati, lascia fare a me.” mi disse e mi fece girare di nuovo con la faccia contro il muro. Lei venne dietro di me, sotto il getto dell’acqua, e mi abbracciò da dietro. Con una mano mi prese il cazzo, che a quel punto era barzotto, e l’altra la mise sul petto. Si alzò in punta di piedi per potermi parlare vicino all’orecchio e poi proseguì:

“No. Non erano loro a farmi godere. Non erano i loro cazzi. Certo era una sensazione stupenda averli dentro che facevano avanti e indietro. Ma non è quello che mi faceva impazzire. Come non è il tuo cazzo che fa avanti e indietro a farmi godere. Non è quello. Non è solo quello. Eri tu a farmi godere mentre loro mi scopavano. Era la tua presenza. Era il vederti eccitato nel guardarmi mentre ero così troia. Era fare la troia per te. Non è essere troia il bello, è esserlo di fronte al proprio marito, che lo accetta anzi che ti trova bella ed eccitante proprio perché lo sei. È la dimostrazione dell’amore. Loro mi stavano scopando, ma io e te stavamo facendo l’amore. Era quello a rendere tutto incredibile. È facile per voi uomini amare una donna mentre avete il cazzo dentro di lei, ma se un uomo dimostra di amarti mentre hai dentro non uno ma due cazzi di altri uomini, beh, se non è vero amore quello… l’amore unito il sesso mi fa impazzire, tu mi fai impazzire… hai capito, scemo?”

“Anche tu mi fai impazzire…” dissi solo questo mentre il mio cazzo, segato dalla sua mano delicata, schizzava contro il muro rivoli di sborra che subito venivano lavati via dal getto della doccia.

Ci baciammo. Poi la masturbai per ricambiare. Poi spegnemmo la doccia e ci asciugammo. Poi finimmo a letto, abbracciati.

“Bel discorso.” dissi ad un certo punto, mentre avevo riacquistato serenità. “Avresti potuto farlo come promessa di matrimonio, davanti a tutti.”

“Scemo!” disse lei ridendo e dandomi dei colpi con le mani.

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