Da “Mani“
Uscii dalla nostra camera in accappatoio e ciabattine e nient’altro sotto. Provai un brivido nel girare così per i corridoi dell’hotel fino ad arrivare alla zona benessere dove avevo prenotato un massaggio. Ero un po’ in anticipo, non vedevo l’ora di rilassarmi per bene sotto le mani esperte di una massaggiatrice, o anche di un massaggiatore, perché no. L’idea di essere toccata da un maschio diverso dal mio ragazzo mi stuzzicava un po’.
Arrivai giù e andai dove pensavo fosse la stanza per il massaggio. Nel corridoio antistante c’era un divanetto dove c’era seduto sopra un uomo sulla cinquantina, anche lui in accappatoio.
“È qui che si fanno i massaggi?” chiesi a lui.
“Sì.” rispose lui alzando però le spalle come se non fosse sicuro. “Lei lo deve fare adesso?” mi chiese.
“Sì, cioè, sono un po’ in anticipo in realtà. Fra venti minuti. Anche lei deve fare un massaggio?”
“Sì. Solo che dovevo farlo mezz’ora fa. Non si è ancora visto nessuno.”
“Ah.”
Mi guardai un po’ attorno incerta sul da farsi. Se c’era prima quel signore ed era in ritardo io avrei dovuto aspettare molto.
Avevamo appena finito quella breve conversazione quando comparve una ragazza con la divisa dell’hotel. Entrambi pensammo subito che fosse la massaggiatrice, ma lei non ci diede neanche il tempo di chiederlo.
“Voi siete qui per i massaggi?” ci chiese. Noi annuimmo sollevati. “Mi dispiace, sono qui per scusarmi e per dirvi che purtroppo la massaggiatrice ha avuto un contrattempo dell’ultimo momento e non riesce ad arrivare. Pertanto i massaggi sono annullati e ovviamente non vi verranno addebitati. Siamo mortificati.”
Rimanemmo lì delusi ma ovviamente senza prendercela con la ragazza che non aveva colpe. Appena lei fu andata ci guardammo trovando l’uno nell’altra un po’ di complicità per il contrattempo comune.
“Peccato. Un massaggio ci voleva proprio.” dissi io stirando la schiena.
“Eh, già.” concordò l’uomo che intanto si alzò.
Si avvicinò alla porta della stanza e la aprì, guardandoci dentro, come se potesse esserci dentro la massaggiatrice e potesse così cambiare le cose. Mi venne un po’ da ridere per questo suo gesto.
“Peccato.” confermò lui sbuffando.
“Mannaggia…” dissi più fra me e me che con lui. “Se il mio ragazzo non stesse dormendo sarebbe venuto giù anche lui… me lo poteva fare lui il massaggio.” ridacchiai per la mia idea.
L’uomo mi guardò. Poi aprì di nuovo la porta e guardò dentro.
“In effetti sembra esserci tutto per fare un massaggio.” commentò guardandomi.
Mi avvicinai e guardai dentro alla stanza, come per assaporare il massaggio mancato.
“Se vuole…” borbottò l’uomo incespicando un po’ con le parole. “Se vuole io sono bravo a fare i massaggi. Da giovane ero uno sportivo e ho imparato un po’.”
“Cioè… vorrebbe dire…?” non ero sicura di cosa stesse proponendomi.
“La stanza è libera, no. Toccava a noi fare i massaggi e non c’è nessuno per farceli. Facciamo da soli. Vedo che qui dentro ci sono gli asciugamani e l’olio. Io le posso fare un massaggio, se vuole.”
Lo guardai sospettosa per cercare di indovinare le sue intenzioni. Da come mi guardava, da come mi aveva guardato fin da quando ero arrivata, era evidente che gli piacevo. D’altronde avevo una ventina di anni meno di lui, ero indubbiamente una bella ragazza e lui sicuramente immaginava il fatto che fossi nuda sotto l’accappatoio. Lui era un bell’uomo. Ancora abbastanza in forma e col fascino che assumono certi uomini di mezza età. Mi offriva un massaggio ma era chiaro che dietro c’era anche qualcosa di intrigante. Un incontro fra sconosciuti, in un luogo in cui non sarebbero dovuti essere senza la presenza di un addetto e nel fare qualcosa che non avrebbero dovuto fare. Ero incuriosita e intrigata. Avevo voglia di rischiare, ovviamente con l’intenzione di non fare nulla, ma solo di farmi toccare e un po’ ammirare da uno sconosciuto. E credevo fosse la stessa cosa che voleva lui, guardare il mio corpo e massaggiarlo, magari per crearsi una fantasia masturbatoria da usare quando voleva.
E così entrai con lui nella stanza del massaggio. Per entrambi c’era il brivido del proibito, dell’essere dove non si doveva essere.
“Ok, si stenda qui.” mi disse allungandomi uno degli asciugamani appoggiati su un ripiano.
Io feci per togliermi l’accappatoio, ma mi stoppai e lo guardai con sguardo severo.
“Si può girare?” gli intimai. Lui, scusandosi, mi diede le spalle. Io mi tolsi l’accappatoio. Era bello essere nuda con uno sconosciuto che però non mi vedeva anche se gli sarebbe bastato girarsi per farlo. La stessa scena sarebbe potuta capitare con un massaggiatore professionista ma non avrebbe avuto lo stesso sottotesto erotico.
Presi l’asciugamano, mi stesi sul lettino a pancia in giù e lo sistemai in modo che mi coprisse il sedere. Poi gli dissi che ero pronta.
In effetti era bravo. Si capiva che non muoveva le mani a caso. Forse esagerava un po’ con l’olio, però mi fece quello che si può definire un vero massaggio e la mia schiena ne fu felice. Passò poi alle gambe e la cosa diventò ancora più piacevole. Avevo un brivido ogni volta che le mani si avvicinavano al bordo dell’asciugamano e andavamo a sfiorare zone più intime.
Io mi ero un po’ eccitata e avevo voglia di provocarlo un po’. Con fare apparentemente innocente mi sistemai un po’ meglio l’asciugamano con l’esito di spostarlo un po’ su. L’attaccatura delle mie chiappe era probabilmente visibile in quel momento per lui. Avevo le gambe un po’ scostate fra loro e quindi forse, se non fosse stato che la zona era sicuramente in ombra, avrebbe potuto vedere la mia fica e avrebbe potuto quasi sperare di intravedere anche il buchetto fra le chiappe se si fosse chinato un po’.
Quella condizione era estremamente eccitante. Mi avrebbe eccitato farlo anche con un vero massaggiatore, ma mai quanto con quell’uomo di cui neanche sapevo il nome e che però da diversi minuti esplorava il mio corpo con le sue forti mani.
“Sei molto bella… hai un corpo stupendo…” mi sussurrò. Era passato a darmi del tu.
“Grazie…” risposi io, lusingata ma un po’ incerta.
Ci pensai un po’ su. Mi sembrava uno affidabile. Potevamo approfondire un po’ il gioco senza rischi, secondo me. E quindi decisi di osare.
“Vuoi che…” mi sollevai appoggiandomi su un gomito e feci il gesto di togliermi l’asciugamano. “Vuoi che stia senza?”
“Se per te non è un problema…”
Non era un problema, anzi era eccitante. Farmi guardare nuda. Io a pancia in giù, senza guardarlo e immaginarlo mentre fissava adorante il mio culo a quel punto nudo ed esposto.
“Posso?” chiese e poi non ricevendo risposta appoggiò due mani grondanti olio sulle mie chiappe.
Le impastò, le massaggio. Intanto commentava la bellezza di quelle mie rotondità. Insistette per diversi minuti. Era rapito dal mio fondoschiena. Io intanto sentivo l’olio che colava nella fessura, oltrepassando le pieghe dell’ano e scendendo verso le labbra della mia fica calda.
Poi sentii un dito insinuarsi veloce tra le rotondità dei glutei. Prima solo per un attimo, come fosse stato involontario. Poi di nuovo, poi sempre più spesso e indugiando sempre di più.
“Ti piace?” mi chiese mentre un suo polpastrello disegnava cerchi contro il mio ano.
Io mugugnai in risposta e inarcai un po’ la schiena allargando ancora di più le gambe che già si erano allargate molto più di prima.
Non opposi resistenza quando sentii premere il dito. Era caldo e scivoloso e il mio ano era morbido e desideroso di aprirsi.
Un uomo di vent’anni più di me, di cui non sapevo neanche il nome, aveva appena infilato prima uno e poi due dita nel mio culo. E mi stava facendo godere in quel modo. Non era più un massaggio. Era sesso. Con l’altra mano prese fra pollice e indice il mio clitoride gonfio e ci giocò un po’. Ebbi un orgasmo. Fu improvviso anche se stava montando da tempo. Fu un orgasmo totalmente liberatorio, senza freni. Schizzai sul tavolo da massaggi il mio piacere. Intanto le dita nel culo erano diventate tre, anzi forse quattro.
Istintivamente con la mano cercai la cintura del suo accappatoio e la slacciai. Si aprì mostrando un grosso cazzo dritto. Lo afferrai con la mano e lo tirai verso di me. Lui si posizionò davanti alla mia faccia, senza mai togliere la mano dal mio culo. Mi spostai un po’ avanti e glielo presi in bocca.
Preceduto dal suo ansimare arrivò anche il suo orgasmo, dopo pochissimo tempo. Mi riempì la bocca di sborra. Calda, abbondante e salata. Diversa da quella del mio ragazzo. Più liquida.
Avevo appena fatto qualcosa che non avrei dovuto fare. Ma non l’avevo voluto io. Certo, avevo un po’ provocato, il gioco era andato avanti anche grazie al mio atteggiamento, ma era stato quell’uomo, a cui non chiesi neanche il nome, a portarmi oltre i miei limiti. Era stato bravo lui e io, semplicemente, non avevo saputo resistere. Mi sentivo innocente, o meglio parzialmente innocente, giusto un po’ complice.
“Mi sembra che il massaggio ti abbia fatto bene.” mi disse il mio ragazzo quando lo svegliai facendogli un pompino e facendomi venire in bocca.
Poi lo baciai, tranquilla che non avrebbe mai immaginato che il sapore di cazzo che avrebbe potuto sentire era un misto fra il suo e quello di un altro.
Sì, forse proprio innocente non ero.