Luna di miele

7

“Grazie… ti amo…”

La bocca aperta dal piacere. Negli occhi uno sguardo di amore. Ricorderò sempre quell’espressione mentre la mia sposa da pochi giorni si sentiva allargare la fica da quel cazzo imponente.

Non avevo dato l’ok. Ma non li avevo neanche fermati.

L’ignavia è un peccato tanto quanto la lussuria. La mia complicità si realizzò in quel modo. Inerme il mio cazzo e inerme io di fronte ad uno che si stava scopando mia moglie.

“Ma ti piace?” chiese lei tra un affondo e l’altro del ragazzo “Ti stai eccitando?”

“Sì, mi piace.”

“Ti sta venendo duro, allora?”

“No, ancora no.” dissi guardando sconsolato il salsicciotto moscio fra le mie gambe.

“Allora non ti piace…” disse lei dispiaciuta e a quel punto forse sul punto di interrompere tutto.

“Tranquilla. Tu goditela. Mi piace, mi piace.” detto questo mi avvicinai a lei e la baciai dolcemente.

Era vero che mi piaceva? Sì e no. Era bello vederla persa nel piacere, sopraffatta dalla lussuria, anche se non ero io a provocare quelle reazioni. Allo stesso tempo mi faceva rabbia. Ero incazzato con me stesso e per certi versi avrei voluto che anche lei e lui subissero la mia inadeguatezza.

“Vieni qua, provo di nuovo a succhiartelo.” disse lei premurosa, preoccupandosi di far provare piacere anche a me.

Ci provai. Gli porsi ad altezza bocca il mio cazzetto molle. Lei allungò il collo e tirò fuori la lingua ma non riuscì nell’intento. Nel senso che praticamente non riuscì proprio a prenderlo in bocca se non per pochi secondi. Per tutto il resto del tempo veniva sballottata dai colpi del ragazzo oppure era distratta dai propri orgasmi che si susseguivano e la facevano tremare e le facevano perdere la cognizione di quello che stava facendo. Persa nelle ondate di piacere si dimenticò presto dei suoi tentativi di rianimazione nei miei confronti.

Poi finalmente venne anche lui, crollandole addosso.

Rimasero così, stesi sul letto ansimanti a occhi chiusi, lui parzialmente sopra di lei.

Io mi allontanai, senza dire niente. Uscii dalla camera, nudo com’ero, e mi sedetti su una poltroncina del patio che dava verso la spiaggia. Guardai il mio cazzo, sempre sgonfio.

“Vaffanculo!” gli dissi con rabbia.

Passarono alcuni minuti in cui mi godetti l’aria fresca e la luminosità del tramonto, senza pensare ad altro. Poi sentii dei rumori provenire da dentro.

Prima un parlottare, poi qualche ansimo, dei gemiti leggeri. Dei rumori di mano aperta che colpisce la carne. Altri gemiti. Sempre più forti. Dei fuck. Dei sì, urlati. Delle invocazioni al divino. Delle urla, di piacere. Forti, più di quelle che c’erano state negli ultimi giorni all’interno di quella stanza.

Chissà se fosse passato qualcuno sulla riva del mare, se avrebbe sentito da lontano quelle urla. E se avesse guardato magari mi avrebbe anche visto, seduto fuori, e avrebbe capito che non ero io quello da elogiare per far godere in quel modo una donna.

Stava godendo di nuovo. Di nuovo senza di me. Questa volta senza neanche provare a coinvolgermi. Ero incazzato, ma guardai in basso il mio cazzo.

“Fanculo! Adesso ti svegli?” dissi rabbioso “E fanculo, troia!” aggiunsi nei confronti della causa di quella eccitazione tardiva, senza sapere che a fare in culo ci stava andando proprio in quel momento.

Non volli guardare, non volli tornare dentro. Non volevo dar loro questa soddisfazione. Che godessero per conto loro. E io per conto mio. Iniziai a segarmi, cullato dalle grida e dai gemiti di mia moglie.

Che troia che era. Che bello sentirla godere. Come era stato bello guardarla mentre veniva scopata. Così troia che non aveva resistito ad infrangere le regole che ci eravamo dati, a non farsi scopare da quel ragazzo. Così impudica da farlo davanti a me e così infoiata da farlo anche se io non c’ero, in quel rapporto a tre in cui ero diventato a malapena uno spettatore.

Durarono meno, ma godettero di più a giudicare dalla rumorosità dei loro orgasmi. Quasi mi dispiacque che avessero finito. Io mi stavo godendo una bella sega ascoltando la mia donna che godeva. Decisi però di non interromperla, adesso che ero bello eccitato e col cazzo durissimo. Usando la mia mano riuscivo a controllare bene l’incipiente orgasmo e potevo durare quanto volevo a cazzo duro. Quasi come fosse una rivincita per la mia defaillance di prima.

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