Vecchia fiamma

L’incontro con una ex, l’occasione per rimediare a qualcosa che era mancato tra loro… qualcosa di nuovo…

Ero ad un evento di presentazione di un brand in una villa sul mare sulla costa ligure. Ero lì per lavoro, per curare i miei contatti con gente del mio settore o potenziali clienti. Bel posto e bella serata anche se nel complesso un po’ noiosa. Ciondolavo nei pressi del buffet indeciso su chi andare a cercare per fare un po’ di conversazione. Mi si avvicinò una figura e mi scostai pensando che volesse accedere al tavolo con la roba da mangiare. Invece sentii un saluto che non sembrava di semplice cortesia, ma proprio diretto a me.

“Ciao.” disse una voce femminile di cui subito osservai la proprietaria rimanendo nel giro di pochi istanti stupito e a bocca aperta.

“Ciao.” ripetè vedendomi interdetto.

“Ca… Camilla?” dissi con tono incerto ma in realtà sicuro di averla riconosciuta.

Lei mi sorrise e avvicinò il bicchiere che aveva in mano come per fare un brindisi.

“Che… che ci fai qui?”

Camilla era una mia ex, di molto tempo prima. Aveva qualche anno meno di me ed era stata una delle mie prime ragazze, quando ancora facevamo le scuole superiori. Era una ragazza bellissima e tale era rimasta a giudicare dalla bellezza che avevo davanti, impreziosita da un abbigliamento molto sexy. In realtà eravamo stati insieme per molto poco tempo, qualche settimana forse. L’avevo lasciata io e il motivo era stato molto semplice, forse un po’ miope: non me l’aveva data. Io volevo fare sesso e lei non aveva voluto. A quei tempi l’innamoramento passava in fretta e gli ormoni erano a mille ed io non avevo saputo aspettare i tempi di Camilla. Con pochi rimpianti, all’epoca, la mollai puntando subito su un’altra ragazza di cui giravano voci di maggiore disponibilità. A rivederla in quel momento, Camilla, ancora così bella e sensuale, qualche rimpianto mi venne istintivamente in mente.

“Sono qui con… un amico.” rispose dopo qualche istante. “E tu?”

“Io qui per… lavoro.”

Mi domandai cosa avesse voluto dire con quella parola: amico. Non era dunque lì con un fidanzato o un marito. Non sembrava avere la fede al dito, in effetti.

Ci mettemmo a chiacchierare raccontandoci a vicenda le nostre vite negli ultimi almeno quindici anni nei quali ci eravamo persi di vista.

Ad un certo punto il complimento mi sentii in dovere di farlo, condito con una battuta.

“Oh, sei sempre bellissima… dovevo pensarci meglio prima di lasciarti.”

“Grazie… Beh, eravamo giovani… magari anche io feci qualche errore.” rispose sibillina.

“Tu adesso sei… ehm… sposata o qualcosa di simile?” glielo chiesi in modo diretto visto che nel suo raccontarsi non ne aveva fatto cenno.

“No. Tu invece mi hai detto di sì.” mi rispose.

“Eh sì.” le dissi alzando le spalle e mostrandole la fede al dito.

“Ah, peccato.” commentò e poi scoppiò in una risata alla quale mi unii. “Sei qui con lei? Si ingelosisce se ti vede parlare con me?” mi chiese subito dopo.

“No, no, sono qui da solo.”

“Ah.” disse Camilla per poi guardarmi in maniera apparentemente maliziosa mentre dava un sorso al suo bicchiere.

Da giovane lei era molto bella ma apparentemente poco interessata ad essere seducente, invece in quella breve conversazione tra noi mi aveva dato l’impressione che stesse flirtando, che mi volesse provocare o addirittura che avesse secondi fini di natura sessuale. Ovviamente a me quella prospettiva, seppur non credendoci veramente, mi allettava non poco. Nella mia testa si formò subito l’ipotesi di poter recuperare dopo tutti quegli anni quello che lei non mi aveva concesso quando ci eravamo messi insieme e l’unica cosa che avevamo fatto era stata limonare.

Continuammo a chiacchierare per il resto della serata. Io decisi che il lavoro poteva aspettare e che era molto più piacevole la compagnia di quella mia vecchia fiamma. Evidentemente anche lei apprezzava la mia presenza dato che non diede l’impressione di volersi staccare e anzi, quando la serata sembrava avviata alla conclusione, mi chiese una cosa che mi sorprese.

“Io alloggio nell’hotel qua vicino. Ti va di accompagnarmi lì?”

Accettai ben volentieri, incredulo che quello che avevo immaginato stesse per succedere veramente, perché era abbastanza palese che quell’invito non fosse soltanto perché non voleva fare la strada fino all’hotel da sola. Nei miei pantaloni c’era già una rigidità nel pregustare quella eventualità.

“Vieni su in camera?” mi disse in un tono che forse era più affermativo che interrogativo, quando fummo davanti all’ingresso dell’hotel.

Era decisamente cambiata Camilla. Da quella ragazzina timida che rifiutava i miei approcci e bloccava la mano che si voleva infilare nelle sue mutande a quella donna che non si faceva scrupolo di invitare un uomo per certi versi appena incontrato nella sua camera d’albergo per scopare. Se era diventata così libera sul lato sessuale i miei rimpianti di averla mollata subito aumentavano.

Entrati in camera Camilla si mise subito in piedi davanti a me e si alzò sulle punte per darmi un bacio con la lingua.

“Meglio tardi che mai…” commentai io al termine di quel bacio.

Lei mi sorrise.

“Mi lasciasti solo perché non te l’avevo data? O c’erano altri motivi?” mi chiese.

“Direi solo per quello. Ero giovane e stupido.”

“No, ma avevi ragione. Io non ero pronta.”

“Avrei dovuto aspettare molto?”

“Mi sa di sì. Ancora non avevo capito bene la mia sessualità, ero confusa.”

“Ah.” risposi ma non capendo bene a cosa si riferisse.

Ci baciammo di nuovo e intanto le sue mani iniziarono a slacciare i bottoni della mia camicia, per poi insinuarsi sotto al tessuto e sfilarmela lasciandomi a petto nudo. Io provai a fare lo stesso con il suo vestito ma Camilla mi bloccò.

“No. Lascia fare a me.” mi intimò in modo che non ammetteva repliche e io obbedii volentieri: le scopate migliori sono sempre quelle in cui si fa quello che vuole la donna.

Nel giro di poco io ero prima rimasto a torso nudo, poi con i pantaloni abbassati e infine completamente nudo. Lei, invece era ancora vestita esattamente come durante la serata.

“Ti sei mantenuto in forma.” mi disse osservando il mio corpo nudo.

“Grazie.”

Camilla si inginocchiò e mi prese il cazzo in mano per portarselo alla bocca e cominciare a leccarlo.

“Era questo che speravi ti facessi quando stavamo insieme?”

“Beh, sì… tra le altre cose…” dissi appoggiando una mano sulla sua testa che lei però subito spostò.

“Non sarei stata abbastanza brava nel fartelo.” commentò prima di iniziare un pompino eccezionale che in effetti non avrebbe mai saputo fare da inesperta, anche se io lo avrei apprezzato in ogni caso, vista anche la mia di inesperienza.

Doveva averne fatti parecchi Camilla di pompini, per saperli fare in quel modo così entusiasmante. Mi domandai quale fosse stato il suo percorso di scoperta della sessualità, con quanti uomini fosse stata per essere diventata così brava e appassionata. Forse dopo glielo avrei chiesto, se avessi capito che per lei non c’era problema a raccontarmi quelle cose.

“Girati.” mi disse ad un certo punto, di sorpresa.

“Come?” risposi io stupito guardando in basso.

“Girati.” ribadì come fosse la cosa più ovvia.

Non ricordavo nessuna donna che in quella situazione mi avesse detto di girarmi, non ero sicuro di quale fosse il motivo, ma Camilla non sembrava voler essere contraddetta. Mi girai e mi appoggiai con le mani al muro. Un attimo dopo l’intento di Camilla mi fu chiaro. Mi sorprese, non me l’aspettavo, era una cosa che nessuna mi aveva mai fatto ma la trovai subito molto piacevole sia per la sensazione fisica che per la perversione mentale di un gesto così intimo e tabù.

Camilla infatti mi allargò con le mani le chiappe e tuffò la sua testa in mezzo raggiungendo con la lingua il mio buco del culo.

“Oooh.” emisi un gemito involontario.

Non potevo credere a quello che stata succedendo. Già era incredibile che avessi incontrato Camilla dopo così tanti anni e che nel giro di poche ore fossi nudo nella sua stanza per fare sesso. E oltretutto Camilla si stava rivelando una donna dalla sessualità fantasiosa e insolita visto che stava conducendo quell’incontro in maniera decisa e facendo pratiche non scontate.

Quanto cazzo era bello sentire la sua lingua che cercava di aprirmi il buchetto posteriore? Nessuna delle mie ragazze si era spinta a tanto, figuriamoci mia moglie, ed io non mi ero mai azzardato a chiederlo pure essendo curioso di provarlo.

“Mettiti lì.” mi disse Camilla indicando il divanetto vicino.

Mi inginocchiai sulla seduta e inarcai la schiena appoggiando le mani sul bracciolo. Camilla si mise dietro di me e continuò la sua opera di lingua sul culo, sulle palle e sul cazzo che quando non era nella sua bocca era nelle sue mani ed era durissimo e sempre sul punto di eruttare. E quando la bocca non era sul culo veniva rimpiazzata dalle dita che, inumidite dalla saliva, cominciarono a insinuarsi dentro.

Non era certo così che mi ero immaginato una scopata con Camilla, né ai tempi, né quella sera. Ero praticamente inerme e totalmente esposto alla sua volontà. Un ruolo che non mi era mai capitato di avere con un’altra donna e che fosse stato per me non avrei certo scelto di avere, ma di fronte alla decisione di Camilla non mi ero tirato indietro e mi stava piacendo un sacco.

Poi ad un certo punto lei interruppe le stimolazioni alla mia zona perianale e sentii che si alzò dal divanetto. Andò verso il letto e sentii che si mise a frugare nella valigia. Io mi alzai e guardai indietro, non sapendo se raggiungerla o aspettarla. Ma poi comparve e aveva in mano due cose: un dildo di gomma e un tubetto di lubrificante.

“No, aspetta, che vuoi fare?” dissi preoccupato alzandomi e girandomi.

“Lasciami fare, ti piacerà, come ti è piaciuto quello che ti ho fatto finora.”

“Ehi, un attimo, finora mi hai leccato, hai infilato una o due dita, ok, ma questo mi sembrà tutta un’altra cosa.”

“Sì, è tutta un’altra cosa… una cosa che ti piacerà… ne sono sicura.”

“Come fai a esserne sicura? Non l’ho mai fatto, il mio culo non è fatto per quello.”

“Ne sono sicura perché conosco voi uomini e uno che reagisce come hai reagito tu a quello che ti ho fatto finora so già come reagirà a quello che ti sto per fare.”

“No, no, è troppo grosso e poi cosa ne sai di cosa mi piace a me?”

“Te l’ho detto, ho una certa esperienza.”

“Esperienza?”

“Sì. Non l’hai capito?”

“Cosa?”

“Hai presente quando ti dicevo che da giovane ero confusa sulla sessualità?”

“Sì.”

“Ecco, ero confusa perché dentro di me sentivo qualcosa che ancora non mi sapevo spiegare. L’ho capito solo anni dopo, dopo aver fatto varie esperienze fallimentari con vari ragazzi. Sentivo che il loro modo di fare sesso non era quello che volevo io, ma non capivo cosa non andava. Poi ho visto dei video porno e ho capito.”

“Cosa hai capito?”

“Che il mio interesse era dominare gli uomini.”

“Tu? Sei una dominatrice?” chiesi del tutto sorpreso dalla notizia. Camilla era una donna insospettabile da quel punto di vista, non l’avrei mai immaginato. Sembrava così dolce e fragile.

“Sì. E mi faccio anche pagare per farlo.”

La guardai con un misto di preoccupazione e stupore. Decisi di stemperare con una battuta, non sapendo bene come proseguire quel dialogo.

“Ah… non pensavo di doverti anche pagare…” risi nervosamente.

“Aahah, no, tranquillo, questa serata è in omaggio, in nome dei vecchi tempi, per farmi perdonare.” rise di gusto e mi unii a lei.

Poi venne a sedersi vicino a me e appoggiò una mano sulla mia coscia.

“A parte gli scherzi…” esordì, “per come hai apprezzato ciò che ti ho fatto, per come ti sei subito lasciato andare e mi hai lasciato fare, sono sicura che ti piacerà anche tutto il resto. Non sei uno che si fa problemi a farsi dominare, direi, e se non hai mai provato a prenderlo nel culo dovresti farlo, tanto più se a fartelo sono io, una donna, che non ti fa sorgere dubbi sulla tua sessualità.”

Nel parlare Camilla aveva spostato la mano sul mio cazzo che, forse tradendomi, era rimasto sempre duro. Non sapevo come replicare. La realtà, che forse non volevo ammettere neanche con me stesso, era che ero intrigato dallo sperimentare quella cosa nuova. Sentirmi posseduto da una donna era una cosa che nelle mie fantasie ogni tanto aveva fatto capolino. E mentre Camilla giocava col mio posteriore avevo in effetti sentito il desiderio di abbandonarmi a lei in maniera più completa.

Pensai che avrei avuto altri rimpianti se non avessi colto quella occasione, ma non avevo il coraggio di farlo e allora provai a uscirne con un’altra battuta.

“Quindi mi vuoi dire che neanche stavolta me la darai?”

Lei rise.

“Se sei bravo ed ubbidiente, chissà, potrei anche dartela…” mi disse in modo malizioso e non sapevo quanto sincero e quanto solo per convincermi.

Quali erano le mie alternative? Restai pensieroso per un po’ ma l’unica scelta sensata era quella di lasciarsi andare, di sperimentare, di godersela. Se poi andava bene magari mi scopavo Camilla anche in maniera “tradizionale”. Cosa avevo da perdere? Nulla che non fosse la mia inutile verginità anale. Magari mi sarebbe anche piaciuto, anzi era probabile.

Senza dire niente mi girai e mi rimisi nella posizione di prima.

“Bravo…” mi sussurrò Camilla e mi diede una sculacciata.

Lubrificò il fallo di plastica e lo appoggiò contro il mio ano. Io ebbi un brivido a sentire il contatto con quella punta fredda e a percepire anche un po’ di paura. Lei si posizionò dietro, in modo da poterlo spingere dentro come se fosse il suo vero cazzo.

“Lo vuoi? Dimmi che lo vuoi.” disse con tono duro mentre aumentava leggermente la pressione.

“Mah, veramente… io ne farei anche a meno.” risposi cercando di mantenere un contegno.

“Bugiardo.” sentenziò lei.

“Se permetti non ero salito qui sperando di trovarmi in questa posizione con te…” ribattei seccamente.

“Lo so. Ma adesso che ci sei scommetto che lo vuoi. Non sei mai stato dominato da una donna e adesso sei tremendamente curioso di sperimentarlo. Se io in questo momento ti dicessi di scegliere: tra il farti sodomizzare e dominare e tra lo scopare finalmente dopo tutti questi anni una tua fidanzatina che non te l’aveva mai data, cosa sceglieresti?”

“Non ti ricordavo così stronza.” le risposi alterato.

“Infatti non lo ero. Ero una verginella timida, purtoppo per te. Dai, dimmi, cosa scegli?”

Ci pensai seriamente. L’idea di scoparmi finalmente Camilla dopo tutti quegli anni, così bella come era rimasta, era decisamente allettante. Però quando mai mi sarei trovato nella situazione in cui ero, nell’occasione di sperimentare qualcosa di nuovo e di comunque eccitante.

“Dai, fai quel che devi fare.” le dissi inarcandomi maggiormente e rendendo evidente la mia scelta.

“Va bene, ti risparmio di obbligarti ad implorarmi di scoparti il culo, in nome dei vecchi tempi.” Camilla rise di gusto e iniziò ad entrare in me.

Fu molto brava, si capiva che lo faceva abitualmente. Mi piacque sentirmi posseduto da lei. Non avevo perso le speranze di scoparmela, ma nel frattempo ero felice di averla lasciata fare.

“Una scelta escludeva davvero l’altra?” le chiesi diversi minuti più tardi, quando si stancò di incularmi e ci stendemmo sul letto per riprenderci.

“Non so… l’ho fatto un po’ per divertirmi alle tue spalle.” rise per il doppio senso. “Tu ora vorresti scoparmi?”

“Beh, sì. Mi piacerebbe. Sei una gran figa e ho sempre rimpianto che tu non me l’avessi data all’epoca.”

Camilla ci pensò un po’ su. Poi le sue labbra si incresparono in un sorrisetto.

“Ti ricordi che ti ho detto che ero qui con un amico?”

“Ah, già.”

“Non è proprio un amico. È un cliente.”

“Un cliente? Cioè uno di quelli che ti paga per essere dominato?”

“Sì.”

“E perché sei qui con me, allora? Perché hai dominato me invece di lui?”

“Perché lui ama particolarmente essere umiliato.”

“E quindi?”

“E quindi cosa c’è di più umiliante che pagare una donna e vederla andare via con un altro?”

“Cioè vuoi dire che la tua dominazione su di lui consiste nel non fare niente con lui?”

“In un certo senso…”

“Tu sei perversamente matta… comincio a pensare di averla scampata bella lasciandoti ai tempi.”

Mi sorrise. Non si era offesa.

“Però non capisco tutto questo cosa ha a che fare col fatto di farti scopare o meno.” insistetti. Volevo scoparmela.

“Stavo pensando questo: io ora lo chiamo, lo faccio venire qui, lo faccio spogliare, lo lego a quella sedia e lo costringo a guardarci mentre scopiamo senza neanche potersi segare. Ti piace l’idea?”

“Tu sei proprio matta.”

“Ci stai o no?”

“Quindi ti fai scopare? Cioè ti lasci mettere il mio cazzo nella figa e… magari anche nel culo? Niente scherzi ulteriori? Niente giochi strani?”

“Allora, la risposta alle prime domande è sì.”

“Cioè ti fai scopare. Anche nel culo?”

“Sì.”

“E il resto?”

“Sul resto non garantisco.”

“Cosa vuoi dire?”

“Che vediamo come va. Potrei dominarti ancora.”

“Ma come? Non deve essere lui ad essere umiliato e dominato? Cosa c’entro io?”

“Sai, potrebbe sentirsi ancora più umiliato nel vedere che io invece che sodomizzare lui lo faccio con un altro. Avete delle menti perverse voi uomini porci.”

“Ah noi avremmo delle menti perverse? Senti chi parla.”

“Oppure potrei decidere di umiliarlo in un altro modo…” disse roteando gli occhi verso l’alto pensando a chissà quali giochi sessuali.

“Cioè?”

“Tu hai mai inculato un uomo? Pensi di poterlo fare?”

Io scossi la testa pensando a come si era trasformato quell’incontro con una mia vecchia fiamma, a come si era trasformata lei stessa.

“Senti. Chiamalo. Facciamolo. Fatti scopare, ho voglia di scoparti. Sbrighiamoci prima che le tue idee folli mi facciano cambiare idea. Voglio scoparti, ad ogni costo, ma meglio non pensarci su tanto.”

“Ok.” disse lei allegra prendendo il telefono e chiamando il suo schiavo di quella sera che chissà dove stava aspettando di essere convocato. Completamente controllato da lei, come ormai ero anche io. Da giovane ero scappato da lei, non credo sarei riuscito a farlo di nuovo, dopo averne sperimentato le trasgressioni di cui era capace.

3 commenti su “Vecchia fiamma”

  1. Bel racconto, non è mai stata una mia fantasia farmi dominare completamente da una donna, ma come sempre riesci a lasciare un non so ché di non detto che lascia completare alla fantasia del lettore il resto a suo piacimento…. nel mio caso la mia fantasia mi porterebbe subito ad un seguito in cui a parti invertite l’uomo si riprende un ruolo più dominante ed insieme alla vecchia fiamma umiliano lo “schiavo”.
    Sarebbe interessante sapere come lo continueresti.
    Grazie

  2. Grazie a entrambi. L’eventuale continuazione del racconto che ho in mente andrebbe proprio in quella direzione.

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