Luna di miele

8

“Ah sei eccitato adesso.” commentò mia moglie con tono neutro. Non l’avevo sentita arrivare, era uscita anche lei sul patio. Nuda e sporca di sborra sui seni.

“Sì.” risposi con tono quasi di sfida, senza interrompere la sega.

“Mi sei mancato, lì dentro.” disse facendo un cenno verso l’interno della camera.

“Non si direbbe, a sentire da quanto urlavi.” dissi freddamente.

“Volevo farmi sentire. Speravo che rientrassi.”

“Ma intanto non hai rinunciato a farti scopare anche se non c’ero.”

“Non ho resistito. Era di nuovo duro, lui.” frecciatina malvagia. “E avevo ancora voglia. E mi aspettavo che tu tornassi. Magari pronto a partecipare.”

“E invece no.”

“Perché?”

“Perché mi sono sentito escluso. Mi sono sentito inadeguato. Non all’altezza. Tu avevi lui, che è meglio di me, ti fa godere di più.”

“Ma cosa dici? Mi fa godere perché ci sei tu, perché è un nostro gioco erotico.”

“O invece ti fa godere perché ha il cazzo più grosso e duro?” puntai verso di lei il mio.

“Non hai capito nulla.”

“Allora spiegami perché hai voluto uno come lui per farlo in tre. Uno bello come un attore e prestante come un atleta.”

“Perché lui è solo quello. Lui è solo un corpo per noi. Lui è il nostro giocattolo erotico. Noi siamo la coppia, noi ci amiamo, noi abbiamo complicità, noi abbiamo la fantasia erotica. E tu sei il mio uomo, sei mio marito adesso. Quindi per me meglio di te non c’è nessuno. Non potevo introdurre un terzo tra di noi che non fosse sotto qualche aspetto a te superiore, non avrebbe avuto senso. Non avrei avuto alcun interesse verso di lui. A te sarebbe piaciuto vedermi insieme a uno qualunque?”

Riflettei. Aveva ragione. O meglio non potevo sindacare sul modo che aveva di vivere questa fantasia erotica. Se si fosse trattato di farlo in tre con una donna avrei anche io avuto delle pretese sulla scelta della donna. E forse anche io avrei voluto qualcuna che avesse qualcosa di diverso da lei, anche qualcosa in più.

Lei si sedette a cavalcioni delle mie gambe. Con una mano mi afferrò il polso.

“Smettila di segarti. Scopami.”

“Devo scoparti o dobbiamo fare l’amore?” le chiesi provocatorio.

“L’amore lo abbiamo già fatto.” rispose sibillina.

“Ah sì? E quando?”

“Prima, mentre era lui a scoparmi. E tu guardavi o ascoltavi.”

“Era fare l’amore, quello?”

“Come lo chiameresti? Cos’altro, se non l’amore, ti farebbe accettare di assistere mentre un altro mi scopa davanti a te. O ti farebbe venire il cazzo duro solo ad ascoltarmi mentre un altro mi incula.”

Mentre diceva così si stava impalando sul mio cazzo.

“Incula?”

“Sì.” sentii un brivido di eccitazione aggiuntiva.

“Come ti ha preso?”

“Come sono adesso con te. Io sopra. Lui steso. Solo che l’ho spostato nel buco dietro.”

“Quindi hai fatto tutto tu?” chiesi ed ebbi una scarica di gelosia. Era stata lei a voler subito scopare di nuovo. Anche se io non c’era. Gli era salita sopra e aveva probabilmente accelerato il suo riprendersi dall’amplesso precedente. E non contenta se lo era puntato nel buco del culo. Eravamo partiti che lei doveva solo fare sesso orale con lui e invece lo aveva baciato in bocca, poi si era fatta scopare e poi perfino inculare. Durante quella vacanza piena di sesso come mai prima, mi aveva concesso soltanto una volta l’ingresso posteriore. A quel ragazzo, quel giocattolo erotico, come lo aveva definito, era bastata mezz’ora.

Non mi rispose. Aveva iniziato a fare su e giù sul mio cazzo. I nostri petti aderivano l’uno contro l’altro e il suo seno sporco spalmava la sborra di cui era ricoperto sul mio.

Venni dentro di lei.

“Tu hai goduto?” le chiesi poco dopo, avendo l’impressione che lei non fosse vicina ad un orgasmo.

“No, ma non importa. Stavamo facendo l’amore, non è importante l’orgasmo.”

“Non ti stavo scopando?”

“No, ci stavamo amando, ed è bello così.”

Si alzò, sfilandosi da me. Dalla sua fica colò giù qualche goccia biancastra.

“Dove vai?” le chiesi, un po’ smarrito.

“Torno dentro.”

“Da lui?”

“Sì. Tu vieni?”

“No, per ora no.” risposi istintivamente.

Le guardai il culo mentre rientrava saltellando felice sulle punte.

Passò qualche minuto di silenzio. Stupito di non sentire nulla mi decisi a rientrare. Sul letto non c’erano. Sentii il rumore della doccia. Andai in bagno.

Erano lì, sotto il getto dell’acqua. Lei inginocchiata, lui con le mani incrociate dietro la nuca e la schiena inarcata un po’ all’indietro. Gli stava succhiando il cazzo.

Entrai anche io nello spazio della doccia e mi affiancai a loro. Mia moglie sembrò contenta del mio arrivo e subito mi prese il cazzo in mano, poi se lo portò alla bocca, poi tornò a quello di lui e così via.

I nostri due cazzi erano vicini, a diretto confronto, ma in quel momento anche il mio era rigido e prestante e non mi sentivo più inadeguato. Lo guardai e gli sorrisi. Lui fece il gesto di darmi un cinque.

Mia moglie provò ad avvicinare i due cazzi il più possibile, per averli a portata di lingua e labbra contemporaneamente. Le cappelle finirono inevitabilmente a sfregare fra loro. Fu strano e fu piacevole. Ma ancora più piacevole dovette esserlo per mia moglie che si fermò ad ammirare i due membri maschili a contatto fra loro. Li strinse tra loro e le sue mani, facendo in modo che venissero a contatto con tutta l’asta. Mi guardò negli occhi, divertita, come se avesse appena scartato un regalo, come se avesse scoperto un nuovo gioco. Ci segò a due mani, cazzo contro cazzo.

La perversione letta nello sguardo di mia moglie mi fece sborrare di nuovo mentre lui non lo fece. Quella cosa mi fece ripiombare nella sensazione di inferiorità e inadeguatezza. Era come se avessi perso un duello. Cazzi incrociati come delle spade, e lo zampillo di sborra, invece del sangue era stato il mio. Mi allontanai sconfitto mentre a fare sborrare lui per l’ultima volta ci pensava mia moglie, usando stavolta le tette, con una bella spagnola in ginocchio nella doccia.

10 commenti su “Luna di miele”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna in alto