I – lei
“guarda, o me lo porti a far vedere o mi mandi delle foto. però, se mi mandi delle foto ti chiedo che almeno una sia fatta con a fianco una scritta o un giornale che testimoni che non è fasulla e che è recente.”
“capisco” risposi. “credo sia più facile con le foto.”
“va bene, però se ha problemi a farsi vedere nudo da me non credo sia adatto alla festa.”
“non si preoccupi. l’importante è che venga accettato da lei. dopo mi occupo io di prepararlo e di convincerlo. so già come. gli prometterò qualcosa.”
“ok. io allora attendo le foto. non prometto niente. il fisico deve essere perfetto.”
“lo è, lo è.”
II – lei
“mi spieghi a cosa serve questa cosa? cosa vuol dire questa scritta? per chi è questa foto?” era sospettoso e un po’ imbarazzato.
“ti ho già detto di fidarti di me. ti spiegherò tutto.” intanto preparai l’inquadratura e studiai l’esposizione. “ce la fai a fartelo venire duro?” aggiunsi quando ero pronta.
“ok.” cominciò a toccarsi con la mano. “dopo però preparati che ti salto addosso.” disse in tono scherzoso ma sincero.
III – lei
“non so ancora perchè ho accettato questa cosa.” disse mentre guidava verso la villa luogo della festa.
“bugiardo. lo sai benissimo.” gli risposi, in tono malizioso.
“ok. sì. mi hai promesso il tuo culo. ma era necessaria una cosa del genere per averlo?”
“probabilmente no, ma infatti sono sicura che non è per quello che hai accettato.”
“ah no? e per cosa quindi?”
per qualche istante non risposi, lasciando in sospeso la conversazione. poi allungai una mano fra le sue gambe, trovandolo già duro.
“perchè sei tremendamente eccitato all’idea di farlo. sei un esibizionista e la situazione di lieve sottomissione ti stuzzica.”
non rispose subito. deglutì.
“forse hai ragione.” fece una pausa. “ma era proprio necessaria la depilazione totale?”
“te l’ho detto: fa parte del dress code della serata.”
IV – lei
lo attesi sulla porta dello spogliatoio, nel corridoio che portava alle sale della festa. io ero tiratissima, con un vestito da sera elegante e aderente sul mio corpo e scarpe con tacco 12. il mio uomo uscì dalla porta ed era totalmente nudo, col cazzo già in mezza erezione, e con una maschera che gli copriva il volto.
entrammo nel salone tenendoci a braccetto. c’era già molta gente. tante ragazze, belle ed eleganti, e tanti ragazzi, tutti completamente nudi e tutti con fisico palestrato. alcuni mostravano il segno dell’abbronzatura, altri no, ma ad essere più stimolanti erano forse i primi, perchè significava che per loro la nudità non era una cosa consueta.
le regole erano chiare. gli uomini, oltre a restare nudi per tutta la serata, erano a totale disposizione delle donne che, se volevano, potevano toccarli ed usarli come volevano, a prescindere che fosse il loro compagno o quello di un’altra.
sentii sobbalzare il mio uomo al mio fianco. una ragazza gli aveva appena palpato il sedere, insinuando anche un dito fra le chiappe.
V – lei
“ottimo. le foto non mentivano.” disse l’organizzatrice della festa osservando il mio compagno. “fammi vedere se è svestito adeguatamente.” fece un cenno con la mano per indicare che si girasse. io capii subito cosa voleva vedere e lo feci piegare in avanti aprendogli contemporaneamente le chiappe con le mie mani.
“perfettamente liscio.” disse compiaciuta, passandogli un dito tra le pieghe dell’ano. “ottimo. è vergine?”
“sì” risposi io istintivamente anche se stupita dalla domanda.
“voglio sentirlo da lui. ti hanno mai scopato in questo bel culo sodo e accogliente?”
“no, signora.”
“però l’idea che accada ti stimola, non è vero?”
annui, dopo una esitazione, deglutendo. di questo non si era parlato prima. e la sua risposta mi colpì molto.
VI – lei
“che cosa voleva dire? di questo non me ne avevi parlato. si era detto che sarei stato nudo tutto il tempo, che sarei stato toccato da te e magari da altre ragazze. si era parlato di possibili scopate o pompini. perché mi ha fatto quella domanda? cosa mi hai tenuto nascosto?” sembrava innervosito. il cazzo però era duro e puntava verso l’alto.
“non lo so. non ne so niente neanche io. ma tu, perché hai risposto sì?” abbassò gli occhi, imbarazzato da questa mia domanda.
“perché non sono riuscito a mentire.” confessò.
“cioè, vorresti dire…” non riuscii a finire la frase.
“sì.” rispose lui secco, come per interrompermi. “sarei curioso di provare.”
“perchè non me l’hai mai detto?”
“ti pare una cosa facile da chiedere alla propria donna?” rispose seccato.
VII – lei
quel dialogo fu interrotto da un brusio della sala. stavano entrando due uomini, in livrea da camerieri, gli unici uomini vestiti in quella sala. portavano un grande vassoio. su di esso vi era una pila di falli in lattice di vari colori e dimensioni. alcuni di essi avevano attaccate delle cinghie in modo che si potessero legare in vita.
molte ragazze si avvicinarono, con il chiaro intento di impossessarsi di uno di quegli oggetti.
“direi di cogliere il momento. ora o mai più. che ne pensi?” chiesi al mio ragazzo, che appariva turbato e non rispose.
“vado a prenderne uno.” dissi. “anzi, vallo a scegliere tu.” mi corressi, maliziosa.
lo vidi infilarsi in mezzo a quella ressa di ragazze, quasi l’unico maschio. vidi che ne approfittarono per toccarlo e a quanto intuii per chiedergli consiglio su quale dildo scegliere per il proprio partner.
VIII – lei
lo feci mettere su un divanetto, con le ginocchia sulla seduta e le mani appoggiate allo schienale. in questo modo poteva mettere in bella mostra il sedere. alcune persone si radunarono attorno a noi, attirati dai nostri movimenti. nei suoi occhi, l’unica parte del viso visibile da dietro alla maschera, colsi una espressione di profonda lussuria mista a vergogna.
lo lasciai a lungo in quella posizione mentre io mi allacciavo il fallo indossabile e lo lubrificavo per bene. attorno a me ascoltavo i commenti osceni di alcune spettatrici.
“posso preparartelo io?” mi chiese una, più intraprendente delle altre.
“come?” chiesi io.
“con la lingua.” rispose
“prego, fai pure.” indicai le chiappe spalancate del mio uomo. lei si tuffò fra esse umettando con la lingua il suo buchetto, ancora per poco, vergine.
IX – lei
non riuscivo più a smettere. lo stavo sodomizzando da diversi minuti. lo strap-on che indossavo mi provocava piacere premendo contro il mio monte di venere. avevo già avuto un paio di orgasmi. anche lui aveva goduto e a quanto pare continuava a farlo. il pubblico mi incitava e qualcuno, per l’eccitazione, aveva cominciato a dare spettacolo a sua volta.
dopo un po’ mi scostai, esausta, ma lui non fece quasi in tempo ad accorgersi della pausa. venni infatti immediatamente sostituita da una donna al mio fianco. li guardai per un po’ ma poi trovai stuzzicante lasciarlo solo e andare in giro a godermi la festa.
X – lei
venne annunciato un concorso di bellezza. i ragazzi vennero fatti sfilare su una parte rialzata della sala e messi in bella mostra. noi ragazze, con urla, fischi e applausi dovevamo mostrare l’apprezzamento per i vari corpi nudi e oliati per l’occasione.
fui molto orgogliosa nel vedere il mio uomo arrivare a giocarsi la vittoria con un altro ragazzo, decisamente figo. mi preparavo a fare più casino possibile quando ci fosse stato da votare per il mio ragazzo, ma quando l’organizzatrice spiegò cosa avrebbe fatto il vincitore nei confronti del secondo rimasi per un po’ indecisa.
urlai la mia approvazione per l’altro e con me ci fu la maggioranza delle donne. osservai quindi con lussuria l’atto che spettava al più bello: sodomizzò, lì sul palco, il secondo classificato.
XI – lei
ci svegliammo molto tardi il giorno successivo. il mio ragazzo mi scivolò sopra quando ancora ero nel dormiveglia. non ci dicemmo nessuna parola. mi cominciò a scopare con dolcezza ma con molta decisione. ad un certo punto mi fece girare e appoggiò il suo sesso in mezzo alle mie natiche. con molta naturalezza lo accolsi dentro. andammo avanti a lungo. io ero un giocattolo nelle sue mani, mi lasciai fare tutto quello che volevo. percepii la sua volontà di ribadire, più con se stesso che con me, il suo ruolo di maschio dominante che probabilmente sentiva essere stato messo in dubbio dalla serata precedente.