Girai le chiavi nella toppa e aprii la porta per farla entrare nel monolocale.
“Che posto è questo?” chiese sospettosa.
“È l’appartamentino di un amico ed io le chiavi, per queste evenienze.”
“Quali evenienze? Quando hai una da scopare?” percepii una punta di gelosia nella domanda.
“Esattamente.” risposi spavaldo.
“E chi è questo tuo amico?”
“Lo hai conosciuto.”
“Vuoi dire…?”
“Sì, lui. Quello a cui hai succhiato il cazzo nel mio ufficio.”
“Un porco come te, insomma.” mi rispose, non capii se contrariata o soddisfatta.
Mentre stavamo scopando provai a domandarglielo una prima volta. Ero dentro di lei, nel culo, steso col peso del mio corpo sul suo in modo che si sentisse del tutto sopraffatta, come le piaceva.
“Ti va se lo chiamo?”
“Chi?”
“Il mio amico. Lo faccio venire qua, così ti scopa anche lui.”
“Ma sei scemo? Ma per chi mi hai preso?”
“Dai, ti è piaciuto succhiarcelo ad entrambi. Scommetto che ti piacerà anche farti scopare da noi due.”
“No, scordatelo.” mi rispose secca.
Affondai ancora di più in lei, sottomettendola completamente.
Durante una delle pause, mentre la ammiravo stesa nuda sul letto, tirai di nuovo fuori il discorso e insistetti per diversi minuti. Lei subito si rifiutò ma man mano che le parlavo i suoi dinieghi si facevano sempre meno convinti. Capii di essere giunto al punto in cui ero riuscito a stuzzicarle la curiosità e di seguito la voglia di provare ma lei non riusciva a fare marcia indietro ed ammetterlo con me e forse anche con se stessa. Presi in mano il telefono e chiamai il mio amico.
“Senti, ti ricordi quella troia che ci ha succhiato il cazzo nel mio ufficio?”
Lei sentendomi usare quelle parole saltò giù dal letto e corse verso di me cercando di strapparmi di mano il telefono. Intrapresi una sorta di lotta per non smettere di parlare al telefono. Non fu difficile. Lei stava recitando, non voleva veramente fermarmi. Le misi una mano in mezzo alle gambe ed iniziai a masturbarla. Questo la fece desistere da ogni proposito di fermarmi.
“Sì, siamo qui nel tuo monolocale, come ti avevo detto, tu dove sei?”
Lei si inginocchiò e mi prese in bocca il cazzo. Era una strategia diversa per farmi lasciare perdere. Oppure era solo eccitata dalle mie parole.
“Se vieni qua ce la scopiamo insieme, eh?”
Misi giù il telefono e la guardai sorridente.
“Fra un quarto d’ora è qua.” le annunciai.
“Sei uno stronzo porco bastardo.” mi rispose con un ghigno.
Quando lui arrivò lei non aveva il coraggio di accoglierlo e di guardarlo in faccia. Si fece trovare al bordo del letto, appoggiata sulle ginocchia col culo in alto e il volto seminascosto dalle coperte. Lasciai che la scopasse per un po’ poi andai a posizionarmi davanti a lei per farmelo succhiare mentre il mio amico le entrava nel culo. Invertimmo le posizioni più volte.
Lei rimase per tutto il tempo molto passiva, ci lasciò fare.
Successe solo una volta. Tutte le altre che glielo proposi si rifiutò, più per paura di assuefazione che per mancato apprezzamento.