La barista

I – lui

nel bar sotto l’ufficio ci andavo praticamente tutti i giorni. con la barista avevo fatto amicizia. era all’incirca mia coetanea, una bella donna con le curve al posto giusto. usava truccarsi in modo abbastanza pesante pur riuscendo a non essere volgare.

era quasi ora di chiusura. nel bar c’ero soltanto io, al bancone davanti ad un bicchiere con un super alcolico e un coppia ad un tavolino. la barista stava pulendo e mettendo a posto le cose.

la coppia pagò ed usci.

II – lui

“certo che a volte sono proprio insopportabili.” commentai io ad alta voce, quando i due furono usciti.

“di chi stai parlando?” mi disse lei girandosi verso di me.

“scusami. parlavo di quelle coppie di fidanzatini tutte baci ed abbracci.”

“che cosa ti hanno fatto poverini?” chiese lei.

“nulla. hai ragione. è colpa mia. penso sia tutta invidia.”

“tu non ce l’hai una donna?” in tante chiacchierate non eravamo mai andati sul personale.

“nessuna. e da troppo tempo ormai.” dissi buttando giù un sorso.

III – lui

“ah, non dirlo a me.” sospirò lei. “ormai penso di aver dimenticato come siete fatti.”

questa affermazione mi stupì. con i clienti flirtava spesso in modo scherzoso ed ero convinto che gli uomini non le mancassero.

“coraggio, arriverà anche il nostro momento.” commentai sarcastico.

in quel momento lei stava riponendo delle bottiglie su uno scaffale in alto. le guardai il culo. nella mia testa passò un pensiero. lei si girò e mi guardò. ci fissammo per qualche istante negli occhi. nessuno diceva niente ma nell’aria si era formato qualcosa di elettrico.

“forse abbiamo pensato la stessa cosa nello stesso istante…” mormorò lei. io deglutii ed arrossii.

“non so. io una cosa l’ho pensata ma non so cosa hai pensato tu.” dissi.

IV  – lui

“c’è una farmacia qui di fronte. io ti aspetto qua.” mi suggerì lei ansiosa.

“non è meglio andare a casa mia?”

“non ce la faccio ad aspettare. ora che siamo là mi potrebbe passare l’ispirazione.”

attraversai la strada con il cazzo già parzialmente in tiro. tornando indietro vidi la saracinesca abbassata. forse aveva già cambiato idea. bussai. me la alzò quel tanto che bastava perchè io entrassi mettendomi carponi. entrai e la trovai già nuda. mi saltò letteralmente addosso, spogliandomi con foga.

V – lui

non so che cosa avrei pensato il giorno dopo entrando nel mio solito bar e sapendo che su quel divanetto l’avevo scopata alla pecorina. che sul mio solito sgabello mi aveva praticato del sesso orale. che lei, appoggiata sul bancone, come stava spesso quando parlava con i clienti, mi si era concessa analmente. so che nel momento in cui fossi entrato e lei mi avrebbe sorriso il mio amico fra le gambe sarebbe andato sull’attenti.

cercai di non pensarci, rientrando a casa, e salutando mia moglie. avevo mentito alla barista riguardo al mio essere single. ero quasi compiaciuto del fatto che quella bugia aveva portato ad una delle migliori scopate che avessi fatto.

quando mia moglie mi passò il piatto, a cena, il mio sguardo si posò sulla fede e in quel momento ebbi un flash. rividi l’immagine della barista, inginocchiata che con la mano mi segava il cazzo in attesa di ricevere i miei schizzi sul volto. nella mano che andava su e giù, c’era una fede.



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