Una persona non prevista porta un po’ di scompiglio nella vacanza di una coppia. Sensazioni inaspettate porteranno a situazioni insolite. Non tutto andrà come sperato, ma alla fine il guadagno ci sarà per tutti.
I
Io e Giulia, la mia fidanzata, avevamo affittato insieme a Carlo e Sara, una coppia di amici anch’essi sulla trentina, una casa al mare. Era sul litorale laziale, non lontano da Roma ed era una casa isolata che dava direttamente su una spiaggia pochissimo frequentata. Ci piaceva l’idea di staccare completamente dal mondo per un paio di settimane e rilassarci in compagnia.
Eravamo al supermercato che facevamo una grossa spesa che, nei nostri piani, doveva durarci per l’intera durata del soggiorno quando Sara ricevette una telefonata. La lasciammo al reparto verdura mentre proseguimmo gli acquisti. Sembrava essere qualche noia familiare.
Ci venne incontro dopo alcuni minuti con l’aria di una che deve chiedere un favore.
“Sentite, è un problema se compriamo un po’ di roba in più? Per una persona in più, diciamo…”
“Perché?” chiese subito Carlo, il suo ragazzo, con tono un po’ scocciato e scontroso. Probabilmente aveva già capito di cosa si trattava.
“E’ mio fratello. I miei lo hanno cacciato di casa. Non sa dove andare e mi chiedevo… In fondo la casa è grande.”
Noi ci rendemmo subito disponibili all’idea, ma Carlo e Sara cominciarono a discutere. Io non conoscevo il fratello di Sara, sapevo solo che era molto più giovane, intorno ai 20 anni, ma da qualche scambio di battute cominciai a farmi una idea.
“Non può chiedere ospitalità a qualcuna delle sue donne?” chiese Carlo spazientito.
“Secondo te?” rispose Sara
“Diamogli le chiavi di casa nostra e va a stare da noi?” evidentemente Carlo non lo sopportava molto.
“Così poi le porta da noi? Va bene, se preferisci…”
“Ah. Ok. No. Va bene. Fallo venire con noi.”
“Grazie.” squittì Sara e si rimise al telefono per chiamarlo.
“Ci raggiunge domani. Ha detto.” ci informò al termine della chiamata.
II
Il discorso si concluse lì. Fummo presi dalle nostre incombenze e rimanendo in compagnia non ebbi modo di chiedere chiarimenti a Giulia (lei e Sara si conoscevano bene) sulla discussione a cui avevamo assistito, per capire che problemi c’erano e che tipo era David, il fratello di Sara.
Lo feci quando arrivammo nella casa, stupenda, e ci sistemammo ognuno nella propria stanza. Giulia spalancò la finestra e fu euforica nel constatare la bellezza del panorama che ci avrebbe accolto per le mattine a venire. Si piegò in avanti per fissare le imposte alle pareti ed io ammirai il suo bel culetto sotto gli shorts di jeans.
“Senti ma, questo fratello, che tipo è? Perché Carlo non sembrava molto contento di averlo con noi?”
Giulia si girò e mi sorrise.
“E dire che dovresti essere tu l’unico a non volerlo qui con noi.” mi lanciò una occhiata maliziosa.
“Perché?”
“Perché l’unica donna che gli può interessare qui sono io, dato che l’altra è sua sorella.”
“Perché ci prova con tutte? E’ un ragazzino, avrà gli ormoni a palla, ma non credo che possa avere qualche speranza…”
“Fossi in te non ne sarei così sicuro… è un gran figo sai. E’ pieno di donne. Hai sentito cosa dicevano, no?”
“Beh… va be’, dai, ma… è il fratello della tua amica… e poi ci sono qua io…” stavo un po’ balbettando, non sapevo che dire.
“Ma sì, dai, che scherzo! Non fare il geloso! Gli faranno bene quindici giorni di riposo dalle sue spasimanti.”
Giulia venne verso di me, che ero seduto sul bordo del letto. Vi salì con le ginocchia e si sedette a cavalcioni su di me. Cominciammo a baciarci, io infilai le mani sotto la sua maglietta, sfilandogliela. Poi diressi le mie attenzioni sul suo seno, leccandole i capezzoli.
Tornammo di sotto solo dopo mezz’ora. I nostri amici erano già andati verso la spiaggia.
III
David arrivò il giorno dopo. Sentimmo il fragore della sua moto quando era ancora lontano.
Non posso negare che quando scese dalla moto e mi si presentò rimasi colpito. Forse ero influenzato dalla fama che lo aveva preceduto, ma capii immediatamente perché aveva il successo con le donne che gli veniva attribuito. Non era solo un bellissimo ragazzo, secondo tutti i canoni, con un fisico apparentemente perfetto. Aveva qualcosa, un modo di fare, un modo di essere magnetico. Evidentemente si sentiva al centro dell’attenzione e questa sua consapevolezza ne amplificava l’effetto. Certamente non sembrava avere soltanto venti anni.
Fui così rapito da quel suo magnetismo che non mi accorsi subito che anche Giulia era palesemente affascinata da lui, soltanto che in lei poteva esserci anche un desiderio sessuale che in me, di certo, non c’era. Ebbi un moto di gelosia. Capii subito che a Carlo non piaceva il fratello della sua ragazza non tanto perché fosse geloso, chiaramente non ne aveva motivo, ma per il fatto che David faceva sentire inadeguati gli altri uomini in sua compagnia.
Per fortuna, mi dissi, che avrei potuto tenere sotto controllo Giulia, non si sa mai.
David si rivelò simpatico, alla mano. Non sembrava tirarsela. Forse non ne aveva bisogno. Appariva di certo più maturo della sua età. Ci ringraziò molto per l’ospitalità che gli davamo, ma glissò sul raccontare che problemi aveva avuto con i suoi.
IV
Crollai ansimante sul letto.
“Wow. E’ la vacanza che ti rende così calda?” chiesi a Giulia mentre mi riprendevo dall’ultimo amplesso.
“Forse…” disse lei, con tono malizioso.
“Mmmmmh.” mormorai. “Non sarà mica che è perché ti sei guardata tutto il giorno il corpo di David in spiaggia?”
“E se anche fosse? L’importante è che alla sera mi sfogo con te, no?”
“Ma… insomma…”
“Be’, ammetterai che ha un fisico difficile da non guardare. Vorrei vedere te se ci fosse una ragazza con un corpo paragonabile al suo. Non le staccheresti gli occhi di dosso.”
“Io ho già te da guardare…”
“Sì, sì, non essere bugiardo…”
“Ok, comunque è vero. Ammetto che il suo fisico non è niente male.”
“Oh, l’hai guardato anche tu? Non è che mi diventi un po’ gay? Devo essere gelosa io?”
“Non dire stronzate. Te lo faccio vedere quanto sono gay.”
E dicendo così le salii nuovamente sopra, sfruttando l’erezione che mi era tornata. Mentre la scopavo, però, un pensiero mi frullò in testa. Effettivamente ero rimasto anche io affascinato dal corpo di David. Lo avevo guardato e fissato e dentro di me avevo sentito delle strane sensazioni. Rimasi un po’ interdetto.
Ritornai con la mente al corpo che avevo sotto di me. Ebbi timore di aver perso l’erezione, distratto dai miei pensieri. Constatai invece che ce l’avevo ancora duro, durissimo. Quasi rinvigorito da quelle immagini mentali.
V
Una serata sulla veranda della casa. Carlo aveva la chitarra. Attorno a noi il buio, il rumore del mare e dei grilli.
Quando David rivelò, accolto dalle nostre grida e dai nostri applausi, di avere con sé un po’ di fumo ci sentimmo di nuovo quindicenni. Il cannone girava, le birre si svuotavano e le menti si rilassavano.
Sara e Giulia furono le prime ad addormentarsi, sul divano che avevamo portato fuori. Carlo, sulla sdraio, le imitò poco dopo, con ancora la chitarra in grembo. Gliela posai per terra.
Io e David a quanto pare non sentivamo sonnolenza. L’erba a me spesso mi aveva fatto questo effetto. Ci guardammo dopo aver guardato gli altri che dormivano placidamente.
“Che si fa?” chiesi io alzando le spalle.
David si girò verso il mare e lo fissò per qualche istante.
“Perché non ci facciamo un bagno notturno? L’hai mai fatto? E’ bellissimo.”
“Effettivamente non credo di averlo mai fatto. All’imbrunire sì, ma così col buio, no. Non so se è il caso…”
“Dai su, non aver paura!” mi fissava e non sapevo dirgli di no.
“Ok, vado a mettermi il costume…” feci per alzarmi.
“Ma che costume!? Su! Il bagno di notte si fa senza…” mi prese per l’avambraccio e mi tirò con lui. La stretta forte della sua mano e il vigore con cui mi tirava mi fecero sentire in balia sua.
Ci inoltrammo nella spiaggia. L’unica luce veniva dalla casa alle nostre spalle. Circa a metà si fermò ed iniziò a spogliarsi. Fu nudo in un attimo e ne osservai la schiena ed i glutei muscolosi. Per un attimo pensai a Giulia. Se fosse stata sveglia sarebbe venuta anche lei? Lo avrebbe visto nudo? Questo pensiero, non so perché, mi provocò una leggera erezione.
“Su! Che aspetti?” mi chiese, girandosi. Il mio sguardo venne calamitato fra le sue gambe, dove penzolava un sesso di dimensioni decisamente notevoli. Mi convinsi sempre di più che la sua fama di tombeur-de-femme fosse veritiera.
Risalii con lo sguardo e colsi il suo. Si era accorto che lo avevo fissato fra le gambe? Arrossii ma per fortuna il buio lo nascose.
Lui cominciò a correre verso l’acqua dandomi modo di spogliarmi senza problemi e senza che lui notasse la mia erezione. L’acqua fredda l’avrebbe placata.
VI
“Bello, vero?” mi chiese mentre tornavamo fuori dal mare. Dopo avermelo chiesto mi diede una pacca sul sedere. Io mi imbarazzai. “Stendiamoci un po’ qui, per asciugarci.”
Effettivamente era stato molto piacevole e lo era anche rimanere nudi nel buio, con il vento che ci asciugava e ci faceva rabbrividire. Mi sentivo il pene ristretto, per il freddo, mentre sembrava che il suo non ne risentisse.
“Una volta mi sono addormentato così. Ero insieme ad una tipa. Ci siamo svegliati all’alba e non ricordavamo più dove avevamo lasciato i vestiti. La sera prima eravamo un po’ ubriachi.”
Ridacchiai al suo racconto, invidiandolo. Mi sarebbe piaciuto avere esperienze del genere. “E come avete fatto?”
“Abbiamo girato per la spiaggia. Per fortuna non c’era nessuno, tranne un signore anziano con un cane. Ci ha aiutato a trovarli. In realtà li aveva visti arrivando ma si è divertito un po’ a seguirci e intanto si rimirava la tipa.”
“Però! Ne hai di storie tu. E dire che hai dieci anni meno di me.”
“Eeeeh, ne avrai anche tu di storie, dai.”
“Sai, io sono con Giulia da una vita ormai…”
“Sì, ma secondo me ne avete fatte di belle anche voi. Mi sembra un bel tipino. Io di solito ci prendo su queste cose… Avercela una come lei…”
Non seppi se sentirmi lusingato o intimorito per come considerava la mia ragazza.
Ci rivestimmo e tornammo su. Gli altri non erano più in veranda. Evidentemente erano andati su a dormire nei letti.
VII
“Dov’eri? Pensavo fossi a letto?” Giulia mi rivolse queste parole, nel buio, quando si svegliò sentendomi entrare nella stanza.
“Sono andato…” per un attimo ebbi un senso di colpa o di vergogna per quello che avevo fatto. “Ho fatto il bagno di notte.”
“Ooh che bello! Ma eri da solo?”
“No. Ero con David.” lo mormorai a mezza voce, di nuovo vergognandomi.
Giulia si tirò su, come risvegliata dalla notizia. “Ma… eravate… nudi?”
“Beh… sì. Era buio.”
“Lo hai visto nudo?”
“Ma che domande fai? Era buio. Mica l’ho guardato.”
“Ah, ok. Ho sentito decantare alcune sue doti. Vorrà dire che la prossima volta vengo anche io, qualcosa in contrario?”
“Beh… direi di sì.”
“Ah-aah, allora lo hai visto e non vuoi che lo veda io… vuol dire che nel confronto ci esci un po’ male, eh?”
“Che stronza che sei, adesso ti faccio vedere io!”
Sfoderai una erezione vigorosa, come poche altre volte. La feci venire più volte e mentre gemeva mi auguravo che qualcuno nella casa la sentisse. Qualcuno in particolare.
VIII
“Buon risveglio!” venni colto di sorpresa da queste parole mentre entravo in bagno, ancora intontito. Il sole era già alto, doveva essere piuttosto tardi, avevo dormito molto.
“Oh, scusa, pensavo non ci fosse nessuno…” in bagno c’era David ed io ero entrato senza bussare. Non ci avevo pensato e poi in fondo, di solito, uno si chiudeva a chiave.
“Figurati, non c’è problema.” disse con molta naturalezza, molta più naturalezza di quella che avrebbe dovuto avere uno che veniva colto mentre era intento a pisciare in bagno. Non potei fare a meno di osservare, un’altra volta, ora in piena luce, il suo pene. Rimasi immobile sulla porta.
Lui, con molta nonchalance, si sedette sul bidet e si lavò, accuratamente.
“Gli altri sono già andati in spiaggia.” mi disse. E poi mi sorrise. Colsi il tono con cui l’aveva detto. Mi parve che avesse voluto sottointendere una cosa: “siamo da soli in casa.”
“Erezione mattutina?” sentii chiedermi.
“Eh?” lo vidi indicarmi. Indossavo soltanto dei boxer ed era evidente il mio stato.
“Oppure hai visto qualcosa che ti piace?”
“Oh mio dio!” pensai, o forse lo dissi anche. “No! Ma cosa dici?”
“Te l’ho detto che sono bravo a capire le persone, su quell’aspetto. Non saresti certo il primo…” si era alzato e si stava avvicinando. Il suo pene si era leggermente alzato. Io lo guardavo. “Vuoi toccarlo?”
“No…”
Arretrai e chiusi la porta del bagno. Ero spaventato e sconvolto. Ed ero eccitato. Eccitato come non mai. Le due cose andavano di pari passo.
IX
Lo evitai per tutta la giornata e per fortuna quella sera non si unì a noi. Aveva ricevuto una telefonata e ci disse che avrebbe passato la serata nel paese vicino, doveva vedersi con una persona. Mi tranquillizzai perché non avevo ancora digerito la mia reazione del mattino.
Purtroppo però, quando fui nel letto insieme a Giulia mi tornarono dei brutti pensieri. Dovetti accampare come scusa l’aver mangiato troppo, il sentirmi appesantito, per giustificare una mia defaillance che invece si spiegava con dei turbamenti che avevo nella testa.
Dormii poco e male. E qualcosa mi svegliò. Mi resi conto che a turbare il mio sonno era stato un rumore. Il rumore di una moto.
Scesi in salotto mentre David rientrava in casa.
“Ciao, come è andata la serata?” gli chiesi, imbarazzato perché non potevo spiegare perché fossi sceso ad accoglierlo.
“Benissimo. E’ venuta a trovarmi una tipa. Peccato sia dovuta rientrare presto. Al marito aveva detto di essere uscita con le amiche, non poteva fare l’alba. Ha voluto farlo in sella alla moto.”
“…” non sapevo cosa dire, mi limitai a guardarlo.
“Tu che fai? Perché sei sceso?”
“Ehmm… ero venuto a bere un bicchiere d’acqua.”
“Volevi proseguire da dove eravamo stamattina?” mi disse ignorando la mia scusa.
“No, no… no.”
“Un’altra volta, magari, eh? Questa sera ha fatto già gli straordinari!” disse afferrandosi il pacco con una mano e ridendo.
X
Ormai era cresciuta dentro di me una voglia insolita, un desiderio di proibito, di andare oltre quelli che erano sempre stati i miei limiti. Provavo una attrazione irresistibile per una persona del mio stesso sesso. Non mi sentivo gay, non ero gay. Ma la sentivo come una occasione da non perdere. L’opportunità di provare, una volta nella vita, una cosa diversa.
Mi preparai un piano in testa. Al mattino chiesi a David: “Tu ce l’hai un secondo casco per la moto?” senza motivo e senza dare spiegazioni. Rispose in modo affermativo e non chiese perché lo chiedevo. Probabilmente aveva già capito.
A pranzo mi inventai una balla. Dissi che mi avevano chiamato dallo studio, c’erano alcune carte da firmare, ero costretto a rientrare a Roma, ma sarei tornato entro sera. Appena ebbi finito di parlare fissai per qualche istante David negli occhi.
“Se vuoi ti accompagno io. In moto facciamo prima.” Mi sentii quasi venir meno. Lo stomaco si chiuse e non riuscii a mangiare altro.
XI
Appena fummo nascosti dalla visuale della casa si fermò. Io ero abbracciato a lui e la mia erezione premeva contro il suo fondoschiena.
“Dove vuoi andare?” mi chiese.
“Non so. Potremmo andare fino a Roma, ma… non è che conosci un qualche posticino in zona?”
“C’è un motel. Ci sono stato una volta con una tipa.”
“Motel? Preferirei di no.”
“Allora vuoi che ci infiliamo in qualche stradina di campagna? Vuoi farlo anche tu sulla moto?”
“No, troppo rischioso.”
“Ho capito. Lasciami fare una telefonata.”
Lo ascoltai mentre parlava al telefono con, presumibilmente, una delle sue amanti. Fu una telefonata piuttosto spinta. Lui si soffermò a descriverle cose le avrebbe voluto fare. Poi passò alla richiesta vera e propria:
“Senti ti ho chiamato perché vorrei che mi dessi un po’ di ospitalità nel pomeriggio… Sì, sono con un tipo che vuole scopare ma non si fida, sai è uno di quegli etero un po’ curiosi… Sì, vuole togliersi uno sfizio ma ha paura… Se fossi così gentile… Mi saprò sdebitare,dai, ti prego… Sì, sì, è carino, giovane, bel fisico… Come? Aspetta che glielo chiedo, un attimo.”
“Senti, ho questa amica, è ricca, ha una villa in zona. Me la scopo ogni tanto. E’ affidabile. Ci ospiterebbe ma ad una condizione…”
“Quale?”
“Vorrebbe… guardare.”
XII
“Veramente era la prima volta con un uomo?” mi chiese Laura, colei che ci aveva accolto nella sua villa al mare, una bella donna sui quaranta, dai folti capelli rossastri.
Io giacevo nel letto, a pancia in giù e stavo riprendendomi dalle fatiche fisiche ma soprattutto dallo shock mentale. David mi aveva preso, mi aveva dominato e mi aveva fatto sentire un oggetto nelle sue mani. Era stata una rivoluzione totale di prospettiva e, devo dire, non mi era affatto dispiaciuta. Ciò che temevo di più, cioè il dolore fisico, si era rivelato in realtà l’ultimo dei problemi. Subire un rapporto dalla parte di colui che veniva penetrato era stato molto piacevole. E questo aumentava la confusione che avevo in testa.
“Sai, non sembrava. Eravate così affiatati. Mi è piaciuto guardarvi. David lo conosco, è sempre il solito, ma anche tu mi sei piaciuto molto. Perché non ti fermi qui stasera? Mi piacerebbe scoprire anche il tuo essere maschio, il tuo ruolo attivo.”
Sussultai a questa proposta. Come potevo rifiutare? Come potevo giustificare che non rientravo?
“Dille che hai da fare qualcosa domattina.” Era David, appoggiato allo stipite della porta, nudo, che aveva intuito che i miei dubbi erano su come fare, non se farlo o no.
XIII
“Merda, mi ha chiesto di portarle una cosa da casa. Sono costretto ad andare comunque a Roma.” dissi appena chiusi la conversazione con Giulia al telefono. “E poi sono stato un coglione. Le ho detto che tu, David, invece rientravi da loro stasera, come avevamo concordato. Ma non avevo pensato con cosa poi io sarei tornato lì. Non posso che andare a prendere la mia auto. Cazzo! Cazzo! Quando ragiono con il cazzo faccio solo cazzate!”
“Tranquillo, ti porto io a Roma.” intervenne Laura. “Andiamo a casa mia là, tanto mio marito è via per lavoro. Ho una bella casa ai Parioli. Ti piacerà. Lo faremo sulla terrazza. David c’è stato, la conosce.” mi venne ad abbracciare e mi baciò sul collo. “Ma tu, David, perché non vieni con noi? Contavo anche su di te.”
“No, dai, divertitevi voi due. Io rientro, per non destare sospetti.” Lo disse sorridendo in maniera ambigua, ma lo avrei notato solo con il senno di poi.
XIV
“Guida tu!” mi disse Laura passandomi le chiavi di una spider gialla fiammante. “Così io intanto ti faccio qualche giochetto per riscaldarci.” mi si avvinghiò dicendomi questo e mi baciò in bocca. Si era cambiata ed era vestita in maniera estremamente sexy, con una gonnellina aderente e delle scarpe aperte col tacco a spillo.
“Vacci piano,” le dissi “non voglio fare un incidente, sarebbe difficile da spiegare.”
Le cose per cui ricordare quella giornata cominciavano a diventare troppe, tutte in una volta.
XV
“Che figlio di puttana!” esclamai appena vidi la foto che mi era arrivata sul cellulare. Ero nudo sul terrazzo di Laura, appoggiato alla ringhiera, che mi godevo il fresco della notte. Laura era ancora dentro la grande vasca idromassaggio che aveva fatto montare proprio su quel terrazzo, una vasca con l’evidente scopo di essere utilizzata solo per occasioni come quella. A quanto mi aveva confidato David non erano poche le donne sposate a mariti in carriera che passavano la vita a divertirsi con giovanotti come lui, in un crescendo di trasgressioni e perversioni.
Ecco perché David era voluto tornare nella casa al mare. Riguardai la foto. Si vedeva Giulia, di schiena, nuda, in posizione pecorina sul letto. Chi l’aveva scattata, di nascosto probabilmente, era stato lui, mentre se la scopava. E, anche se mi sembrava impossibile, sembrava che, se la prospettiva non ingannava, non la stesse scopando in modo, diciamo così, tradizionale. La riguardai per bene e provai ad ingrandire. Apparentemente il grosso cazzo di David era piantato proprio fra i glutei di Giulia, in quel pertugio che lei si era sempre rifiutata di concedermi.
Alla foto seguiva un messaggio: “Spero che mi perdonerai, ma credo che tu non voglia che lei sappia cosa stavi facendo tu mentre lei ti metteva le corna, sbaglio? E poi, a mia discolpa, devo dire che non è sembrata dispiaciuta del fatto che sono tornato senza di te…”
Tornai incazzato da Laura e mi sfogai su di lei, prendendola da dietro, senza troppi complimenti.
XVI
Quando rientrai alla casa al mare David se ne era andato. Non so se per evitarmi o per cos’altro, ma concludemmo la vacanza senza rivederlo. Giulia non sapeva nulla di quello che avevo fatto io e non sapeva che io sapevo cosa aveva fatto lei. Se non avessi saputo non avrei collegato le cose, ma in quei giorni lei, sentendosi evidentemente in colpa, fu molto gentile e disponibile con me.
L’ultima sera della vacanza mi concedette di scoparle il culo. Fu tremendamente eccitante vederle fare la parte di quella titubante e spaventata e sapere che aveva preso pochi giorni prima il cazzo di David, probabilmente senza tante manfrine. Era evidente che aveva scoperto che le piaceva e che da quel momento in avanti me lo avrebbe concesso senza tante storie. La recita serviva per giustificare la novità. Nonostante tutto io ero felicissimo e stetti al gioco. Tutto sommato ci avevo guadagnato.