Luna di miele

al fare l’amore, in tutti i modi

LUNA DI MIELE


1

Eravamo in viaggio di nozze, in un resort sul mare in un posto paradisiaco. Una suite che dava direttamente sulla spiaggia. Un posto da rilassamento totale.

Sesso e spiaggia. Facevamo l’amore continuamente. Mai fatto con quella frequenza durante la nostra relazione, neanche agli inizi. Al risveglio scivolavo sopra di lei e le puntavo contro il mio cazzo duro e subito mi accoglieva. Oppure lei mi svegliava con un pompino. Poi andavamo in spiaggia. Se non ci capitava di scopare in mare eravamo capaci di tornare in camera per farlo, prima di pranzo. Nel pomeriggio in qualche modo una pausa per fare sesso la trovavamo. Nel resort organizzavano attività o escursioni, ma noi non partecipammo quasi a nulla. Arrivava la sera e tornavamo presto nella nostra suite per quella che diventava la sessione di sesso principale della giornata.

Era un sesso molto amoroso. Bellissimo e coinvolgente. Per certi versi noioso eppure i giorni passavano e restava altissima la voglia di non smettere mai. Più lo fai e più lo faresti dicono, ed era vero in quei giorni. Ma forse anche più lo fai e più lo faresti… anche in altri modi. La complicità e la confidenza aumentarono i pensieri di fare qualcosa di più originale. Una voglia di “lo famo strano” cresceva di giorno in giorno. Pensavo a come dirlo a lei, a come trovare le parole giuste, a come proporglielo in modo che accogliesse l’idea. Ma anche a cosa avremmo potuto fare. Ne avevamo parlato in passato. Lei non era contraria, anzi. E in certi casi ci eravamo proprio detti che magari da sposati certe cose avremmo anche potuto provare a farle.

Non ci fu bisogno di trovare il momento e di trovare le parole. Come al solito ci pensano le donne a risolvere gli impasse.

“Amore.” mi disse un giorno, accoccolati sopra i teli in spiaggia, “Ti ricordi quei discorsi che facevamo? Quelle idee, quelle fantasie… quelle cose che dicevamo che un giorno avremmo potuto provare… magari da sposati. Sì, ecco, il fatto di essere ora sposati. Mi dà più sicurezza sicuramente. Cioè come coppia siamo più solidi che mai. Quindi magari potrebbe essere arrivato il momento giusto. Per provare. Qualcosa…”

“Cioè, cosa vorresti dire?” pensavo di aver capito ma non volevo commettere una gaffe.

“Quella fantasia… in tre… provare. La luna di miele forse è il momento giusto. Siamo più rilassati che mai. Non abbiamo mai fatto così tanto sesso. Abbiamo voglia. Siamo lontani da casa, nessuno ci conosce. Potremmo provare.”

“Cioè… vorresti farlo in tre?”

“Sì. Tu no? Non pensi che potrebbe essere un buon momento per provare?”

“Beh, sì. In effetti…”

“Lo abbiamo detto tante volte, no? Abbiamo entrambi questa fantasia. Io mi sento pronta per provare. Mi sembra il momento giusto. Cioè forse… o troviamo il coraggio di provare adesso oppure… non so quando troveremo una situazione più adatta.”

“Hai ragione… ma… con chi?”

“Non so, ma qualcuno qui possiamo trovarlo.”

“Ok, ma intendo anche con chi nel senso di un uomo o una donna?”

“Beh” lei sembrò rabbuiarsi per un attimo. “Mi sembra che su questo avessimo già deciso.”

“Quindi un uomo…” dissi e mi venne un groppo in gola a pensare che quella fantasia potesse diventare realtà e avrei dovuto accettare di vedere mia moglie insieme ad un altro. Tra l’altro nelle fantasie era sempre stata la mia fidanzata, ora era addirittura mia moglie e poteva non essere più una fantasia.

“Sì. Avevamo detto che era meglio… in tre… due uomini e una donna… piaceva ad entrambi. Hai cambiato idea? Sei geloso adesso?”

“No, no…” risposi forse mentendo. “Ma come facciamo a trovare qualcuno? O anche solo a decidere con chi provare?”

“Beh…” si morse un labbro e distolse lo sguardo. “Io una idea ce l’avrei…”

“In che senso?”

“Nel senso che ho visto uno che mi ispira, che mi sembra adatto.”

“Chi?”

“Lui.” disse indicando un ragazzo lontano nella spiaggia.

“L’istruttore di kite surf?”

“Sì.”

“Ah, ci credo che ti ispira…” risposi un po’ alterato “Cazzo! Uno un po’ più figo, giovane e fisicato non lo potevi trovare…”

“Che c’è? Perché ti arrabbi? Che differenza fa per te?”

“Beh…” non sapevo bene cosa rispondere. Ero geloso. Ero invidioso.

“Non devi essere geloso. Lui non è nulla per me. Tu sei mio marito. Lui serve solo per farci fare una bella esperienza a noi come coppia.”

“E perché vuoi lui, allora?”

“Perché già è difficile rompere il ghiaccio e decidersi a fare una esperienza del genere, quindi io ho bisogno che lui sia uno che mi ispira molto sessualmente. Deve piacermi fisicamente. Deve essere il meglio che c’è. Devo avere una spinta verso di lui. Proprio perché non ci può essere nessun altro verso il quale ho un desiderio che non sia tu. Solo se fisicamente è perfetto posso superare la barriera psicologica di farlo con un altro. Mi capisci? Proprio perché non può essere come te in nient’altro.”

“Ehi, però aspetta, cosa intendi con farlo con un altro? Mi pare che quando ne avevamo parlato avessimo detto che ci sarebbero stati comunque dei limiti.”

“Certo, certo, i limiti rimangono tutti.”

“Quindi con lui faresti solo orale e manuale. Lui non ti scoperà, siamo d’accordo?”

“Certo, amore. Voglio che facciamo quello sul quale siamo entrambi d’accordo. Per questo non devi avere timore di lui, anche se è bello e mi piace. Lui sarà solo uno strumento per il nostro piacere di coppia. Quindi ti va bene se proviamo con lui?”

Esitai. Sentivo un vuoto allo stomaco all’idea di vederla insieme a quel bel ragazzo ma allo stesso tempo mi eccitava tantissimo. Se le avessi detto no la cosa sarebbe finita lì, non ci sarebbe stato un altro di ripiego e probabilmente saremmo tornati a casa dalla luna di miele senza aver fatto nessuna trasgressione e arrivati a casa non ci sarebbe più stata nessuna occasione. Le avrei detto sì, non avevo dubbi, ma non volevo farle capire che probabilmente le avrei detto di sì a qualsiasi cosa, arrivati a quel punto.

“Ok, va bene. Ma come facciamo?”

“Secondo me se gli vai a parlare… secondo me uno così è abituato a ricevere proposte da ospiti del resort… poi magari ci dice di no, ma non credo si scandalizzi…”

Uno così. Uno così se lo mangiavano con gli occhi tutte le turiste. E mia moglie voleva essere tra quelle che se lo mangiavano anche in un altro senso.

Mi ero eccitato. Le proposi di andare in stanza, a fare l’amore.

“Andiamo in acqua.” disse lei e non aspettò la mia risposta, avviandosi. Le guardai il culo coperto da un pezzo striminzito del bikini e poi la seguii.

Si avvinghiò a me con le braccia intorno al collo e le gambe intorno alla vita. Spostando il tessuto del costume entrai in lei sorreggendola. Con movimenti lenti e impercettibili ci donavamo a vicenda il piacere. Lei aveva la testa appoggiata alla mia spalla. Guardava lontano. Guardava quel ragazzo. Capii che l’orgasmo che sentii salire in lei non era dato soltanto dalla frizione del mio cazzo contro le sue parti sensibili ma anche dal pensiero che le girava in testa di avere anche lui insieme a noi. Quel pensiero contribuì non poco anche al mio orgasmo.

2

Oltre alla barriera emotiva nel proporre ad un uomo la propria moglie per fare sesso in tre, con l’istruttore di kite surf c’era anche la barriera linguistica. Tutta la conversazione avvenne in inglese. Per fortuna mi accorsi di padroneggiare in parte il gergo relativo al sesso, grazie ai titoli dei video porno.

Threesome. Blowjob. Handjob. Condom. Cum in mouth. Tits. Cock.

“Ehi, amico, posso chiederti una cosa?”

“Certo, capo.”

“Quella è mia moglie, la vedi?” che inizio stupido.

“Certo.” rispose sorridendo. Possibile che avesse già capito tutto?

“Ecco…” non mi ero preparato abbastanza, mi ero già incartato. Come cazzo si chiede a uno di venire a fare sesso con voi? “Ti piace?”

“Bellissima ragazza.” rispose tranquillo. Secondo me aveva già capito.

“Anche tu le piaci e… ecco… non so come dire… a noi piacerebbe… provare una cosa… sai, siamo in vacanza… ci siamo appena sposati… vorremmo fare qualcosa di nuovo… non abbiamo mai fatto…”

“Volete una lezione di kite surf?” mi chiese ridendo. Aveva già capito, lo stronzetto.

“No, ci chiedevamo se… ecco… ti piacerebbe venire con noi… nella nostra suite… e fare qualcosa con noi… cioè con lei, non con me… cioè io te e lei…”

“Vuoi che scopi tua moglie?” diretto.

“Beh, ecco, non proprio. Cioè sì, ma con dei limiti. Facciamo un threesome. Ti è mai capitato? Altri turisti te l’hanno chiesto?”

“Mi hanno chiesto di tutto.” ridacchiò.

“Ecco, noi siamo gente tranquilla. Niente di strano. Anzi, come ho detto, con dei limiti. Tu ad esempio non potrai scoparla. Solo blowjob o handjob. Ok?”

“Amico, si fa quel che vien da fare.”

“Sì, cioè no. Ecco. Stabiliamo delle regole. Tu con lei solo quello. Anche lei vuole così. Per noi è la prima volta, non abbiamo mai fatto cose del genere, quindi vogliamo andarci piano. Ah, ovviamente tutto con protezioni. Con condom.”

“Tranquillo, amico. Ma vedrai che viene meglio se vi lasciate andare e fate quello che viene sul momento. Troppe regole rovinano la cosa. Come hai capito per me non è la prima volta con delle coppie di turisti. Di solito le donne vogliono che le scopi. E di solito lo vogliono anche i mariti.”

“Sì, ok, ma noi no. Mi raccomando. Se non ti va bene non si fa niente.”

“Ehi, amico, ci sto. I miei erano solo consigli. Faccio quello che volete. Dico solo che a volte quello che si vuole in quei momenti è diverso da quello che si vuole prima di quei momenti.”

“Mi sembri molto esperto di queste situazioni.”

“Voi turisti siete dei gran perversi quando siete qui.”

“Ok. Noi siamo tranquilli. Vogliamo solo provare una cosa diversa dal solito. Per vedere com’è. Tutto qui.”

“Certo, certo. Allora andiamo?”

“Dove?”

“Nella vostra suite.”

“Eh? No, adesso no.”

“E quando?”

“Ah non lo so. Dobbiamo decidere.”

“Amico, queste cose vanno fatte quando si è eccitati, e tu sei eccitato.” guardammo entrambi in basso e notammo il mio rigonfiamento nei boxer del quale mi vergognai, “Tua moglie che ci sta guardando è sicuramente eccitata. Non perdete l’occasione.”

“Ok, ma devo parlarne con lei. In ogni caso subito no, magari stasera.”

“Stasera prima di cena.”

“Forse meglio dopo.”

“Dopo non posso.”

“Ok, allora, forse. Chiedo con lei se le va bene.”

“Le va bene, fidati. Dimmi il numero della suite. Vengo da voi un’ora prima dell’orario della cena.”

“Ok.”

Tornai verso mia moglie in forte imbarazzo. Stare vicino a quel ragazzo così bello e parlargli di quelle cose era stata una sensazione totalmente insolita. Non so perché ma sperai che il mio cazzo smettesse di essere così duro prima di arrivare da mia moglie, che mi aspettava ansiosa e curiosa.

“Allora?” chiese e secondo me notò il rigonfiamento, intuendo quindi il successo della mia conversazione.

“Ti andrebbe bene farlo già oggi?”

“Sì.” rispose lei senza esitare. Non pensavo fosse così convinta, credevo che all’avvicinarsi della possibile realizzazione della fantasie le venissero dei dubbi. Invece apparentemente venivano solo a me.

“Oggi pomeriggio, prima di cena?”

“Wow, sì, non vedo l’ora. Anche tu?”

“Eh? Sì, sì…” non sembrai convinto.

“Gli ho detto di tutte le regole.”

“Ok.”

“Mi ha detto che lo ha già fatto con altri turisti.”

“Immaginavo. Bene, così ci saprà fare.”

“È sembrato molto sicuro di sé. Quasi troppo.”

“Dai, amore, sarà bellissimo. Ci divertiremo. Ora andiamo in camera. Voglio farmi la doccia, pulirmi e profumarmi. Voglio essere bellissima, per te.”

“E anche per lui?” risposi un po’ acidamente.

“Anche per lui, ma per godere noi due. Ti amo.”

“Anch’io.”

3

Mia moglie in camera si fece una lunga doccia preparatoria. Poi fu il mio turno. Quando uscii la trovai sul letto, ancora nuda ma con indosso i sandali col tacco, che si stava toccando. Al suo fianco aveva il vestitino succinto e la biancheria intima che probabilmente aveva pensato di indossare per accogliere l’ospite.

“Quando arriva?” mi chiese impaziente.

Guardai l’ora.

“Fra non molto, penso. Sempre che non ci tiri pacco.” aggiunsi con una inconscia speranza. Mi stavano nascendo dei dubbi su quello che saremmo andati a fare, mi chiedevo se stessimo sbagliando qualcosa. Non avevamo idea di come sarebbe stato, di come si sarebbe comportato. Forse ciò che tanto ci attirava in fantasia sarebbe stato deludente o peggio nella realtà.

“Sono eccitata, non vedo l’ora. E tu?” disse lei masturbandosi esplicitamente davanti a me. Forse la sua estrema eccitazione in contrasto con le mie esitazioni rendeva la mia incertezza ancora più concreta. Avevo l’impressione che stavamo vivendo la situazione con meno complicità di quello che avrei sperato. Avevamo forse visioni diverse di come sarebbe dovuta andare.

“Sì, certo.” mentii in modo poco credibile, ma lei era forse troppo concentrata su se stessa per accorgersene. “Allora, siamo d’accordo su come si svolgerà la cosa?” domandai per ribadire i nostri accordi.

“Sì…” rispose lei e cominciò a descrivere ciò che sarebbe successo, non tanto per concordare i dettagli con me ma per cominciare già a vivere l’incontro nella sua testa: “Quando arriva voi due vi sedete sul letto… io ballo un po’ per voi e pian piano mi spoglio… poi vengo a spogliare voi… prima te, poi lui… a te ti bacio, a lui prendo il cazzo in mano… poi ci sistemiamo sul letto in modo che a lui lo succhio…”

“Sì, ma prima…?” intervenni io.

“Ah sì, prima gli metto il preservativo… poi lo succhio… e intanto tu da dietro mi scopi… lui in bocca, tu in fica… mmmhh… non vedo l’ora di avere due cazzi per me…”

“Ok, allora siamo d’accordo che non andremo oltre a quello che abbiamo deciso, non devi sentirti in obbligo di fare altro.”

“Certo, certo… ma sarà un’emozione bellissima…” mi sembrava già vicina all’orgasmo.

“Non hai nessun timore che possa andare male?” le chiesi e dentro di me cominciavo quasi a sperare che la cosa si rivelasse meno bella di quello che speravamo. Io del timore ce l’avevo ma forse era quello opposto, che andasse troppo bene visto quanto lei era eccitata. Che fosse così bello che poi il sesso tra noi due ne avrebbe risentito, perché meno entusiasmante.

“No, amore, andrà bene. Siamo noi due, è una cosa che vogliamo entrambi, è la nostra trasgressione… questa luna di miele è troppo eccitante… non pensavo che bastasse sposarsi per aumentare la complicità tra noi… non ti ho mai trovato più attraente di così e non ho mai avuto così tanta voglia di fare l’amore con te, neanche agli inizi.”

Quelle frasi mi ringalluzzirono e spazzarono via un po’ di paure e dubbi. Il mio cazzo si indurì. Aveva ragione, era un gioco di coppia e ci avrebbe solo reso ancora più complici nella parte erotica della vita di coppia. Ero soltanto un po’ spaventato dall’ignoto e dal confronto col ragazzo, ma erano paure che avrei dovuto scacciare dalla mente.

“Mmh… ho troppa voglia… vorrei quasi farmi scopare già da te… anzi vorrei che me la leccassi… ma è meglio aspettare… però che voglia che ho…”

“Forse è meglio che ti vesti, intanto.” dissi io cercando di nuovo di spegnerle un po’ gli ardori.

“Sì…” rispose ma non fece nessun gesto per alzarsi e indossare biancheria e abito. “Adesso mi vesto e smetto di toccarmi… mmmh”

Sentimmo bussare. Era arrivato.

4

“Cazzo, è già qui!” esclamai. “Dai, vestiti intanto che io vado ad aprire.”

Io stesso non ero vestito, avevo soltanto un asciugamano intorno alla vita. Andai verso la porta della nostra suite, dalla quale non si vedeva la zona letto. Indugiai un po’, mi mossi lentamente per dare tempo a lei di vestirsi. Chiesi chi fosse. Da fuori la sua voce confermò che si trattava del ragazzo che aspettavamo. Attesi un attimo e poi aprii. Mia moglie ormai aveva probabilmente indossato biancheria e vestitino. Inoltre potevo farlo aspettare ancora un po’ nell’anticamera.

Salutai. Stretta di mano vigorosa. Lo feci entrare.

“Ciao. Benvenuto.” sentii la voce con tono sensuale di mia moglie. Mi girai. Era appoggiata allo stipite della porta. Era rimasta completamente nuda con i sandali col tacco e non stava facendo nulla per coprirsi. Anzi la gestualità era sensuale ed invitante.

Mi venne in mente la scena di un film, quella in cui Margot Robbie compare nuda davanti a Di Caprio.

Era eccitante ma rimasi un po’ spiazzato. Capii che lei era già così eccitata che, volutamente o meno, stava già uscendo dai binari che avevamo concordato.

Lui fece un gesto e un suono di apprezzamento nei confronti di mia moglie. A me da quel momento diede poca attenzione, comprensibilmente.

Lei venne avanti, si presentò. Lui fece altrettanto. Io li guardai, mi ignorarono. Lei gli disse che era molto bello, lui rispose dicendole che lei era “hot”. Poi lei gli appoggiò una mano contro la pancia e la insinuò sotto la maglietta, per toccargli gli addominali e poi risalire sul petto. Lui per agevolarla si sfilò la t-shirt, restando a petto nudo, come me. Mia moglie lo guardava ammirata, mordendosi le labbra.

Con l’altra mano lo tastò tra le gambe, da sopra ai pantaloncini che portava. Emise un mugolio di apprezzamento e poi si allungò verso di lui sussurrandogli qualcosa. Io capii la parola “hard”.

In quel momento successero due cose, che mi destabilizzarono entrambe. Mia moglie dopo avergli sussurrato nell’orecchio spostò il viso davanti a quello di lui e, prendendo lei l’iniziativa, iniziò a baciarlo in bocca con la lingua, senza mai togliere la mano che palpava il cazzo attraverso il tessuto di pantaloni e mutande.

Quel gesto mi fece avvampare di gelosia. Non si era parlato di baci, non avrebbe dovuto baciarlo. Vederglielo fare mi sembrava più grave che se si fosse inginocchiata per succhiarglielo seduta stante. Allo stesso tempo la scena era decisamente “hot”, come aveva detto lui. Mia moglie nuda, in punta di piedi sui tacchi, protesa verso quel bel ragazzo, aggrappata alla protuberanza che aveva davanti. Però mi stavo per incazzare e probabilmente avrei detto qualcosa se lei, proprio in quel momento non mi avesse sorpreso con un altro gesto.

Si ricordò della mia presenza, o forse in realtà non se ne era certo dimenticata nonostante avesse rivolto le sue attenzioni al nuovo arrivato. Allungò una mano verso di me, infilandola sotto all’asciugamano, che si sfilò cadendo a terra, in cerca del mio cazzo.

Poi si girò un attimo e mi sorrise, avendolo trovato durissimo. Lo interpretò come una approvazione a quello che aveva appena fatto, probabilmente. Forse lo era, cioè una parte di me era eccitata da quella visione. Il fatto che mi avesse subito cercato, nonostante avesse appena violato le regole che ci eravamo dati, mi fece passare la vampata di gelosia. Ok, forse aveva esagerato un po’, ma era perché era troppo eccitata dalla situazione. Mi piaceva che fosse così eccitata.

Passata la botta di gelosia iniziai ad accettare la situazione. A quel punto però mi venne un altro pensiero a cui fino a quel momento non avevo pensato. Lei stava tastando i due cazzi che aveva a disposizione. Il mio nudo e l’altro attraverso i pantaloni. La sua sembrava una protuberanza notevole. Lei stava forse già facendo un confronto tra i due? E se il mio, di dimensioni che reputavo normali, si fosse rivelato decisamente perdente in un paragone di prestanza e misure? Iniziai a temere quel confronto e a vergognarmene. Era probabilmente un pensiero solo maschile. A mia moglie forse non interessava per nulla, lei voleva soltanto vivere quella situazione trasgressiva, ma io cominciai a sentirmi umiliato nel confronto con lui sotto tanti aspetti. Percepii, pericolosamente, che quest’ansia crescente stava agendo sulla durezza del mio membro, ovviamente in negativo.

Quel loop di pensieri venne interrotto da un gesto di lui, che provò a toccare a sua volta mia moglie fra le gambe. Lei lo bloccò e per un attimo sperai che lei non volesse, che volesse smettere. Mi vergognai subito di quella speranza, dopo anni che sognavo una esperienza simile insieme a lei.

Gli disse di lavarsi le mani, prima. E anche il resto. Gli indicò il bagno. E poi gli disse di raggiungerci in camera. Lui obbedì.

Lei si staccò da lui ma non da me. Tirandomi per il cazzo mi condusse verso il letto.

“Oddio, amore, è bellissimo. Vero?”

“Chi? Lui?”

“No, cioè sì, anche lui. Ma intendo che è bellissimo tutto, la cosa che stiamo vivendo. Io sono eccitatissima, senti.”

Mi prese una mano e se la portò fra le gambe. Era fradicia.

“Non avresti dovuto baciarlo.” le dissi io pentendomi immediatamente della mia sgradevolezza in quel momento in cui lei invece cercava di coinvolgermi nella sua eccitazione.

“Mi è venuto spontaneo.” rispose lei senza astio per il mio comportamento, forse era così su di giri che non ci aveva fatto neanche caso. Poi baciò anche me, nello stesso modo con cui aveva baciato lui ma con ancor più passione.

Pensai che stavo baciando labbra ancora umide della saliva di lui. Immaginai che più tardi quella sera avrei probabilmente baciato labbra che erano state a contatto con un cazzo di un altro. Non capii come mi fecero sentire quei pensieri.

Mia moglie si mise a quattro zampe sul letto. Mi disse di andare dietro di lei. La presi per i fianchi e le feci sentire il mio cazzo contro le chiappe. Era tornato durissimo. Lei era rivolta verso l’ingresso della camera, in attesa dell’arrivo del ragazzo.

“Aspetta a scoparmi, sono troppo eccitata, voglio prima il suo cazzo in bocca.”

Sentire quelle parole mi eccitò.

Lui comparve sulla porta. Nudo e col cazzo mezzo in tiro. Un bel cazzo, decisamente. Meglio del mio, dovetti ammettere, così come meglio era il suo fisico, la sua giovinezza. Ma la moglie era mia, io l’avrei scopata, e quello era il nostro gioco di coppia, lui era solo un passatempo temporaneo.

5

C’era più di uno specchio nella camera della nostra suite e quello mi permise di osservare il pompino che mia moglie cominciò subito a fare al ragazzo. Un pompino profondo, appassionato, goloso. La bocca della donna che pochi giorni prima aveva pronunciato “Sì” davanti all’altare era impegnata ora a dare piacere ad un bellissimo cazzo che non era il mio.

Il cazzo di un altro. Nella bocca di mia moglie.

Era una visione sconvolgente. Ancora più sconvolgente era percepire la voglia di lei nel farlo. E anche la naturalezza che aveva. Sembrava non turbarla minimamente il fatto di fare sesso orale ad un uomo che non ero io. O meglio non la turbava in negativo ma sicuramente in positivo.

Sculettava davanti al mio cazzo e inarcava la schiena e nel farlo mostrava alla mia vista le sue labbra della fica grondanti di umore. Era eccitatissima.

Si girò un attimo per guardarmi, tenendo il cazzo con la mano, pronta rimetterselo in bocca. Mi sorrise in modo perverso. Saliva e forse liquido preseminale le bagnavano le labbra.

“Dai, facciamo l’amore.” disse spingendo all’indietro il culo alla ricerca di un contatto col mio cazzo.

L’amore. In quel momento, nella pausa tra una succhiata e l’altra al cazzo di un altro lei mi parlava di amore. Non disse “scopami” o qualcosa di simile e più appropriato al momento. “Facciamo l’amore”. Non lo diceva spesso neanche nei momenti più tenere e romantici.

Le guardai il culo. Poi la fica che si stava quasi spalancando da sola. Poi guardai cosa stava facendo. Era scesa con la testa, teneva la punta del cazzo tra le dita e con la lingua stava cercando di raggiungere le palle di lui. Da quando era diventata così spudoratamente disinibita? Da quando mia moglie era così troia?

“Oh cazzo!” esclamai e immediatamente mi portai le mani sul cazzo, nell’inutile tentativo di bloccare la fuoriuscita di schizzi e schizzi di sborra.

Alcuni raggiunsero il culo e la schiena di lei, altri vennero fermati dalle mie mani, ma di fatto era successo. Avevo sborrato senza neanche aver provato ad entrare dentro di lei. La situazione, il vedere mia moglie così porca e tutto il resto erano bastati. La mia mente era bastata. Non era servito avere il cazzo stretto in un pertugio caldo e umido. Basta il pensiero, a volte. Aiutato dal vedere la propria donna che lecca le palle ad un altro.

“Cazzo, cazzo, cazzo…” continuavo ad imprecare.

“Ma… così?” mi chiese lei che non capiva perché fossi già venuto.

“Eh… sì.”

Notai un sorrisetto di compatimento da parte di lui. Stronzo. Lui e il suo cazzo maestoso ancora durissimo e resistente nonostante il notevole lavorio di labbra e lingua. Altro che solidarietà maschile.

“Va beh, dai, vuol dire che eri eccitatissimo come me, vuol dire che ti stava piacendo molto come a me. Temevo che non ti stesse piacendo proprio tanto.”

“Eh… sì.”

“Dai, non ti preoccupare. Adesso ti riprendi. Non abbiamo fretta. Io intanto continuo…” e tornò subito a ingoiare il cazzo di lui.

“Se… se vuoi ti lecco un po’…” mormorai io, sentendomi in colpa e inadeguato. Lei non mi rispose ma l’ondeggiare del culo e il fatto che aprì un po’ le gambe li presi come un sì.

Era bagnata, mi sbrodolava la faccia. Se non aveva già avuto degli orgasmi li ebbe sicuramente con la mia lingua tra clitoride e grandi labbra.

6

Minuti. Minuti di fellatio e minuti di cunnilingus. Lui non dava segni di cedimento. Si godeva alla grande il pompino. Lei non sembrava stanca di farlo. Il mio tempo refrattario doveva essere passato, la situazione eccitante c’era. Era il mio cazzo a non essere d’accordo. Non rispondeva. Era moscio. Non dava segni di vita. Cominciai ad innervosirmi e questo non aiutò.

Perché cazzo non diventava duro?

“Amore, ci sei?” disse lei interrompendo il pompino e girandosi verso di me.

Ecco. Ora se ne sarebbe accorta anche lei che non mi tirava. E avrebbe pensato che la situazione non mi eccitava più.

“Sì, ancora un attimo.” dissi come se sentissi che mancava poco.

“Ma non sei eccitato?” mi chiese lei con la bocca sbrodolante. Una visione che mi avrebbe dovuto far rizzare all’istante.

“Sì ma… non so come mai… il troppo sesso di questi giorni… non so…”

Fece una faccia delusa. A me venne spontaneo guardare il cazzo di lui che invece svettava indomito.

“Ma non ti piace quello che stiamo facendo?”

Che stai facendo, magari, pensai. Ma non lo dissi.

“Sì, sì, certo che mi piace… te lo assicuro… ma a volte capita… ci vuole un po’ più tempo per riprendersi dopo una sborrata. Ero troppo eccitato, forse.”

“Ma io… io però…” sembrava smarrita. Si guardò attorno. Si soffermò sul cazzo di lui. “Io non ce la faccio più. Ho bisogno di essere scopata.”

Ah, non è più fare l’amore, pensai.

“Dammi, ancora qualche minuto.” la implorai.

“Aspetta, proviamo così.” disse e si chinò verso di me. Cominciò a leccarmi il cazzetto moscio. Così facendo rivolse le terga verso il ragazzo che apprezzò decisamente la vista del culo e della fica a pecora di cui fino a quel momento non aveva ancora potuto godere.

Mia moglie si impegnò a fondo per risvegliare il mio pene non collaborativo. Intanto il ragazzo la stava toccando con le dita, forse gliele stava infilando nella fica. Poi si chinò e iniziò a leccarla, anche se dalla posizione che aveva la sua lingua era probabilmente sull’ano.

Non si era parlato del fatto che lui potesse toccarla e leccarla. Leccarle il culo per di più. Un po’ mi incazzai e questo non aiutò la situazione. Non potevo però certo dire niente. Non ero nella condizione di dettare regole. Poi la sentivo che stava apprezzando molto, a differenza mia a giudicare dalla reazione del mio cazzo moscio.

Niente da fare. Nessun segno di indurimento.

Lei si alzò, delusa e sconfortata.

“Ma non ti piace?” chiese sconsolata.

“Sì, ma quando è così… non c’è niente da fare… non è colpa tua… probabilmente sono troppo teso per questa cosa… mi spiace…”

Lei mi guardò. Stava quasi per piangere.

Intervenne lui. Con la delicatezza di caterpillar.

“I can fuck you.” disse offrendo il suo aiuto, non proprio disinteressato.

Lei si girò verso di me, con una espressione implorante e speranzosa.

“Può?” mi chiese.

No, non poteva. Questi erano i patti. Ma potevo negarglielo a quel punto. Era colpa mia, stavo fallendo come maschio e a causa mia avrei rovinato tutta quell’esperienza. Se andava male probabilmente non l’avremmo più rifatto. Come avremmo potuto se la mia reazione era quella che avevo.

Mia moglie scopata da un altro. Da uno che a differenza mia era in grado di mantenere il cazzo duro e farla godere con quello. Davvero stavo per acconsentire al fatto che accadesse.

Già ero umiliato dal mio stesso cazzo, potevo esserlo ancora di più ad assistere ad una cosa del genere. No, come avrei potuto. Non potevo dirle di sì. Non potevo, cazzo. Era mia moglie, non poteva scopare con uno sconosciuto, anche se in mia presenza. No.

7

“Grazie… ti amo…”

La bocca aperta dal piacere. Negli occhi uno sguardo di amore. Ricorderò sempre quell’espressione mentre la mia sposa da pochi giorni si sentiva allargare la fica da quel cazzo imponente.

Non avevo dato l’ok. Ma non li avevo neanche fermati.

L’ignavia è un peccato tanto quanto la lussuria. La mia complicità si realizzò in quel modo. Inerme il mio cazzo e inerme io di fronte ad uno che si stava scopando mia moglie.

“Ma ti piace?” chiese lei tra un affondo e l’altro del ragazzo “Ti stai eccitando?”

“Sì, mi piace.”

“Ti sta venendo duro, allora?”

“No, ancora no.” dissi guardando sconsolato il salsicciotto moscio fra le mie gambe.

“Allora non ti piace…” disse lei dispiaciuta e a quel punto forse sul punto di interrompere tutto.

“Tranquilla. Tu goditela. Mi piace, mi piace.” detto questo mi avvicinai a lei e la baciai dolcemente.

Era vero che mi piaceva? Sì e no. Era bello vederla persa nel piacere, sopraffatta dalla lussuria, anche se non ero io a provocare quelle reazioni. Allo stesso tempo mi faceva rabbia. Ero incazzato con me stesso e per certi versi avrei voluto che anche lei e lui subissero la mia inadeguatezza.

“Vieni qua, provo di nuovo a succhiartelo.” disse lei premurosa, preoccupandosi di far provare piacere anche a me.

Ci provai. Gli porsi ad altezza bocca il mio cazzetto molle. Lei allungò il collo e tirò fuori la lingua ma non riuscì nell’intento. Nel senso che praticamente non riuscì proprio a prenderlo in bocca se non per pochi secondi. Per tutto il resto del tempo veniva sballottata dai colpi del ragazzo oppure era distratta dai propri orgasmi che si susseguivano e la facevano tremare e le facevano perdere la cognizione di quello che stava facendo. Persa nelle ondate di piacere si dimenticò presto dei suoi tentativi di rianimazione nei miei confronti.

Poi finalmente venne anche lui, crollandole addosso.

Rimasero così, stesi sul letto ansimanti a occhi chiusi, lui parzialmente sopra di lei.

Io mi allontanai, senza dire niente. Uscii dalla camera, nudo com’ero, e mi sedetti su una poltroncina del patio che dava verso la spiaggia. Guardai il mio cazzo, sempre sgonfio.

“Vaffanculo!” gli dissi con rabbia.

Passarono alcuni minuti in cui mi godetti l’aria fresca e la luminosità del tramonto, senza pensare ad altro. Poi sentii dei rumori provenire da dentro.

Prima un parlottare, poi qualche ansimo, dei gemiti leggeri. Dei rumori di mano aperta che colpisce la carne. Altri gemiti. Sempre più forti. Dei fuck. Dei sì, urlati. Delle invocazioni al divino. Delle urla, di piacere. Forti, più di quelle che c’erano state negli ultimi giorni all’interno di quella stanza.

Chissà se fosse passato qualcuno sulla riva del mare, se avrebbe sentito da lontano quelle urla. E se avesse guardato magari mi avrebbe anche visto, seduto fuori, e avrebbe capito che non ero io quello da elogiare per far godere in quel modo una donna.

Stava godendo di nuovo. Di nuovo senza di me. Questa volta senza neanche provare a coinvolgermi. Ero incazzato, ma guardai in basso il mio cazzo.

“Fanculo! Adesso ti svegli?” dissi rabbioso “E fanculo, troia!” aggiunsi nei confronti della causa di quella eccitazione tardiva, senza sapere che a fare in culo ci stava andando proprio in quel momento.

Non volli guardare, non volli tornare dentro. Non volevo dar loro questa soddisfazione. Che godessero per conto loro. E io per conto mio. Iniziai a segarmi, cullato dalle grida e dai gemiti di mia moglie.

Che troia che era. Che bello sentirla godere. Come era stato bello guardarla mentre veniva scopata. Così troia che non aveva resistito ad infrangere le regole che ci eravamo dati, a non farsi scopare da quel ragazzo. Così impudica da farlo davanti a me e così infoiata da farlo anche se io non c’ero, in quel rapporto a tre in cui ero diventato a malapena uno spettatore.

Durarono meno, ma godettero di più a giudicare dalla rumorosità dei loro orgasmi. Quasi mi dispiacque che avessero finito. Io mi stavo godendo una bella sega ascoltando la mia donna che godeva. Decisi però di non interromperla, adesso che ero bello eccitato e col cazzo durissimo. Usando la mia mano riuscivo a controllare bene l’incipiente orgasmo e potevo durare quanto volevo a cazzo duro. Quasi come fosse una rivincita per la mia defaillance di prima.

8

“Ah sei eccitato adesso.” commentò mia moglie con tono neutro. Non l’avevo sentita arrivare, era uscita anche lei sul patio. Nuda e sporca di sborra sui seni.

“Sì.” risposi con tono quasi di sfida, senza interrompere la sega.

“Mi sei mancato, lì dentro.” disse facendo un cenno verso l’interno della camera.

“Non si direbbe, a sentire da quanto urlavi.” dissi freddamente.

“Volevo farmi sentire. Speravo che rientrassi.”

“Ma intanto non hai rinunciato a farti scopare anche se non c’ero.”

“Non ho resistito. Era di nuovo duro, lui.” frecciatina malvagia. “E avevo ancora voglia. E mi aspettavo che tu tornassi. Magari pronto a partecipare.”

“E invece no.”

“Perché?”

“Perché mi sono sentito escluso. Mi sono sentito inadeguato. Non all’altezza. Tu avevi lui, che è meglio di me, ti fa godere di più.”

“Ma cosa dici? Mi fa godere perché ci sei tu, perché è un nostro gioco erotico.”

“O invece ti fa godere perché ha il cazzo più grosso e duro?” puntai verso di lei il mio.

“Non hai capito nulla.”

“Allora spiegami perché hai voluto uno come lui per farlo in tre. Uno bello come un attore e prestante come un atleta.”

“Perché lui è solo quello. Lui è solo un corpo per noi. Lui è il nostro giocattolo erotico. Noi siamo la coppia, noi ci amiamo, noi abbiamo complicità, noi abbiamo la fantasia erotica. E tu sei il mio uomo, sei mio marito adesso. Quindi per me meglio di te non c’è nessuno. Non potevo introdurre un terzo tra di noi che non fosse sotto qualche aspetto a te superiore, non avrebbe avuto senso. Non avrei avuto alcun interesse verso di lui. A te sarebbe piaciuto vedermi insieme a uno qualunque?”

Riflettei. Aveva ragione. O meglio non potevo sindacare sul modo che aveva di vivere questa fantasia erotica. Se si fosse trattato di farlo in tre con una donna avrei anche io avuto delle pretese sulla scelta della donna. E forse anche io avrei voluto qualcuna che avesse qualcosa di diverso da lei, anche qualcosa in più.

Lei si sedette a cavalcioni delle mie gambe. Con una mano mi afferrò il polso.

“Smettila di segarti. Scopami.”

“Devo scoparti o dobbiamo fare l’amore?” le chiesi provocatorio.

“L’amore lo abbiamo già fatto.” rispose sibillina.

“Ah sì? E quando?”

“Prima, mentre era lui a scoparmi. E tu guardavi o ascoltavi.”

“Era fare l’amore, quello?”

“Come lo chiameresti? Cos’altro, se non l’amore, ti farebbe accettare di assistere mentre un altro mi scopa davanti a te. O ti farebbe venire il cazzo duro solo ad ascoltarmi mentre un altro mi incula.”

Mentre diceva così si stava impalando sul mio cazzo.

“Incula?”

“Sì.” sentii un brivido di eccitazione aggiuntiva.

“Come ti ha preso?”

“Come sono adesso con te. Io sopra. Lui steso. Solo che l’ho spostato nel buco dietro.”

“Quindi hai fatto tutto tu?” chiesi ed ebbi una scarica di gelosia. Era stata lei a voler subito scopare di nuovo. Anche se io non c’era. Gli era salita sopra e aveva probabilmente accelerato il suo riprendersi dall’amplesso precedente. E non contenta se lo era puntato nel buco del culo. Eravamo partiti che lei doveva solo fare sesso orale con lui e invece lo aveva baciato in bocca, poi si era fatta scopare e poi perfino inculare. Durante quella vacanza piena di sesso come mai prima, mi aveva concesso soltanto una volta l’ingresso posteriore. A quel ragazzo, quel giocattolo erotico, come lo aveva definito, era bastata mezz’ora.

Non mi rispose. Aveva iniziato a fare su e giù sul mio cazzo. I nostri petti aderivano l’uno contro l’altro e il suo seno sporco spalmava la sborra di cui era ricoperto sul mio.

Venni dentro di lei.

“Tu hai goduto?” le chiesi poco dopo, avendo l’impressione che lei non fosse vicina ad un orgasmo.

“No, ma non importa. Stavamo facendo l’amore, non è importante l’orgasmo.”

“Non ti stavo scopando?”

“No, ci stavamo amando, ed è bello così.”

Si alzò, sfilandosi da me. Dalla sua fica colò giù qualche goccia biancastra.

“Dove vai?” le chiesi, un po’ smarrito.

“Torno dentro.”

“Da lui?”

“Sì. Tu vieni?”

“No, per ora no.” risposi istintivamente.

Le guardai il culo mentre rientrava saltellando felice sulle punte.

Passò qualche minuto di silenzio. Stupito di non sentire nulla mi decisi a rientrare. Sul letto non c’erano. Sentii il rumore della doccia. Andai in bagno.

Erano lì, sotto il getto dell’acqua. Lei inginocchiata, lui con le mani incrociate dietro la nuca e la schiena inarcata un po’ all’indietro. Gli stava succhiando il cazzo.

Entrai anche io nello spazio della doccia e mi affiancai a loro. Mia moglie sembrò contenta del mio arrivo e subito mi prese il cazzo in mano, poi se lo portò alla bocca, poi tornò a quello di lui e così via.

I nostri due cazzi erano vicini, a diretto confronto, ma in quel momento anche il mio era rigido e prestante e non mi sentivo più inadeguato. Lo guardai e gli sorrisi. Lui fece il gesto di darmi un cinque.

Mia moglie provò ad avvicinare i due cazzi il più possibile, per averli a portata di lingua e labbra contemporaneamente. Le cappelle finirono inevitabilmente a sfregare fra loro. Fu strano e fu piacevole. Ma ancora più piacevole dovette esserlo per mia moglie che si fermò ad ammirare i due membri maschili a contatto fra loro. Li strinse tra loro e le sue mani, facendo in modo che venissero a contatto con tutta l’asta. Mi guardò negli occhi, divertita, come se avesse appena scartato un regalo, come se avesse scoperto un nuovo gioco. Ci segò a due mani, cazzo contro cazzo.

La perversione letta nello sguardo di mia moglie mi fece sborrare di nuovo mentre lui non lo fece. Quella cosa mi fece ripiombare nella sensazione di inferiorità e inadeguatezza. Era come se avessi perso un duello. Cazzi incrociati come delle spade, e lo zampillo di sborra, invece del sangue era stato il mio. Mi allontanai sconfitto mentre a fare sborrare lui per l’ultima volta ci pensava mia moglie, usando stavolta le tette, con una bella spagnola in ginocchio nella doccia.

9

La mattina successiva fu la prima della nostra luna di miele in cui non facemmo sesso. Ammetto che io ci provai, ma venni respinto.

“Ho ancora in testa tutte le cose di ieri, non voglio cancellarle subito con altro sesso.” fu la spiegazione a mio parere poco sensata, ma su cui non potevo farle cambiare idea.

Restammo in spiaggia tutta la mattina. Poi pranzammo e tornammo nella nostra camera. Spesso in quei giorni, nel caldo del primo pomeriggio di appisolavamo nudi nel letto e poi ci risvegliavamo facendo l’amore.

Quel giorno, quando ci provai, lei mi fermò.

“Ieri ti è piaciuto, allora?” mi domandò.

“Sì, sì. Esperienza intensa, ho avuto qualche esitazione, ma se ci ripenso mi è piaciuta.”

“Tutto? Ti è piaciuto tutto quello che abbiamo fatto?”

“Sì, nel complesso sì.”

“E avresti voluto fare qualcosa di diverso?”

“Beh, vorrei non aver avuto quel momento di defaillance, ma ormai è passato.”

“No, intendo… ti è mancato qualcosa? Cioè pensi di non aver sfruttato del tutto l’occasione di farlo in tre?”

“Uhm… no, direi di no…”

“Io invece sì.”

“Ah sì? Cosa?”

“Se te lo dico non mi giudichi male?”

“Ehm… no, non ti giudico… non giudico male nessuna fantasia erotica… però se dici così, mi fai venire qualche dubbio…”

“È che quelle regole… non avevo avuto il coraggio di dirtelo prima… ma nella mia testa c’è una cosa che associo subito al farlo in tre… ma forse ti sembrerò troppo troia…”

“Troppo troia? Ieri confesso che mi sei sembrata troppo troia in certi momenti…”

“Davvero?” chiese preoccupata.

“Sì… però… cioè… in realtà mi sei piaciuta nei momenti in cui lo eri troppo…”

“Davvero?” chiese fiduciosa.

“Sì. Quindi in che altro modo avresti voluto essere troppo troia?”

“Ecco… mi dispiace non aver provato una cosa che si può fare solo in tre…”

“Cioè una cosa per cui hai bisogno per forza di due cazzi?” pensavo di aver già capito e cercai di aiutarla a dirlo facendole vincere l’imbarazzo.

“Sì…”

“Due cazzi insieme?”

“Sì…”

“Due cazzi insieme… contemporaneamente?”

“Sì…”

“E immagino non come avevamo pensato di fare… con quello di lui in bocca mentre io ti avrei dovuto scopare…”

“No…”

“Quindi cosa avresti voluto fare? Puoi dirmelo.”

“Vorrei… volevo… capire cosa si prova ad averne uno nella fica… e uno…”

“E uno…?”

“E uno nel culo… nello stesso momento… stretta tra i due corpi… mmmh… troppo troia?”

“Hai detto volevo, ma prima hai detto vorrei…”

“Sì.”

“Quindi?”

“Abbiamo ancora qualche sera qui in viaggio di nozze… potremmo riprovare… se il ragazzo è d’accordo…”

“Non credo si tirerà indietro, gli sei piaciuta molto, direi. Quando vorresti farlo?”

Roteò gli occhi. Si morse un labbro. Guardò in basso, in direzione del mio cazzo che era duro. Sembrò rinfrancata da quella visione.

“Stasera?” disse col tono di chi è colpevole.

Non le risposi. Scivolai in basso e andai con la testa fra le sue gambe. Annusai gli umori che colavano fuori dalla fica e poi ci tuffai la faccia. Mentre la leccavo le infilai indice e medio dentro. Poi portai il pollice in basso e premetti contro l’ano che si aprì subito, accogliente. Quella doppia penetrazione digitale era la mia risposta. Quella sera avremmo riprovato.

10

Era decisamente eccitante vedere l’impazienza con cui mia moglie attendeva l’arrivo del nostro ospite per dare il via di nuovo ai giochi erotici. Era su di giri e cercava di trattenersi, questo la faceva stare in uno stato di eccitazione continua ma allo stesso tempo era frustrata per non potersi sfogare subito.

“Me lo succhi un po’ nell’attesa?” le chiesi.

“Sicuro?” mi chiesi con aria dubbiosa nonostante si vedesse che ne aveva voglia. “Non è che ti faccio venire e poi… non ce la fai, come ieri?”

Pensai che fosse quello il momento giusto per dirle una cosa che le avevo tenuto nascosto. Anche perché altrimenti lo avrebbe scoperto da sola dopo pochi minuti.

“Non ci sarà questo problema. C’è una cosa che non ti ho detto riguardo a stasera.”

“Cosa?” mi guardò preoccupata che i piani venissero rovinati.

Le spiegai che quando ero andato a cercare il ragazzo per sentire se era di nuovo disponibile ad unirsi a noi gli avevo fatto anche un’altra domanda, cioè se conosceva qualcuno che poteva aggiungersi. Lui ci aveva pensato un attimo, molto breve a dire la verità, e poi aveva detto di sì. Qualcuno con cui aveva già partecipato a cose del genere.

“Perché? A me bastavate voi due. Non serviva un altro. Vuoi direi che arrivano in due? Ma chi è? E se non mi piace?” non sembrava convinta della mia iniziativa.

“Io non ti scoperò stasera. Lo farai con loro due. E quest’altro ti andrà bene. Te lo farai andare bene, se vuoi due cazzi.” le risposi un po’ seccato.

“Perché tu non mi scopi?”

“Perché hai visto cosa è successo ieri. Non sono sicuro di riuscire, di esserne all’altezza. E poi… forse… mi eccita quasi di più guardarti…”

“Cioè tu preferisci che io sia scopata da due sconosciuti invece che scoparmi tu?”

“Non so cosa preferisco. È un gran casino tutta questa situazione. Non è facile gestire la gelosia e l’eccitazione per come sei, per quello che vuoi fare, per quello che puoi essere.”

“Troppo troia?”

“Sì. Insomma. Ho fatto in modo che le cose vadano bene, in modo che tu sia soddisfatta, che tu ti possa togliere le voglie che hai, senza che questo dipenda dalla mia capacità di gestire l’ansia da prestazione. L’ho fatto per te. Voglio vederti troia e voglio che tu lo sia al massimo. Forse solo così posso accettarlo. Devi essere più troia di quanto tu mi faccia ingelosire… non so… non ci capisco niente neanche io nelle mie reazioni…”

“Ok… ok, amore. Scusami. Capisco che non sia facile. Neanche per me lo è e… forse hai ragione… solo andando oltre riesco a farlo anche io… anche ieri… ho esagerato, me ne sono resa conto, ho infranto le regole… ma se non lo facevo probabilmente non riuscivo a fare niente…”

“L’importante è che nessuno faccia cose che non vuole fare…”

Arrivarono gli ospiti attesi. Il quarto uomo era decisamente diverso dal ragazzo. Era più vecchio, anche di noi. Non era bello, ne in gran forma. Era il direttore del resort. Lo guardai preoccupato e poi guardai mia moglie, temendo che non le sarebbe piaciuto. Ma lei sembrava avere uno sguardo perso, come non lo avesse neanche guardato. Si inginocchiò subito per liberare i loro cazzi, dimostrando golosità e impazienza.

Il cazzo dell’uomo era forse la sua parte migliore. Quello lo avrebbe apprezzato.

Io mi defilai. Li lasciai fare. Il mio cazzo era durissimo, nessun problema di erezione. Presi il telefono e scattai qualche foto a mia moglie con i due cazzi tra le mani e in bocca. Lei se ne accorse.

“Che fai, amore?”

“Qualche foto… ricordo. Non vuoi?”

“Sono bella?”

“Bellissima.”

“Ti piaccio? Ti eccito?”

Le mostrai il cazzo. Lei sorrise e poi tornò a darsi da fare, guardando spesso verso di me, quasi mettendosi in posa.

Non durarono molto quei preliminari. Lei era già eccitata abbastanza e voleva passare a togliersi lo sfizio e la curiosità che aveva. Fece stendere il ragazzo sul letto e ci andò sopra. Iniziò a cavalcargli il cazzo con goduria. All’uomo dunque sarebbe toccato sodomizzarla. Ci sono cose peggiori che inculare una donna dopo averla conosciuta cinque minuti prima, di cui un paio con il cazzo nella sua bocca.

Forse ci sono anche cose migliori che assistere alla prima doppia penetrazione della propria moglie da spettatore. Per molti forse questa sarebbe tra le cose peggiori, anche io prima di quella luna di miele forse non l’avrei inserita tra le mie cose preferite. Per lo meno avrei voluto essere uno dei due, ma sapevo benissimo che il timore di fallire mi avrebbe fatto fallire e lei si sarebbe ritrovata a cavalcare un cazzo turgido e ne avrebbe sentito sbattere sulle chiappe uno che tentava di essere rianimato. E invece a guardarla godere, a guardarla essere più troia che mai, il mio cazzo reagiva come il mio cervello: eccitazione massima. Quasi troppa.

La vidi un po’ sofferente. Mi avvicinai, le accarezzai il viso e cercai la sua bocca per un bacio dolce. Non ricambiò, stava ansimando e gemendo, troppo concentrata su altro.

“Ti fa male, amore?” le chiesi.

“Sì… ma… mi… pia… ce…” rispose lentamente sillaba dopo sillaba

Poi credo che il dolore le passò oppure venne sovrastato. La vidi godere in modo animalesco e incontrollato. Il suo corpo tremò a lungo, nei suoi occhi vedevo solo la parte bianca. Dalle urla che fece sembrò diventata improvvisamente religiosa.

Poi la cosa si chiuse in maniera più rapida rispetto alla sera prima. I due uomini arrivarono all’orgasmo entrambi, fuori da lei ma incitati a farlo da lei, usando le proprie mani per dirigere gli schizzi verso il suo viso. Ebbi la prontezza di immortalare quel momento osceno.

Appena finito capirono che dovevano andarsene. Lei non li voleva più. Era come una preda sbranata e inerme.

“Faccio schifo, vero?” mi chiese ancora tutta imbrattata, stesa sul letto, quando io tornai da lei dopo aver congedato i due uomini.

“Fai stupendamente schifo.” le risposi, ridendo ironicamente delle sue preoccupazioni.

“Quindi vuoi fare lo stesso l’amore con me, adesso?” disse spalancando le gambe verso di me.

“Certo.” risposi prontamente prima di stendermi sopra di lei.

11

La sua fica era calda, gonfia, umida, aperta. Il mio cazzo era rigido, forte, resistente.

Fino a pochi minuti prima ce n’era uno non mio lì dentro e a quello mi venne da pensare. Prima lei stava godendo come non l’avevo mai vista fare, con dentro i cazzi di due sconosciuti. Ora c’era il mio e forse non l’avrebbe fatta godere come i loro. Come potevo competere? Come poteva trovarmi soddisfacente dopo quello che aveva appena passato?

Paranoie maschili, sicuramente, ma tanto bastarono per farmelo ammosciare. Cazzo!

“Che c’è?” chiese lei preoccupata.

“No, niente…” dissi io mentre smadonnavo dentro di me per gli scherzi che mi faceva il mio cervello collegato al mio cazzo.

“Non ti eccito? Dopo quello che ho fatto non ti attiro più?”

“No, no… non sei tu, sono io.”

“No, sicuramente è per quello che ho fatto, ma capisco, far l’amore con la propria moglie sporca di sborra di altri… scusami…”

“No, no… è quello, ma non nel senso che intendi te… cazzo!”

Mi sfilai da lei e, scoraggiato, mi alzai e me ne andai, imprecando contro me stesso. Andai in bagno, mi buttai sotto la doccia, per schiarirmi le idee.

Una moglie sporca di sborra altrui. No, non era quello a inibirmi, anzi. A pensarci era eccitante. Era il senso di inadeguatezza, la paura di non essere più abbastanza per lei, la sensazione che il mio ruolo maschile fosse ormai sminuito.

La ripensai tra di loro. Quanto era bella mentre veniva sbattuta e godeva in modo continuo.

Era umiliante pensare che quelle sensazioni non gliele avrei potute dare e che gliele avevano date altri uomini che lei avrebbe sempre ricordato come i maschi che più l’avevano fatta godere. Era umiliante ma faceva nascere in me un piacere perverso. Era eccitante. Il mio cazzo stava tornando duro. Forse potevo tornare da lei, ma temevo che poi sarebbe stato di nuovo uguale. Meglio prendersi in mano il cazzo e darsi piacere da solo, pensando a lei tra quei due.

Ero lì sotto il getto dell’acqua, con una mano appoggiata alla parete della doccia e l’altra che mi segava il cazzo.

“Che fai?” sentii improvvisamente la voce di lei, che non avevo sentito arrivare in bagno.

“No, niente, scusa.” dissi colpevole. Beccato come un ragazzino a masturbarsi.

“Quindi siamo a questo? Io non ti eccito e preferisci fare da solo?” chiese quasi piangendo.

“No, amore, no. È tutto un problema mio. È solo colpa mia. Tu sei fantastica. Stavo pensando a te.”

“Pensavi a me? E perché ti eccita pensare a me e non fare l’amore con me?”

“Perché non mi sento all’altezza.”

“In che senso?”

“Rispetto a quei due. A come ti hanno trattata quei due. A come ti hanno fatto godere. Ai cazzi che avevano. Come posso io farti godere allo stesso modo. Ormai ti posso solo deludere.”

“No. Non hai capito niente.” disse lei scuotendo la testa rassegnata.

“No?” chiesi speranzoso.

“Girati, lascia fare a me.” mi disse e mi fece girare di nuovo con la faccia contro il muro. Lei venne dietro di me, sotto il getto dell’acqua, e mi abbracciò da dietro. Con una mano mi prese il cazzo, che a quel punto era barzotto, e l’altra la mise sul petto. Si alzò in punta di piedi per potermi parlare vicino all’orecchio e poi proseguì:

“No. Non erano loro a farmi godere. Non erano i loro cazzi. Certo era una sensazione stupenda averli dentro che facevano avanti e indietro. Ma non è quello che mi faceva impazzire. Come non è il tuo cazzo che fa avanti e indietro a farmi godere. Non è quello. Non è solo quello. Eri tu a farmi godere mentre loro mi scopavano. Era la tua presenza. Era il vederti eccitato nel guardarmi mentre ero così troia. Era fare la troia per te. Non è essere troia il bello, è esserlo di fronte al proprio marito, che lo accetta anzi che ti trova bella ed eccitante proprio perché lo sei. È la dimostrazione dell’amore. Loro mi stavano scopando, ma io e te stavamo facendo l’amore. Era quello a rendere tutto incredibile. È facile per voi uomini amare una donna mentre avete il cazzo dentro di lei, ma se un uomo dimostra di amarti mentre hai dentro non uno ma due cazzi di altri uomini, beh, se non è vero amore quello… l’amore unito il sesso mi fa impazzire, tu mi fai impazzire… hai capito, scemo?”

“Anche tu mi fai impazzire…” dissi solo questo mentre il mio cazzo, segato dalla sua mano delicata, schizzava contro il muro rivoli di sborra che subito venivano lavati via dal getto della doccia.

Ci baciammo. Poi la masturbai per ricambiare. Poi spegnemmo la doccia e ci asciugammo. Poi finimmo a letto, abbracciati.

“Bel discorso.” dissi ad un certo punto, mentre avevo riacquistato serenità. “Avresti potuto farlo come promessa di matrimonio, davanti a tutti.”

“Scemo!” disse lei ridendo e dandomi dei colpi con le mani.

12

Gli ultimi giorni della nostra luna di miele trascorsero tranquilli. Facemmo meno sesso dei giorni precedenti, ma entrambi sembravamo soddisfatti così. Facemmo quello che ci venne naturale.

Provai a chiederle se volesse ripetere o provare qualche nuova trasgressione. Mi disse di no, quasi spaventata. Mi fece capire che se avesse voluto fare qualcosa avrebbe dovuto trattarsi di qualcosa in più rispetto a quello fatto fino ad allora. E quel qualcosa in più la spaventava, perché era troppo. Troppo tutto insieme. Non mi volle dire che cosa avrebbe voluto fare, ma lo intuii. Troppi tutti insieme.

Sul volo di ritorno prese in mano il mio telefono e cominciò a scorrere le foto della vacanza. Si soffermò, andando avanti e indietro su quelle scattate da me quella sera. Le piacevano. Si piaceva. Capii che era eccitata, da come stringeva le gambe e come si muoveva sul sedile sfregando le cosce fra loro. Era il suo modo di masturbarsi in pubblico senza neanche usare le mani. Sapevo che in quel modo riusciva a esercitare pressione sul clitoride e a lungo andare era capace anche di venire, nella giusta situazione.

Non temevo che qualcuno si accorgesse dei suoi movimenti, perché solo se uno già sapeva poteva capirlo, ma che qualcuno notasse le foto che stava scorrendo sì. Mi guardai attorno, per capire se qualcuno era a portata d’occhio oppure se c’erano movimenti. In realtà la maggior parte della gente dormiva. Le luci erano spente, l’oceano era sotto di noi.

Pericolo scampato, pensai. Poi mi accorsi di essere deluso. Non era un pericolo. Mi sarebbe piaciuto che qualcuno la vedesse, che qualcuno la riconoscesse nelle foto porno che c’erano sul mio telefono. Uno straniero affascinante o un giovane steward, che poi facesse un commento opportuno e che la seducesse. Mi sarebbe piaciuto vederla alzarsi e andare nel bagno dell’aereo con quest’uomo. Io l’avrei aspettata qui, seduto al mio posto, col cazzo duro.

Ero preso da questo tipo di fantasie, ormai. Prima del viaggio di nozze immaginavo al massimo rapporti a tre insieme a lei, ma con le modalità che ci eravamo dati come regole prima di sperimentarlo veramente e scoprire che le nostre inclinazioni erano diverse da come ce le aspettavamo. Più troia del previsto lei, e più docile cornuto io.

“Come vuoi che sia la tua mogliettina, tornati in Italia?” mostrandomi due foto consecutive che c’erano sul telefono: quella scattata durante la cena in cui era bellissima ed elegante e quella poche ore dopo, oscena ed esplicita.

“Non lo so.” risposi ed in effetti era un pensiero che avevo avuto a cui non avevo ancora dato una risposta. “C’è quello che vorrei io. C’è quello che vorrai tu. C’è quello che vorremo insieme. E poi c’è quello che non deve comunque venire a sapere nessuno.”

“Sì, dovremo essere discreti e attenti.” disse lei che a quanto pareva una decisione l’aveva già presa. “Ma cosa è quello che tu vorresti? La donna che ti è venuta incontro in abito bianco virginale nella chiesa? O quella penetrata davanti e dietro che non riusciva neanche a ricambiare un tuo bacio perché persa nella lussuria? Vuoi una moglie pudica o una moglie troia?”

“Non sarà comunque facile. Non saremo in vacanza dove non ci conosce nessuno. Non avremo uomini pronti ad assecondarci perché abituati alle perversioni dei turisti.”

“Quindi comunque mi vuoi troia?”

“Sì… non credo di poterne fare a meno, ora che ho visto come puoi essere…”

“Come posso essere?”

“Troia, appunto.”

“Solo troia?”

“Troppo troia.”

Mi sorrise soddisfatta della mia risposta, era quella che voleva sentirsi dire. Le piaceva il suono di quelle parole, associato a lei.

“Quindi in Italia dovrò stare più attenta a soddisfare le mie voglie?”

“Eh… sì.”

“Dove siamo ora?”

“In aereo.”

“Sì ma dove?”

“Boh, sull’oceano credo.”

“Quindi non siamo ancora in Italia.”

“Eh… no…”

Mi guardò con aria maliziosa e poi si chinò verso di me. Mi slacciò i pantaloni e tirò fuori il mio cazzo. Io rimasi sorpreso e mi guardai attorno preoccupato. Non eravamo in vista di nessuno. Non c’era movimento ed era buio. Ok, forse avrebbe potuto farmi un pompino senza farsi vedere.

Me lo fece, senza farsi troppi problemi. Capii che sarebbe stato difficile tenerla a freno, anche tornati dalla luna di miele. E grazie anche a questo pensiero mi svuotai nella sua bocca.

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