Elena T. e il fine settimana da amici

Se spingi una come Elena T. verso la trasgressione non sai mai fino a dove può arrivare

Alla fine avevo ceduto. Mio marito insisteva da tempo riguardo all’accettare un invito a passare un weekend da un suo grande amico di gioventù. C’erano due problemi attorno a questo weekend. Il primo era banalmente che con la moglie di questo amico non andavo molto d’accordo, o meglio non mi piaceva molto. Era pesante e snob e la sua compagnia non la gradivo e sapevo già che, inevitabilmente, nel passare il weekend da loro sarebbe capitato spesso che i due uomini si sarebbero fatti i loro affari ed io mi sarei ritrovata da sola con lei. Il secondo motivo era che mio marito aveva un secondo fine. L’accettare il loro invito voleva anche dire, nelle sue fantasie da porco, che io in qualche modo mi sarei dovuta concedere all’amico, che di sicuro mi sbavava dietro e che lui voleva che io rendessi felice. Non avevo idea di come questo sarebbe potuto succedere, con la moglie presente, ma mio marito era determinato e temevo, o sapevo, che in qualche modo ci sarebbe riuscito nel suo intento. Quando voleva farmi fare la troia trovava spesso la porta spalancata, effettivamente. Non ero certo una che si tirava indietro su questi giochi. Però amavo cose meno pianificate a freddo e non mi andava tanto di far conoscere anche a questo amico questa mia natura. Preferivo sempre riservarla a gente con rapporti meno stretti con noi.

E insomma alla fine avevo accettato. Mi sarei poi rifatta in qualche modo con mio marito per avermi costretto a quel weekend. E se alla fine fosse riuscito nel suo intento di farmi andare con l’amico, mi sarei rifatta anche dal punto di vista sessuale, facendolo soffrire un po’ colpendolo sui suoi punti deboli. Mio marito era sì un porco, ma su certe cose ero più porca io.

Il weekend cominciò, nella loro bella e grande casa in una città abbastanza distante dalla nostra. Per lo meno, se fosse successo qualcosa, non sarebbe stato qualcosa di facilmente replicabile. Ho sempre pensato che gli amanti e i partner sessuali occasionali sono migliori se sono un po’ lontani. Si evitano un po’ di rischi. Così se anche la mia figa piace troppo, o se a me piace troppo un cazzo, ci se ne fa una ragione e si mette un freno agli incontri.

Un sabato tutto sommato piacevole. A zonzo per la loro città. Quasi sempre tutti e quattro insieme, così la pesantezza della moglie non dovetti sorbirmela tutta io. Poi fuori a cena in un ristorante e infine tornammo a casa. La moglie, mostrando stanchezza si ritirò subito nella loro stanza. Io, seppur non del tutto stanca, la imitai, andando nella camera degli ospiti. I due uomini, invece, volevano ancora chiacchierare dei bei tempi andati e si misero in veranda con due calici e una bottiglia di vino.

“Ah, bene, sei ancora sveglia.” disse mio marito entrando in camera verso le due di notte. Io stavo leggendo un libro sul tablet. Anzi no, stavo leggendo dei racconti erotici ed ero ancora sveglia perché un po’ eccitata. Non avrei dovuto farlo, fu un errore. Forse se non fossi stata già eccitata sarei riuscita a gestire meglio la risposta alle cose che mio marito iniziò subito a chiedermi.

“Dai. È il momento buono. La moglie dorme. Lui ha detto che aspettava ancora un po’ in veranda, per vedere se scendevi. Gli ho detto che te l’avrei detto.”

“Ma cosa?” chiesi un po’ stizzita.

“Che andavi giù a fargli un pompino. Uno dei tuoi. Glieli ho tanto decantati.”

“Ma perché l’hai fatto?” risposi ma già sentivo che la lusinga mista all’eccitazione latente mi stava facendo cedere.

“Perché sì. Perché è bello vantarsi di come lo succhia tua moglie. Io e lui abbiamo sempre parlato di queste cose.”

“Ah, e quindi come glielo succhia sua moglie?” chiesi fingendomi offesa ma con in realtà un po’ di curiosità nel sentire la risposta, e la segreta speranza di venire a sapere che lei fosse particolarmente fredda sul tema.

“Non certo come sai fare tu. E poi da tempo ormai non glieli fa più. Per questo non vede l’ora di provarti.”

“Ma quindi lui sa tutto? Lui sa quanto tu ami che tua moglie sia troia con altri?”

“No. Non sa proprio tutto. Non così tanto. Lo mantengo il segreto, siamo d’accordo, tranquilla. Però questa cosa gliela dovevo.”

“In che senso gliela dovevi?”

“No, niente, una vecchia storia.”

“Dimmela. Altrimenti non scendo.”

“Quindi però poi scendi?”

“Forse. Sentiamola.”

“Mah, niente, da giovani. Lui mi fece provare una sua fidanzata, una che glielo succhiava come nessun’altra fino ad allora e quindi ne era così orgoglioso che voleva che ne facesse uno anche a me. A quel punto io ringraziai e gli promisi che avrei ricambiato, che gli avrei fatto provare una mia ragazza, una che fosse ancora più brava. Solo che poi ne ho avute un paio che a malapena lo succhiavano. Poi un po’ ci siamo persi di vista. Poi sei arrivata tu. E insomma sono passati gli anni ed è ora di saldare il debito.”

“Ah. E io sarei la moneta di scambio.”

“In un certo senso.”

“Era così brava?”

“Chi?”

“Quella sua fidanzata di allora.”

“Era brava… sì… ma per l’esperienza che avevamo noi di allora. Tu sei più brava. Magari anche lei ora sarebbe più brava. Conta l’esperienza…”

“Mi stai dando della vecchia?” dissi fingendo incazzatura. Un po’ volevo litigare. Mi piaceva, quando lui mi spingeva a fare qualcosa di sessuale, fare la sostenuta, fargliela sudare e farlo penare. Anche se poi alla fine già sapevo che avrei accettato. Come quella sera. Forse perché ero già eccitata dalla lettura dei racconti o forse più semplicemente perché sentirsi dare della maestra nell’arte della fellatio ed essere desiderata in quanto tale dall’amico di tuo marito farebbe cedere anche una un po’ meno troia di me.

Dopo qualche altra schermaglia verbale uscii dalla camera degli ospiti e mi mossi silenziosamente nella casa buia. Solo una fioca luce proveniva dalla veranda. Io ero scalza e con una camicia da notte con spalline sottili che mi arrivava a metà coscia. Sotto ero nuda, come sempre. Pensai che sarebbe bastato poco per far diventare la promessa di un pompino qualcosa di più. Ma i patti non erano quelli. Dovevo contenermi, anche se mi sentivo bagnata.

“Ciao.”

“Ciao.”

Sussurrammo entrambi e non sapemmo che altro aggiungere, imbarazzati.

“Spegni la luce.” dissi indicando la lampada che aveva nel tavolino a fianco.

Per un attimo l’oscurità fu totale, poi ci abituammo alla fioca luce proveniente dalle vetrate. Mi inginocchiai fra le sue gambe. Gli abbassai i pantaloni e feci quello che dovevo fare, nel modo migliore in cui sapevo farlo. Lui accompagnò gentilmente i miei movimenti con una mano sulla nuca.

Era un amico. Ci fidavamo. Lo lasciai sborrare in bocca anche se non ne avevo parlato con mio marito e non sapevo se voleva che arrivassi fino a quel punto.

“Grazie, ‘notte.” mi disse mentre mi rialzavo e, restando al buio, tornavo nella nostra stanza, passando a fianco alla porta dietro la quale l’insopportabile moglie dormiva ignara di essere stata appena cornificata dal marito. Sorrisi mentre passai oltre la loro porta.

“Allora? Tutto ok?” chiese impaziente mio marito, seduto sul letto col cazzo in mano che si segava. Quasi patetico a vederlo sotto una certa luce, ma era soltanto la perversione che accendeva la nostra coppia a farlo, e a farmi, comportare in maniere che in molti non avrebbero capito.

Non gli risposi. Andai verso di lui, mi chinai verso di lui, e lo baciai in bocca. Avevo deglutito, ma non ero certo del tutto pulita. La sborra del suo vecchio amico in bocca. Chissà se da giovani, in segreti momenti di curiosità, l’aveva già assaggiata. Mi sentii troia e molto stronza nel fare quel gesto, ma se l’era meritato. Mi aveva usato per il suo piacere perverso, anche se io inizialmente non volevo. Nel momento in cui mi ero messa a farlo lo volevo, anche forse più di lui, ma questo non glielo avrei detto. Avrei sempre fatto passare la cosa come un’enorme concessione che gli avevo fatto. Così me ne avrebbe dovuto fare una lui.

Sentendo il sapore della sborra sulle mie labbra mi spinse via un po’ schifato ma allo stesso tempo era fiero di me e felice che avevo fatto contento il suo amico. Ora avrebbe saputo che era vero che aveva una moglie così brava a fare pompini e il vecchio debito era saldato. Anzi forse ora era diventato un credito.


Dormii bene e a lungo. Mi svegliai che il sole era già alto. Allungai una mano dalla parte del letto di mio marito, cercandolo a occhi ancora chiusi. Non c’era. Mi venne in mente che la sera prima, col suo amico, parlavano di fare un giro in bici, passione di entrambi. L’amico avrebbe prestato a mio marito una delle sue bici. Peggio per lui, mi sentivo eccitata e avevo voglia di una scopata mattutina.

Mi stiracchiai. Allungai una mano tra le gambe. La camicia da notte era risalita per cui non dovevo neanche alzarla per potermi toccare. Ripensai al pompino di poche ore prima e mi eccitai ancora di più. Pensai che avrei dovuto raccontarlo all’autore del sito di racconti che leggevo la sera prima. Lui sapeva che avevo in programma questo weekend e sapeva che mio marito spingeva per farmi fare qualcosa con l’amico. Quindi attendeva il mio resoconto. Magari poi ci avrebbe scritto uno dei suoi racconti con me protagonista.

Stavo dolcemente avvicinandomi ad un orgasmo quando percepii qualcosa di anomalo. Aprii gli occhi e urlai.

C’era qualcuno nella stanza. C’era un ragazzo nella stanza. Mi stava guardando. Era il figlio ventenne dei nostri ospiti. Cosa cazzo ci faceva qui? Da quanto cazzo era qui? Cosa aveva visto di me? Di sicuro la figa nuda, di sicuro il mio toccarmi. Ma. Cosa. Cazzo!

“Che cazzo ci fai qui?” gli urlai contro e poi cercai di coprirmi con poco successo.

“Ehi, scusa, scusa…”

“Dove cazzo è tua madre? Lo sa che entri nelle camere degli ospiti così?”

“È uscita. No, non lo sa. E tu non glielo dirai.” quando disse quest’ultima frase il suo tono cambiò. Prima sembrava effettivamente turbato e contrito dal mio urlargli contro. Ma poi fece un sorrisino e l’ultima frase suonò come un ordine. Un ordine di qualcuno che si sente sicuro di sé.

“Ah no? Certo che glielo dirò.” risposi alterata.

“Non glielo dirai. Altrimenti io dirò quello che ho visto ieri sera, quando sono tornato a casa. Quello che è successo in veranda. Lo dirò a tuo marito.”

Lo stronzetto si era fatto un piano. Mi aveva visto fare un pompino al padre e trovandosi da solo in casa con me aveva pensato di venire a spiarmi e poi ricattarmi. Una famiglia di stronzi, probabilmente da parte di madre. Non sapeva che avrei potuto smontargli tutto, che mio marito si sarebbe fatto una risata e che forse il danno sarebbe stato tutto solo interno alla sua famiglia. Potevo discuterci, potevo bluffare, potevo ingannarlo, potevo circuirlo. Ma in quel momento, una volta rientrato lo spavento, mi sentivo eccitata da far schifo. Quindi pensai che forse il modo più rapido e indolore di chiudere la faccenda era stare al gioco.

“Ok. Non dirò niente a tua madre. E tu non dirai niente a mio marito.”

“Ok.” in un attimò sembrò perdere la sua sicurezza, come se l’aver subito ottenuto la vittoria lo avesse spiazzato. Si sistemò i boxer. Qualcosa gli dava fastidio, qualcosa che si era ingrossato per lo spettacolo che gli avevo offerto. Lui voleva altro, ma aveva perso il coraggio di chiederlo. La mia arrendevolezza lo aveva spento.

“Cosa hai visto ieri sera in veranda?” decisi di provocarlo.

“Ho… ehm… ho visto quello che hai fatto con mio padre.”

“Ci hai spiato. Non si fa.”

“Anche quello che hai fatto tu non si fa.” ribatté.

“Ah no? La tua ragazza non te li fa?” aumentai la provocazione.

“No, intendevo che non si fa… cioè… tu non avresti dovuto farlo a mio padre… cioè non si tradisce… e comunque no, la mia ragazza effettivamente non vuole farlo quasi mai, dice che non le piace…”

Bingo! Pensai. Che stronza che ero. O meglio che diventavo quando la mia figa era un lago.

“Ah. Quindi hai una fidanzata. Che non te lo succhia. Ma tradire è sbagliato. Quindi tu non sei entrato in questa stanza, stamattina, mentre tutti gli altri erano fuori, sperando di ottenere da me quello che questa notte ha ottenuto tuo padre. Dico bene?”

“Ehm…” lo avevo messo nel sacco, non ci stava capendo più niente, non sapeva cosa rispondermi.

“Dai, vieni qua.” gli dissi con tono amorevole.

Chissà se qualcuno ha mai fatto uno studio sull’ereditarietà genetica degli attributi maschili. Io di mio non posso dare un gran contributo ma soltanto dire che quell’unica volta che ebbi modo di fare un confronto diretto trovai due cazzi molto simili fra loro, diversi soltanto nella resistenza (ma a quello giovane concedo l’attenuante dell’eccitazione data dall’esperienza nuova) e nel gusto.


Quando tornarono i due mariti dall’escursione in bici io e la padrona di casa stavamo preparando il pranzo e la tavola. Il figlio era uscito, raggiunto lì dalla sua ragazza per poi andare fuori. Io quindi mi ritrovai per un breve istante in compagnia delle due donne dei cui partner avevo nelle ultime ore succhiato il cazzo e ingoiato la sborra.

Baciai mio marito quando rientrò, peccato che avevo dovuto inevitabilmente lavarmi i denti, altrimenti si sarebbe potuto chiedere quanto persisteva il gusto di sborra in bocca, essendo ignaro del rinforzo che gli avevo dato.

Rientrando a casa, quella domenica sera, ero pensierosa. Non sapevo se raccontargli del figlio del suo amico. O meglio, non volevo raccontargli del figlio del suo amico e stavo valutando le varie implicazioni di quel mio voler mantenere il segreto. Anche perché poi, se gli avessi detto del pompino al ragazzo poi di sicuro mi sarebbe scappato fuori anche altro. E così gli avrei detto dell’incredibile ripresa che hanno i ventenni anche dopo una copiosa sborrata. E gli avrei detto della causa del suo riprendersi così in fretta, cioè certe mie domande indiscrete. Gli avrei detto che c’era un’altra cosa che la fidanzata del ragazzo si rifiutava di fare. Anzi no, rifiutarsi non era corretto. Era lui che non aveva avuto il coraggio di chiederglielo anche perché tanto sapeva che avrebbe detto di no. E gli avrei detto allora che io lo spronai invece a farsi avanti, che a volte noi donne siamo imprevedibili su quegli aspetti. Poi la sua confessione sul sentirsi inesperto e il timore quindi di farle male. E a quel punto che avrei potuto fare se non offrirmi per una lezione pratica. Peccato solo per l’arrivo della madre, con il cazzo del ragazzo appena entrato per metà nel mio culo, e quindi il nostro repentino risistemarsi per evitare guai.

No, non potevo certo raccontare tutto quello, anche se gli sarebbe piaciuto, in fondo.

“Che fai? Ti fermi?” gli chiesi vedendo che accostava l’auto in una piazzola.

“Sì. Sto ripensando a quello che hai fatto stanotte. Al pompino al mio amico. È troppo eccitante. Non resisto più. Devi farmi assolutamente un pompino, adesso, qui.”

Mi legai i capelli e mi chinai verso il sedile del guidatore, sorridendo maliziosa. In fondo a mio marito bastava poco per eccitarsi come un porco, non c’era bisogno di raccontargli proprio tutto tutto.

C’era però un’altra persona che invece avrebbe apprezzato la confessione completa delle mie malefatte da troia, uno che avrebbe potuto scriverci un racconto sopra.

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