Elena continua a darmi spunti. Qualcosa di questo racconto è successo e qualcos’altro no, mentre qualcos’altro è successo nella realtà e non è successo nel racconto.
Ero rientrata in camera dopo una lunga giornata ad un convegno per lavoro. Giornata stressante e ricca di conversazioni e incontri. Tutto per lavoro. O quasi. Il marpione in questi casi c’è sempre. Un uomo sulla sessantina, prima elegantemente allusivo poi sempre più esplicito. Non mi ha dato fastidio, anzi ne sono stata lusingata. Anche qualcosa in più che lusingata. Per diversi minuti l’idea di concedermi a lui, come lui desiderava senza nasconderlo, mi ha sfiorata. Più che sfiorata. Mi ha anche bagnata. Ci ho pensato. In genere in quegli ambienti cerco di contenermi, non voglio che poi girino certe voci su di me nell’ambiente. Non voglio che si dica in giro che sono un po’ troia, anche perché sarebbe la verità e la verità spesso è meglio non conoscerla.
Non ho pensato solo se lo volevo fare o no. Ho pensato anche alle persone a cui poi lo avrei raccontato, due: mio marito ed Henry. Loro avrebbero entrambi gradito, loro mi avrebbero incoraggiata a farlo se avessero saputo. Non perché vogliano che io faccia sesso con chiunque, ma perché avrebbero capito che trovavo la cosa intrigante, e se la trovo intrigante poi la trasformo in qualcosa di degno da raccontare. Ad un certo punto l’ho anche scritto ad Henry. Gli ho detto che c’era quest’uomo, gli ho descritto la situazione. Mi ha risposto che trovava la situazione eccitante perché da come gliene avevo parlato gli sembrava che io la trovassi eccitante. Mi ha poi detto soltanto che avrebbe ascoltato volentieri gli sviluppi della serata e di fare quello che mi sentivo. Allora l’ho detto anche a mio marito. Lui ha commentato che gli sembrava avessi già deciso di scoparmelo, mi conosceva. Non vedeva l’ora di sapere tutto.
Forse era vero, forse avevo già deciso, altrimenti non avrei scritto ai miei due uomini spettatori, e uno dei due qualcosa in più, delle mie trasgressioni. Quindi sì, forse me lo sarei scopato. Poi non so cosa è successo. Qualcosa è cambiato. Il contesto è diventato diverso e la situazione sarebbe diventata forzata. Ho declinato. Non ci ho fatto nulla. Lui deluso. Ma non ero più convinta, non ero più presa mentalmente e sarebbe stata una delusione maggiore farlo, almeno per me.
E quindi ero in camera. Parzialmente insoddisfatta per la mancata svolta hot della serata e parzialmente eccitata. Mi ero portata dietro della lingerie di lusso, adatta ad eventuali situazioni come quella ma adatta anche a fare altro. La finestra della camera dava su una via trafficata del centro. Di fronte c’era un palazzo, alto quanto il mio hotel, con tante finestre. Era una bella vista, a modo suo. Mi ispirava. Indossai la lingerie, un body che lasciava intravedere seno e pube e dietro era a perizoma, e sistemai il telefono. Cominciai a fare degli scatti, davanti alla finestra. Seminuda in posizioni allusive. Qualcuna in posizioni proprio oscene.
Stavo posando pensando ai miei due uomini. Le foto erano per mio marito, ma sapevo già che le avrei mandate anche ad Henry. Era eccitante farle. Mi sentivo bella e desiderata. Li immaginavo a segarsi guardandole.
Ad un certo punto però mi accorsi che forse non stavo posando solo per loro. Nella camera la luce era accesa, fuori era il crepuscolo, quindi da fuori si vedeva bene dentro alla camera. Notai un movimento in una delle finestre di fronte, qualche piano sopra al mio. Feci finta di niente e cambiai posizione per vederlo meglio, sempre con la coda dell’occhio. Sì, qualcuno c’era, chissà se mi stava guardando. Indugiai un po’, mi posizionai per farmi vedere sempre meglio da chi era fuori. Ebbi così la certezza, vedevo una silhouette di qualcuno che chiaramente stava osservando nella mia direzione. Inutile dire che questo mi eccitò ancora di più.
Continuai a scattare tenendo sotto controllo i movimenti di quel guardone. Mi sembro quasi che… sì vidi chiaramente che aveva in mano quello che sembrava un binocolo. Mi stava proprio spiando con impegno e voleva vedermi al meglio che poteva. Istintivamente mi spogliai nuda e smisi di scattare foto. Lo spettacolo era diventato solo per quel guardone sconosciuto. Dopo un po’, divertita dalla situazione, gli feci un gesto di saluto. Lo vidi ritrarsi spaventato dal fatto di essere stato scoperto, ma poi dopo poco si riaffacciò. Aveva capito che gradivo essere guardata.
Poi mi venne un’idea. Presi foglio e penna messi a disposizione dell’hotel e scrissi sul foglio, a caratteri più grandi e spessi possibile il mio numero di telefono e poi lo appoggiai al vetro.
Passò qualche minuto. Io mi allontanai dalla finestra. Forse non riusciva a leggere cosa avevo scritto o forse non gli interessava. In fondo perché a me interessava fargli avere il mio numero? Cosa avevo in mente? Non lo sapevo neanche io, era una di quelle cose istintive che a volte facevo per il gusto della trasgressione.
Squillò il telefono. Numero sconosciuto. Risposi, senza dire niente.
“Pr… pronto?” una voce incerta, flebile, balbettante.
“Chi è?” chiesi io, col cuore a mille ma senza farlo sentire nel mio tono di voce.
“So… sono… ho visto il tuo numero… alla finestra…” una voce timida e giovane, molto giovane tanto da spiazzarmi. Ebbi per un attimo paura di aver coinvolto nei miei giochi un ragazzino.
“Sì, ma chi sei?” chiesi un po’ allarmata e spazientita.
“Sono… abito qui di fronte… io… ti ho visto… sei bellissima… sei… fantastica… il modo in cui ti muovevi, ti mettevi… come eri vestita… cioè non tanto vestita… anzi anche nuda… mi sono eccitato. Avevo paura che ti arrabbiassi se avessi scoperto che ti stavo spiando. Ma poi mi hai salutato. Stavi sorridendo. Poi hai messo il numero. Mi sono chiesto cosa voleva dire. Volevi essere chiamata? Io ho pensato di sì e allora l’ho fatto. Ho fatto male?”
“Quanti anni hai?” chiesi diretta.
“Ne ho 21.” rispose e io tirai un sospiro di sollievo.
“E come ti chiami?”
“Mi chiamo Will. Cioè mi chiamo Guglielmo ma tutti mi chiamano Will.”
“Ciao, Will. Io sono Elena.”
“Ciao Elena. Grazie.”
“Di cosa?”
“Di non esserti arrabbiata. E di essere così bella e di esserti lasciata guardare.”
“Grazie a te per i complimenti e per il brivido aggiuntivo che mi hai dato. Sai stavo fotografandomi per mio marito.”
“Uomo fortunato.”
“Vorresti essere anche tu fortunato?”
“I… in che senso?” notai una incrinatura nella voce. Desiderio misto a paura.
“Non so…” in effetti non sapevo cosa stavo dicendo, stavo improvvisando, come mi piace fare in questi casi. “Magari vorresti vedermi più da vicino.”
“Ah… eh… sì… sarebbe bello… però io…”
“Cosa?”
“Cioè io… non so… mi imbarazza dirlo… forse tu ti aspetti poi che io faccia delle cose…”
“Non mi aspetto niente.” lo rassicurai mentre lui continuava a parlare.
“…ma io… ecco… non ho tanta esperienza con le donne.”
“È normale, sei giovane.”
“No ma non solo. Cioè… ecco… io non ho mai fatto niente con una ragazza.”
“Io ti ho chiesto solo se volevi guardarmi.”
“Ah… beh… quello potrei farlo.”
“Allora vieni qui. Stanza 609.”
“Ma… e come faccio? Non posso entrare nell’hotel… e se mi vedono? Dovrei dire cosa sto facendo…”
Era impacciato, era timido, era spiazzato dalla mia intraprendenza. Per certi versi avrei potuto lasciare perdere, era quasi seccante vedere che non coglieva al balzo l’opportunità che gli stavo concedendo. Però in me nacque una diabolica voglia di fare la tentatrice, la corruttrice. Mi piaceva svezzarlo in un certo senso. Non nel senso del sesso, non avevo intenzione di farlo con lui, a meno che non si fosse rivelato irresistibile fisicamente. Ma nel senso della trasgressione, dei giochi erotici perversi.
“Facciamo così.” dissi risoluta. “Ti aspetto giù nella hall. Tu entri, mi vedi, ci salutiamo e poi vieni su con me, così non ti dice niente nessuno, ok?”
“O… ok.”
Mi vestii. Per modo di dire. Indossai uno spolverino e niente sotto, nuda, tanto dovevo scendere solo un attimo, e scesi giù. Dopo alcuni minuti vidi entrare un ragazzo giovane. Si guardava attorno spaventato e poi abbassava gli occhi. Era un ragazzo mediamente carino. Sicuramente aiutato dalla gioventù ma di certo non uno che avresti giurato che fosse così inesperto con le ragazze, a meno di non accorgersi di quanto fosse timido. Incrociammo lo sguardo e lo sostenemmo per pochi secondi. Fu lui ad abbassarlo. Doveva avermi riconosciuto, ma rimase immobile. Non si faceva avanti. Mi guardava con la coda dell’occhio facendo finta di non avermi visto. Io alzai gli occhi al cielo e sbuffai. Capivo benissimo perché era così inesperto con le ragazze.
Andai io da lui. Altrimenti facevamo notte.
“Will?”
“S… sì.” disse fissandosi le punte dei piedi.
“Benarrivato. Io sono Elena. Andiamo su?”
“O… ok.”
Mi segui restando un metro dietro di me. Capitava con gli uomini scafati, così mi guardavano il culo, ma non era quello il caso. Entrammo in ascensore. Decisi per la terapia d’urto, il ragazzo andava svegliato. Mi aprii lo spolverino e mi mostrai a lui nuda. Sgranò gli occhi. Percorse su e giù il mio corpo e si soffermò a lungo sul mio pube.
“Be… bello quello…” disse indicando.
“Cosa?” chiesi io stupita dal commento.
“Il… pelo.”
“Il pelo?”
“Sì… tutte le ragazze che vedo su internet non ce l’hanno… il fatto ce tu ce l’abbia invece è molto… molto…non so cosa dire ma mi piace.”
“Dai, in camera te lo faccio vedere da vicino.” mentre gli dicevo così pensai come sarebbe stato insegnarli a leccare la figa.
Una volta dentro io mi posizionai sul letto e lui sulla poltroncina ai piedi del letto. Iniziai a muovermi sensuale. In quel momento mi pentii di essere già nuda e di non aver potuto fare uno spogliarello, ma la sua faccia in ascensore era stato un piacere anche quello. Non sapevo cosa fare, come detto non avevo immaginato prima uno sviluppo del genere per quella serata. Però trovavo eccitante avere quel ragazzo che mi osservava, così rapito dal mio corpo. Cominciai a toccarmi, fissandolo negli occhi fin quando lui distoglieva lo sguardo.
“Sei eccitato?” gli chiesi diretta. Lui annuì. “Ce l’hai duro?” ancora più diretta.
“S… sì.”
“Perché non me lo fai vedere?” chiesi quasi ansimando.
“I… io?”
“Vedi qualcun altro in questa stanza?” questa battuta, mannaggia a me, mi fece nascere un tarlo in testa che avrebbe presto iniziato a scavare.
“Ma… mi vergogno…” disse.
“Dai… su… di cosa ti vergogni? Guarda io come mi sto mostrando a te…” dicendo così mi misi a pecora e inarcando la schiena mostrai a lui la figa e il culo da dietro.
“O… ok.”
Iniziò a slacciarsi i pantaloni e se li abbassò un po’. Le mutande erano tese dal cazzo e si iniziarono a bagnare. Stava venendo. Una macchia di umido si allargò in corrispondenza della sua cappella che teneva in alto il tessuto.
“Oh no…” disse lui mortificato.
“Non ti preoccupare, è normale.” lo rassicurai. “Dai continua lo stesso.”
Si abbassò le mutande. Io alzai le sopracciglia stupita. Mi aspettavo un cazzetto, pensando che potesse essere una concausa della suo essere così imbranato con le ragazze. E invece non era niente male. Un cazzo di buone dimensioni. Un bel cazzo. Un cazzo che mi faceva venire l’acquolina in bocca.
Glielo dissi, gli feci dei complimenti e gli dissi che non aveva niente di cui vergognarsi. Lui sembrò sinceramente stupito. Nominò i cazzi che si vedono nei porno. Gli spiegai che quelli erano attori e gli spiegai anche che noi donne non cercavamo quelli. Io, per lo meno, li cercavo soprattutto che mi piacessero come proporzioni. Le dimensioni effettive erano secondarie. Lo rassicurai un po’. Lui era sinceramente convinto di avercelo piccolo, disse che era un po’ corto. Io gli dissi che, oltre a non esserlo, era anche piuttosto largo e quello non si trova così spesso.
“Ma soprattutto… non ti si ammoscia?” gli chiesi stupita, dimenticando le qualità dei ventenni.
“Tu sei troppo eccitante…” mi disse e cominciai a notare un leggero aumento di sicurezza in sé tanto da farmi un complimento non solo per farmelo ma con un retrogusto seduttivo.
“Grazie, caro. E ora cosa vorresti fare? Vuoi continuare a guardarmi e vuoi segarti se ce la fai? A me piacerebbe vedere che ti seghi per me.”
“Io… non so…”
“O vuoi qualcosa in più? Vorresti… un pompino?” mentre lo chiedevo mi rendevo conto che stavo sperando in una risposta positiva, ma non volevo metterlo a disagio. “Oppure vuoi provare a fare tu del sesso orale su di me? Lo hai mai fatto?”
“Eh no. Sono vergine.”
“Quindi non hai proprio mai fatto nulla con una ragazza?”
“Non ne avevo neanche mai vista una nuda dal vivo, prima di stasera.”
“Vorresti tornare a casa… non più vergine, stasera?” gliela feci questa domanda. Forse ero disponibile anche a farmi scopare. Mi faceva tenerezza quel ragazzo ma la sua imbranataggine era anche sexy.
Mi guardò. Ci penso su. Il suo cazzo era e restava duro e svettante, ancora sporco di sborra.
“No.” rispose e non mi stupì del tutto. “Tu hai già fatto tanto per me stasera. Ma io vorrei farlo con una mia coetanea. Senza offesa, eh. Intendo farlo con una che è la mia ragazza.”
“Sì, sì. Ho capito. Ma ti va di restare qui ancora un po’?”
“Sì, sì, quello sì. Sto bene qui con te.” si era sciolto.
“E cosa vorresti fare? Ti basta guardarmi mentre mi tocco?”
“Sì… sì, quello che vuoi tu.”
“Non vorresti qualcosa in più?” ecco che il tarlo aveva finito la sua galleria ed era entrato nella camera del mio cervello adibita alla lussuria. Camera ampia e spaziosa.
“Cioè? Tipo cosa?”
Lo guardai con aria maliziosa e da diavoletta tentatrice. Avevo una idea in testa. Una idea perversa. Gliela spiegai. Lui mi guardò stupito e incredulo. Poi annuì. Era d’accordo. Presi il telefono e diedi inizio alla seconda parte di quel mio piano improvvisato sul momento.
L’uomo, quel sessantenne, arrivò nel giro di mezzora, trafelato e impaziente. Lo avevo chiamato. Gli avevo fatto capire che avevo cambiato idea. Che ci stavo, che si poteva fare. “Dove?” aveva chiesto lui senza pensarci un attimo. Gli avevo detto il mio hotel e il mio numero di camera. Poi, prima che lui mettesse giù per correre da me, gli feci un’ultima domanda.
“Senti, c’è una cosa però che devi sapere. Quando arrivi qua non saremo soli. C’è un ragazzo, un mio amico. Gli piace guardare. Ci guarderà mentre lo facciamo. È un problema questo per te?”
“Ma… guarda solo? Guarda e non tocca? Cioè non è che un bisex dai gusti strani?”
“Lui guarda solo, non ti preoccupare. Però questa tua paura omofoba un po’ mi fa scendere la catena. Ti facevo più porco.”
“No, no tranquilla. Sono un grandissimo porco. E mi piace la tua proposta di farci guardare, mi piace perché vuol dire che tu sei una grandissima troia, più di quel che avevo intuito che fossi. Vengo lì e ti faccio vedere, anzi vi faccio vedere, quanto sono porco.”
“Ok. Spero le tue non siano solo parole…”
“Tranquilla, troia.”
Prima che arrivasse il ragazzo mi fece una strana richiesta. Volle essere legato con le mani dietro allo schienale della poltroncina. Mi spiegò che non voleva toccarsi mentre ci guardava perché se si toccava era sicuro che sarebbe venuto subito e invece voleva godersi la nostra scopata senza venire. Sorrisi pensando che fosse inesperto con le ragazze ma molto esperto di masturbazione su di sé. Lo legai con quello che avevo, un mio reggiseno.
“Non so se terrà.” gli dissi.
“No, ma non ci proverò a slegarmi, è solo una cosa psicologica che mi serve.”
Era un bel porcellino giovane anche lui, doveva solo avere il coraggio di trovarsi la ragazza giusta.
Fu una gran scopata quella col sessantenne. Non tanto per merito suo che era sì un porco, ma abbastanza monotematico e banale nel prendere una donna. Di buono c’era che doveva aver preso una pasticca di Viagra perché in quella camera di albergo di cazzi mosci quella sera non ne vidi. Quello del ragazzo rimase dritto e duro nonostante più volte da esso sgorgò o anche schizzò fuori delle goccia di sborra anche senza che lui si toccasse. Il vedere dal vivo una sua passione, il porno, era probabilmente troppo per il suo autocontrollo. L’altra cosa buona era che la voglia principale di quell’uomo coincise con la mia e il sesso anale la fece da padrone in quell’amplesso.
Ma alla fine il merito della memorabilità della scopata fu tutto nella situazione che si era creata. Una troia, io, che si concedeva al cazzo di uno e allo sguardo dell’altro e un guardone, seppur timido, che si godeva una scena porno dal vivo. E inoltre, sullo sfondo, c’erano altri due guardoni o meglio guardoni con l’immaginazione perché avrebbero saputo tutto di questa serata dalle mie parole e se la sarebbero figurata, cazzo in mano. Anzi no, niente cazzo in mano. Almeno a mio marito gli avrei legato le mani dietro la schiena e avrei guardato se il suo cazzo avrebbe avuto le stesse reazioni di quello del giovane, mentre io gli sussurravo nelle orecchie le parole porche che descrivevano l’avvenimento.
Mandai via l’uomo abbastanza in fretta e poi congedai anche Will. Ma prima feci un’ultima cosa con lui, per togliermi una curiosità che mi rodeva dentro. Avevo capito che non voleva avere contatti con me, non gli servivano, e allora gli proposi di chiudere la serata facendosi un’ultima sega, ripensando a tutto quello che aveva visto, ripensando ai momenti che più aveva amato. E io mi inginocchiai davanti a lui, con la bocca aperta. Gli chiesi di mirare bene, mentre mi diceva a cosa pensava.
“Quando ti ho visto dalla finestra… l’emozione per quello a cui stavo assistendo… quando ti ho telefonato… ero troppo impacciato ed eccitato… quando ti ho visto nella hall, ho capito che stava succedendo ma non osavo venire da te… quando ti sei mostrata nell’ascensore… il tuo pelo… quando poi mi hai mostrato il culo… il buchetto in mezzo… e quando poi…”
Stava parlando ad occhi chiusi, riportando alla mente i ricordi. Ma si interruppe e li aprì e guardo giù. C’ero io che lo guardavo, bocca aperta e lingua fuori.
“Oddio… tu in questo momento… così bella e così vogliosa della mia…”
Non finì la frase ma finì il contenuto delle sue palle. Gli ultimi schizzi di quella sera sfiancante per il suo cazzo. Sufficienti per me, però, per sentirne il sapore. Uno mi finì dritto in bocca, uno sul labbro e lo leccai via, l’ultimo sul mento e lo raccolsi col dito.
Intrigante… ben scritto come sempre… non voglio pensare a cosa sia successo veramente e cosa sia fantasia… è bellissimo cosi.
Facile desiderare di essere uno dei due… più difficile dover spiegare il perchè… forse perchè uno dei due ha avuto un amplesso col corpo e l’altro con tutta la psiche.. meglio il 21enne per me…
Grazie.
Grazie. Chissà Elena quale amplesso ha preferito? Vediamo se ce lo fa sapere.
Hahah…tutti e tre gli amplessi non si butta nulla..incluso quello di mio marito in terrazzo dopo il mio caffè mattutino e lettura moolto stimolante 😋😋😋
Nella realtà però c’è stato solo il sessantenne bavoso, panciuto quanto basta e confermo sul Viagra o altro in quanto era ipertrofico, li so riconoscere bene i cazzi drogati 😂…e infine solo un pompino per staccarmelo di dosso. Sperma abbondante cremoso e denso decisamente troppo denso…non ingerito ovviamente, ti racconterò tutto a dovere Henry, pazienta e sopportami love
ET
C’è stato anche il voyeur più noi altri due voyeur a posteriori, io e tuo marito, per quelle foto che ti sei fatta alla finestra.
Ti sopporto, ti sopporto. Hai qualcosa che rende facile sopportarti.
e qui scatta l’invidia…
Bellissimo, ben scritto e molto intrigante. Ci è scappato il seghino 🙂