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  • Una storia fra lui, lei e l’altro
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5 – Lei

Il mattino dopo quel pompino in macchina mi svegliai assalita dall’incertezza su come comportarmi. Cosa avrei dovuto fare se lui, anzi quando lui, mi avesse invitata per un altro aperitivo? Anzi, cosa avrei voluto fare?

Quel giorno non dovevo andare in studio. Avevo qualcosa da fare ma avrei potuto farlo anche a casa e comunque non erano cose urgenti. Mio marito sarebbe tornato in serata.

Mentre facevo colazione squillò il telefono. Era lui.

“Ciao, che fai oggi?”

“Mah…” iniziai a rispondere ma non mi lasciò finire la frase.

“Dai, ti passo a prendere, ti porto a vedere la mia nuova barca.”

Non mi diede il tempo di riflettere, mi travolse con le sue parole e i suoi modi affabili.

Pensai che lui avrebbe dovuto fare l’avvocato, non io, per quanto era capace di rigirarmi e convincermi con la sua voce. Ebbi solo la presenza di spirito di evitare che mi passasse a prendere a casa. Non volevo sapesse dove abitavo (sempre che non lo sapesse già) e comunque non volevo farmi vedere che andavo via con lui.

Accadde sulla barca. Mi fece scendere sotto-coperta, come si dice, e lì, nella cabina mi fece capire che mi avrebbe scopato. Cioè non che mi voleva scopare, ma proprio che mi avrebbe scopato. Era questa ostentazione di sicurezza che mi faceva perdere la testa.

Io rimasi in piedi, con la schiena rivolta verso di lui, appoggiata con le mani ad una mensola.

Indossavo una gonnellina e dei tacchi che però mi aveva fatto togliere per salire per cui ero a piedi nudi. Mi afferrò i fianchi, mi strappò quasi le mutandine, indossò un preservativo e mi scopò. Ma la cosa non finì lì.

Mentre ancora sentivo le onde dell’orgasmo mi accorsi di qualcosa di strano. Stava ancora entrando dentro di me, ma lo stava facendo un po’ più su. Stava spingendo per entrarmi nel culo. Non ebbi il coraggio di dirgli qualcosa, di dirgli che non l’avevo mai fatto. Stavo provando la stessa sensazione del pompino della sera prima, cioè quella di essere come una puttana, e sentii una specie di pudore, di vergogna se avessi ammesso che non ero abituata a quel tipo di rapporto.

Non feci in tempo a pensarci su molto, in realtà, e forse fu anche quello il segreto. In un attimo mi aveva inculato. In un attimo il suo cazzo era entrato quasi del tutto nel mio culo.

La sola consapevolezza di ciò che era successo rinvigorì l’orgasmo che stava scemando e ripresi a godere come una porca. Più godevo e più mi faceva godere l’impressione che gli stavo dando: quella di una facile, di una assatanata, di una troia pronta a tutto per godere.

Cioè una nuova io. Una che così non ero mai stata. E mi stava piacendo.

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