UNA STORIA BAGNATA
1
Mi risvegliai sul letto. Ero nudo. Dalle finestre aperte entrava la brezza marina del pomeriggio. Avevo scopato con Francesca prima di addormentarmi. Non sapevo quanto avevo dormito. Eravamo nell’appartamentino sull’isola sulla quale stavamo passando qualche settimana di vacanza. Francesca era originaria di lì per cui ci andavamo tutti gli anni.
Lei non c’era stesa sul letto al mio fianco ma aprendo un occhio, senza alzarmi né muovermi, la vidi che era seduta su una poltroncina, col telefono in mano. Non so perché ma decisi di osservarla e spiarla, senza farle capire che mi ero svegliato. Fu l’istinto a farmi prendere quella decisione, fu una espressione che colsi nel suo bel viso.
Sorrideva mentre guardava il telefono e mentre, apparentemente, si stava scrivendo con qualcuno. Ma non era un sorriso normale, quello che poteva avere nel leggere qualcosa di divertente scritto da una amica, ma era un sorriso sornione, quello di chi sta avendo una conversazione intrigante.
Poteva essere solo un mio sospetto ma poi notai un altro particolare: la mano con cui non reggeva il telefono era scivolata fra le sue gambe e con le dita si accarezzava le labbra della fica.
Cominciai ad eccitarmi e il mio cazzo si indurì, compresso tra il peso del mio corpo e la superficie del materasso. Francesca intanto continuò a chattare con qualcuno e a toccarsi.
Gli anni scorsi, soprattutto quando io non ero presente sull’isola, lei si era divertita a tradirmi con altri uomini. Era un gioco tra di noi. A me piaceva che facesse così, la amavo ancora di più quando faceva la troia. In quelle ultime settimane, invece, non c’era stata nessuna trasgressione di coppia fra noi. Alcuni dei contatti che lei aveva, in particolare un ragazzo con cui aveva scopato gli ultimi anni, non era disponibile. E anche la spiaggia appartata che spesso frequentava, nella quale potevano nascere situazioni intriganti di esibizionismo e sesso, era rimasta tranquilla. Poi forse la mia presenza costante, dato che a differenza di altri anni ero rimasto sempre sull’isola con lei invece di lasciarla anche sola per un po’, l’aveva frenata. In fondo aveva sempre il mio di cazzo a disposizione e se lo gustava ogni volta che poteva.
Ad un certo punto mi mossi e mi girai su un fianco, mettendo in mostra la parte inferiore del mio corpo, col cazzo duro tra le gambe. Francesca distolse per un attimo lo sguardo dal cellulare, mi guardò il cazzo, si passò velocemente la lingua tra le labbra, ma poi tornò a fissare il cellulare.
Allora strisciai fino a scendere dal letto e andare verso di lei procedendo sulle ginocchia. Poi mi abbassai tra le sue gambe ed andai a sostituire la mia lingua alle sue dita. La leccai alternando momenti di calma e momenti in cui affondavo con golosità in lei. La avvicinavo all’orgasmo e poi mi fermavo. Lei, intanto, continuava a tenere il telefono in mano e a scriversi con qualcuno.
L’eccitazione tra le gambe e l’eccitazione mentale data dalla conversazione che stava tenendo si sommarono e alla fine diventarono troppe per essere gestite insieme. Si può dire che vinsi io. Lei mollò il telefono e mi implorò di scoparla di nuovo. La presi lì sulla poltroncina, spalancandole le gambe, tirandola verso di me fino a farle sporgere il culo e scopandola nella fica aperta e bagnata.
Il telefono era caduto lì a fianco. Gli lanciai una occhiata veloce. Intravidi una schermata di una qualche app che non conoscevo. C’erano dei messaggi che però non riuscivo a leggere da quella distanza. L’unica cosa che riuscii a vedere era una foto, parzialmente nascosta perché finita in alto a causa dei messaggi sottostanti. Sembrava la foto di un cazzo duro.
2
Subito feci finta di niente, non dissi niente a Francesca, come se non mi fossi accorto di nulla. Mi piaceva quando lei in qualche modo tramava alle mie spalle per organizzare delle scopate. Dopo volevo sapere e volevo essere coinvolto, ma l’inizio del gioco a mia insaputa mi forniva un brivido aggiuntivo e lei lo sapeva.
Il giorno dopo però notai di nuovo quella espressione mentre scriveva sul telefono. Eravamo in spiaggia, un luogo in cui non potevo scoparla e allora decisi di entrare nel gioco in un altro modo.
“Con chi stai chattando?” chiesi con tono neutro.
“Con uno.” rispose lei laconica.
Per qualche minuto diedi l’impressione di essermi accontentato di quella risposta, ma poi cambiai posizione e mi avvicinai a lei. Il mio cazzo era duro dentro il costume che faticava a contenerlo. Glielo feci sentire contro la coscia.
“Uno chi? Quello che ieri ti ha inviato il cazzo?” le domandai.
“Hai presente quel sito di incontri a cui mi ero registrata tempo fa?” non sembrò sorpresa della mia consapevolezza su ciò che aveva ricevuto.
“Sì.”
“Ecco. Mi annoiavo e ho riattivato l’account.”
“E chi hai trovato?”
“Non ci crederai.”
“Cioè?”
“Praticamente il sito di incontri ha capito che io in questo momento sono sull’isola e allora questo qualcuno mi ha trovato. È anche lui sull’isola. Non ci sono molti account qui, ovviamente. Quindi mi ha contattato subito.”
“Ah, quindi non si tratta solo di sexting… cioè potrebbe diventare qualcosa di più, dal vivo…”
“Non lo so. Tu avresti qualcosa in contrario?”
“No… se piace a te… ma chi è?”
“Non lo so.”
“Come non lo sai?”
“Non ha foto del viso e non mi ha voluto svelare troppo. Anche io d’altronde non gli ho detto molto. So solo che ha una decina d’anni meno di me e che si sta per sposare…”
“Ah. E cerca le ultime scopate in giro da uomo libero?”
“Evidentemente.”
“E poi sai anche com’è il suo cazzo, se non ho visto male ieri.”
“Esatto. Mi ha mandato qualche foto. In realtà c’erano già sul suo profilo. Ha un bel corpo e un gran bel cazzo.”
“Davvero? Meglio del mio?”
“No, meglio del tuo no, però… mi sembra notevole.”
“Notevole come?”
“Più lungo. Un po’ storto ma più lungo, anche se meno largo.”
“E te lo vuoi fare?”
“Non so…”
“Lui che dice?”
“Lui è attratto… vorrebbe… ma ha un po’ paura, anche per via del matrimonio… cioè ha paura che io lo conosca.”
“E tu?”
“Anche io ho un po’ questa paura. Sai, l’isola è piccola, non vorrei poi che si sapesse in giro…”
“Cosa?”
“Che sono… una tipa un po’ così…”
“Così come?”
“Una che ha un profilo in un sito di incontri…”
“Una troia…”
“Esatto. Lo faccio anche per te.”
“Per me?”
“Sì, che non pensino tutti che sei un cornuto…”
“Quindi come pensi di fare?”
“Non so… lui dice che mi incontrerebbe se io restassi bendata, in modo da non vederlo.”
“Bendata?”
“Sì, ma ovvio che non si può fare. Cioè lui potrebbe essere chiunque, non posso rischiare. Anche se l’idea ovviamente è intrigante.”
“E quindi?”
“Quindi non so, stiamo chattando. Vedremo.”
“Mi farai sapere?”
“Ovviamente, ormai che mi hai scoperto.”
“Se vuoi bendata lo puoi stare con me.”
“Per quale motivo? Tanto so chi sei. E preferisco guardarti mentre mi scopi. Il tuo corpo, il tuo cazzo.”
Francesca mi diede una strizzata al cazzo da sopra al costume. L’eccitazione data dalla conversazione che avevamo appena avuto mi fece sborrare poco dopo. Sul mio costume si formò una macchia inequivocabile che dovetti andare a nascondere correndo rapidamente in acqua senza farmi notare.
3
Qualche sera dopo eravamo usciti a cena. Francesca indossava un vestitino corto e dei sandali aperti. Avevo voglia di tornare a casa e avevo voglia di scoparla. Lei però aveva voluto restare fuori a passeggiare e si era fatto tardi.
“Andiamo a casa?” provai a suggerire ad un certo punto.
“Uhm, no, io vorrei restare ancora un po’ in giro.”
“Ancora? E dove vuoi che andiamo? Ormai abbiamo girato tutto il paese.”
“No, ho detto che IO voglio restare in giro.” disse quella frase, calcando sul pronome personale, con aria imbarazzata, mordendosi un dito.
Rimasi un attimo spiazzato, ma poi capii.
“Devi incontrarlo?” le chiesi.
Lei annuì, distogliendo lo sguardo.
“E dove?”
“In un posto… abbandonato… dove non ci può vedere nessuno.”
“Ma… sei sicura? Ti fidi? Non sai neanche chi è.”
“Sì, mi fido… mi sembra più spaventato lui di me, sai per la storia del matrimonio. Ha paura che io lo conosca e che possa sputtanarlo.”
“Tu invece di passare per puttana non hai paura.” la provocai.
“Beh, dipende chi è, un po’ di timore ce l’ho… però la voglia che ho vince sulla paura.”
“La voglia di cosa?”
“La voglia di cazzo. Vuoi sempre sentirmelo dire, eh, porco?”
“Sì. Mi piace quando ce l’hai e mi piace quando la ammetti.”
“Va be’, facciamo che ti dico dove ci dobbiamo incontrare e che ti avviso se non ci sono problemi. Tu però non venire. Vieni solo se non mi faccio sentire.”
“Ok.” risposi un po’ deluso. Volevo andare a spiarla.
“Dopo ti racconto tutto.” mi promise Francesca, per consolarmi.
4
Non tornai a casa, rimasi in giro, non troppo lontano dal posto, un vecchio ristorante abbandonato appena fuori dal paese, dove Francesca doveva incontrare quell’uomo segreto. Ero pronto a raggiungerla se non avessi avuto sue notizie. Ero nervoso. In realtà non perché avessi paura per lei, anche io ero convinto che quel ragazzo avesse buone intenzioni, ma ero nervoso per i soliti motivi per cui lo ero quando Francesca incontrava altri uomini. Era quel brivido trasgressivo, quei pensieri di fermare tutto che sempre mi venivano, quella sensazione di gelosia e nello stesso tempo di piacere nel saperla troia con altri.
Mi arrivò un messaggio.
“Ancora non si vede, è in ritardo. Spero che non abbia cambiato idea.”
Per un attimo sperai che la cosa non si verificasse. Nell’attimo successivo invece pensai alla delusione di lei e alla conseguente mia delusione e quindi mi rimangiai la speranza precedente.
Passò qualche minuto. Lunghissimi nella mia percezione, ma molto pochi a giudicare dall’orario del nuovo messaggio che arrivò.
“Tutto ok. Lo conosco. A dopo.”
Fino a quel momento, per il nervosismo, il mio cazzo era rimasto moscio e anzi quasi retratto in se stesso, ma quel messaggio scatenò le mie voglie. Avevo bisogno di masturbarmi. Il pensiero di Francesca che scopava con un altro era troppo eccitante. Cercai un anfratto, un posto nascosto. Non volevo aspettare fino ad arrivare a casa.
Ripensai a quello che mi aveva detto Francesca riguardo a quello che avrebbero probabilmente fatto. Mi aveva detto che quello che lui le aveva chiesto era semplicemente di scoparla alla pecorina, che era la sua maggiore fantasia. Ridemmo un po’ di questa richiesta così apparentemente normale, ma mi spiegò che per lui era già tanto dato che la futura moglie considerava quella pratica così comune già qualcosa di poco rispettoso.
Poi mi disse che le aveva fatto anche un’altra richiesta, più spinta, ma non mi aveva voluto dire quale. Francesca si divertiva a stuzzicarmi e a non raccontarmi sempre tutto, lasciando così che la mia fantasia perversa riempisse i vuoti.
“Ti ha chiesto se ti può fare il culo?” ipotizzai convinto di indovinare facilmente.
“Lo abbiamo accennato, è probabile che lo faremo, anche se lui ha accennato al fatto che quello si potrebbe fare senza preservativo e a me questo non va bene, quindi vedremo. Però, no, non è quella l’altra cosa che mi ha chiesto.”
“E cos’è, allora?”
“Lo scoprirai… forse.”
Dunque in quel momento, mentre mi segavo nascosto dietro ad un cespuglio, immaginavo Francesca messa a pecora, col suo bel culo tondo che faceva venire solo a vederlo. Poi pensai a questo ragazzo, al suo notevole cazzo, che la scopava, la inculava e poi… poi chissà che altro le voleva fare. Ero troppo curioso e troppo eccitato.
Passò del tempo. Mi sembrò tantissimo, soprattutto dopo che avevo sborrato, ma in realtà non fu poi così tanto.
“Sto tornando.” mi scrisse.
Andai verso la via da cui Francesca sarebbe tornata. Non volevo però farmi vedere, soprattutto da lui. Dunque cercai un posto da cui poter controllare chi arrivava e da cui potermi allontanare se era il caso. Lo stavo per trovare quando da quella via arrivò qualcuno che non era né un ragazzo né Francesca, ma una donna che si mise come ad aspettare proprio nel punto che avevo pensato io. Strano perché era tardi e non c’era in giro praticamente più nessuno. A quel punto mi allontanai e andai più verso il centro del paese.
Non sapendo bene che strada avrebbe fatto Francesca decisi di aspettarla direttamente a casa.
Dopo qualche minuto arrivò. Aveva un bel sorriso stampato in faccia, segno che si era divertita. Non vedevo l’ora di sentire il suo racconto. Lei però appena mi vide mi saltò addosso e iniziò a spogliarmi.
“Uau, come mai ti è rimasta questa voglia? Non è andata bene? Sembravi soddisfatta.”
“Zitto e scopami.” mi sibilò lei nelle orecchie.
“O… ok… ma non hai già scopato?” la mia curiosità vinceva sul semplice desiderio di scoparla senza fare domande.
“No.” mi rispose lei, con mio grande stupore.
“Quindi è andata male?”
“No, è andata… bene… sì, abbastanza bene.”
“Però non avete scopato.”
“No.”
“Come mai?”
Mi fulminò con lo sguardo. Voleva che la piantassi e che mi limitassi a scoparla. Aveva bisogno di cazzo. Disperato bisogno. E allora glielo diedi, chiudendo finalmente la mia bocca impertinente.
5
Francesca poi mi raccontò:
“Ero lì che lo aspettavo quando finalmente arriva e quindi ci vediamo… lui entra un po’ nel panico perché effettivamente ci conoscevamo, di vista, mai parlati o presentati ma diciamo che l’ho visto crescere, e crescere molto bene… è il bagnino della spiaggia! Ho pensato di aver fatto bingo, lui forse avrebbe preferito che non lo conoscessi ma ormai eravamo là di notte in un posto stranissimo non poteva tirarsi indietro…”
“Che troia che sei…” commentai ma forse lei neanche mi sentì, tanto era presa dal racconto.
“Che bono che era lui!” e invece mi aveva sentito e aveva pensato bene di farmi soffrire un pochino con quel commento.
“Descrivimelo, cosa ti piace di lui?” decisi di subire fino in fondo l’umiliazione delle corna ricevute.
“Mi è sempre piaciuto fin da ragazzino, il classico tipo scanzonato, sempre sorridente, atletico ma non troppo e ora da uomo ha mantenuto quelle caratteristiche con l’aggiunta di una bella barba virile e un gran bel cazzo, e poi mi piaceva anche l’imbarazzo della situazione.”
“Sono contento che avesse un gran bel cazzo, e dimmi cosa ci hai fatto, allora.”
“Allora, partiamo dalle fantasie che mi aveva raccontato in chat, come ti ho detto la prima era banalmente di scopare a pecora, che pare la futura moglie non gradisca, invece data la situazione a me sembrava l’ideale, quindi ci spogliamo completamente e mi sistemo in quel posto veramente assurdo ma così eccitante, lui non era del tutto duro credo per la situazione quindi inizia a strusciarmelo da dietro tra fica e culo come fosse una lingua ed era veramente molto piacevole… diventato duro passiamo alla sua seconda fantasia quella che non ti avevo detto…”
“Ah, e cioè?” chiesi impaziente di sapere.
“Mi dice solo che doveva pisciare, ne avevamo parlato in chat e gli avevo detto che avremmo potuto farlo solo a mare, per cui comunque lo accompagno fuori all’aperto e resto a guardarlo mentre la fa, glielo prendo in mano e mi godo lo spettacolo, sul finire ammetto di averglielo anche leccato…”
“Oh…” rimasi colpito, ma sapevo che Francesca era un po’ attratta dalle pratiche di pissing, cosa sulla quale io invece non le davo appoggio.
“Finito passiamo al pompino ma lui era già parecchio preso, infatti deve fermarmi un paio di volte se non tre… Così mi chiede di mettergli il preservativo, cosa che faccio con un po’ di fatica per le dimensioni e perché mi capita raramento di doverlo fare io… Finita l’operazione mi fa ‘abbiamo un problema’ e io credevo avesse visto qualcuno… invece… era venuto!”
“Ah… così…”
“Niente scopata e ce ne andiamo…lui prima di me. Fine della storia un po’ triste ma alla fine è stata buffa e divertente lo stesso.”
6
Mi svegliai il mattino, nudo e col cazzo duro come capitava quasi sempre, soprattutto in vacanza. Sentii provenire dal bagno il rumore della doccia. Pensai subito di raggiungere Francesca lì sotto, dovevo lavarmi e avrei unito l’utile al dilettevole.
Lei sembrò contenta di vedermi entrare in bagno e poi in doccia. Prese subito in mano il mio cazzo, dandomi il buongiorno. Ci baciammo e ci bagnammo sotto il getto dell’acqua. Non iniziammo a scopare, facemmo solo del petting affettuoso.
“Devi ancora pisciare?” mi chiese poi lei senza preavviso.
Io annuii, mi ero svegliato e sentivo il bisogno, ma la doccia con lei aveva preso il sopravvento.
“Falla, allora.” mi intimò lei scuotendo con la mano il mio cazzo che aveva una consistenza intermedia.
“Qui?” chiesi io stupidamente.
“Sì, voglio vederti mentre la fai.”
“Davvero?” chiesi stupito.
“Sì.”
Francesca si mise al mio fianco, guardando come me in basso verso il mio cazzo penzolante e pronto per urinare. Avevo lo stimolo e lei me lo chiedeva, perché tenerla, a quel punto. E così lasciai andare il getto caldo contro il piatto della doccia.
“Che bello…” commentò lei che poco dopo si inginocchiò al mio fianco per osservare l’operazione da più vicino.
“Ne hai tanta…” aggiunse poi rialzandosi e mettendosi davanti a me.
Io feci per indirizzare il getto lateralmente, per non colpirla e lo interruppi anche per un attimo.
“No, continua.” disse lei prendendo in mano il mio cazzo e puntandoselo contro la parte bassa della pancia.
“Bagnami.” sussurrò aderendo al mio corpo abbracciandomi mentre il mio cazzo continuava ad emettere gli ultimi getti di urina che scendevano lungo il suo corpo, attraverso i peli della fica e poi giù lungo le gambe.
Rimanemmo così, abbracciati per un po’. Il calore e l’odore della mia urina sparì portato via dall’acqua della doccia.
“La faccio anche io.” mormorò lei e senza staccarsi da me cominciò. Su di me giunsero solo alcuni schizzi, sui piedi e la parte bassa delle gambe.
Fu un momento molto intimo. Strano e un po’ perverso. Io non ero particolarmente eccitato dai giochi di pissing, ma capivo che invece Francesca ne subiva il fascino e questo, alla fine, come sempre, eccitava pure me. Infatti finimmo che il mio cazzo era duro e verso l’alto, stretto fra i nostri corpi. Lei allora si mise sulle punte e alzò una gamba, io la sorressi per permetterle di impalarsi su di me.
7
Non parlammo subito di quello che avevamo fatto sotto la doccia. Facemmo invece colazione e ci preparammo per scendere in spiaggia. Scegliemmo di andare in quella isolata, frequentata a volte da nudisti. Le nostre voglie sessuali si erano particolarmente risvegliate in quegli ultimi giorni. Sicuramente l’avventura di Francesca con quel ragazzo aveva riacceso molte fantasie.
Tra l’altro mentre andavamo verso la spiaggia lei si lamentò che lui non aveva neanche risposto al messaggio in cui lei lo ringraziava per l’esperienza vissuta insieme. Le spiegai che probabilmente lui si vergognava un po’ di non aver dimostrato di essere lo stallone che si vantava di essere. E forse si sentiva anche in colpa nei confronti della futura moglie.
“Ma a me è piaciuto lo stesso, anche se non mi ha scopato.” commentò un po’ delusa.
“Cosa ti è piaciuto soprattutto?” domandai curioso.
“Be’, mentre ero completamente nuda a pecora e lui si strusciava contro di me è stato molto bello… ma poi forse quando ha pisciato…”
“Ma ti stai appassionando al genere?” chiesi sorpreso e quasi allarmato.
“Sì, credo di sì. Mi affascina la cosa.”
“Cioè? Cosa ti piace?”
“Dunque, è una cosa abbastanza recente direi… non so bene perché… credo sia legata a diversi aspetti. Il primo è il voyeurismo, assistere a un gesto così personale fa tanto guardona indiscreta, il gesto in se è molto erotico, segreto e si presta bene allo show perché voi maschi la fate… come dire… in modo molto visibile e più pratico. Mentalmente invece è una cosa porca che fa sentire più ‘sporchi’. Fisicamente poi fa l’effetto di una calda sborrata più prolungata!”
“Ma… ma quindi cosa vorresti fare?”
“Mi piacerebbe qualcosa di libero e naturale, quindi escluderei il vivere la sessualità per forza legata al pissing, diventerebbe una malattia, non mi piace così. Piuttosto mi piacerebbe se ci fosse naturalezza nelle cose. La pipì si fa diverse volte in un giorno, quindi se in qualche occasione fungesse da gioco che poi stimola altri piaceri, lo vedrei molto più lineare.”
“Sì, ma intendo… cioè…” a volte Francesca riusciva ancora ad imbarazzarmi quando capivo che riusciva ad essere più porca di me. “Voglio dire, cosa vuoi fare in pratica. Vuoi solo guardare ed essere guardata o… vuoi riceverla… addosso? Oppure vuoi essere tu a farla?”
“Mi piacerebbe provare entrambe le versioni ma, se dovessi per forza scegliere, ricevere credo sia piu soddisfacente fisicamente, farla lo è forse mentalmente anche se immagino che farsela leccare nel mentre possa essere molto rilassante.”
“Ah.” esclamai e forse feci una espressione un po’ strana.
“A te non piace, eh?”
“Io… non lo so… non mi ha mai attirato particolarmente… però lo sai come sono, lo sai quanto mi attraggono le perversioni altrui. Quanto mi eccita quando tu ti ecciti per qualcosa… e quindi… mi stai eccitando…”
“E tu saresti più propenso a offrire o ricevere?”
“Ammetto che mi fa un po’ senso pensare di riceverla… in bocca. Però nel momento in cui ci penso capisco come il subire qualcosa anche di non proprio gradito può diventare piacevole sotto altri aspetti. Lo sai bene. Mi hai fatto fare diverse cose che mi sono piaciute proprio perché non volevo…”
“Ad esempio?”
“Dai, lo sai… alcuni atti che mi hai fatto fare… omosessuali… ma non cambiamo discorso. Quindi dicevo che in generale sarei più propenso ad offrire.”
“Ok.” concluse Francesca trattenendo a stento un sorrisetto compiaciuto.
Arrivammo in spiaggia, che era occupata dalla solita coppia di mezza età che praticava nudismo. Nel tempo avevamo imparato a conoscere i pochi frequentatori di quella caletta. Sapevamo che loro non erano una coppia che avrebbe fatto giochi sessuali e quindi neanche noi ci saremmo lasciati andare.
Facemmo giusto qualcosa in mare, nascosti dal pelo dell’acqua. Un po’ di masturbazione reciproca. E fu in quel frangente, mentre io, facendo finta di niente, tenevo una mano fra le gambe di Francesca e con le dita le aprivo le labbra della fica e mi infilavo dentro, che improvvisamente sentii un cambio di temperatura. L’acqua fredda attorno alla mia mano diventò calda improvvisamente. Poi guardai il volto di lei che si apriva in un gran sorriso.
“Non fermarti.” mi disse quasi solo col movimento delle labbra.
E io allora continuai portandola all’orgasmo con le dita mentre lei mi pisciava sulla mano immersa nell’acqua di mare.
8
Tornati in paese, ci fermammo in un bar a bere qualcosa. Io mi misi ad osservare la donna titolare del bar. L’avevo già vista da qualche parte ma non ricordavo dove. Poi ebbi l’illuminazione: era la donna che avevo incrociato la sera in cui Francesca si era vista col bagnino, quella che era sulla strada del loro rientro e che mi aveva impedito di attenderne l’arrivo. Lo dissi a Francesca.
“Ah, sì. L’ho incrociata anche io. Mi ha anche guardato male.”
“Quando?”
“Quella sera. E anche adesso, in realtà, quando mi ha visto.”
“Ma perché?”
“Secondo me ha capito cosa era successo. Non c’era in giro nessuno. Dalla stradina che porta al ristorante abbandonato è arrivato lui e poco dopo sono passata io. Forse ha fatto due più due e ha capito cosa era successo.”
“E perché avrebbe dovuto guardarti male? Cosa c’entra lei?”
“Non so. Forse lo conosce, forse conosce la sua fidanzata. Boh. So che mi sono sentita accusata dalla sua espressione. Anche poco fa. Mi ha guardato come se fossi colpevole di qualcosa.”
“Va be’, non ci pensare.”
Ci portarono quello che avevamo ordinato e ci rilassammo un po’. In effetti io feci caso che spesso quella donna rivolse verso di noi, o meglio verso Francesca, alcune occhiatacce.
“Ok. Vado un attimo in bagno e poi andiamo, ok?” proposi a Francesca.
“No.” mi rispose bloccandomi nel gesto di alzarmi.
“Cioè?”
“Andiamo un attimo in bagno e poi andiamo via.” mi spiegò con aria sorniona.
“No, dai, cosa vuoi fare?” le chiesi un po’ sconvolto dalla sua intraprendenza.
“Voglio assaggiarti.”
“Qui? Se vuoi la tengo fino a casa.” provai a cavarmela.
“No. Qui. È più bello. Nel bagno di quella…” aggiunse facendo un cenno verso la barista.
Accettai. Accettavo sempre quando Francesca proponeva qualche porcata. Qualunque porcata. Tra noi era quasi una sfida a vedere quando l’altro si sarebbe rifiutato di fare qualcosa di perverso. Di solito era più lei che mi metteva in difficoltà. Io forse mi accontentavo di cose più normali.
Il bagno del bar, sul retro, era angusto e non particolarmente pulito. Non era un ambiente che, normalmente, avrebbe fatto nascere voglie sessuali, ma quando Francesca si accendeva non la fermava niente. Mi abbassai i boxer e tirai fuori il cazzo. Non si era del tutto indurito, per fortuna perché sarebbe stato più scomodo centrare il buco. Francesca si abbassò, senza appoggiarsi per terra.
“Tu inizia…” mi spiegò prima di mettersi la mia cappella in bocca. “… e quando alzo gli occhi fermati un attimo che mi stacco.”
“Ok.”
Impiegai un po’ a farla uscire. La situazione mi aveva innervosito.
“Eccola.” mormorai per avvisarla.
Cominciai a riempirle la bocca. Cercai di contenere il getto, che non fosse troppo forte. Lei alzò gli occhi. Come tante volte faceva mentre mi faceva i pompini e continuava mentre ci guardavamo negli occhi. In questo caso invece io tirai i muscoli pelvici per interrompere il flusso. Lei si alzò. La vidi deglutire con gusto. Non glielo dissi ma mi faceva un po’ schifo a pensarci. Ma vederla così perversa mi piaceva anche. Mi rilassai e finii di svuotarmi nella turca, mentre lei usciva dal bagno, soddisfatta.
Dopo qualche minuto uscii anche io dal bagno e mi ritrovai di fronte la scena di Francesca che parlava animatamente, forse addirittura litigava, con la proprietaria del bar. Non riuscii a cogliere quello che si stavano dicendo, sia perché il tono di voce, seppur concitato, era basso, sia perché era infarcito di termini dialettali.
Quando mi vide arrivare Francesca si rivolse a me.
“Senti, paga questa stronza e ce ne andiamo.”
Io rimasi lì un po’ interdetto.
“Andate pure, faccio a meno dei vostri soldi. Dei soldi di una bottana…”
L’ultima parola la disse a tono più alto e la ripetè a voce più alta mentre uscivamo dal bar, insieme all’invito di andare a fare le nostre porcate da qualche altra parte.
Francesca era furiosa e le corsi dietro aspettando un attimo che le si sbollisse la rabbia prima di farmi spiegare.
“Quando sono uscita dal bagno mi è passata vicina e facendosi sentire apposta ha detto: sempre a fare le sue cose da puttana, questa” mi descrisse la scena. “A quel punto le ho risposto e lei ha rincarato tirando fuori anche il fatto della sera. Mi ha detto che devo smetterla di fare la puttana, che lui è un bravo ragazzo e che si deve sposare e le puttane come me devono lasciarlo stare. Io non potevo stare zitta e le ho detto che certe cose si fanno in due e che andasse a dirlo a lui.”
“Ma a lei che le frega? È parente di lui? O di lei?”
“No, non credo. È solo una impicciona stronza che non si fa i cazzi suoi.”
“Forse è anche invidiosa.”
“Eh, forse. Avrebbe voluto farselo lei, altro che bottana e bottana…”
“Poi avrà pensato che in bagno eravamo andati a scopare…” suggerii io.
“Be’, più o meno… anzi più… se avesse saputo cosa abbiamo fatto… avrei dovuto sputarle in faccia, se non avessi mandato giù tutto…”
“Ahaha, sei bella stronza anche tu, eh…”
“Quando una mi fa girare…”
“Almeno quello che abbiamo fatto in bagno ti è… piaciuto?”
“Quello che tu hai fatto in bagno mi è piaciuto… mi sono sentita tanto sporca…”
“Davvero ti è piaciuto?”
“Sì… strana sensazione… ma così perversa da piacermi…”
“Sei ancora eccitata?”
“Sì. Quando arriviamo a casa mi scopi? Una cosa normale, non ti chiedo più cose strane…”
“Uhm… no… non ti scopo quando arriviamo a casa… voglio che mantieni la tua voglia… che lasci che cresca fino a che non ce la fai più.”
“Perché? Cosa hai in mente?”
La guardai di sottecchi mentre ragionavo su quello che volevo fare e mettevo in ordine le mie fantasie sessuali cresciute negli ultimi giorni.
“Voglio… voglio che andiamo nel ristorante abbandonato. Voglio farlo lì come lo hai fatto col bagnino. Anzi meglio. Io ti scopo veramente. Ma facciamo come se fossi con lui.”
Francesca mi guardò e poi mi sorrise. Adorava quanto le proponevo dei giochi diversi dal solito e quindi avrebbe resistito con piacere fino a tardi. Pronta a rivivere le sensazioni del farlo di nascosto in un posto accessibile a chiunque.
9
“Ti sei messa così con lui?” le chiesi mentre Francesca si piegava a pecora completamente nuda, all’interno del ristorante abbandonato.
“Sì.”
“Cazzo… beato lui… con questo culo davanti… come ha fatto a non venirgli duro…”
“Era agitato, ma me lo ha strusciato contro ed era molto bello, fallo anche tu…”
Lo feci ma il mio cazzo si era indurito al massimo, non solo per la visione della mia donna vogliosa ed esposta, ma anche per il pensiero che era stata nella stessa condizione con un altro e per il posto in cui lo stavamo facendo. Mi venne il pensiero che qualcuno potesse anche spiarci o che qualcuno l’avesse spiata mentre era con l’altro e l’idea mi stuzzicava.
“Io però non mi limito a strusciarmi…” dissi mentre il mio cazzo rigido si faceva largo tra le labbra gonfie e umide della fica di Francesca. Lei si aprì accogliente ed io iniziai una serie di movimenti lenti ma costanti, avanti e indietro, per fotterla con decisione ma con calma.
“Mmh, così è anche meglio…” mugugnò lei sentendosi penetrare.
Dopo qualche minuto di lenta e inesorabile scopata la mia attenzione venne attratta, come succedeva quasi sempre, dall’altro buco che Francesca mi stava esponendo. Mi misi un paio di dita in bocca per ricoprirle bene di saliva e poi le portai a stimolarle l’ano. Picchiettai un po’, massaggiai i bordi e poi le spinsi dentro. Il culo si aprì morbido.
“Avresti voluto dargli anche il culo, vero?”
“Sì…” disse lei accentuando uno dei tanti sì che stava dicendo da qualche minuto.
“Sei una troia, lo sai?”
“Sì… aveva un cazzo perfetto per il culo… lungo… un po’ storto…”
“Il mio non è perfetto?”
“Il tuo è ancora più perfetto, ma…”
“Ma cosa?”
“Ma tradirti e farmi inculare è sempre bello…”
Tra noi c’era sempre questo dialogo di provocazioni reciproche. Lei voleva farmi ingelosire in modo che in qualche modo la punissi e la punizione che entrambi volevamo era un bel rapporto anale con molto vigore da parte mia.
Spostai il cazzo un po’ più in su, sputai abbondantemente sulla cappella e poi iniziai a spingere. Francesca era abituata ed era molto brava a riceverlo nel culo. Si aprì desiderosa di farsi aprire, quasi come fosse una fica.
Io proseguii nel mio movimento lento e costante. Entravo e uscivo, piano, senza esitazioni e compiendo il gesto per tutta la lunghezza del mio cazzo.
“Dai, sbattimi…” ogni tanto lei mi implorava. Sperava in qualcosa di più animalesco, di meno controllato. Aveva bisogno di sentirsi sopraffatta, quasi degradata a semplice buco in cui sfogarsi. La mia era una sorta di tortura piacevole.
Continuai così per qualche minuto fino a quando, percependo un segnale del mio corpo, mi venne in mente una idea perversa e folle.
Mi fermai. Il mio cazzo era piantato per tre quarti nel culo di lei, in modo che il suo ano fosse tenuto allargato dalla parte più larga del mio cazzo.
“No… non fermarti… continua… inculami… sfondami…” mi implorava.
Ma io avevo altri piani. Lei cercò di muovere il culo all’indietro, di scoparsi da sola, ma io assecondai i movimenti e non le diedi quella soddisfazione.
“Perché ti sei fermato?” mi chiese.
Io aspettai ancora. Il mio cazzo perse leggermente vigore, ma restando duro a sufficienza da tenerle allargato il culo. Poi sentii lo stimolo salire e lo lasciai andare.
“Ma… oddio… cos’è?… sento… caldo… ma stai… cosa?… non ci credo… veramente?”
Francesca cominciò a farfugliare vari pezzi di frasi in parte incomprensibili mentre nella sua testa si formava la comprensione di quello che le stavo facendo. Si sentì inondare le viscere di qualcosa di caldo e appena capì la situazione impazzì.
“Mi stai… pisciando nel culo!?”
Quasi urlò a metà fra domanda e affermazione gioiosa. Quando il suo cervello ebbe elaborato la situazione le scatenò nel suo corpo un orgasmo incontrollabile. Io percepii le pulsazione dell’ano che stringeva e rilasciava il mio cazzo, quasi a mungerlo per estrarre più liquido possibile. Il corpo di lei venne scosso da tremori che le fecero perdere l’equilibrio. Per quel motivo e perché comunque avevo già pensato di farlo mi sfilai da lei, continuando a urinare contro la parte bassa della sua schiena e contro le sue natiche. Lei continuò ad essere percorsa dagli spasmi dell’orgasmo e il suo ano continuò a pulsare, rilasciando anche buona parte di ciò con cui l’avevo riempita.
“Sei… pazzo… mi hai fatto impazzire… non… non pensavo una cosa del genere…”
Continuava a mormorare mentre lentamente si riprendeva da un orgasmo che l’aveva fatta crollare a terra, sporca dentro e fuori, nella mente e sulla pelle.
Anche io mi sentivo sporco ad aver fatto una cosa del genere, ma sentivo di averlo fatto per lei, per farle provare una sensazione di umiliazione e degrado a cui aspirava, ma che probabilmente non avrebbe avuto il coraggio neanche di pensarla.
Faceva schifo quello che avevamo fatto, ma la perversione di averlo fatto lo rendeva eccitante, ci faceva capire che eravamo disposti a fare le peggiori porcate pur di soddisfare la nostra voglia di nuove trasgressioni.
Tirai fuori l’asciugamano che, previdenti, ci eravamo portati dietro e la asciugai e pulii un po’ mentre lei era in uno stato quasi di perdita dei sensi.
10
Era stato un rapporto concitato che aveva catturato completamente la nostra attenzione. Ma il nostro cervello rimane comunque sempre vigile e anche in modo inconscio percepisce tutto intorno a sé. E in me c’era la sensazione di qualcosa che non tornava. Quando la mia attenzione poté essere rivolta nuovamente all’ambiente circostante me ne resi conto.
Un fruscio, un movimento, appena fuori da una delle finestre. C’era qualcuno.
Non ci pensai su molto e, improvvisamente, corsi fuori, così com’ero: nudo e col cazzo ancora parzialmente in tiro.
“Chi cazzo sei?” urlai afferrando un lembo di vestito di una figura che, tra i cespugli che circondavano l’edificio, stava cercando di defilarsi. Cadde a terra e si girò, portandosi le mani al volto per proteggersi.
Non volevo farle del male, chiunque fosse quella persona, solo spaventarla un po’ per evitare che ci desse noia. Rimasi sorpreso dal vedere chi fosse: la donna del bar.
“Che cazzo ci fai qua? Ci stavi spiando?”
“No… no… stavo facendo una passeggiata… non ho visto niente…” piagnucolò.
“No, tu hai visto tutto. Sei venuta apposta. Ci avrai visto arrivare. Forse anche ieri sera eri venuta a spiare quelli che poi hai chiamata bottana, eh? Di’ la verità.”
“No… io…” era intimorita e sconvolta, non sapeva cosa dire.
“Chi è qui la bottana? Chi si fa scopare o chi la guarda? E magari la invidia, immaginando dentro di sé di essere al suo posto, eh?”
“No… no…”
“Ah no. Quindi non ti stavi toccando eccitata da quello che vedevi?”
Quando le feci quella domanda, con tono sempre aggressivo, mi resi conto di essere nudo davanti a lei e il mio cazzo la puntava quasi a sottolineare le mie accuse. Mi accorsi che il suo sguardo, timoroso e contrito, si soffermò qualche secondo su di lui, pur nella penombra in cui eravamo, illuminati soltanto dalla luna che si rifletteva sul mare.
“Ammettilo. Ti piaceva quello che hai visto. E ti piaceva quello che hai visto ieri. Volevi essere al posto della mia donna, in entrambi i casi, ed è per questo che oggi l’hai insultata.”
Scosse la testa, ma sempre meno convinta nel negare e forse sempre meno spaventata. Nel frattempo comparve dietro di me Francesca che si era ripresa ed era uscita per capire cosa stesse succedendo. Anche lei ancora nuda.
“Ah… è quella stronza…”
“Sì, ci spiava. Forse ti ha spiato anche quando eri con il bagnino.”
“Che bottana! E ti è piaciuto spiarci?”
“No, no, facevo solo una passeggiata…” provò ancora a negare, ma in modo sempre meno convincente.
“Ah, sì, quindi se io ora ti mettessi una mano fra le gambe non troverei la fica fradicia?”
In quel momento l’espressione della donna cambiò, come se quella prospettiva non le dispiacesse. Come se avesse capito che forse poteva sottomettersi a noi e quello che le avremmo fatto le sarebbe piaciuto.
“Vuoi che lo faccia?” insistette Francesca. “O forse preferisci altro… vuoi che sia lui a infilarti il cazzo in bocca, per vedere se lo succhi come una puttana?”
Probabilmente la paura in quel momento svanì, spazzata via dall’eccitazione. Quello che lei probabilmente aveva sempre desiderato e mai osato fare, quello che aveva forse spesso visto fare ad altri in quello e altri posti appartati nella sua attività di guardona, poteva finalmente diventare qualcosa da provare: un qualcosa di trasgressivo, in prima persona e non solo come voyeur, anzi voyeuse, al femminile.
Dopo qualche minuto la donna era inginocchiata per terra, con la testa protesa in avanti per succhiarmi il cazzo e il culo spinto all’indietro, per dare modo a Francesca di masturbarla a dovere in entrambi i buchi.
“Sai dov’era quel cazzo fino a pochi minuti fa? Lo hai visto dov’era? Era nel mio culo, puttana.”
Le diceva la mia donna nell’orecchio per umiliarla e farle vivere in modo ancora più perverso quella esperienza. Le sborrai in bocca, non resistendo a quel livello di porcate.
Era molto raro, nei nostri giochi, che Francesca mi concedesse rapporti con altre donne, ma in quella situazione vinse la volontà di prendersi una rivincita nei confronti di chi l’aveva insultata e si era invece poi rivelata soltanto una ipocrita. Oppure, semplicemente, vinse la perversione mentale della mia donna, che dopo che le avevo pisciato in culo avrebbe fatto qualunque cosa.
11
Ci fermammo al bar, poche ore prima di prendere l’aliscafo che ci avrebbe riportato sulla terraferma e posto fine alla vacanza e alle trasgressioni che essa sempre portava. Saremmo tornati alla nostra vita normale, in cui i giochi erotici erano sì presenti ma sempre in quantità e qualità inferiori, smorzati dalla routine quotidiana.
La proprietaria, dopo quella notte al ristorante abbandonato, aveva ovviamente tutto un altro atteggiamento nei nostri confronti. Il litigio e gli insulti erano dimenticati e anzi era remissiva e disponibile. La invitammo a sedersi con noi, tanto c’erano pochissimi clienti a quell’ora, per chiacchierare un po’.
Ci spiegò la sua condizione. Un marito con cui ormai non faceva quasi più niente e quando lo faceva erano pochi minuti in cui lui si svuotava senza darle piacere. E questo durante tutti i mesi invernali, quando sull’isola rimanevano in pochi. Poi arrivava l’estate e lei aveva di fronte tutti i turisti, scanzonati e allegri e a volte trasgressivi. Individuava subito quali erano quelli che avrebbero osato di più e lei conosceva vari posti in cui le coppie si appartavano. Le piaceva spiarle e immaginare di essere al loro posto. Era però frustrante. Più guardava e più era insoddisfatta della sua situazione. Per questo aveva trasceso con Francesca e l’aveva insultata. Perché poi lei era una dell’isola, anche se non abitava più lì, ed era andata con uno dell’isola e questo l’aveva fatta sentire ancora peggio. Perché poteva veramente esserci lei. Anzi, quel ragazzo le era sempre piaciuto e si era sentita molto gelosa.
“Ma non puoi trovarti qualcuno con cui tradire tuo marito?” le chiese Francesca.
“E come faccio? Qui sull’isola ci conosciamo tutti. Verrebbe a saperlo. Ma anche solo come potrei farmi avanti con qualcuno. Non me la sento. Diventerei la puttana dell’isola in un attimo.”
“Una soluzione forse c’è…” disse sibillina Francesca.
Fece vedere alla donna il sito di annunci erotici a cui si era iscritta e dove lei aveva poi trovato il bagnino. In quel modo sarebbe stata sicura di trovare solo gente che voleva fare del sesso senza complicazioni. Non c’era il pericolo di farsi avanti con qualcuno che poi magari l’avrebbe rifiutata e sputtanata. E poi l’iscrizione a quel sito aveva un altro possibile beneficio immediato: quel ragazzo c’era ed era in cerca di donne più disinibite della futura moglie. Era spaventato quanto lei ma determinato a incontrare per scopare. E inoltre conoscevano entrambi il posto giusto in cui incontrarsi.
Lasciammo il bar e la salutammo convinti di aver dato inizio ad un rapporto adultero che avrebbe portato trasgressione sull’isola. Ci chiedevamo cosa avremmo trovato quando saremmo tornati l’anno successivo. Forse avevamo una amica in più con cui giocare e chissà se il ragazzo sarebbe stato ancora coinvolto tanto da avere una seconda chance con Francesca.
“Abbiamo ancora qualche ora prima dell’aliscafo.” disse Francesca. “Facciamo un ultimo salto in spiaggia?”
12
Andammo alla spiaggetta dove si faceva anche nudismo. Eravamo soli. Ci spogliammo.
Francesca andò in acqua a fare l’ultimo bagno. Io la osservai da riva, prima il suo culo ondeggiante che spariva pian piano sotto il pelo dell’acqua e poi il suo seno gocciolante mentre ritornava su.
“Ferma così.” le dissi quando l’acqua le arrivava appena sopra al pelo della fica. Sembrava una venere che esce dalle acque e le scattai una foto. Lei sorrise compiaciuta della mia voglia di immortalarla.
Mi stesi al sole e poco dopo lei mi raggiunse. Ma non si stese. Mi guardò dall’alto al basso con un’aria maliziosa mentre la sua pelle si asciugava all’aria. Io mi misi una mano a coprirmi gli occhi per ripararli dalla luce e guardare cosa stesse facendo lì ancora in piedi.
Mi sorrise e si mise sopra di me. I piedi ai lati di ciascuna spalla, a gambe aperte. Le guardai la fica gocciolante. Poi piegò le gambe e si abbassò andandosi praticamente a sedere sopra di me, sopra la mia faccia. La sua fica in bocca. Iniziai a leccarla avidamente. Lei mi tirò la testa verso di lei, per aumentare la pressione ed impedire che svicolassi. Ma io non volevo certo evitare di mangiarmi la sua fica. Almeno pensavo.
Improvvisamente infatti ebbi l’istinto di staccarmi, ma la presa di Francesca me lo impedì. Lei scoppiò a ridere mentre mi infliggeva quella tortura, mentre mi faceva quello scherzo: ovvero iniziò a pisciare sulla mia faccia.
La odiai per un attimo. Mi aveva messo sotto. Mi aveva costretto ad una cosa che non volevo. Il tempo di rendersene conto e già cominciava a piacermi. Mi sentii sottomesso e in fondo era una risposta a quello che le avevo fatto io.
Lei si accorse, andando all’indietro ad afferrare il mio cazzo, che mi stavo eccitando e per questo si rilassò. Il suo era stato un azzardo, potevo prendermela per il suo scherzo e invece, come sempre, stavo al gioco. D’altronde ci mancava solo questo per dare una chiusura ai nostri giochi bagnati. Poi, probabilmente, per un po’ questa perversione avrebbe lasciato spazio ad altro. Non ci piaceva fossilizzarci e avere una unica fonte di eccitazione. Le cose nuove erano eccitanti, dopo un po’ perdevano vigore e venivano sostituite da altri giochi. E così via nella nostra relazione perversa.