Prefazione della protagonista, Francesca
Conosco Analcoholic da molti anni. Conosco la sua mente e credo tutte le sue perversioni e segreti. E conosco il suo cazzo. È stato l’incontro di due menti affini, di desideri compatibili, di sessualità irrequiete. Molto di quello che state per leggere per colpa o per merito suo è accaduto davvero. E potrà accadere ancora. Solo d’estate.
Se qualcuno si riconoscesse nel racconto non esiti a contattarlo per dirgli la sua e se qualcuno volesse riconoscersi nel racconto della prossima estate faccia lo stesso.
Estate
“Quest’anno…” disse Francesca abbassando gli occhi e facendo una pausa, “quest’anno farò la brava.”
Le diedi un bacio sulla fronte e la salutai. L’avevo accompagnata a prendere il treno. Partiva per un paio di settimane di vacanza da sola, come tutti gli anni, per andare a Salina, la piccola isola al largo della Sicilia dove aveva trascorso la sua infanzia. Lei aveva sempre più ferie di me e le piaceva tornare dove aveva ancora parenti.
Mentre tornavo a casa, da solo, in auto, pensai a cosa avesse voluto dire con quel “farò la brava”. Non sapevo bene neanche io come avrebbe dovuto comportarsi per risultare “brava” ai miei occhi. L’avesse detto l’anno prima non ci sarebbero stati dubbi, ma dopo quello che era successo le cose erano cambiate.
L’anno prima era stata sull’isola due settimane, quelle finali di agosto, dopo una vacanza noi due insieme. Quando era tornata, a settembre, l’avevo trovata strana, sempre un po’ pensierosa e apparentemente turbata da qualcosa. Dopo qualche giorno non era riuscita più a tenersi tutto dentro e me lo aveva confessato. Ricordo bene la scena, il momento in cui Francesca mi avvisò con tono risoluto che “doveva dirmi una cosa”.
Quando una donna dice quella frase, con quel tono, è sempre qualcosa di importante e spesso è qualcosa di grave per il rapporto di coppia. E in effetti avrebbe potuto esserlo e lo sembrò sul momento. Era una confessione di corna. Un tradimento compiuto a mia insaputa. Anzi più di uno.
Non credevo alla mie orecchie sentendola rivelare ciò che aveva fatto sull’isola. Francesca era una bella femmina a cui piaceva il sesso e quindi che potesse avere una qualche storiella di sesso con qualcuno non era una ipotesi così irrealistica. Però non mi sarei mai aspettato che avrebbe potuto fare ciò che mi raccontò: era una di quelle cose che succedevano solo nei racconti erotici, non pensavo potessero capitare veramente e soprattutto non con la mia donna come protagonista.
Il primo uomo con cui mi aveva tradito era uno sconosciuto, incontrato per caso in una spiaggetta così isolata e nascosta che chi ci andava non si faceva problemi a stare completamente nudo. Francesca era lì, spinta dalla curiosità, e si era trovata da sola con questo che era arrivato dal mare con un gommone. Un gioco di sguardi, una intesa trovata senza neanche parlarsi e lei si era avvicinata a lui che si masturbava con il cazzo in tiro. Gli aveva fatto un pompino, lì sulla spiaggia, in pieno giorno. Non potevo credere che lei avesse avuto il coraggio di fare una cosa del genere. Doveva essere stata spinta da una lussuria incontrollabile per rischiare in quel modo.
Quell’episodio scatenò qualcosa in Francesca che quindi non si limitò a quella scappatella. Nei giorni successivi fu lei a farsi avanti con un ragazzo giovane che, sempre in spiaggia, la guardava spesso con apparente interesse. Con lui, che era un abitante dell’isola, ci fu una breve storia di sesso, se vogliamo più preventivabile e meno sconvolgente ai miei occhi. Ci stava che lei potesse conoscere qualcuno, infatuarsene brevemente essendone ricambiata e quindi finirci a letto e stare con lui alcuni giorni. Non che questa “normalità” rese meno sconvolgente la confessione di lei, ma se nel primo episodio ero incredulo per ciò che aveva fatto, riguardo al secondo la mia incredulità era più legata al fatto che lei mi facesse partecipe di una cosa che avrebbe potuto tenere nascosta senza difficoltà.
“Perché me lo hai detto?” fu infatti la mia prima domanda dopo essere rimasto a lungo sconvolto in silenzio.
“Perché ritenevo giusto che lo sapessi.” fu la sua laconica risposta.
“Cosa significano per te le cose che hai fatto? Ti sei innamorata del ragazzo? Come si inseriscono nel nostro rapporto?” chiesi spaventato dalle possibili risposte ma che non potevano essere taciute.
“Ho fatto sesso con altri. Tutto qui. Non c’era amore, solo un po’ di affetto. Te lo dico proprio perché invece con te c’è molto di più, qualcosa che con altri non potrei mai avere.”
Quella sua risposta in parte mi tranquillizzò ma allo stesso tempo non sapevo cosa fare, come agire. Dovevo incazzarmi? Ero incazzato? Avevo la mente vuota. Mi erano appena state confessate le corna che avevo subito, e corna non da poco, da parte della donna che amavo e a cui continuavo a voler bene indifferentemente rispetto a prima.
Non seppi cosa dire. Non dissi niente. E questo per alcuni giorni nei quali continuavo incessantemente a pensare alle parole di Francesca. Non riuscivo a togliermi dalla testa quello che aveva fatto, non riuscivo a passare oltre. Mi chiesi se dovessi in qualche modo perdonarla ma non era quello il sentimento che sentivo, non percepivo nulla contro di lei anche se era stata lei, deliberatamente, a tradirmi. Pensavo ai motivi che la potevano avere spinta a farlo e l’unico a cui giungevo, l’unico che lei mi aveva fatto capire, era la pura e semplice voglia di sesso trasgressivo. In fondo ero contento che lei avesse queste voglie così forti da non resistervi. Erano le stesse voglie che le facevano venire voglia sempre di scopare con me in tutti i modi più porci. La amavo e amavo la sua sensualità e quello che aveva fatto ne faceva parte.
Dopo qualche giorni mi accorsi che pian piano avevo iniziato ad eccitarmi ripensando a quella vicenda. Mi immaginavo Francesca in ginocchio sui sassi della spiaggia con in bocca il cazzo di uno sconosciuto ed il mio, di cazzo, rispondeva con lo stesso vigore che doveva aver avuto quel tipo fortunato. Se poi la pensavo insieme al ragazzo mi eccitavo ancora di più a ipotizzare tutte le porcate che poteva aver fatto con lui. Le corna che mi aveva messo mi eccitavano, era ormai indubbio ed era l’unica cosa che avevo capito da quella storia.
Un giorno glielo dissi.
“Mi racconti di nuovo del pompino che hai fatto in spiaggia?”
Avevo appena finito un amplesso particolarmente intenso. Da quando lei era tornata, anzi da quando lei si era confessata, il sesso tra noi era diventato ancora più appassionato. Francesca mi guardò con aria un po’ sospettosa. Non si aspettava una domanda del genere. Io le presi la mano e gliela portai sul mio cazzo che stava tornando duro, durissimo, nonostante avessi sborrato un minuto prima. Lei sorrise a sentirlo così.
“Sicuro?” mi chiese.
Io annuii e gemetti a sentire che dava una stretta al mio cazzo che ormai era completamente duro. Lei iniziò a ripetermi la storia, aggiungendo nuovi dettagli, anche in seguito a mie domande precise: come era il suo cazzo rispetto al mio? cosa hai provato a farlo dove potevi essere vista? ti toccavi mentre lo spompinavi? ti saresti fatta anche scopare?
E così via. I suoi tradimenti estivi diventarono per tutto l’inverno la fonte di eccitazione e di generazione di nuove fantasie mentre scopavamo.
Poi pian piano smettemmo di parlarne e smettemmo tanto più quanto più si avvicinava la nuova estate e il probabile ritorno di lei sull’isola. Non ne avevamo più parlato da quando lei mi aveva annunciato in quali date sarebbe tornata là. Lei probabilmente non voleva azzardarsi a parlare di una cosa che era stata reale, era diventata una nostra fantasia erotica condivisa e poteva tornare ad essere una cosa reale. Non era sicura che ciò che io avevo accettato e trasformato in fantasia la gradissi veramente anche nella realtà. Io stesso ero indeciso su questo punto e quindi smisi di parlarne. Avevo timore che ciò che era così eccitante nella mente e nell’idea che fosse una cosa successa nel passato, non lo fosse più nel momento in cui si verificava di nuovo. Sapevo che poteva succedere, anzi che probabilmente sarebbe successa, indipendentemente dal fatto che noi due ne parlassimo prima o no.
Solo dopo che Francesca fu partita e mi lasciò solo capii cosa volevo veramente, solo nel momento in cui non potevo fare più niente per fermarla. Lo capii grazie al cazzo duro che mi accompagnò per tutto il tragitto dalla stazione a casa. Lo capii quando, rientrato in casa, mi masturbai per placare l’erezione e l’unica cosa che mi permise di giungere all’orgasmo fu il pensare a Francesca, nuda, impegnata nel fare sesso, in spiaggia, con qualcuno che non ero io e che la faceva godere tantissimo.
Speravo tanto che avrebbe fatto la brava, la brava come intendevo io e come, ormai ne ero sicuro, intendeva anche lei.
Spiaggia
Sentii Francesca le prime sere della sua vacanza. Non mi raccontò nulla di strano. Aveva passato quei giorni prevalentemente con i parenti, la solita vacanza tranquilla. Forse gli episodi trasgressivi sarebbero rimasti un unicum dell’anno precedente, forse erano stati solo una combinazione fortunata. Non ne parlammo, ma ero sicuro che lei mi avrebbe accennato qualcosa e me lo avrebbe fatto capire se fosse successo qualcosa.
Mi resi conto di essere rimasto quasi deluso dal fatto che la vacanza di Francesca sembrava aver preso una piega normale, senza più nessun tradimento da parte sua, ma nonostante questo suo apparente ritorno alla fedeltà io continuavo a pensarci. Durante tutto il giorno, anche quando ero al lavoro, pensavo a lei, lontana da me e pensavo che in qualsiasi momento avrebbe potuto tradirmi con qualcuno. Ogni volta che avevo questi pensieri mi eccitavo e avevo voglia di sfogarmi. Non mi era mai capitato prima di usare il bagno del lavoro per tirarmi delle seghe. Per fortuna duravano poco: appena nella mia mente si formava l’immagine di Francesca scopata da qualcun altro, arrivavo all’orgasmo.
Un giorno, forse il terzo o il quarto che lei era via, ero così concentrato sul pensare a lei invece che a lavorare che, nel pomeriggio, decisi di chiamarla, per sentirla.
“Ciao.”
“Ciao, amore.”
“Come va?”
“Bene. Strano che tu mi abbia chiamato proprio adesso.”
“Perché? Cosa stai facendo?” subito mi si accese la curiosità, Francesca parlava a voce bassa, con tono languido.
“Sono in spiaggia. Sono tornata in quella spiaggia.”
“Quella per nudisti?”
“Sì, non è proprio per nudisti ma qualcuno che sta nudo c’è.”
“Qualcuno di interessante?” provai a stuzzicarla.
“Sì. Lo stavo ammirando proprio adesso. Per questo ti ho detto che era strano che mi stessi chiamando. Stavo pensando a te.”
“Anche io ti pensavo. Tu perché mi pensavi?”
“Perché c’è uno che un po’ ti assomiglia… come corpo intendo… cioè come cazzo.”
“Davvero? Stai guardando il cazzo a uno? Ha un bel cazzo?”
“Sì, è cicciotto anche se moscio. Come il tuo.”
“E tu sei nuda?”
“No, in topless.”
“E avresti voglia… di lui…”
“Sì, mi è venuta… ma lui non mi guarda…”
“Forse dovresti spogliarti anche tu.”
“No, non sembra interessato… forse è gay… poi tanto c’è altra gente.”
“Se no vorresti fartelo?”
“Forse…”
“Vorrei essere lì. Se fossi lì aspetterei che se ne andassero tutti e poi ti scoperei in spiaggia.”
“Se fossi qui potremmo andare a nasconderci dietro gli scogli e scopare.”
“E magari qualcuno ci sentirebbe e verrebbe a vedere. Sarebbe un problema?”
“No, credo di no. Anzi forse ci faremmo sentire apposta per vedere se ci raggiunge.”
“Cazzo, Fra, se mi ecciti. Vorrei tirare fuori il cazzo e segarmi. Mi sta esplodendo. Ma non posso.”
“Anche io mi sono eccitata a parlare con te.”
“A parlare con me o a guardare il cazzo di quello?”
“Entrambe le cose.”
“Tu però come donna sei più libera di sfogare la tua eccitazione senza farti troppo notare.”
“Infatti lo sto facendo.”
“Davvero? Come sei messa?”
“Sono a pancia in giù. Sento le pietre calde. È bellissimo.”
“Stai arrivando all’orgasmo?”
“Mh, no. Non so se voglio godere.”
“Perché?”
“Non so… non succederà ma metti che rimaniamo soli io e lui e succede qualcosa… vorrei conservarlo per quel momento…”
“Dici sul serio? Lo faresti?”
“Sì… ma non succederà.”
“Cazzo, Fra… hai fatto godere me.”
“In che senso? Hai detto che non potevi segarti.”
“Infatti sono venuto così, nei pantaloni, senza toccarmi.”
La sentii ridere.
“Davvero ti eccita così tanto che io possa farlo con uno sconosciuto?”
“Sì. Non so perché ma il pensiero mi fa impazzire.”
“Mi fa piacere che riesco a farti godere così a distanza.”
“Tu mi fai godere in ogni modo.”
Dopo poco chiudemmo la telefonata ed io cercai inutilmente di concentrarmi sul lavoro. Non ce la feci. L’idea di Francesca nuda o seminuda in spiaggia che guardava cazzi di altri di uomini e ci fantasticava su era troppo forte. Per non parlare dell’ipotesi che lei cercasse di nuovo un incontro sessuale con qualcuno che non fossi io. Me l’aveva detto esplicitamente e io le avevo fatto capire che sarei stato completamente d’accordo.
Preferenze
Quella sera stessa provai a sentire nuovamente Francesca: volevo sapere se c’erano stati sviluppi sulla spiaggia e cosa avrebbe fatto quella sera. Quando mi rispose era dai suoi parenti, dove alloggiava e sembrò voler essere un po’ sbrigativa nella telefonata. Capii che c’era qualcosa che non andava e cercai di insistere per farmelo dire, ma solo quando lei riuscì ad appartarsi in modo che potesse parlare liberamente si decise a dirmi qualcosa. Il suo tono era comunque un po’ nervoso e seccato.
“Non avresti dovuto telefonarmi oggi mentre ero in spiaggia.” si lamentò.
“Perché?” chiesi non capendo.
“Tu e quel tipo nudo che si è fatto guardare tutto il pomeriggio e non mi ha neanche quasi guardato quando sono andata a farmi un bagno nuda.”
“E cosa c’entro io con lui?” domandai curioso.
“C’entra che tu mi hai eccitato con la tua telefonata, facendomi fantasticare su cose che non sarebbero successe. E lui… lui non mi ha dato neanche un po’ di soddisfazione, lasciandomi un po’ frustrata. Eccitata e insoddisfatta. Lo stato d’animo in cui è più facile fare delle cazzate.”
“E tu hai fatto una cazzata?”
“Temo di sì.”
“Che cazzata?”
“Ho scritto al ragazzo dell’anno scorso.”
Quella frase mi provocò un istantaneo vuoto allo stomaco e un agitarsi delle parti basse.
“Non avevi pensato di rivederlo? Guarda che io non ho nulla in contrario, ormai dovresti averlo capito.” dissi un po’ ingenuamente.
“No, non avrei dovuto ricaderci di nuovo con lui. E forse non dovrei neanche confidarmi su questo con te, visto che tu sei il mio uomo.”
“Ormai… direi che abbiamo già ampiamente superato il limite come coppia… puoi dirmi tutto. Anzi devi dirmi tutto.”
“Hai già il cazzo duro?” mi chiese Francesca a bruciapelo.
“Sì.” ammisi arrossendo anche se lei non mi vedeva.
“Sei un porco. Non dovresti eccitarti su queste cose. Sono pericolose.”
“Perché? Cos’ha di pericoloso questo ragazzo?”
“Te l’ho raccontato l’anno scorso. Io per lui non ero solo una turista da scopare, ero qualcosa in più. Si era in qualche modo innamorato di me.”
“Ok, ma tu… invece…” mi venne un groppo in gola e non riuscii neanche a dire a parole una ipotesi che in effetti andava oltre a quelli che erano solo giochi erotici.
“Io… forse non te l’ho detta proprio tutta… io un po’ mi ero affezionata a lui… certo, non innamorata, quello no. Poi mi è passata e non c’è nessuno che io ami oltre a te e che amerò come te…”
“E allora… qual è il problema, a parte forse il ferire i sentimenti di lui?”
“Il problema è che non vorrei illuderlo e poi… il problema è il suo cazzo.”
“In che senso?”
“Nel senso che io forse di qualcosa mi ero un po’ innamorata: del suo cazzo. Così bello, così lungo, così duro e instancabile come solo un giovane può essere.”
“Quanti anni ha?”
“Ventiquattro.”
“Ma lui ti ha risposto?”
“Ancora no. E io sono qui che spero non mi risponda, spero mi abbia dimenticata e da un altro lato sono qui che non vedo l’ora di risentire il suo cazzo duro, sono qui che sbavo e in trepidazione sperando che risponda.”
“È…” esitai nel porle quella domanda, “È meglio del mio cazzo? Lo preferisci al mio?”
Francesca rimase in silenzio alcuni istanti. Pensai addirittura che fosse caduta la linea.
“Fra? Ci sei?”
“Sì, ci sono.”
“Non rispondi?”
“Rifammi la domanda.”
“Ti ho chiesto…” deglutii nervosamente, “Ti ho chiesto se il suo cazzo è meglio del mio. Se preferisci il suo al mio. Voglio dire, se potessi scegliere in questo momento, da chi vorresti essere scopata?”
Di nuovo interminabili attimi di silenzio. Poi la risposta.
“Da lui.”
Toccò a me restare in silenzio e poi Francesca continuò.
“Sì, preferisco il suo cazzo, ma non perché sia oggettivamente meglio del tuo. Sì, forse è un po’ più lungo ma lo sai quanto io adori il tuo, così largo.”
“E allora perché preferisci il suo?”
“Perché non è il tuo.”
“Cosa vuoi dire?”
“Perché se mi faccio scopare da lui oltre ad avere il suo bel cazzo dentro di me, io sto tradendo te, ti sto mettendo le corna con un ragazzo giovane e posso pensare che anche il tuo cazzo sia duro proprio perché lo sto facendo. E la tua perversione nel farti piacere questa cosa la rende ancora più eccitante. Preferisco il suo cazzo perché è come se fosse doppio. So che anche il tuo sarà duro per me.”
Stavo impazzendo a sentirla parlare così e mi aveva appena provocato la seconda sborrata della giornata nonostante avessi smesso durante tutta la telefonata di toccarmi il cazzo, proprio per evitare di venire.
“Sei una troia.” riuscii a dirle soltanto queste parole, con voce da innamorato.
“La tua troia.” mi rispose.
“E sarai anche sua.”
“Più sarò sua e più mi sentirò tua.”
“Quindi adesso non sei più pentita di avergli scritto?”
“Adesso no… speriamo di non pentirmi poi.”
Imbarazzi
Le sere successive sentii Francesca per telefono ma la trasgressione reale o anche solo immaginata sembrava sparita dalle nostre conversazioni. Lei aveva passato del tempo con i parenti oppure in spiagge cosiddette normali, cioè nelle quali non era concesso fare nudismo e quindi figurarci fare qualcosa di proibito. Francesca fu evasiva anche quando le chiesi se aveva sentito il ragazzo. Cambiò discorso. Forse aveva cambiato idea, forse la voglia di trasgredire le era passata, non lo sapevo. A me, di sicuro, non era passata e continuai, durante il giorno e la notte, ad eccitarmi al solo pensiero e a sfogarmi masturbandomi pensando a lei con altri.
Una sera non ci sentimmo neanche, solo dei messaggi di saluto. Poi la sera dopo quando la chiamai mi rispose in modo sbrigativo. Stava uscendo a cena con i parenti e non aveva tempo di parlarmi. Ma non era solo questione di tempo, infatti chiuse la telefonata avvisandomi che aveva delle cose da raccontarmi e che quindi non poteva parlare davanti a tutti. Mi disse che ci saremmo sentiti l’indomani. Quando chiuse la telefonata il mio cazzo reclamava attenzioni. Dal tono avevo capito che doveva essere successo qualcosa di molto interessante. La mia mente vagò nei meandri della perversione. Mi segai per tutta la sera, disperato per il non sapere con precisione su cosa avrei potuto indirizzare le mie fantasie mentali.
Dormivo e forse sognavo quando venni svegliato dallo squillare del telefono. Non so che ore fossero, mi sembrava notte fonda. Risposi con voce impastata a Francesca che invece all’altro capo sembrava ben sveglia.
“Scusami. Scusami. Non ce l’ho fatta ad aspettare domani. Dovevo dirtelo.”
Io impiegai un po’ a realizzare bene su dove mi trovassi e di cosa stesse parlando lei. Fu più rapido il mio cazzo a capirlo, dato che già si stava indurendo nonostante le fatiche a cui l’avevo sottoposto fino a prima che mi addormentassi. Fatiche testimoniate anche dalla sborra ormai secca che adornava la mia pancia.
“Cosa è successo?” dissi quando riacquistai un po’ di lucidità.
“Tante cose, negli ultimi due giorni. Cose di cui un po’ mi vergogno, anche. Cose imbarazzanti. Per questo ho bisogno di dirtele.”
“Dimmi tutto.” dissi io, ormai sveglio del tutto e con già il cazzo in mano.
“Allora… non so da dove iniziare… intanto una cosa: ho capito che quel primo uomo che non mi aveva degnato di uno sguardo, neanche quando mi ero tuffata nuda davanti a lui, era gay. L’ho visto insieme ad un altro uomo. Non hanno fatto niente di particolare, ma si capiva. Gli è anche venuto il cazzo duro alcune volte. E devo dire che era proprio un bel cazzo, ci avevo visto giusto.”
“Ok, quindi il tuo orgoglio di femmina è salvo.” dissi io ridacchiando per la sua insicurezza.
“Sì. Poi ho rivisto il ragazzo.”
“Ah.”
“Sia oggi che ieri. Cioè sia ieri che l’altro ieri, non so più che ore sono.”
“E come è andata? Cosa hai fatto?”
“Allora, per fortuna mi sembra che la cotta gli sia passata, quindi sembra anche lui interessato solo a scopare.”
“Meglio.” dissi io sollevato.
“Ci siamo visti nella spiaggia. Il primo giorno non è successo niente, non eravamo soli. Abbiamo limonato e mi sono presa una mano sul culo. Tutto qui.”
“Trovo comunque eccitante pensare che hai limonato con lui. E che ti ha palpato. Davanti a tutti.”
“Sì anche io. Infatti ero eccitata quando se ne è andato perché doveva lavorare.”
“Che lavoro fa?”
“Gestisce un bed & breakfast qui sull’isola.”
“Ok.”
“Comunque ero eccitata, troppo eccitata e qui arriva la parte imbarazzante.”
“Perché?” dissi dando una strizzata al cazzo.
“Allora…” sembrava molto esitante Francesca. “In spiaggia siamo rimasti solo io e un tizio nudo. Lui non mi piaceva affatto, era molto grasso e con un pisello piccolo… eppure il fatto che fosse così non so perché mi ha eccitata… e sentirmi eccitata da uno così mi umiliava ma più mi umiliava più mi eccitava… non so cosa mi stava succendendo… così ho fatto un bagno nuda nella sua direzione, ho visto che ha iniziato a segarsi prima discretamente poi sempre meno e non so perché alla fine sono salita e glielo ho preso in mano… lui era eccitatissimo e mi ha detto che stava già per venire, sono bastati pochi movimenti e gli ho detto di venirmi in faccia, cosa che ha fatto…”
Le ultime frasi Francesca le pronunciò velocemente e sempre più a bassa voce, come a volersele togliere in fretta dalla coscienza. Mi colpì molto questa sua confessione. Rimasi spiazzato. Un conto era che lei fosse attratta da uomini belli, giovani e prestanti come il ragazzo. La capivo. Ma che la nostra complicità l’avesse portata ad avere persino voglie quasi degradanti testimoniava che la perversione le era veramente entrata in testa. Non la riconoscevo, non pensavo potesse arrivare a comportarsi così. Ero colpito da quanto percepissi la sua voglia di sesso così forte da non fermarsi quasi di fronte a nulla. E ne ero colpito piacevolmente. Mi eccitava troppo. Smisi di toccarmi, se no sarei venuto subito. Non che smettere di toccarmi fosse una garanzia per evitare l’eiaculazione.
“Sei una troia…” sussurrai. Non mi vennero altre parole, avevo troppo subbuglio in testa.
“E non è ancora finita.” disse lei.
“Aspetta.” dissi io trafelato.
“Cosa c’è?”
“Dammi un attimo. Devo metabolizzare. Devo calmarmi un attimo. Altrimenti vengo subito.”
“Ok.”
Restammo in silenzio per un po’.
“Dove sei adesso?” le chiesi.
“Sono uscita a fare una passeggiata nella notte. Non potevo restare a casa, mi avrebbero sentito.”
“Ok. Dai, dimmi il resto.”
“Uhm. No, forse è meglio di no.”
“Perché no? In che senso? Non vuoi dirmelo.”
“Sì, voglio dirtelo ma… non adesso… voglio tenere questo racconto per domani.”
“Perché?”
“Perché adesso sono arrivata sotto casa. Non posso raccontarti liberamente rischiando di farmi sentire. Adesso voglio salire in camera, mi spoglio nuda, mi metto a letto e mi tocco mentre ti ascolto mentre mi dici cosa pensi di me e di quello che ho fatto.”
Ci masturbammo insieme a distanza per diversi minuti. Io di Francesca sentivo solo un po’ l’ansimare mentre si toccava e mi ascoltava. Io mi segavo e le dicevo quanto mi eccitasse che si fosse comportata così da troia. Le dissi che mi sarebbe piaciuto essere là e guardarla mentre si faceva sborrare in faccia da quell’uomo così poco affascinante. Le dissi che mi piaceva che le stesse nascendo questa voglia di cazzo incontrollabile, più forte di quella che già aveva.
Venimmo entrambi. Lo capii dai suoi gemiti.
Le dissi che quando sarebbe tornata avrei voluto far diventare queste cose dei nostri giochi erotici di coppia.
“Non lo so.” commentò lei riacquistando la parola.
“Perché no?”
“Non so. Mi sembra di essere in grado di fare queste cose solo in quella spiaggia. Quel posto mi trasforma. Mi dà il coraggio di fare cose che non avrei mai pensato. Mi sento libera.”
“Ok… allora forse dovrei venire lì…”
“Magari l’anno prossimo vieni anche tu.”
“Oppure quest’anno.”
“Ma quando?”
“Invece di fare la settimana di vacanza che avevamo previsto ti raggiungo lì e la facciamo lì.”
“Davvero? Vuoi questo?”
“Sì.”
“Pensiamoci…”
Vocali
Il mattino dopo mi sentivo come se avessi i postumi di una leggera sbornia, solo che era stata una sbornia di piacere sessuale. Mandai subito, impaziente, un messaggio a Francesca:
“Quando mi racconti il resto?”
Ero sicuro però che lei non si sarebbe svegliata prestissimo e quindi non mi avrebbe risposto subito. Infatti mi scrisse a metà mattina, quando io ero al lavoro.
“Posso chiamarti adesso?”
Io ero impegnato, anche se faticavo a non pensare continuamente a lei. Le risposi che in quel momento non potevo. Lei allora mi scrisse:
“Ti mando dei vocali. Li ascolterai quando puoi.”
Inutile dire che quando nei minuti successivi sentii vibrare il telefono alla ricezione dei suoi messaggi vocali la tentazione di trovare subito una scusa per andarmene e ascoltarli era forte. Ma decisi che la sofferenza dell’attesa faceva parte del sottile piacere un po’ masochistico del godere delle corna subite. E quindi aspettai.
Resistetti poco. Appena possibile andai a chiudermi in bagno, cuffie nelle orecchie e feci partire i messaggi. Rumore di vento e di mare. Doveva avermeli mandati dalla spiaggia. Parlava piano, in modo sensuale.
“Ciao amore. Sono arrivata alla spiaggia. Sì, quella spiaggia. Ma oggi è tranquillo, poi c’è un po’ di gente. Le cose si fanno quando si resta soli. Oggi mi limito a fare un po’ di birdwathching. Ahahaha”
“Ieri invece ho rivisto il ragazzo, ci volevo scopare ma evitare tutto il resto così ho inventato scuse per dire che potevo restare poco… abbiamo chiacchierato un po’ e ci siamo fatti il bagno dove finalmente è iniziato qualcosa, mani dappertutto, costumi che scendevano posizioni strane, alla fine è riuscito pure a infilarlo e devo dire che scopare in mare è fantastico oltre che scomodo, non era una vera scopata ma il tentativo di restare dentro mi piaceva molto e mi sono ricordata il vero motivo per cui lo volevo rivedere, il suo cazzo!”
Quanto era eccitante sentirle pronunciare la parola cazzo con la voglia che si percepiva dal tono e sapendo che il cazzo a cui si riferiva era quello di un altro. Provai a figurarmela in acqua con questo ragazzo di cui non conoscevo bene l’aspetto ma non importava perché tutte le sue qualità erano racchiuse e concentrate nel suo membro rigido che provava a infilarsi nei buchi della mia donna.
“In acqua era impossibile venire, e siamo stati interrotti da un ragazzo che nuotava là vicino discretamente, lui ha iniziato a fare battute sul fatto che magari voleva guardare e che nel caso non gli sarebbe dispiaciuto ma il tizio si mostrava disinteressato o non aveva capito”
Mi salì una leggera rabbia, non del tutto comprensibile. Penso fosse un po’ di invidia e in un certo senso anche gelosia, nei limiti di quanto possa essere geloso uno a cui piace che la sua donna sia infedele. Ma se per me non c’erano problemi se qualcuno scopava Francesca, diverso era se questo qualcuno si rivelava non solo uno stallone ma anche un porco e riusciva a coinvolgerla anche mentalmente come avrei potuto fare io. Il fatto che lui, nonostante la giovane età, non si limitasse a usare il suo cazzo su di lei ma la coinvolgesse anche in giochi erotici e in perversioni che con me non aveva mai fatto, come lo scopare davanti ad uno sconosciuto, mi faceva percepire molto di più il tradimento e la sua conseguente umiliazione.
Il messaggio successivo lo ascoltai con un po’ di timore, insicuro di cosa sperare che fosse successo.
“Comunque approfittando dell’interruzione siamo saliti e nascosti dietro il solito scoglio, io gli ho chiesto di venirmi in faccia, e lui ha rilanciato con la storia del tizio, che se pure avesse voluto partecipare a lui stava bene, anzi direi che ha anche un po’ insistito… alla fine lo è andato a chiamare, cioè gli ha fatto dei gesti. È arrivato mentre io ero in ginocchio a succhiare… quando lo ha visto ha iniziato a scoparmi la bocca, il tizio è venuto proprio vicino e si è infilato una mano nel costume per toccarsi… io ho provato ad allungare la mano e lui lo ha tirato fuori, ma non si è fatto toccare, si è segato un poco mentre succhiavo, il ragazzo gli ha pure detto che poteva darmi il cazzo ma quello mi ha solo messo una mano sul culo ed è venuto.”
“Siamo rimasti da soli, io volevo fare venire il ragazzo e lui ha detto che andava bene ma prima voleva mettermelo un po’ nel culo…”
Dovetti fermare la riproduzione. Dovevo respirare, dovevo calmarmi. Il mio cazzo mi faceva male. Non ci potevo credere a ciò che aveva fatto Francesca e alla naturalezza con cui me lo raccontava. Un pompino davanti a uno spettatore sconosciuto. Uno a cui lei era anche disposta a fare qualcosa in più che farlo semplicemente guardare. Non conoscevo questa sua vena così esibizionista e così libertina. Forse non la conosceva neanche lei. Era il luogo, la situazione che la trasformava, come aveva detto.
Riascoltai tutto fino a quell’ultima parola: culo. Non potevo crederci che si fosse fatta scopare nel culo in quella situazione. Sicuramente il messaggio successivo mi avrebbe confermato che lei si era rifiutata. Premetti su ‘play’ con un po’ di esitazione.
“La cosa non è stata semplice per la scomodità e per le dimensioni, lui si è messo il preservativo e abbiamo provato… è entrato e ha iniziato a spingere ma non mi piaceva un gran che, l’ho lasciato fare un poco e poi mi sono inginocchiata di nuovo a prendermi la sborrata mentre mi toccavo e venivo pure io…”
Che troia, che troia. Cazzo.
Sborrai nel cesso dell’ufficio, con la voce di lei nelle orecchie che ammetteva di essersi fatta inculare sotto il sole di quella spiaggia maledetta. Anzi: benedetta.
Arrivo
Io e Francesca avevamo prenotato una settimana in Salento per la nostra vacanza insieme. Mandai la disdetta anche se non avrei recuperato tutti i soldi, ma non potevo rinunciare ad andare anche io sull’isola di Salina e visitare quei posti che tanto stavano accendendo le voglie della mia donna, in modo da poterne anche usufruire, non sapevo ancora in quali maniere, per fare cosa e con chi. Ma volevo andare.
Chiesi a lei di trovare un posto in cui alloggiare. Non volevo stare dai parenti di lei. Volevo che sia io che lei ci sentissimo liberi di fare quello che volevamo, senza dover fare nulla di nascosto.
Francesca subito fu un po’ titubante riguardo a questa mia idea di raggiungerla e di concludere lì insieme le nostre vacanze. Non era sicura di come si sarebbe comportata, di come avrebbe gestito la situazione. Non sapeva se il mio arrivo avrebbe rotto qualche equilibrio, anche tra di noi, e quindi le trasgressioni sarebbero potute diventare più difficili, meno spontanee. Ma in ogni caso la convinsi, valeva la pena tentare.
Ero sul ponte del traghetto che stava entrando in porto. Da lontano riconobbi Francesca che mi aspettava all’inizio del molo. Riconobbi la sua forma, il suo vestito. Il cazzo mi diventò duro all’istante. Già durante tutto il viaggio avevo avuto qualche durello se per un attimo pensavo a quello che poteva diventare la vacanza che stavo iniziando, ma scorgere la donna che amavo e che stava rendendo possibile tutto questo fu lo stimolo decisivo per una erezione totale.
Mi corse incontro quando mi vide che trascinavo dietro di me la valigia. Mi buttò le braccia al collo e ci baciammo con passione. Non ci dicemmo molto, ci salutammo appena. C’era troppo da dire e nello stesso tempo forse un po’ di imbarazzo. Raccontarsi certe cose per telefono era diverso che dirsele guardandosi negli occhi.
Mi feci condurre da lei nel posto che aveva prenotato per quella ultima settimana. Mi registrai dal ragazzo alla reception e poi entrai in camera con Francesca. Giusto il tempo di chiuderci la porta alle spalle e le ero saltato addosso. Avevo una voglia di scoparla che non avrei resistito ancora neanche un minuto. La sbattei contro il muro, frugai sotto il suo vestito, volevo strapparle le mutandine ma non le trovai. Mi era venuta a prendere senza niente sotto, col rischio che il vento del mar Tirreno le sollevasse la gonna per renderlo palese a tutti. Era sempre stata una porcellina ma stava raggiungendo quei livelli che io pensavo solo nelle mie fantasie erotiche.
Avevo voglia di scoparla, ma avevo anche una sorta di voglia di punirla. Ero il suo uomo e lei aveva fatto la troia con altri. Dovevo in qualche modo ristabilire il mio possesso su di lei. La scopai quindi in un modo diverso dal solito. La mia unica preoccupazione era quella di infilarle il cazzo nel primo buco che trovavo a disposizione e sbatterla incurante di quello che magari avrebbe voluto lei. Di solito non era così, di solito stavo sempre molto attento alle sue esigenze, ma quel giorno non sarebbe cambiato molto perché lei stessa voleva la stessa cosa. Voleva essere sbattuta, voleva essere punita, voleva sentire che ero il suo maschio, voleva sentire il mio cazzo.
Credo di averle fatto anche un po’ male, soprattutto nel momento in cui il mio cazzo è scivolato dalla sua figa al suo culo senza preavviso e senza che fosse lubrificato se non dai suoi stessi succhi. Urlò quando le allargai improvvisamente lo sfintere col mio cazzo largo. L’urlo era di dolore ma era anche di piacere. A volte lei me lo diceva quando la scopavo, in particolare quando la inculavo: mi diceva di farle male. Io però ci andavo sempre piano, non volevo mai farle sentire veramente dolore. Interpretavo quelle sue richieste come un modo di dire, un modo per eccitarci usando una iperbole. Quel giorno invece non ci andai piano. Avevo un cazzo durissimo e le sfondai il culo senza remore. E la sentii godere, felice di subire quella punizione.
Voglie
Andammo a cena in un ristorantino che lei amava. Io non ero interessato troppo al cibo quella sera, ma piuttosto avevo bisogno di sapere cosa aveva fatto negli ultimi giorni prima del mio arrivo. Per telefono non mi aveva più raccontato nulla, le nostre telefonate erano state più che altro organizzative per decidere se e dove proseguire la vacanza. Mi aveva fatto intuire che non era rimasta inoperosa e immaginavo che avesse scopato di nuovo con quel ragazzo.
Ma il sorrisetto che Francesca fece quando le chiesi di raccontarmi, appena il cameriere ci lasciò soli, mi fece capire che c’era di più di una semplice scopata col ragazzo. E non mi sbagliai.
“Ci sono cascata di nuovo.” esordì.
“Nel fare cosa?”
“Nell’andare con uno che… che non mi piaceva… solo per il gusto di farlo, il gusto della trasgressione.”
“Anche per il gusto poi di raccontarmelo?”
“Forse sì, anche.”
“Tu tutte queste cose le avresti fatte se non ci fossi stato io che le volevo sentire? Cioè le avresti fatte anche se avessi dovuto tenermele nascoste nel caso io fossi stato un normale uomo geloso?”
Francesca rifletté prima di rispondermi. Aveva bisogno di pensarci, di analizzare cosa l’aveva spinta a comportarsi così. Io mi aspettavo che mi rispondesse di no, che la mia complicità fosse fondamentale per darle la spinta ad essere così porca.
“Sì, credo che le avrei fatte.”
E invece no. Rimasi un po’ deluso dalla risposta, ma poi lei rimediò.
“Certo non sarebbe stata la stessa cosa. Sarebbero state molto meno eccitanti. Farle con la tua complicità è una cosa che non si può spiegare. Però sì, le avrei fatte comunque. Ne avevo troppa voglia.”
“Quindi sei proprio una gran troia…” commentai tra i denti.
“Ti dispiace?” mi chiese stringendomi una mano.
Io scossi la testa. No, non mi dispiaceva affatto. Mi piaceva che sentisse dentro di sé una voglia così grande da essere irresistibile.
“Ieri ho fatto un pompino a uno non troppo piacente.” mi disse cambiando discorso e introducendo all’improvviso le sue ultime gesta. “Una sorta di camionista di mare… era in giro con la canoa. Avrà avuto quasi cinquant’anni, robusto e peloso. Io ero dietro lo scoglio a fare il bagno in topless, lui mi gira intorno un paio di volte prima di capire se poteva avvicinarsi, quando si ferma mi avvicino io e glielo tiro fuori dal costume. Moscio e piccolo, lo tocco un po’ prima di capire che avrebbe voluto scopare ma non mi andava molto e non aveva ovviamente i preservativi. Mi chiede più volte se là è sicuro e nemmeno il tempo di rispondere che arriva una barca piena di gente. Noi siamo comunque ben nascosti ma la situazione influisce sulla sua erezione. Provo con la bocca ma con pochi risultati, poi mi dice che se gliela faccio toccare si fa subito duro e infatti così è stato. La tocca poco e solo da fuori così posso iniziare a succhiare. Il cazzo è deludente, piccolo ma duro e quasi tutto cappella ma continuo lo stesso per un po’. Durata soddisfacente ma lui prova a venirmi in bocca, me ne accorgo e lo sputo fuori facendomi venire sulle labbra.”
Ascoltai Francesca a bocca aperta mentre il racconto diventava sempre più porco. Fu strano non potersi segare mentre ascoltavo le sue parole. Il mio cazzo però cercava in tutti i modi di liberarsi dalla stretta dei pantaloni e si avvicinava anche pericolosamente all’eiaculazione. Forse se non avessi scopato Francesca tutto quel pomeriggio mi sarei sborrato addosso lì al tavolo del ristorante.
“Sei diventata meglio di quello che potevo sperare.” le dissi a conclusione di quella parte di racconto. “Come è possibile?”
“Non lo so. Si è trattato solo di iniziare, di farlo una volta. Dopo è diventata una droga, ne voglio sempre di più. Infatti poi nel pomeriggio…”
“Quindi non è finita così ieri?”
“No, no ciò che avevo fatto mi aveva lasciato troppa voglia così ho scritto al ragazzo per salutarlo.”
“Salutarlo? Quindi non hai intenzione di vederlo ancora?”
“Non lo so. Sei arrivato tu, non sapevo cosa avremmo fatto.”
“Ma tu glielo hai detto che il tuo uomo è contento se tu scopi con altri?”
“No, non glielo ho detto, non volevo rischiare che si allargasse troppo sapendolo. E poi non sapevo se tu volevi.”
“E se io volessi glielo diresti? Lo faresti con lui davanti a me?”
“Fino all’altro giorno ti avrei risposto di no. Non pensavo che lui sarebbe stato un tipo da fare queste cose, ma in realtà avevo di lui ancora l’idea che mi aveva dato l’anno scorso quando si era infatuato di me. Quest’anno invece si è rivelato un bel porco anche lui, uno a cui piaceva se qualcuno in spiaggia ci guardava e lo capirai anche dalle cose che sto per raccontarti. Quindi sì, credo che adesso potrei dirglielo.”
“Cosa avete fatto ieri?”
“Mi ha raggiunta in spiaggia, abbiamo passato il pomeriggio insieme. Abbiamo iniziato in acqua baciandoci, toccandoci e alla fine masturbandoci a vicenda. Confermo che il camionista di mare era sposato perché è ripassato con il figlio. Avendo intuito la situazione lo ha riaccompagnato ed è tornato da solo. Quasi subito si è tirato fuori il cazzetto e ha iniziato a segarsi, al ragazzo la cosa piaceva e ha proposto di incularmi sulla riva facendoci guardare. La cosa non è andata oltre la punta ma al tizio è piaciuta ed ha sborrato. Rimasti soli siamo saliti dietro lo scoglio dove gli ho fatto un bel pompino con tanto di dito in culo e poi mi ha scopata in piedi da dietro per bene. Solo che alla fine ha preferito venire per terra mentre finivo di toccarmi.”
Quando Francesca finì il racconto arrivò il cameriere con i piatti e venimmo distratti. Io la guardai stupefatto da ciò che aveva detto e a lei venne da ridere. Non sapevo cosa dire. Non avevo neanche voglia di mangiare, volevo solo tornare in stanza e scoparla.
Rievocazione
“Quindi è qui che è successo tutto?” dissi guardandomi attorno mentre ci sistemavamo in spiaggia.
“Più che altro là dietro.” mi rispose Francesca indicando oltre alcuni scogli che delimitavano la spiaggia e ne nascondevano alla vista una parte più piccola e meno accessibile. “Dopo ci andiamo” aggiunse.
Ci spogliammo fino a rimanere in costume e ci stendemmo sui teli. C’era ancora poca gente ma, come mi spiegò Francesca, quella spiaggia non si riempiva mai molto essendo meno comoda di altre da raggiungere. Dopo alcuni minuti lei mi indicò due persone non lontane da noi, un’altra coppia.
“Quelli li ho già visti i giorni scorsi. Lui non è affatto male. Il suo cazzo, intendo.”
“Davvero?” chiesi io curioso.
“Sì, sembra bello lungo e grosso. Poi è strano perché ce l’ha più scuro del resto.”
“Lo hai guardato bene, eh?”
“Sì, mi piace fare birdwatching, te l’ho detto.” rise di gusto.
“Lui sta nudo e lei no, hai notato?” le chiesi.
“Certo che l’ho notato.”
“Potremmo fare così anche noi.”
“Sì. Mi fa piacere se tu ti spogli e fai vedere a tutti il tuo cazzo.”
“Bene.” dissi io ma poi mi pentii subito di aver fatto quella proposta perché la situazione per me insolita e le parole di Francesca mi avevano eccitato.
“Se anche hai una erezione qui non si formalizza nessuno.” mi disse lei capendo la mia esitazione nell’abbassarmi il costume. “Sapessi quante ne ho viste in questi giorni.”
Trovai il coraggio e mi denudai. Subito però mi stesi e mi misi a pancia in giù per nascondere l’erezione. Francesca rise, mi prese in giro e si divertì tutta la mattina a tenermi in quello stato tramite certe parole giuste al momento giusto, certi sfioramenti con le mani nelle zone intime con la scusa di spalmarmi la crema e tutta una serie di atteggiamenti che non mi permettevano di tornare a riposo con il mio cazzo.
Quando poi si denudò anche lei per andare in acqua e mi fece cenno di seguirla corsi verso il mare con il cazzo semirigido che ballonzolava di qua e di là. Nemmeno l’acqua fredda riuscì a placarlo ma semplicemente perché una volta raggiunta Francesca scopammo in varie posizioni sotto il pelo dell’acqua.
“Nuotiamo fino a là.” mi disse tuffandosi e facendomi cenno di seguirla.
Aggirammo gli scogli e tornammo a riva nella piccola spiaggetta nascosta.
“Mettiti là.” mi intimò. “Era lì il primo a cui l’ho succhiato, l’anno scorso.”
“Fammi vedere come hai fatto.”
Francesca mi fece uno dei suoi pompini appassionati. Io pensavo a quanto doveva essersi sentito fortunato quel tipo a trovare una porca come lei. Mi fece venire in bocca, gustandosi tutta la mia sborra che però non era molto copiosa perché in quei giorni ne stavo consumando continuamente. Sapevo che da quel tipo non si era fatta venire in bocca, ma non me la presi certo per il differente trattamento. Una cosa invece che riprodusse esattamente come me l’aveva raccontata era stato il suo strusciare la figa contro la mia gamba. Come una cagnetta in calore si era procurata un paio di orgasmi mentre me lo succhiava.
“E invece dove ti sei fatta inculare?” le chiesi dopo che ci eravamo ripresi da quel primo rapporto.
Non disse niente ma si andò a posizionare. La inculai lì e lei non si fece problemi a far sentire il suo piacere. Probabilmente sperava che qualcuno la sentisse e venisse a guardarci. Se qualcuno lo fece fu discreto e non ce ne accorgemmo. Quando tornammo nella spiaggia principale passando oltre gli scogli a piedi notammo qualche sguardo curioso un po’ insistente. Forse non ci erano venuti a spiare ma di sicuro ci avevano sentito.
Quella giornata, piena di sesso, si concluse con un placido e tenero amplesso in cui neanche la penetrai ma ci limitammo a stare abbracciati e a strusciare tra loro i nostri corpi. Non per questo fu meno bello degli altri e non fu neanche meno perverso, almeno a parole dato che durante quelle coccole le feci una proposta indecente.
“Come si chiama il ragazzo? Credo tu non me l’abbia mai detto.”
“Manuel.”
“Mi piacerebbe vederti insieme a lui.”
“Davvero? Sei sicuro?”
“Sì. Sono sicuro.”
“E cosa vorresti vedere?”
“Vorrei vedere come ti scopa. Anzi come ti fai scopare. Vorrei vedere come sei tu con un altro.”
“Vuoi che lo inviti in spiaggia?”
“Io… non so… no, forse no. Preferirei vederti in una situazione più sicura, più tranquilla. Potresti farlo venire qui, nella nostra camera.”
Francesca ci penso su. Era restia nello spostare il luogo delle sue trasgressioni. Quella spiaggia aveva per lei un significato particolare che la spingeva a fare cose proibite. Farlo invece in una stanza d’albergo trasformava la vicenda in qualcosa di più normale, cioè stabiliva definitivamente una nuova norma all’interno della nostra coppia. Forse di suo non l’avrebbe fatto ma non ebbi bisogno di insistere e accettò. Forse per amore, forse perché si sentiva in debito con me.
Sguardo
Eravamo pronti. Eravamo pronti in anticipo. Eravamo impazienti.
Francesca si era sentita con Manuel. Gli aveva spiegato brevemente la situazione. Il ragazzo non si era scomposto più di tanto, non si era stupito che io apprezzassi che la mia donna se la faceva con lui. Gli aveva detto un orario e a quell’orario mancavano dieci minuti.
Quella mattina non avevamo scopato io e lei. Non l’avevo voluta scopare. Volevo che si conservasse per il ragazzo, mi sembrava giusto così.
Però mancavano dieci minuti e io non ce la facevo più. Francesca si era vestita normalmente ma riusciva ad essere ugualmente troppo sexy, per lo meno ai miei occhi. Mi eccitava troppo. Avevo troppa voglia di prenderla. Non vedevo l’ora di vederla con un altro, per la prima volta, ma la trovavo così affascinante che… che non resistetti. Le saltai letteralmente addosso, quasi strappandole via i vestiti.
“No, ma che fai. Adesso arriva Manuel.”
“Lo so, lo so… ma mancano ancora dieci minuti.”
“Ma si era detto che oggi non volevi scoparmi…”
“Lo so, lo so. L’avevo detto. Ma… non ce la faccio, il mio cazzo non è d’accordo.”
Francesca non voleva veramente opporsi. Cioè capiva che era più opportuno evitare, che era meglio aspettare l’arrivo del ragazzo, che l’avrebbe scopata lui e io avrei guardato. Però allo stesso tempo non aveva così tanta forza di volontà da rifiutare una sveltina con me, prima del suo arrivo.
La sbattei con forza. Lei provava a divincolarsi, sempre con meno convinzione, e io la riprendevo e gli infilavo il cazzo dentro. Fu un sesso quasi disperato, come se fosse un tentativo di mantenere il possesso su di lei appena prima che si concedesse ad un altro.
Fummo interrotti dal bussare alla porta.
Io mi ricomposi e mi tirai su i pantaloni che erano finiti alle mie caviglie. Francesca si limitò a sistemarsi i capelli.
“Gli aprì così?” chiesi io indicando il suo corpo nudo.
Lei alzò le spalle e sorrise. Poi aprì la porta.
Entrò il ragazzo. Io e lui ci guardammo con una sorta di indifferenza. Lui sembrava un po’ impacciato. In quella situazione aveva perso la spavalderia che aveva dimostrato di avere in altre situazioni. Non sapeva cosa dire e neanche io. Ci scambiammo un saluto imbarazzato, una sorta di presentazione. Poi lui guardò Francesca, lì davanti a lui, nuda.
Non ci furono parole. Solo sguardi mentre lui si abbassava i pantaloni e metteva in mostra quel cazzo tanto elogiato dalla mia donna. Un bel cazzo, effettivamente. Un gran bel cazzo. Capivo la passione di Francesca per lui.
E così, senza dire niente la prese e la scopò lì davanti a me. Sbattendola contro la porta e prendendola da dietro. Lei si appoggiò alla porta e spinse indietro il culo. Glielo offrì platealmente e lui se lo prese, guardandomi tronfio mentre lo faceva. La mia donna gli stava dando il culo, a lui che aveva quasi vent’anni meno di me. E io, come un guardone qualsiasi, me lo menavo e non mi avvicinavo neanche a loro due.
Francesca osservava i nostri scambi non verbali, tra due maschi che condividono la stessa donna, e si godeva il cazzo nei suoi buchi, col piacere amplificato da quella situazione folle e perversa.
Amore
Era il nostro ultimo giorno sull’isola. Era il nostro ultimo pomeriggio nella spiaggia della trasgressione. Era l’ultimo tramonto che ci godevamo.
Ero seduto su uno scoglio piatto sulla riva della spiaggetta nascosta. Ero nudo e mi segavo. Poco più lontano, in acqua, Francesca e Manuel amoreggiavano come avevano fatto per tutto quel pomeriggio. Prima discretamente, finché c’era gente, ora in modo più esplicito visto che eravamo rimasti noi e solo un’altro uomo, poco più lontano. Io li avevo lasciati fare, mi ero tenuto in disparte. Ad un occhio esterno potevo sembrare solo un guardone, non collegato a loro.
Francesca e il ragazzo vennero verso riva. Si fermarono appena sopra a dove si infrangevano le placide onde del mare calmo. Manuel si stese sulla schiena e Francesca gli salì sopra, impalandosi sul suo cazzo da ventenne sempre in tiro.
L’altro uomo presente si avvicinò a me. Si sedette sullo scoglio vicino e si segò platealmente come facevo io.
“Che gran pezzo di zoccola, eh?” commentò cercando la mia complicità. “Gran fregna e grandissima zoccola.”
Io annuii, sorridendo. Restammo così per qualche minuto mentre ci godevamo il culo di Francesca che andava su e giù.
“Che gran culo, la zoccola.” ribadì l’uomo. Era un cinquantenne non troppo piacente ma neanche sgradevole. Aveva un cazzo di dimensioni medie.
“Vorresti fartelo?” chiesi.
“Eh?” disse lui che forse non mi stava ascoltando.
“Vorresti scoparle il culo?”
“Ah, certo, come no?”
“Ci sono dei preservativi là sui loro teli.” dissi indicandoli. “Mettitene uno e avvicinati a lei. Secondo me si lascia inculare. Si lascia fare la doppia.”
“Cazzo, amico, dici sul serio?”
“Provaci. Al massimo ti respinge.”
“Perché non lo fai tu, amico?”
“Preferisco guardare.”
L’uomo attese qualche istante. Mi guardò dubbioso ma poi fu rapito dall’ondeggiare dei fianchi di Francesca e da quelle chiappe che si schiudevano ad ogni affondo. Si alzò e arrivò fino ai teli. Prese uno dei preservativi di Manuel. Se lo infilò e poi, sempre meno titubante, si avvicinò ai due che scopavano.
Francesca si girò verso di lui vedendolo arrivare. Poi mi lanciò una occhiata e scorsi sul suo volto un sorrisetto maliziosamente diabolico. Aveva capito che era stata una mia idea e l’aveva apprezzata. Non lo respinse, infatti, anzi si posizionò in modo che potesse senza troppa difficoltà piegarsi e avvicinare il cazzo al suo culo.
Osservai la mia donna subire la sua prima doppia penetrazione. Lo fece con gioia e trasporto. Si lasciò andare, completamente in balia dei due cazzi che si spingevano in lei. Si contorceva e godeva. Non le mancava niente, se non forse che cercava invano di avere un contatto visivo con me. Io lo capii e mi alzai dallo scoglio e mi avvicinai.
Da quando comparvi al suo fianco lei non distolse per nessun momento il suo sguardo dal mio. E lo sguardo della tua donna mentre prende due cazzi per sé e anche per te, è qualcosa che non si dimentica.
Non fece cenni, non disse niente, ma in modo quasi telepatico capii cosa voleva. Mi avvicinai fino a porgerle il mio cazzo dritto e ormai quasi insensibile per quanto fosse duro. Allungò il collo e lo prese in bocca, per succhiarlo di gusto.
Sborrai quasi subito, con mia grande disdetta perché avrei voluto prolungare quella situazione all’infinito. Ma sborrai appena mi resi conto di una cosa. Francesca aveva un gran bel cazzo giovane che la stantuffava nella figa. Ne aveva un altro, medio e più attempato, che era piantato nel culo e si muoveva a malapena sfruttando solo il movimento impresso al bacino di lei dall’altro cazzo. Due cazzi dentro contemporaneamente, una situazione da far impazzire. Eppure lei, in quel preciso momento, c’era una cosa che desiderava più di tutte, una cosa su cui si era concentrata, ed era il mio cazzo. Il cazzo del suo uomo. Francesca durante la sua prima doppia penetrazione voleva disperatamente avere il mio cazzo in bocca. Voleva sentire il mio cazzo che godeva del suo essere troia.
Se non è amore questo?
Salata
Il sole era quasi tramontato. In spiaggia eravamo rimasti soltanto io e lei.
Era ricoperta dalla sborra di tre uomini, Francesca, mentre sculettando era entrata in acqua per lavarsi. Era riemersa poco dopo e l’avevo guardata uscire sensualmente dal mare come la Venere.
Si era avvicinata a me, tutta giocciolante. Io ero seduto. Lei era in piedi davanti a me, con le gambe aperte.
Mi spinsi in avanti e andai a cercare la sua figa con la mia bocca. Le infilai dentro la lingua, la leccai e la assaporai a lungo, facendole provare l’ultimo lieve orgasmo di quella giornata infinita mentre lei si sorreggeva appoggiando la mano sulla mia testa.
“Come sono?” mi chiese sorridendo quando io mi staccai da lei e la guardai dal basso verso l’alto.
“Salata.” risposi.
Ridemmo. Forse si aspettava che rispondessi: “troia!”.
Bello, elegante, eroicamente complesso, intrigante
Grazie
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