Schizzi d’arte erotica.
Pioveva e la fila usciva dalla libreria. Mi riparavo con l’ombrello ma la mia preoccupazione era che non si bagnasse l’albo che avevo appena comprato e che aspettavo paziente di farmi firmare dall’autore. Lui era un fumettista francese, Sermain, specializzato in fumetti erotici. Era il mio preferito, per la perfezione con cui disegnava donne sensualissime e totalmente rispecchianti i miei personali canoni di bellezza e per le vicende altamente perverse dentro alle quali le inseriva.
Attesi pazientemente il mio turno, insieme ad altri appassionati del maestro, per lo più uomini ma anche qualche donna. Finalmente arrivai al tavolo dove Sermain, un uomo austero intorno ai sessanta, firmava il suo ultimo capolavoro. Mi chiese il nome a cui doveva dedicarlo. Gli dissi il mio e quello della mia ragazza. Poi, vincendo l’emozione, usai il mio francese scolastico per fargli una domanda che mi ero preparato.
“Maestro, permette una domanda? Forse è una cosa che le hanno già chiesto e che le chiedono sempre, ma volevo sapere: dove prende ispirazione per disegnare donne così perfette? Ha una musa? È una donna specifica o è una donna ideale, frutto della sua mente?”
Lui mi guardò. Sembrò riflettere sulla mia domanda o forse doveva solo comprenderla meglio a causa del mio francese imperfetto.
“Non è una singola donna.” mi rispose poco dopo con voce profonda. “Sono tante donne. Qualcosa di una, qualcosa di un’altra. È un archetipo. Un ideale.”
“Ah, grazie, grazie.” risposi trafelato, soddisfatto della risposta e felice che mi avesse dato retta.
Non uscii subito dalla libreria, dopo la firma. Aprii l’albo e guardai la firma, poi lo sfogliai ammirando estasiato i disegni erotici che conteneva. Mi eccitai, come sempre di fronte alle sue opere. Decisi in quel momento di osare di più. Non potevo farlo mentre dietro di me c’era la fila di appassionati che aspettava la firma, ma il fatto che lui avesse risposto alla mia domanda mi aveva dato il coraggio di passare alla seconda parte del mio piano. Mi misi fuori dalla libreria, ad aspettare che l’evento di firmacopie finisse.
Era sera tardi quando la libreria chiuse per quell’evento speciale e l’autore uscì. Quasi non lo riconoscevo sotto a cappotto, cappello e sciarpa. Si fermò un attimo a salutarsi con il proprietario della libreria e poi si incamminò, per fortuna proprio nella mia direzione. Vinsi la timidezza e lo fermai.
“Buonasera, si ricorda di me. Sono quello che le ha fatto la domanda sulla sua donna-archetipo.”
Mi guardò stupito. Si ricordava della domanda, ma non di me, intuii. Per lui ero stato uno dei tanti, anonimo come tutti. Non gli lasciai tempo di liberarsi di me e lo travolsi con il resto delle parole che volevo dirgli. Mi ero preparato il discorso per settimane. Da quando sapevo di quell’evento.
“Sa, lei per me è un mito, adoro tutte le sue opere, adoro i suoi disegni, adoro le sue donne. Per me rappresentano l’ideale di donna, dal punto di vista estetico. E volevo innanzitutto ringraziarla, anche perché con in testa la sua donna ideal o meglio l’ideale che lei ha aiutato a far germogliare in me, io ho trovato la mia ragazza e mi sono innamorato di lei. Me ne sono innamorato perché lei sembra disegnata da lei. Per me lei è perfetta e volevo fargliela vedere, per sapere se era d’accordo con me. Per quello le ho chiesto se le sue donne erano ispirate ad una donna vera. Per me sì, è la mia ragazza.”
Sermain rimase un po’ interdetto da quelle mie parole, dette peraltro in un francese non perfetto per la complessità del discorso. Sulle prime credo che mi considerò nient’altro che uno scocciatore, ma non gli diedi tempo di imbastire una risposta per svicolare.
“Vuole vederla? Vorrei fargliela vedere. Così mi dice se ho ragione a considerarla come se fosse una sua creatura o no.”
Tirai fuori il telefono, aprii la galleria delle foto che già avevo preparato e glielo passai. Colsi in lui un cambio di espressione. Passai dall’essere un fan scocciatore a un fan scocciatore che però gli aveva messo sotto il naso delle foto di una bella ragazza nuda.
Ne scorse tante. Su alcune si soffermò. Le avevo composte in modo che ci fossero le foto della mia ragazza accanto ai sui disegni ai quale mi ero ispirato per scattarle. Capii che rimase colpito dalla somiglianza. Le foto sembravano la trasposizione in realtà dei suoi disegni. I suoi disegni fatti carne.
“Sì, complimenti, devo dire che la sua ragazza sembra veramente molto somigliante ai miei disegni.” rispose ed io mi sentii orgoglioso.
“Ha mai visto una ragazza così vicina al suo archetipo?”
“Forse no, ma qui è proprio fotografata in modo che assomigli ai miei disegni. Non per sminuirla, sono sicuro che la sua ragazza è bellissima e somigliante ai miei disegni. Ma quelli sono disegni. Non devono avere per forza una corrispondenza con la realtà.”
“Vuole vederla?” gli risposi incalzante.
“L’ho vista, l’ho vista.” disse restituendomi il telefono.
“No, intendo dal vivo. Mi piacerebbe farla posare per lei. Sarebbe il mio sogno che si avvera. La prego.”
Vidi che esitava. Probabilmente era rimasto colpito dalla somiglianza più di quello che voleva dare a vedere. La mia offerta lo tentava, anche solo per la curiosità di quanto fossero state artefatte quelle foto. Rilanciai.
“Vorrei che venisse a casa nostra. Lei ci aspetta là. Già nuda o seminuda. Potrebbe posare per lei, anche solo uno schizzo. Potrà vedere dal vivo quanto la mia ragazza sembra una sua opera d’arte.”
Indugiò. Era combattuto. Forse non si fidava del tutto di un tipo strano come ero io. Era comprensibile. Ma alla fine vinse la sua curiosità verso l’aspetto erotico della vicenda. D’altronde era un artista che dimostrava di avere una mente perversa.
Chiamai un taxi e quando fummo in viaggio verso casa nostra telefonai alla mia ragazza. Parlai in francese, lei lo conosceva meglio di me e in quel modo Sermain mi avrebbe capito mentre il tassista forse no.
“Ciao amore, stiamo arrivando… Sì c’è anche lui… Gli ho mostrato le tue foto… Gli sono piaciute, sì ha detto che assomigli molto ai suoi disegni… Fra poco arriviamo così ti potrà vedere dal vivo, poi vediamo se ci farà l’onore di farti posare per lui, per uno schizzo… Tu come sei? Come ci accogli?… No, svestiti… Sì già nuda o quasi… Ok, tacchi e autoreggenti vanno benissimo, come in certi suoi disegni… Dai, cinque minuti e siamo lì.”
Chiusi la telefonata e lo guardai. Mi osservava con un sorriso sornione.
“Siete una coppia interessante.” mi disse.
“Sì, la mia fidanzata all’inizio era un po’ gelosa dei suoi fumetti e si offendeva un po’ che io la paragonassi a loro. Poi ha imparato anche lei ad apprezzare le sue opere. All’inizio le considerava troppo volgari, come fosse porno. Poi ha capito che invece era erotismo e anche i disegni più spinti erano arte. Ora è anche lei una sua fan ed è orgogliosa che io la considero l’incarnazione delle sue opere. La trovo a volte che si masturba alternando il suo sguardo tra un suo albo aperto davanti a lei e la sua immagine allo specchio.”
“Interessante. Sarebbe un bel soggetto per un disegno.”
“Oh. Grazie.” risposi mentre ero eccitato dalla situazione.
“E, mi dica, la sua ragazza è solo la rappresentazione dei miei disegni o, se capisce cosa intendo, li interpreta anche nel loro spirito trasgressivo?”
“Vuole dire se è porca come le donne che lei disegna?”
“Volevo essere elegante, ma sì, intendevo quello.”
“Allora, la risposta sincera è no. Però sta migliorando. Lei stessa vorrebbe riuscirci di più ad essere come le sue eroine. Anche io lo vorrei. C’è una cosa, soprattutto, che da un lato la attira ma dall’altro non riesce ad entrare nel personaggio.”
“E sarebbe?”
“Beh, tutte le volte, e per mio grande piacere per fortuna sono tante, che nei suoi disegni è raffigurato un rapporto anale. La fa impazzire, la eccita, ma poi quando è il momento non ha il coraggio di provare, le viene paura.”
“Capisco.”
Arrivammo a destinazione. Quando scesi dal taxi il tassista mi guardò in modo strano. Probabilmente era riuscito a cogliere qualcosa dalla conversazione ma non conoscendo il francese non era sicuro di cosa avesse ascoltato.
Entrammo in casa e la mia ragazza ci accolse più splendida che mai. Nuda a parte scarpe e calze fino a metà coscia. Sermain la baciò sulle guance. Poi la ammirò facendole fare un giro su se stessa.
“Ancora meglio che in foto.” commentò e lei quasi arrossì per il complimento. Io mi sistemai il cazzo che non ce la faceva più a restare compresso nei pantaloni.
“Allora, ci fa l’onore di farmi posare per lei?” chiese lei, sfacciata, girando il culo verso di lui e aprendoselo un po’ con le mani. Una posa tipica dei disegni del maestro.
“Sì, certo.” rispose lui.
Si fece dare una semplice penna biro e volle uno dei suoi albi, uno di quelli con solo gli schizzi, senza storie. In quelle pagine c’erano ampi spazi bianchi e lui ne riempì qualcuno con disegni rapidi che coglievano alla perfezione le forme della mia ragazza. La fece mettere in varie posizioni, sia oscene che eleganti. Ammirai estasiato l’arte della creazione con pochi tratti rapidi di un disegni che avrebbero accompagnato le mie masturbazioni per anni.
“La eccito, maestro?” chiese la mia ragazza sempre più priva di inibizioni.
“Spero che si capisca dai miei disegni.” rispose lui alzandosi e portando da lei l’album per farle vedere cosa aveva schizzato: il culo di lei aperto con un cazzo appoggiato ad una chiappa.
“Mmh.” mugolò lei toccandosi esplicitamente davanti a noi. “A questo proposito vorrei chiederle una cosa.”
Ebbi un brivido perché sapevo cosa gli avrebbe chiesto. La serata stava prendendo una piega che avevamo solo immaginato nelle nostre fantasie più spinte.
“So che il mio ragazzo le ha chiesto se le donne che disegna sono ispirata ad una donna vera o se sono frutto solo di fantasia. Io avrei un’altra curiosità. Mi sono sempre chiesta se i membri maschili che disegna sono una raffigurazione del suo o se sono anche quelli di fantasia. Devo dirglielo, sono i cazzi più belli che abbia mai visto, mi sciolgo davanti a loro. Sogno di trovarmene uno così di fronte. Vorrei che quello del mio ragazzo vi si avvicinasse. Così possenti, rigidi, venosi.”
“Farebbe di tutto per un cazzo così?” le chiese sfogliando l’albo fino al disegno che cercava: un cazzo in primo piano che sborrava sulla faccia della donna.
“Sì.” rispose lei ansimante ma senza esitazioni.
“Mi ha detto il suo ragazzo che lei ha un problema nell’interpretare alcuni miei disegni. Che vorrebbe farlo ma non riesce.” sfogliò ancora l’albo fino ad un disegno di una donna piegata in avanti, col culo tenuto spalancato con le mani e l’ano così invitante che sembrava pulsare.
“Sì.” rispose la mia ragazza mentre cercava di assumere quella stessa posizione.
L’artista appoggiò l’albo e fece un mezzo passo indietro. Per ammirarla meglio. Io feci più di un passo verso di loro, per lo stesso motivo. Iniziò a slacciarsi i pantaloni, mostrando le mutande tese da una erezione potente. Si abbassò anche quelle.
“Amore, dimmi com’è? È il cazzo dei disegni?” mi chiese lei senza girarsi a guardare avendo capito cosa era successo.
Io lo guardai. Deglutii nervoso. Dovevo ammettere che quei cazzi disegnati avevano sempre affascinato anche me che pure mi consideravo etero. Ma la maestria con cui erano raffigurati li rendeva irresistibili.
“È lui.” dissi solo.
“Hai un preservativo? E del lubrificante?” mi disse lui con me.
“Sì, certo.” dissi io andando via trafelato, quasi scusandomi che non ci avessi pensato prima da solo.
Quando tornai nel salotto la mia ragazza si era girata e da inginocchiata osservava da vicino il cazzo di quell’uomo col doppio dei suoi anni, leccandolo e strusciandoselo contro la faccia.
“Ecco.” dissi io trionfante porgendo preservativi e lubrificante.
La mia ragazza si rimise in posizione. Lui prese un preservativo e fece per indossarlo.
“Preparala tu.” mi disse lasciandomi in mano il lubrificante.
Mentre mi ungevo le dita e le portavo contro l’ano della mia ragazza mi venne in mente uno dei suoi disegni che raffigurava proprio quello: un uomo che ungeva il buco del culo di quella che sembrava essere la propria donna in modo che l’altro uomo raffigurato potesse sodomizzarla. In quel momento mi resi conto quanto di disegni di Sermain avessero contribuito a modellare anche le mie fantasie erotiche. Non erano solo disegni che mostravano bei corpi per appagare la vista. Ti entravano dentro. O meglio tu entravi dentro a loro sperando di riviverli.
La prese con sicurezza e decisione. Lei si lasciò prendere con piacere senza esitazione.
Ad un certo punto lui si fermò. Cazzo piantato nel culo a metà lunghezza. Immobile. Presi un altro dei suoi albi. Cercai un disegno e lo confrontai con quello che stavo vedendo. Il culo perfetto spalancato da quel cazzo nodoso. La realtà si confondeva con l’arte.
“Oddio! È bellissimo!” urlò lei.
“Lei è bellissima.” rispose lui. “Lei è l’archetipo.”
Henry dimmi la verità, mentre scrivevi ti ho ispirata un pochetto con le mie foto che mi ritraggono il viso colmo di sperma? Se la risposta è no allora dovrò provvedere quanto prima 😂
Nel caso tu sia bravo a schizzare oltre che a scrivere potrei fare da modella.. 😵💕
Elena T.
Nel dubbio puoi provvedere.
Se fossi bravo a disegnare tutti i miei racconti sarebbero stati in realtà storie a fumetti.
O forse tu intendevi fare da modella per schizzare nell’altro senso?
Sii , aiutare a fare inculare, con un cazzone nodoso e grosso, il culo della tua mogliettina, che ti chiede amorevolmente di baciarla in bocca.. Questo è vero amore ❤️