Ricatto

Entrammo nell’ufficio di un importante avvocato della capitale. Io ero vestita in una maniera che la maggior parte degli uomini avrebbe definito sexy ma aggressiva. Tacco a spillo, calze, gonna attillata al ginocchio con lo spacco, camicia e giacca. Mio marito nel classico completo da uomo.

“Buongiorno sottosegretaria, buongiorno onorevole.” l’avvocato era educato ai limiti dell’untuoso. Si vedeva che ci sapeva fare con la gente importante.

“Buongiorno avvocato.”

Un breve preambolo. Due scambi di parole su argomenti inutili. Convenevoli necessari.

“Se non le dispiace, avvocato, io vorrei venire subito al punto, al perché ci ha convocato da lei con tanta urgenza e mistero.” dissi io, imponendo la mia autorità.

“Certo. Verrò subito al dunque. Capisco che siate molto impegnati ma come vi ho fatto anticipare si tratta di una questione molto delicata, che va trattata con massimo riserbo ma anche con solerzia.”

“Ci dica.”

“Bene, innanzitutto ci tengo a sottolineare il fatto che io sono qui in qualità di semplice portavoce, di ambasciatore diciamo.”

“Non vuol portare pena, quindi.”

“Esattamente. Io sono stato contattato da persone di cui non posso fare i nomi e quando dico non posso non è solo per discrezione professionale ma proprio perché non li conosco neanche io. Queste persone mi hanno fatto recapitare un documento visivo che ritengono sia di vostro interesse. O meglio ritengono che sia di vostro interesse che non venga diffuso.”

Un brivido mi percorse la schiena. Con la coda dell’occhio vidi in mio marito la stessa reazione. Entrambi avevamo sicuramente un sospetto simile sul contenuto di questo video.

“Questo documento visivo è in suo possesso?”

“Sì.”

“Ha intenzione di mostrarcelo?”

“Credo sia la cosa migliore, per comprendere meglio il resto della questione.”

Prese il suo portatile, fece qualche clic col mouse e poi girò lo schermo verso di noi. Sul monitor c’era l’inquadratura di una stanza di un hotel. Una stanza uguale a tante altre, ma la riconobbi subito. Il volto di mio marito si rabbuiò.

Le immagini andarono avanti, velocizzate da tagli. In quella stanza comparì della gente. Due di quelle persone eravamo io e mio marito. Ci si vedeva bene, eravamo perfettamente riconoscibili. Le altre tre persone erano uomini. Uno più anziano e due più giovani e di colore.

“Ok. Penso possa bastare.” disse mio marito, turbato.

“Se mi permette, onorevole, vorrei che foste sicuri dell’intero contenuto del video, dura pochi minuti, ma per affrontare il resto della conversazione credo sia opportuno che sappiate bene cosa si vede.”

“Se permette, avvocato, ho ben presente cosa si vedrà nel resto del video.” disse alterato.

“Guardi, come vuole, ma…”

“Ha ragione l’avvocato.” intervenni io. “Guardiamolo tutto.”

“Ma…” mio marito mi guardò quasi con rabbia.

Il video proseguiva. C’erano diversi tagli ma vi era rappresentato bene tutto quello che era successo. Mi si vedeva nuda. Mi si vedeva scopata da uno dei tre. Poi da un altro e dall’altro ancora. Mi si vedeva mentre prendevo in bocca uno dei cazzi neri mentre l’altro mi scopava da dietro. Si vedeva mio marito che intanto, nudo anche lui, si inginocchiava a succhiare il terzo uomo. Poi c’ero io, presa da tutti e tre contemporaneamente, nei tre buchi disponibili e mio marito lì a fianco che si segava guardandoci. Si vedevano i tre uomini andare via e poi mio marito che leccava il mio corpo, ripulendolo dai residui del sesso appena consumato.

Mio marito smise di guardarlo. Si mise le mani sul volto. Si alzò e guardò fuori dalla finestra. Provò a interromperlo più volte. Io lo fermai.

Capivo bene la gravità della situazione e l’umiliazione a cui eravamo sottoposti, ma il rivedermi in quel modo, il risvegliarsi nella memoria delle sensazioni provate in quella serata mi eccitarono anche molto. Con le gambe strette e accavallate, seduta in punta di sedia, muovendomi leggermente per generare un piccolo sfregamento, arrivai quasi ad un orgasmo silenzioso.

“Si è eccitato a guardalo, avvocato?” gli chiesi appena il video terminò. Lui rimase spiazzato dall’audacia di una domanda indicibile e inaspettata.

“Come?” farfugliò.

“Le ho chiesto se si è eccitato quando lo ha guardato dopo che queste persone glielo hanno consegnato. Lo può dire tranquillamente.”

“Ma, veramente, non credo sia questo il tema di cui occup…”

“Voglio saperlo, avvocato. Mi sembra normale che si possa essere eccitato. Anzi mi sentirei quasi offesa se questa visione non le avesse scatenato quella reazione perfettamente umana…”

“Beh, sì, certo, ovviamente sono fatto di carne anche io ma non vedo questo cosa c’entri con…”

“È eccitato anche in questo momento, avvocato?” mi alzai e mi chinai verso di lui, come per sbirciare oltre la scrivania per vedere se i suoi pantaloni presentavano un rigonfiamento. Lui accaldato e nervoso prese il portatile, chiuse con violenza lo schermo e se lo prese in grembo, come a nascondersi.

Sembrava più imbarazzato di noi. Sicuramente lo era più di me, forse non più di mio marito che in realtà era più sul disperato.

“Smettila.” intervenne mio marito con me. “Non è un gioco. Te l’ho sempre detto, due persone nella nostra posizione… ma tu sei una troia e non c’è niente che ti ferma… ecco, vedi dove ci ha portato la tua ninfomania… ci dica avvocato, cosa cazzo vuole questa gente? Vuole dei soldi? Quanti?”

“Calmati, amore.” cercai di placarlo.

“Amore, un cazzo!” sbatté per terra dei documenti che erano sulla scrivania e si incamminò nervoso verso la finestra, per placare le sue escandescenze.

“Allora, avvocato, qual è la richiesta di queste persone per non diffondere il video? Penso si tratti di questo, no?”

“Sì, la questione è questa, ma non si tratta di soldi. E per voi è paradossalmente un bene che non si tratti di soldi.”

“Cosa vuol dire?”

“Ci pensi, se fossero soldi voi glieli dareste e in cambio cosa avreste? Ad andar bene una promessa di cancellazione di tutte le copie del video, ad andar male una promessa di non diffusione e poi? Questa richiesta potrebbe essere ripetuta, la minaccia non finirebbe mai.”

“Ma sarebbe un reato. Compirebbero un reato!” urlò mio marito.

“Credo che questo lo abbiano già messo in conto e avranno preso le dovute precauzioni e non li spaventa, giusto, avvocato?”

“Giusto.”

“E quindi cosa vogliono che può essere meglio per noi che pagare?”

“Non ho detto che sia meglio per voi. Ma almeno è qualcosa che fa scomparire la minaccia.”

“Cioè?”

“Le vostre dimissioni.”

Mio marito imprecò.

“Dunque è una cosa politica.” commentai io, più fredda di quel che mi sarei aspettata io stessa.

“Pensateci. Dopo quelle non avrebbero più in mano niente per ricattarvi.”

“Ma per noi sarebbe la fine della carriera.”

“Lo sarebbe comunque, se quel video girasse, no?”

“Non è detto…” provai a pensare a possibili soluzioni alternative.

“Come non è detto, cazzo!” intervenne mio marito. “Ma ci pensi? Una sottosegretaria che fa la puttana e si fa scopare da tre cazzi contemporaneamente! Ma dove cazzo vivi? E io? Io cazzo. Eletto in quanto rappresentante di un partito cattolico. Con entrature in Vaticano. Entrature, cazzo. Come quelle davanti a cui mi sego nel video, perché mi eccito a vedere quella troia di mia moglie scopata… Proprio da buon cattolico. E si vede che succhio pure un cazzo…”

“Quello secondo me le tue entrature lo apprezzerebbero…”

“Ma fai pure la spiritosa? Siamo di fronte alla nostra fine e tu fai le battutine sui preti che sono froci? Ma poi non è niente questo, cazzo… La mia immagine di uomo virile, di maschio, in un partito contrario ai matrimoni gay… e i neri, cazzo, i neri… li volevi neri, perché ti eccitavano neri, troia! Tu e i loro cazzi neri.”

“Eccitavano anche te veramente…” mi difesi.

“Sì, eccitavano anche me, è vero. Ma vallo spiegare ai miei elettori che mi hanno votato perché non vogliono immigrati. Che gli dico? No agli immigrati a meno che non si scopino mia moglie… ma vaffanculo, cazzo, è la fine… è la fine, cazzo…”

Se ne uscì dallo studio dell’avvocato, incazzato, disperato e completamente umiliato. Mi dispiaceva per lui, mi dispiaceva vederlo così. Ma di fronte ai problemi qualcuno deve mantenere la calma. E quel qualcuno ero io. L’avvocato mi sembrò stranamente soddisfatto dalla reazione di mio marito, quasi compiaciuto.

Discussi con l’avvocato. Presi del tempo, per decidere. Pensavo che ci fosse ancora un modo non dico per recuperare la situazione ma per gestire il danno.

“Adesso che non c’è mio marito me lo può dire: era eccitato prima?”

“Ehm… come ho detto sono fatto di carne… e lei è una donna incredibilmente…”

“Incredibilmente cosa?”

“Sensuale. Anche come ha reagito, come sta gestendo la situazione… Come gestiva quei tre uomini… anche in una situazione di totale sopraffazione sembra sempre in controllo…”

“È di nuovo eccitato?”

“Sì.”

“Mi faccia vedere.”

Sfiorai i pantaloni con un dito, fissandolo negli occhi e avvicinandomi. Poi guardai in basso e vidi una macchia di umido.


Passò una settimana durante la quale con mio marito non feci altro che litigare. Volevo affrontare con lui il problema e capire come muoverci ma lui perdeva subito la calma e iniziava ad accusarmi. Come se la colpa della nostra vita sessuale non convenzionale fosse solo mia quando invece era stato lui a spingere per iniziare quelle pratiche. In seguito ci avevo preso gusto e forse ero stata io a trascinarlo verso esplorazioni sempre più audaci, ma lui aveva sempre assecondato e incoraggiato le mie voglie, perché era quello che voleva anche lui. Visti i nostri ruoli era sempre stato difficile ma avevamo imparato a muoverci e quegli incontri li facevamo all’estero dove non ci conosceva nessuno. Ma evidentemente non era bastato. In qualche modo qualcuno lo aveva scoperto e ci aveva teso una trappola. Non credo che gli uomini coinvolti nella scopata fossero complici né a conoscenza della telecamera nascosta. Più probabile che la complicità fosse da cercare nell’hotel.

Fissai un incontro con l’avvocato, per comunicargli le nostre decisioni. Anzi la mia decisione. Mio marito si era chiuso in uno stato di rassegnazione. Per lui era ovvio che ci saremmo dimessi e sarebbe finita lì e avremmo dovuto reinventarci in qualche modo. Io non ne ero così sicura.

“È da sola?” mi chiese l’avvocato, con un tono meno compiaciuto di quello che mi sarei aspettata.

“Sì. Ma sono qui a nome di entrambi.”

“Bene. Siete giunti ad una decisione che posso comunicare a queste persone?”

“Sì. Ma prima mi tolga una curiosità.”

“Mi dica.” rispose incominciando ad essere un po’ nervoso.

“Quante volte si è riguardato il nostro video?” mi alzai mentre glielo chiedevo, andandomi ad appoggiare alla sua scrivania con fare seduttivo.

“Cosa? No, ma che importanza ha?”

“Nessuna importanza, ma sono curiosa. Sa, al di là della gravità del fatto di essere filmata di nascosto e poi ricattata, devo ammettere che mi è piaciuto rivedermi in quel video. E dunque mi immagino che ad un uomo come lei possa piacere guardare quel video… guardarlo e riguardarlo… e masturbarsi nel mentre…”

“Ma… cosa dice?”

“Non è così?” mi avvicinai ulteriormente a lui. Ero vestita come la volta precedente, ma più scollata.

“Beh…”

“Mi dica, quale parte preferisce di quel video?” salii sulla scrivania e allungai una mano per afferrare la cravatta dell’avvocato. Mi sentivo in un film. Avrei dovuto essere registrata anche in quel momento, e in effetti lo ero, da una microcamera nella mia borsa.

“I… io…”

“Quando avevo un cazzo nero in bocca e l’altro mi inculava?”

“Ah… la stava inculando?”

“Sì, non si capisce?”

“Non… non ero sicuro…”

“Quindi lo ha guardato e riguardato. Per cogliere ogni particolare, vero?”

“S… sì.”

“E allora quale momento la eccita di più?”

“Forse quando… quando è l’altro uomo a scoparla… quello più anziano.”

“Davvero? E come mai? Perché si immedesima in lui?”

“Fo… forse…”

“O perché le piace il modo in cui mi scopa? Da dietro, quasi con violenza, tirandomi i capelli o stringendomi il collo…”

“A… anche…”

“E quindi vuole immedesimarsi? Lo faccia. Sono qui. Non c’è mio marito. Ma anche se ci fosse, gli piacerebbe.”

“O… ora…”

“Che aspetta?”

Lasciò andare di colpo ogni freno inibitorio e mi saltò letteralmente addosso. Quasi mi strappò i vestiti di dosso. Mi sbatté sulla scrivania. Strappò via, quelle sì, le mutande. E poi iniziò a scoparmi con foga, con un cazzetto piccolo ma durissimo. Mi tirò i capelli all’indietro, mi schiaffeggiò il culo. Mi insultò ripetutamente. Mi chiese se nel video quell’uomo mi stava inculando. Risposi di no, anche se non era vero.

“Come no?” chiese con rabbia e poi senza aspettare risposta decise che invece lui voleva farlo e mi spinse di colpo il suo cazzetto nel culo. Non mi fece male solo perché me lo aspettavo ed ero preparata. Ma finsi di sentire male.

La scena poteva sembrare quasi uno stupro. Dalla visuale della microcamera, tagliando opportunamente, si poteva costruire un video incriminatorio. Non che avessi intenzioni di usarlo, ma era una precauzione in più, in preparazione a quello che stavo per rivelargli.

“Allora vuole sapere cosa faremo riguardo a quel video?” gli chiesi mentre era crollato sopra di me dopo avermi sborrato dentro. Così infoiato da non essersi preoccupato di prendere nessuna precauzione, nonostante conoscesse la mia vita libertina, seppur sempre in sicurezza, come si vedeva anche nel video.

“Vi dimettete?” chiesi quasi con speranza.

“No.”

“Come no? E cosa dico a quelle persone?” chiese stupito tirandosi su.

“No. E non c’è bisogno che dica niente a quelle persone. Perché è lei quelle persone, non è vero?”

“Cosa dice? Ma come osa?”

E gli spiegai. Gli dissi che avevo mosso i fili che una sottosegretaria può muovere. E avevo fatto le mie indagini, scoprendo vecchie storie che lo portavano ad avere dell’astio proprio nei confronti di mio marito. Avevo fatto due più due, avevo ripensato alle sue reazioni e alle sue parole quando ci aveva presentato il problema. E gli proposi il nuovo accordo.

Il nostro video sarebbe sparito. Avrei mandato un perito informatico di mia fiducia per bonificare ogni suo dispositivo, alla ricerca di ogni possibile copia, su supporto fisico o nel cloud. In cambio, se lui lo avesse desiderato, e lo desiderava, avrebbe potuto scoparmi di nuovo, stavolta di fronte a mio marito che, una volta rassicurato riguardo alla sua carriera, avrebbe accettato ben volentieri. Se proprio voleva, e voleva, gli avrei lasciato il video di questa nostra scopata, opportunamente tagliato in modo che non potesse diffonderlo senza auto-accusarsi di violenza. Cosa che io avrei potuto fare, in caso di mancato rispetto di tutto questo accordo.

Non ci stringemmo la mano. Semplicemente il suo cazzo tornò duro e me lo rinfilò nell’ano.

Insomma ero in controllo. Anche con un cazzo nel culo ero in totale controllo, come sempre. Avevo io il potere.

E di quel video, quello con i tre uomini, alla fine una copia me la sarei tenuta. Ero venuta bene.

1 commento su “Ricatto”

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