Prima o poi mio marito mi avrebbe chiesto quali erano i miei momenti preferiti insieme all’amante. Potevo dargli diverse risposte, in parte tutte vere. Ragionai a fondo su quale sarebbe stata la risposta giusta, quella che più avrebbe apprezzato. Da un lato pensavo che avrei dovuto dissimulare tutto ciò che si avvicinava a dei sentimenti verso il mio amante.
Non lo amavo, non era mio marito, non avrei mai voluto vivere con lui, ma ci ero ormai affezionata, in qualche modo provavo qualcosa anche per lui. Era difficile da spiegare, io stessa non comprendevo bene le mie sensazioni, per cui probabilmente mio marito non avrebbe capito e la questione sarebbe potuta diventare complicata da gestire. Lui non era possessivo nei miei confronti ma l’ipotesi che io perdessi l’amore per lui lo terrorizzava.
Avrei quindi dovuto elencare soltanto pratiche sessuali come momenti che mi piacevano nello stare con il mio amante. E non ne mancavano di attimi in cui perdevo la testa e non avrei voluto essere da nessun’altra parte e con nessun altro. Ma mi vergognavo all’idea di descrivere per filo e per segno tutte quelle mie sensazioni a mio marito. Non so con che parole avrei potuto confessare all’uomo che avevo sposato il modo in cui l’altro mi faceva impazzire mentre mi sodomizzava. Era una cosa indicibile fino in fondo, descrivibile solo in parte.
Forse quello che avrebbe apprezzato come mio momento preferito in compagnia dell’amante era una situazione che con la nuova condizione di maggiore libertà nell’incontrarlo si stava verificando sempre più spesso. Da clandestini i nostri incontri avvenivano nel suo ufficio, nella sua auto, qualche volta a casa sua o persino in luoghi pubblici seppur ben nascosti. Per festeggiare il nuovo corso, invece, cominciò a portarmi in hotel. Prendevamo una stanza, anche solo per poche ore, ogni volta in un hotel diverso dei dintorni.
Ecco, il momento in cui entravamo nella hall e ci avvicinavamo alla reception per chiedere la disponibilità di una camera era uno dei momenti più elettrizzanti. Io iniziai a vestirmi in modo molto appariscente per quelle occasioni: tacco alto, vestiti corti e molto fascianti.
Insomma potevo benissimo essere scambiata per una escort, visto anche che mi recavo in un hotel in compagnia di un uomo. Era emozionante il momento in cui dicevamo che la stanza ci serviva solo per poche ore dato che rendevamo così chiaro ed esplicito il motivo per cui ne avevamo bisogno. Era piacevole fornire i nostri documenti, lasciare che si accorgessero che non eravamo residenti nello stesso posto, quindi che non fossimo marito e moglie, e attendere che ce li restituissero tamburellando con la mano sul ripiano della reception, mettendo bene in vista la mia fede nuziale. Mi sentivo una puttana in quegli istanti, mi sembrava che tutti i presenti capissero che ero una donna fedifraga e che si immaginassero esattamente le porcate che di lì a poco avrei fatto con il mio amante. Mi eccitavo. Mi bagnavo. Spesso non aspettavo di arrivare in camera e già in ascensore mi lasciavo andare a qualche pratica sessuale.
Mio marito sembrò apprezzare il racconto di quei momenti. Mi diceva che ero una troia e sembrava piacergli questa constatazione.