Esibizioni private che attirano l’attenzione di un terzo.
Era una serata estiva di fine stagione. Non c’era molta gente nella piazzetta che collegava la strada che passava in mezzo al paese con quella lungo il porticciolo. Era tardi, molti avevano già concluso la loro passeggiata del dopo cena.
Mi ero fermato a fumare una sigaretta, appoggiato al muro all’inizio di un vicoletto che gradino dopo gradino, si inoltrava verso la parte alta del paese, verso casa mia. Notai una coppia di ragazzi, tra i venti e i trent’anni: lei si metteva in posa e lui la fotografava col telefono. Seppur un po’ in ombra e un po’ lontana da me lei mi sembrava una ragazza molto bella. Lunghi capelli biondi e mossi, un viso regolare e sorridente e un fisico ben tenuto al di là della giovane età. Indossava un vestito scuro e svolazzante, con una gonna che si apriva in vari spacchi e aperto sia sul davanti che sulla schiena, e un paio di sandali col tacco alto. Anche lui sembrava un bel ragazzo, alto e ben messo, con capelli corti neri rasati dietro e ai lati. Li osservai un po’ mentre lei posava per l’obiettivo. C’era qualcosa in loro che attirò la mia attenzione, il mio sesto senso mi spinse a non distogliere lo sguardo. Notai in lei un atteggiamento particolare. Non sembrava semplicemente una ragazza che si faceva fare una foto ricordo dal fidanzato. Emanava una sensualità naturale ma anche accentuata dal suo modo di fare.
E infatti dopo un po’ mi accorsi che avevo avuto ragione nel tenerli d’occhio. Lei lanciò uno sguardo furtivo attorno a sé. Io istintivamente mi ritrassi un po’ più nell’ombra dietro al muro. Il suo ragazzo le fece un cenno di intesa e lei si sedette sul bordo di una fioriera e aprì le gambe.
Da quella distanza e con quella luce non potevo esserne sicuro ma ebbi l’impressione che sotto a quel suo vestito svolazzante non ci fosse biancheria intima. Non passò molto per avere conferma dei miei dubbi. Lei si girò, si mise in piedi e, dopo aver di nuovo controllato che non ci fossero dei passanti indiscreti si sollevò la gonna mostrando a lui il culo nudo.
Continuarono per diversi minuti. Avevano trovato un angolo tranquillo ed evidentemente si divertivano così. Io ero probabilmente l’unico spettatore, a loro insaputa almeno fino a quando, spinto dalla curiosità di vedere meglio mi ero fatto un po’ avanti e inoltre avevo inspirato il fumo della sigaretta nel momento sbagliato. Lei girò lo sguardo verso il vicolo proprio nel momento in cui la punta della sigaretta si incendiò per il risucchio del mio fiato. Lo capii perché lei subito dopo guardò di nuovo nella mia direzione, cercando di aguzzare la vista. Il suo ragazzo stava maneggiando il telefono, controllando probabilmente come erano venute le altre foto. Io mi feci leggermente avanti, a quel punto non aveva senso nascondersi. Entrai nel cono di luce di un lampione. Lei mi guardò. Non sembrò turbata. Anzi mi sembrò quasi che mi sorridesse subito prima di mettersi di nuovo in posa per il suo ragazzo. Fece da modella per altre foto che sicuramente ne mostravano la nudità e alternò lo sguardo verso l’obiettivo e verso di me.
Non mostrò di vergognarsi per la mia presenza e non la fece neanche notare al suo ragazzo. Continuò a dare spettacolo per lui e per me. Anzi forse con la mia presenza diventò anche più sfacciata e osò posizioni più rischiose ed oscene.
Fu l’arrivo di un gruppetto di persone che si fermò a chiacchierare sotto uno degli alberi non lontani da dove erano i due ragazzi ad interrompere quel set fotografico. I due si incamminarono verso il centro del paese, ma lei prima di uscire dalla mia visuale si girò un’ultima volta e mi fece un cenno di saluto. Era innegabile che la presenza di un voyeur l’aveva intrigata ancor più del solito. Probabilmente le piaceva esibirsi e averlo fatto non solo per il suo ragazzo le era piaciuto. Mi divertì anche il fatto che non condivise con lui quella novità. La cosa era rimasta un gioco tra me e lei.
Tornai verso casa, sistemandomi il cazzo duro nei pantaloni. Quella sera una bella sega pensando a lei non sarebbe mancata prima di andare a dormire.
La sera dopo scrutai tutti i turisti che affollavano i ristorantini o i negozi del centro e del lungomare. Speravo di trovare i due ragazzi. Avrei voluto vederli meglio, magari osservarli mentre erano impegnati in una attività normale, per vedere se lei emanava in tutto ciò che faceva quella sensualità che aveva dimostrato nel posare.
Non li trovai. Magari erano passati di lì solo per una sera, magari alloggiavano da qualche altra parte ed erano venuti in paese solo una serata. O semplicemente non li avevo incrociati. Non c’erano più molti turisti ma si trattava comunque di un buon numero di persone, soprattutto per quel piccolo paese sulla costa.
Presi il vicolo per salire verso casa mia, un po’ deluso. Ripensavo alla sera prima, a quel momento fugace e procedevo con familiarità nella stradina buia. Così perso nei miei pensieri che quasi mi scontrai con due persone. Scuse reciproche e poi alzai lo sguardo. Erano loro. Era lei. Mi guardò. Non mi riconobbe ma allo stesso tempo ebbe un momento di esitazione, probabilmente inconscia. Ci fu un istante di empasse. Poi di nuovo mi scusai e lo stesso fecero loro. Poi fecero per andarsene. Stavo per vederli sparire una seconda volta. E allora mi buttai.
“E grazie, comunque.” dissi in modo stentoreo.
Si girarono. In quel momento lei forse mi riconobbe. Io, un po’ per aiutarla e un po’ per fare scena, mi accesi rapidamente una sigaretta.
“Grazie… per cosa?” disse lui.
“Per ieri sera.” risposi io e mi girai salutandoli e facendo per andare via. Ora toccava a lei. Se voleva mi fermava, se invece voleva tenere nascosto tutto io le davo la possibilità di farlo.
“Aspetti.” disse lei e dopo sentii che confabulava con il suo ragazzo, che non capiva.
Scesi alcuni gradini, fino ad avvicinarmi a loro.
“Sì, il signore… ieri sera…” balbettò lei un po’ indecisa. Un po’ ci rimasi male per quel modo di chiamarmi. Avevo probabilmente almeno quindici anni più di loro, dunque forse non meritavo tanta ossequiosità. Ma, pensai, forse era dovuta anche alla situazione, al contesto, a quello che era successo la sera prima.
“Ieri sera vi ho visto, mentre in piazzetta scattavate alcune foto.” la aiutai io nella spiegazione.
“Ah…” disse il ragazzo e poi rapidamente unì il resto dei puntini. “E tu te ne eri accorta?” domandò rivolto a lei.
“Beh… sì…”
“E non hai detto niente?”
“No… era… divertente.” secondo me lei non vollè usare un aggettivo più esplicito, non so se per pudore nei miei confronti o in quelli del suo ragazzo.
“È stato un bello spettacolo.” aggiunsi. “Non c’è niente di cui vergognarsi.” li rassicurai.
“Ok.” disse lui guardando alternativamente me e lei che aveva l’aria di chi era stata beccata nel fare qualcosa di male.
“Siete una bella coppia, non c’è niente di male nel giocare un po’.” rincarai la dose.
“Sì… è solo che pensavo che non ci fosse nessuno a guardarci.” disse lui.
“A me è piaciuto.” commentò lei, decisa.
“Cosa ti è piaciuto?”
“Che ci fosse lui a guardarmi… oltre a te… era più… eccitante.”
“Davvero?”
“Sì… uno sconosciuto… che mi vedeva mentre…”
“O-Ok.” la interruppe lui. Sembrava più a disagio lui di lei. Forse non sapeva come doveva reagire. Non sapeva come prendere quelle rivelazioni da parte della sua ragazza.
Ci fu un momento di silenzio imbarazzato. Non sapevamo come uscire da quella situazione. Decisi di provare il tutto per tutto e buttai lì una proposta.
“Vedete quella casa?” dissi indicando nel buio. “Io abito lì. C’è una vista spettacolare, si vede tutto il golfo. Ho un bel terrazzo e non ho vicini. Si è tranquilli.”
“Ok… e perché ce lo sta dicendo?” disse lui sospettoso.
“Visto che ti piace fotografarla… se vuoi farle delle belle foto… venite da me domani, quando volete. Si sale di qua e si prende poi la prima a sinistra.”
Lui non sembrò convinto, ma a lei mi sembrò che le si illuminarono gli occhi. Sapevo che alla fine la decisione sarebbe stata nella mani di lei e credevo di averla incuriosita.
“Che… che fai?” domando lui, Alex, mentre la sua fidanzata Sara si era tirata su dalla posizione stesa e si stava slacciando la parte sopra del bikini.
Erano lì sul mio terrazzo da almeno mezz’ora e avevano da poco cominciato a scattare qualche foto con lei in posa in costume. Sara era rimasta affascinata dalla visuale ed era tutta contenta di farsi fare delle foto in quel contesto. Alex era altrettanto ammirato dalla possibilità di riprendere la sua ragazza lì anche se era ancora un po’ frenato dalla mia presenza. Per lo meno si erano messi a darmi del tu. Confidai che fu anche per il fatto che alla luce del sole si fossero accorti che non ero così vecchio come forse ero sembrato la sera prima.
Sara rimase in topless mettendo in mostra un seno perfetto. Poi si rimise nella posizione in cui era prima, stesa sul parapetto in muratura che delimitava il terrazzo, con la schiena inarcata e le gambe sfalzate, in una tipica posizione da modella. Ma non sembrò soddisfatta e poco dopo, con un gesto rapido, si sfilò pure le mutandine.
“Tanto non ci vede nessuno qui… sarebbe un peccato non approfittarne.” si giustificò lei con lui che mi guardò come per sottolineare che io non fossi nessuno.
Sara mi sorrise. Era eccitata, si vedeva. Anche Alex lo era e non poteva nasconderlo. Così come me.
Dopo alcuni scatti Sara scese dal muretto e andò dal suo ragazzo a controllare come fossero venute le foto. Nel farlo si piegò verso di lui. Io ero dietro di lei, seduto. Non so se lo fece apposta o se quello era il suo modo, spontaneamente sensuale, di muoversi, fatto sta che il suo culo e la sua fica si aprirono davanti ai miei occhi. Mi sembrò umida e non solo di sudore.
“Volete che vi faccia io delle foto a entrambi?” proposi io dopo un po’, quando la creatività dei due cominciava a scemare e non sapevano più in che posizioni scattare.
Mi risposero entrambi con la stessa prontezza e decisione, solo che Sara era convinta per il sì, mentre Alex per il no. Battibeccarono un po’ fra loro. Lui non aveva intenzione di posare con lei che invece si lamentava che era una bella occasione per fare qualche scatto nuovo, che sarebbero state belle delle foto in coppia.
Li lasciai fare, senza insistere. Sapevo che avrebbe vinto lei. D’altronde aveva dalla sua anche il fatto di essere nuda ed è difficile che un uomo dica di no ad una donna nuda. Però la soluzione trovata fu un compromesso inaspettato per me, ma addirittura migliore di quello che immaginavo.
Sara mi chiese se fossi disposto io a posare insieme a lei, mentre Alex sarebbe rimasto dietro all’obiettivo fotografico.
E così la creatività ripartì. Inizialmente io rimasi in pantaloncini mentre Sara si avvinghiava a me oppure semplicemente posava vicino a me.
“Ti va di… di toglierti tutto anche tu?” mi chiese lei. Da dietro sentii Alex obiettare qualcosa, ma non gli diedi tempo. Mi tolsi i boxer e il mio cazzo svettò in tutta la sua gloria. Osservai l’espressione di lei, piacevolmente sorpresa e poi quella di lui, quasi spaventato.
La prima foto che ci scattò Alex mentre eravamo entrambi nudi fu con me di spalle con lei che si avvinghiava a me con le braccia sulle spalle e le gambe attorno alla vita. Lui prima di scattare venne diverse volte a controllare che il mio sesso eretto non fosse veramente a contatto col il corpo della sua ragazza. Ma questo pudore durò poco.
“Continua a scattare.” disse lei ad un certo punto al suo ragazzo. Il tono non ammetteva repliche e lui, docilmente, obbedì pur bofonchiando.
Sara si inginocchiò. Mi fece girare in modo che fossimo di profilo e mi prese in bocca il cazzo.
“Ma… amore…” borbottò lui.
Lei si limitò a lanciargli una occhiata e a fargli un cenno di continuare.
Non fu un vero pompino. Lei non lo portò a termine e più che altro si preoccupò di assumere pose fotogeniche più che di succhiarmi veramente il cazzo. Ma fu estremamente piacevole lo stesso, anzi fu tremendamente piacevole, vista la situazione ambigua e intrigante. Poi lei si interruppe e volle vedere come stavano venendo le foto.
“Ha un cazzo molto più fotogenico del tuo, non trovi?” commentò lei con lui. “Così venoso… così rude…”
Lui annuì, un po’ umiliato forse da questo paragone.
“Non ti piacciono queste foto? Non ti piace farmi queste foto?” chiese poi lei notando una certa riluttanza nel suo ragazzo.
“Sì, sì.” si affrettò a rispondere lui.
“Davvero?” chiese lei e poi lo guardò fra le gambe. “Fammelo vedere.”
Lui iniziò titubante a slacciarsi i pantaloncini, dopo avermi guardato imbarazzato. Mise in mostra un cazzo che dimostrava inequivocabilmente anche la sua eccitazione.
“Ti piace farmi foto mentre succhio l’uccello di un altro?” lo provocò lei. Lui annuì abbassando gli occhi.
Alex non si rivestì e quel mattino proseguì con tutti noi nudi. Sarà guidò le danze. Gli diceva come e quando scattare e decideva come dovevamo metterci io e lei. Non so dire se tecnicamente si potesse considerare una scopata, ma di fatto io e lei ci mettevamo nelle più classiche posizioni sessuali, lei mi faceva infilare il cazzo dentro di lei e poi restavamo in posa, in attesa che venisse bene lo scatto. Non ci fu bisogno di grandi trucchetti per farmi mantenere la giusta erezione anche se lei, premurosa, quando si fermava per osservare il risultato sullo schermo del telefono non smetteva di toccarmi, magari giocando con le mie palle, per tenermi in tiro.
Questo metodo di simulazione di una scopata divenne un po’ più arduo quando lei pretese di vedere accontentata la sua ultima idea.
“Dai, adesso fammi qualche foto mentre lui mi incula.” disse ad Alex. Io a stento trattenni una risata nel vedere la reazione sconfortata di lui. Forse non era molto d’accordo sulla piega che aveva preso quella giornata ma non riusciva a dirle di no e soprattutto faticava ad accettare che in realtà lo eccitasse anche a lui.
Lavorammo di lubrificante, lei si era portata dietro tutto, previdente e perversa. E io, ammetto, ne approfittai per entrarle bene in culo fino in fondo anche se poi le foto, per venire al meglio, necessitavano che il mio cazzo restasse quasi tutto fuori, per far vedere bene dove fosse piantata la cappella.
All’ultima di queste foto anali, all’annuncio che gli scatti erano ok, io non mi sfilai subito. E mi spinsi dentro. Sara gemette. Alex si lamentò.
“Ok. Direi basta.” disse.
Io mi tirai indietro e poi affondai di nuovo. Sara emise un urletto di piacere.
“Basta, adesso.” insistette lui.
Io feci ancora avanti e indietro nel culo della ragazza.
“Amore, digli di smetterla.” disse lui.
“No. Continua.” mormorò lei.
“Come?” esclamò lui.
“Continua. Non fermarti. Mi piace troppo.”
Io accelerai il movimento. Sara gemeva di piacere.
“Fai un video, amore… oh sì…” riuscì a bofonchiare tra un mio affondo e l’altro.
Alex obbedì. Prese il telefono e inquadrò la sua ragazza che veniva inculata da me. Lei allungò le mani verso di lui, alla ricerca del suo cazzo. Lo tirò verso di se per prenderlo in bocca. Io gli strappai il telefono di mano e diventai l’operatore. L’inquadratura passava rapidamente dal mio cazzo che la sodomizzava al cazzo di lui che veniva succhiato.
Alex era seduto appoggiato al tavolino. Ansimava sudato. Io ero quasi del tutto steso, con la testa su appoggiata al muretto. Sara era stesa per terra su un fianco. La schiena era piena della mia sborra che stava lentamente colando giù. In viso era piena della sborra di Alex. Era nuda e sudata, respirava forte e sorrideva. Il telefono era lì accanto a lei. Mi domandai mentalmente se avessi interrotto la registrazione dopo le nostre due sborrate o se stesse ancora registrando.
“Fino a quando siete qui in vacanza?” domandai.
“Fino al weekend.” rispose lei.
Alex sospirò. Forse avrebbe voluto mentire e dire che era l’ultimo giorno. Ma anche in quel caso sapeva che avrebbero fatto quello che voleva lei. E dal tono con cui Sara aveva risposto era chiaro che sarebbero stati ancora miei ospiti.
Bello!!
ottimo racconto mi e piaciuto.