Il rischio di veder rivelata la propria vita libertina. Segreti che si intrecciano. Rivelazioni e pratiche dolorose ma non per questo desiderate.
“Houston, we have a problem!”
Il tono di mia moglie mi fece subito intuire che non stava scherzando nonostante avesse usato quella formula che a volte usavamo fra noi per sminuire qualche inconveniente. Quindi sì, c’era effettivamente qualche problema, ma probabilmente non era qualcosa di troppo grave.
Mia moglie era in vacanza. Da sola. Cioè non proprio da sola, ma non con me. Avevamo una relazione aperta, per così dire, per lo meno aperta dal suo lato. Io ero un cuckold. Amavo che lei avesse amanti e che mi tradisse col mio consenso e consapevolezza. Era la modalità che infiammava il nostro rapporto di coppia.
Era in vacanza a Mykonos. Col suo toyboy, così lo definiva con me.
“Che è successo?” chiesi un po’ preoccupato.
“Ero qui col boy, stavamo mangiando in un ristorantino sul mare. Mi alzo per andare in bagno e mi sento salutare in italiano. Chi cazzo è? Mi dico. Mi giro e c’erano Marchand e la moglie.”
“Che cazzo ci fanno a Mykonos?”
“L’ho pensato anche io. Non mi sembra un posto per tipi come loro. Comunque mi hanno fermato, come va? anche voi in vacanza qua? eccettera eccettera, i soliti salamelecchi. Poi ovviamente mi hanno chiesto di te.”
“Merda…”
“Io sono rimasta spiazzata. Non sapevo cosa dire, ma non potevo mentire troppo. Ho dovuto dire che non c’eri. E ho dovuto dire che ero lì con un amico…”
“Non potevi dire che eri da sola?”
“No, cazzo. Dopo dovevo tornare al tavolo. Mi avrebbero visto con lui.”
“Un amico…”
“Che cazzo potevo dire? Sei tu l’avvocato, sei tu bravo a toglierti d’impiccio con le parole quando serve. E anche loro sono avvocati, quindi sarebbe bastata qualche domanda per smascherarmi.”
“Ne hanno fatte?”
“No. Ma ovvio che hanno capito. Ho visto un sorrisino soprattutto sulla faccia di lei. Quel cazzo di sorriso compiaciuto di chi ha appena scoperto un segreto succulento.”
“Cazzo…”
“Sì, cazzo… Non sarei comunque stata credibile, anche avessi detto che ero da sola.”
“Cioè?”
“Nel senso che da come sono vestita… si capisce che se anche non fossi qui con un amico, sarei qui per trovarne uno…”
“Come sei vestita?”
“Ho un vestito tutto traforato e aderente, e sotto si vede il costume… quel poco che si può vedere…”
“Che costume è?”
“L’ultimo che ho preso, quello che ti ho fatto vedere…”
“Quello più osceno che se fossi nuda…”
“Sì.”
“Ma devi proprio andare in giro così?”
“Lo sai che mi piace fare la zoccola quando sono in giro con lui…”
“Sei una troia…”
“…e piace tanto anche a te.”
“E ora lo sanno tutti o bene che vada pensano semplicemente che io sia un gran cornuto.”
“Mi dispiace. Non mi sarei mai aspettata di incontrare qualcuno qui… è anche bassa stagione…”
“Ma poi proprio loro… cazzo. Cioè del mio ambiente lavorativo. Lo diranno in giro. Tutti sapranno. Diventerò il gran cornuto dell’ordine degli avvocati. E tu sua moglie troia.”
“Magari se lo tengono per loro questo gossip…”
“Se se lo tengono per loro potrebbe quasi essere peggio.”
“Perché?”
“Perché vuol dire che è una informazione che pensano di usare in qualche modo, al momento opportuno.”
“Bell’ambientino il tuo…”
“Lascia stare. Ora che farai?”
“In che senso?”
“Come ti comporterai col tuo toyboy?”
“Come vuoi che mi comporti? Siamo una amante milf e un ragazzo figo e palestrato in sua compagnia. Si vede lontano un miglio cosa ci facciamo qui. E ormai mi hanno visto, non avrebbe senso tornare e più di tanto non possiamo nasconderci. Potremmo incontrarli di nuovo, l’isola è piccola.”
“Sì ma cerca di non essere troppo…”
“Troppo cosa?”
“Dai, lo sai. Non dare spettacolo.”
“Non do spettacolo, non mi faccio arrestare per atti osceni, ma non posso neanche non fare nulla di quello per cui sono venuta qua. Staremo nudi in spiaggia. Faremo sesso in acqua o nascosti dalle rocce. Limoneremo duro davanti al tramonto e andremo a ballare nei locali. Se per caso quei due stronzi mi vedono cosa cambia? Non hanno certo bisogno di una prova. L’ho visto come ci hanno guardato dopo che sono tornata a sedermi al tavolo. So cosa pensavano.”
“Che sei una troia.”
“E tu un cornuto.”
“Sì.”
“Sei eccitato?”
“Ma che domanda mi fai?”
“Dimmelo. Sei eccitato? Ti stai segando?”
“Sì. Come lo sai?”
“Ti conosco. Ma sei eccitato perché ti ho detto quello che farò col mio boy o anche per…”
“Per cosa? Per cosa potrei essere eccitato?”
“No, niente, pensavo…”
“Cosa pensavi?”
“Che al di là di tutto, della scocciatura che lo siano venuti a sapere proprio certe persone e che quindi lo possano poi sapere anche altri… secondo me a te un po’ piace.”
“Cosa?”
“Che si sappia. Il passare da cornuto. Il fatto che tua moglie si scopi un bel ragazzo. Ti eccita anche questo, lo so. Lo hai sempre segretamente sperato di venir scoperto. L’ho capito dai discorsi che facciamo quando ti racconto le mie scopate. Non negarlo, con me puoi dirlo.”
“Forse un po’… ma in astratto… il fatto che sia successo veramente… con quelle persone poi…”
“Razionalmente dici così. Ma ti eccita. Vero?”
“Sì…”
“Mi piace che tu sia così matto…”
“Grazie.”
“Ti amo.”
“Anch’io. Però stai attenta. Non esagerare.”
“Ok.”
Andai a prendere mia moglie in aeroporto. Mi corse incontro felice appena mi vide e mi saltò al collo per baciarmi. Era bella e abbronzata. Al suo toyboy, in quel frangente riservò soltanto un saluto da lontano. Era stato il suo uomo per quattro giorni ma tornando da me lui per lei non contava più quasi nulla.
“Mi sei mancata.” le dissi.
“Anche tu.” rispose lei.
Salimmo in macchina e partimmo verso casa. Era euforica e su di giri.
“Che bella che sei.” le dissi guardandola ammirato. “Ti sei abbronzata molto.”
“Sì e guarda…” si tirò su la minigonna di jeans e si abbassò il perizoma per farmi vedere la fica nuda e depilata. “Praticamente è sparito il segno del costume.” aggiunse fiera.
“Oh. Wow.” commentai. Lei rimase così e io continuai a girare lo sguardo ogni pochi secondi, per guardarle la fica, nonostante davanti a me scorresse l’autostrada.
“Che c’è? Sembra che non hai mai visto la mia fica.” disse lei ridendo.
“No è che… mi è mancata e rivederla così… dopo che per alcuni giorni è stata ripetutamente aperta da un altro cazzo… mmmh.”
“Sei già eccitato.” disse lei indicandomi il cazzo che tendeva i pantaloni sul davanti.
“Ero già eccitato da prima. Da quando ti ho visto arrivare. Lo sai che mi basta vederti sorridente e felice…”
“E di ritorno da quattro giorni col mio toyboy… porco.”
“Sì, quello aiuta. Ma mi basta vederti per farmelo venire duro.”
“Oh, che gentile… meriti una ricompensa…”
Dopo aver detto quello si chinò in avanti, verso di me. Mi toccò la patta dei pantaloni. Poi me li slacciò per farmi uscire il cazzo. Io sobbalzai e poi mi spostai con l’auto in prima corsia, in mezzo a due camion, in modo da non avere distrazioni alla guida. Lei si chinò e me lo prese in bocca.
“Mmmh. Ti è mancato anche lui?” le chiesi dopo un gemito di piacere.
“No. Lui no.” mi rispose lei interrompendo il pompino, sincera e brutale. “Aveva un sostituto ben più che degno. Grosso duro e instancabile. Decisamente migliore. No, non mi è mancato il tuo cazzo.”
“Troia.” le risposi, ferito nell’orgoglio maschile ma eccitato da questo suo modo di trattarmi.
“Tu però mi sei mancato. Che noia il toyboy ventenne. Buono solo a scopare. E infatti non facevamo altro. O prendevo il sole o scopavo. A volte anche insieme.”
“Troia.” commentai, con tono compiaciuto.
Lei riprese il pompino e io sborrai di lì a poco.
“Ne avevi poca.” commentò mentre si ripuliva le labbra con un dito per poi succhiare anche quello.
“Ho passato quattro giorni a masturbarmi, pensando a te.”
“Il ventenne ha passato quattro giorni a scoparmi, eppure anche stamattina ne aveva.”
“Va be’, era buono solo a scopare, no? L’hai detto. E poi l’età…”
“Sì. No, però sono stata troppo cattiva, dai.”
“Con me?”
“No, con lui. Non è vero che era buono solo a scopare. Cioè era anche un porco. Un po’ perverso anche lui.”
“Come me?”
“No, come te no, ovvio. Però ha saputo stupirmi, l’ultima sera.”
“Cosa ha fatto?”
“Hai presente no, che Mykonos è una meta anche per molti gay, no?”
“Sì.”
“Ecco. Siamo andati in un locale… misto, diciamo. Molti gay. Insomma alla fine l’ho visto scoparsi un uomo davanti a me.”
“E come è successo?” chiesi stupito.
“Gliel’ho chiesto io. Mi eccitava l’idea. E quell’altro uomo gli sbavava dietro.”
“Era un bel ragazzo, effettivamente.”
“Bello è dire poco. Ma non dirmi che anche tu…?”
“Cosa?”
“Gli avresti sbavato dietro?” scoppiò in una risata.
“Che stupida. Fino a prova contraria sono etero.”
“Anche il mio boy era etero, ma gli ho chiesto la prova contraria e lui ha accettato. Se chiedessi anche a te una prova contraria? Che faresti?”
“Meglio che non entriamo nel discorso su cosa io sarei in grado di rifiutare delle tue proposte fatte mentre siamo entrambi eccitati.”
“Ahaha, ok. In effetti sei già di nuovo eccitato. In questo sembri lui.”
“Voglio leccartela. Non penso ad altro da quando te l’ho vista così liscia ed abbronzata.”
“Lui invece voleva sfondarmela, insieme al culo. In questo non sembri lui.” rise.
“Troia.” dissi e quel mio epiteto interruppe quella conversazione surreale.
Passai le settimane successive alla vacanza di mia moglie e all’incontro di lei con una coppia di miei colleghi avvocati con la paranoia crescente che si spargesse la voce che lei mi tradiva. Tutte le volte che incontravo avvocati che mi conoscevano, in tribunale o altrove, mi immaginavo che loro sapessero e cercavo di cogliere in qualche loro sguardo o sorriso o commento un indizio che confermasse le mie fantasie.
Avevo paura di questo scenario in cui io venivo additato come il cornuto della situazione, eppure ne ero morbosamente attratto. Ero eccitato da questa idea spaventosa.
Poi un giorno mi venne una idea, probabilmente pessima e dettata solo dalla mia mente annebbiata dalla paura e dalla lussuria.
Invitai fuori a pranzo Diana, una collega, una con cui avevo una buona confidenza e di cui mi fidavo. Dopo un pranzo piacevole condito da chiacchiere su vari temi lavorativi e non, diedi voce al mio piano:
“Senti, posso chiederti una cosa in confidenza?”
“Dimmi.”
“Tu per caso in queste ultime settimane hai sentito qualche voce… qualche pettegolezzo, diciamo, che mi riguardava? Che riguardava me e mia moglie?”
“Uhm. Non mi pare. In che senso pettegolezzo? Tutto bene con tua moglie?”
“Eh? Sì, sì. Tutto bene. Ma, ecco, diciamo che qualcuno potrebbe aver equivocato una situazione in cui ha incontrato mia moglie e magari si è fatto una idea sbagliata e se non se lo è tenuto per sé potrebbe aver dato il via a delle voci…”
“Cioè che tua moglie ti tradisce?”
“Sì, perché? Hai sentito qualcosa?”
“No, no. Ho solo intuito il possibile tema di queste voci. Sai, non è che possono essere chissà cosa.”
“Ah.”
“Pari quasi deluso.”
“No, no.”
“Ma me lo stai chiedendo sul serio o… cioè vuoi veramente sapere se girano voci o hai, scusa se sono brutale, dei sospetti su tua moglie e vuoi averne conferma da eventuali voci che girano.”
“No, no. Non c’è nessun problema con mia moglie. Non mi tradisce. Su questo sono sicuro. Cioè, no… è complicato da spiegare. Diciamo così: un nostro collega e sua moglie hanno incontrato mia moglie in una situazione in cui potrebbero aver pensato che mi stesse tradendo. Quindi volevo sapere se oltre ad averlo pensato sono stati così stronzi da dirlo in giro. Secondo me se lo avessero fatto la voce sarebbe girata in fretta e una come te, nel giro che frequenti la avrebbe sentita.”
“No, non ho sentito nulla. Ma chi è questo collega?”
“Non so se dirtelo…”
“Se me lo dici, se vuoi posso anche indagare meglio…”
“O… ok, sono Marchand e la moglie.”
“Ah, boni quelli. In effetti se possono sparlare di qualcuno è facile che lo facciano. Allora se vuoi provo a sondare il terreno con qualcuno più vicino a loro.”
“Va bene… ma con discrezione, mi raccomando.”
“Certo. Ma in che modo potrebbero aver equivocato che tua moglie ti stesse tradendo? Perché hai questa paura?”
“No, è che…” non sapevo cosa dire. Non avrei dovuto aggiungere altro, ma qualcosa in me scattò, come una sorta di vanità autodistruttiva. Provai piacere a confessarlo a qualcuno e così parlai. “La realtà è che sì, mia moglie mi stava tradendo.”
“Cosa?” spalancò occhi e bocca.
“Ma io lo sapevo. Cioè eravamo d’accordo.”
“Lo sapevi e… ti andava bene?”
“Ehm… sì.”
“E Marchand sa anche questo?”
“No. La voce che mi aspetto che stia girando infatti è semplicemente che io sia… cornuto. E non mi farebbe piacere perché non è vero.”
“Be’, tecnicamente…”
“No, no.”
“Se lo dici tu.”
“Mi raccomando, eh.”
“Certo, certo. Se scopro qualcosa te lo dico.”
Quando lei se ne andò mi misi la faccia tra le mani. Che cazzo le ho detto? Pensai. Ora c’è una persona in più che lo sa e non lo sapeva. Anzi che sa più di quanto sarebbe potuto girare con le voci. Mi sa che ho fatto una cazzata. Pensai. Ma in compenso mi era venuto duro, proprio nel momento in cui mi confessavo.
Passarono altre settimane. Il pensiero di venir sputtanato sulla mia condizione di cornuto, o addirittura di cornuto consenziente, non se ne andò mai dalla testa ma di sicuro smise di essere così prevalente come era stato nel primo periodo. Non mi giunse nessuna voce e niente che mi facesse aumentare il sospetto che la voce potesse girare.
Una sera ci fu un evento di raccolta fondi di beneficenza in cui erano presenti molti avvocati della nostra città. Ci andai con mia moglie non pensando che il ritrovarmi con lei in mezzo alle persone tra cui quella voce avrebbe potuto girare mi avrebbe fatto risorgere tutte le paranoie.
E invece puntualmente successe, complice anche la bellezza di mia moglie e il suo modo di vestire sicuramente affascinante che la rendeva osservata da molti uomini. Anche io la guardavo e immaginavo i pensieri degli altri. Che fosse una figa lo pensavano certamente. Che avrebbero voluto farsela anche. E che io fossi un cornuto, se già non lo sapevano forse lo immaginavano o lo speravano addirittura. Iniziai a farmi delle pare mentali ed ero molto a disagio. L’unica parte del corpo a suo agio tanto da essere turgida era fra le gambe.
Volutamente e masochisticamente feci in modo di non stare sempre a contatto con mia moglie, lasciandola libera di fermarsi a chiacchierare da sola con i miei colleghi che conosceva oppure, perché no, con sconosciuti che si fossero fatti avanti.
Poi incontrai Marchand e consorte. Furono fintamente cordiali, come sempre. Mi chiesero di mia moglie. Accennai con un gesto che era lì in giro. Non fecero nessun accenno alla vacanza in cui l’avevano incontrata. Scambiammo due parole sulla serata, poi qualche accenno a questioni legate alla nostra professione.
Ci raggiunse mia moglie. Si salutarono in maniera cordialmente neutra. Nessun accenno all’incontro in vacanza, di nuovo. Non ero sicuro di come interpretare questa apparente normalità.
“Mi sono sembrati tranquilli.” dissi con mia moglie quando fummo da soli.
“Sì, perché? Come avrebbero dovuto essere?” chiese lei.
“Non so. Qualche allusione. Anche solo qualche sorriso ambiguo. Per farmi capire che mi tengono per le palle o che mi hanno sputtanato in giro.”
“Loro secondo me manterranno il segreto, stai tranquillo.”
“Cosa te lo fa pensare?”
“Intuito.” rispose mia moglie, ma non mi sembrò del tutto sincera.
Qualche giorno dopo ero in tribunale. Aspettavo il mio turno per una udienza. Si avvicinò l’avvocato della controparte. Lo conoscevo di vista, non ci avevo mai avuto molto a che fare. A pelle non mi era mai stato molto simpatico e in quella occasione la mia impressione si confermò. Tentò di fare il brillante, lo spiritoso e allo stesso tempo lanciò qualche frecciatina che riguardava la causa, facendomi capire che non sarebbe stata una udienza semplice. Poi tirò fuori dal nulla un discorso che non aveva niente a che fare col motivo per cui eravamo lì e sembrava tanto un modo per innervosirmi. Solo che la scelta dell’argomento su cui mettermi a disagio non sembrò per nulla casuale.
“Oh, l’altra sera ho conosciuto tua moglie. Complimenti, bellissima donna.”
“Ah, grazie.” risposi freddamente.
“Bellissima e… molto intrigante.”
“Intrigante?” chiesi un po’ spiazzato.
“Sì. Intrigante, affascinante. Si vede che non è solo una donna bella e intelligente. Emana… come dire… sensualità. Scusa se mi permetto. Ma credo che non ti faccia dispiacere sentirlo. Non è vero?”
“Beh, complimenti alla propria moglie fanno sicuramente piacere…” risposi sulla difensiva.
“Non a tutti fanno piacere certi complimenti… ma se a te sì, se vuoi continuo, ti spiego meglio cosa voglio intendere…”
“Non è necessario, grazie.” provai a fermarlo.
“Ok, magari ti faceva piacere sentire che pensieri suscita tua moglie, che cosa piace in particolare di lei agli altri, fisicamente e… eroticamente.”
“Posso immaginarlo.”
“Anche io me lo immagino, spesso, dopo averla vista quella sera.” concluse con un sorriso che voleva essere complice ma mi sembrò soltanto perverso.
Poi fummo interrotti e l’udienza andò da schifo. Non ero concentrato. La mia preoccupazione era capire se quei discorsi erano stati del tutto casuali o se quello stronzo sapeva qualcosa e aveva voluto provocarmi sul mio punto debole. Nella seconda ipotesi la spiegazione poteva essere soltanto una: i Marchand avevano spifferato. Stronzi.
Dovevo però ammettere con me stesso che avevo provato un brivido di piacere nel sentire quel porco parlare così di mia moglie. Era l’ultimo a cui avrei voluto concederla e, proprio per quello, sarebbe stato tremendamente eccitante se fosse successo.
Raccontai tutto a mia moglie. Lei capì a chi mi riferivo. Era stato viscido con lei quella sera. Non aveva risparmiato battutine neanche con lei. O era uno che faceva sempre così, e ce n’erano, oppure sapeva tutto.
“Ormai è evidente. Quegli stronzi hanno raccontato qualcosa a qualcuno.”
“Non credo.” rispose mia moglie, spiazzandomi.
“Perché no? Mi sembra molto probabile a questo punto.”
“Mi stupirebbe molto.”
“Ma perché? Guarda che quei due fanno tanto i cordiali ma sotto sotto sono stronzi.”
“Sì, ma sono sicura che non hanno parlato a nessuno della vacanza. Quel tipo probabilmente è così di suo. È un caso che abbia colto così nel segno. Magari lo fa con tutti. Sarà uno di quei maiali infoiati, non pensa neanche a quello che dice.”
“Ma perché continui a escludere che i Marchand abbiano parlato?”
“Perché sì.”
“Come perché sì? Come puoi saperlo?”
“Lo so.”
“Lo sai?”
“Lo so.”
“Ma perché?”
“Non posso dirtelo.” questa risposta mi sorprese più di tutte le altre.
“Cosa vuoi dire? Perché non puoi dirmelo?”
“Perché è meglio che neanche tu lo sappia, è più sicuro anche per mantenere il nostro segreto.”
“Eh no, adesso mi spieghi perché non sto capendo.” dissi duramente.
Mia moglie mi guardò a lungo. Soppesò le alternative. Poi si decise a parlare.
“Allora. È successa un’altra cosa in vacanza di cui non ti ho parlato. Una cosa che coinvolge quei due e che loro per primi non vogliono che si sappia. Ma io la so e quindi se loro sputtanassero noi farei in un attimo a sputtanare loro. Quindi abbiamo fatto un patto. Nessuno avrebbe detto niente. Neanche a te perché non si sa mai. Se non la sai non rischi di fartela scappare e di causare a quel punto la loro ritorsione. Due segreti contrapposti si mantengono l’uno con l’altro. O crollano insieme.”
“Ma che segreto è il loro?”
“Non dovrei dirtelo… anche se in realtà te l’ho già detto, in qualche modo…”
Pensai alle parole di mia moglie e alle cose che mi aveva raccontato di quella vacanza. Poi mi venne una illuminazione.
“No! Era lui? Quello?”
“Quale?”
“Quello che mi hai detto. Col tuo boy… Davvero Marchand ha quei gusti?”
“Mykonos è un bel posto per i bisex… e per le coppie trasgressive…”
“Non l’avrei mai immaginato… di loro, dico. Così austeri, così seri… e invece… a lui piace frequentare certi locali…”
“E alla moglie guardarlo…”
“Che porci… ora mi stanno però già molto più simpatici… vedi a volte la gente… anche gli insospettabili…”
“Come noi…”
“Già, come noi. Anzi noi, dai, di noi si può immaginare che sappiamo goderci la vita.”
“Sì, ma non che tu sei uno a cui piace farsi scopare la moglie da altri. Che la lascia andare in vacanza col suo toyboy… no?”
“Sì, ok. Però allora hai ragione. Non possono aver rischiato di svelare il nostro segreto sapendo che tu a quel punto li avresti potuti colpire con una rivelazione ancora più forte. Quindi quell’altro stronzo è solo un porco che per caso ci ha quasi preso su quello che mi piace… anche lui mi sta già più simpatico.”
“Quindi lasceresti che ci provasse con me?”
“Adesso non esageriamo…” ridemmo.
“Adesso sei tranquillo? Nessuno, a parte quelli di cui conosciamo a nostra volta un segreto, sa che siamo una coppia aperta.”
“Già… a meno che… oh cazzo!” queste ultime parole non le dissi ad alta voce. Le pensai solo perché forse avevo fatto una cazzata ed era meglio non farlo sapere a mia moglie prima di verificarla.
Avevo chiesto a Diana un appuntamento urgente. Andai a fine giornata nel tardo pomeriggio nel suo studio. Arrivai nervoso e trafelato e quasi la aggredii verbalmente.
“Lo hai detto a qualcuno quello che ti ho detto?” continuai a insistere perché la vedevo titubante.
“No.” continuava a rispondere lei. “Ho solo fatto qualche domanda in giro.” aggiunse poi e quella fu la prima crepa.
“Che domande? Cosa hai chiesto?”
“Non so… se qualcuno aveva sentito qualche voce…”
“Su di me?”
“Sì.”
“E hai anche detto quali voci poteva aver sentito?”
“No… forse.”
A quell’ultima parola sgranai gli occhi.
“Che cazzo hai detto?” intanto mi maledivo per essere stato io il primo ad aprirmi con lei.
“Non lo so.”
“Come non lo sai? Come cazzo fai a non saperlo?”
“Ero ubriaca.”
“Eh? Che cazzo dici? Eri ubriaca? Quando? Cosa?” continuai ad aggredirla.
“C’è stata una serata. Fra colleghi. Sono venuti fuori certi argomenti. Io credo di aver chiesto qualcosa su di te. Poi non ricordo bene cos’altro ho detto. Avevamo bevuto tutti tanto.”
“Cazzo, cazzo, cazzo. Evidentemente non tutti avevano bevuto abbastanza. Qualcuno abbastanza lucido da ricordarsi cosa hai detto probabilmente c’è stato.”
“Sì, forse io avevo bevuto un po’ troppo. Gli altri no.”
“Cazzo, cazzo.” crollai sulla poltrona davanti alla scrivania di Diana.
Era stata tutta colpa mia. Se ora tutti o per lo meno tanti conoscevano i miei gusti sessuali insoliti era perché io non ero stato capace di tenermelo per me. Una volta detto a qualcuno era ovvio che prima o poi sarebbe venuto fuori.
“Mi spiace.” disse Diana seriamente contrita, venendomi davanti e allungando una mano per accarezzarmi il viso.
“Sono stato coglione io a dirtelo.” la rassicurai.
“Posso fare qualcosa per farmi perdonare?” mi chiese con tono dispiaciuto.
“No. Ormai è fatta. Non puoi cancellare le cose che sanno gli altri.”
“No, intendevo qualcosa per farti stare meglio.” me lo disse venendo molto vicino col suo viso al mio.
Ci guardammo negli occhi. Poi il suo sguardo scese giù. Lo seguii e vidi che nei miei pantaloni si notava un bozzo. Infatti mi era venuto il cazzo duro. La mia condanna in tutte quelle conversazioni. Stavo male per la vergogna ma mi eccitavo. Era grazie a quello che avevo perdonato subito la mia amica per il suo errore. In fondo era un meccanismo simile alla prima volta che avevo scoperto mia moglie, all’epoca mia fidanzata, che mi metteva le corna. Mi ero eccitato all’istante e quindi l’avevo perdonata e da lì era nato tutto. Quindi anche con Diana l’incazzatura per la sua leggerezza si era trasformata, grazie al sangue defluito dal cervello al cazzo, in perdono, in attribuzione a me stesso della colpa e infine in eccitazione, in piacere per l’umiliazione subita.
“Vuoi che ti faccia una sega?” mi chiese accarezzandomi la patta.
“No… non è… necessario…” bofonchiai mentre lei intanto si stava inginocchiando e stava tirando fuori il mio cazzo.
Mi tornò in mente la sega che mi fece mia moglie quella volta che doveva farsi perdonare le corna e aveva visto che io mi ero eccitato. E allora mi venne spontaneo proseguire allo stesso modo.
“E se io volessi punirti per quello che hai fatto?” chiesi sottovoce a Diana mentre le bloccavo la mano che altrimenti mi avrebbe portato subito all’orgasmo.
“Come?” chiese lei con un tono che sembrava di impaziente speranza.
“Appoggiati alla scrivania. E scopri il culo.” dissi in modo autoritario.
Lei si preparò e nel momento in cui io avvicinai il mio cazzo alle sue chiappe si girò e mi guardo con aria di sfida.
“Sai, forse non ero poi così ubriaca quella sera…” mi provocò.
Esattamente come mia moglie che mentre mi apprestavo a scoparla nello stesso modo in cui mi aveva appena confessato di essersi fatta scopare da quello, volle aggiungere un carico alla mia voglia di virile rivalsa, ammettendo che non erano state le uniche corna che mi aveva fatto.
Forse entrambe le donne mentirono in quei momenti o forse no. Di sicuro volevano entrambe provocare una reazione per subire una punizione più intensa sotto forma sodomitica. Il piacere dell’umiliazione da parte di uno appena umiliato. La ricerca di qualcosa che fa male a subirlo, ma dà anche tanto piacere.
Tra i migliori letti.
Bello averti ritrovato.
Bruce.
Grazie, ben ritrovato a te.