Corteggiata e invitata, nascosta e scoperta.
La mia ragazza ballava e io la guardavo. Eravamo in un locale sul mare, con tanta gente, conosciuta e non. Era scatenata e molto sexy nel suo dimenarsi. Era eccitante osservarla, forse non ero l’unico a farlo. Stava ballando da sola, non era con nessuno dei nostri amici e amiche. Era in mezzo ad altri ragazzi, uno in particolare le stava un po’ addosso e si godeva la visione di quel corpo sensuale in movimento.
Quel ragazzo stava prendendo sempre più confidenza con lei. Vedevo che le si avvicinava e lei non si allontanava. Anzi un po’ lo provocava, secondo me. E lui rispondeva volentieri alla provocazione. Nel giro di poco stavano ballando fra loro, come se tutto attorno non esistesse più nessuno. Era bello vedere la reazione che lei provocava negli altri ragazzi.
Ormai i loro corpi erano sempre più vicini fra loro, lei si strusciava e lui la cercava. Si avvicinavano a tal punto di scambiarsi anche delle frasi, l’uno nell’orecchio dell’altra, per farsi sentire nel frastuono della musica dance. Lui ci stava provando, palesemente, e lei non lo respingeva, anzi. Mi accorsi di avere il cazzo duro nell’osservare quel flirt così fisico e sfacciato.
“Ti sei divertita?” le chiesi quando salimmo in auto per tornare a casa.
“Sì.” sospirò. “Avrei potuto ballare tutta la notte.”
“Chi era quello con cui ballavi?” le chiesi dopo diversi minuti di silenzio.
“Quale?” chiese lei fingendo di non aver capito.
“Quello col quale sei stata quasi tutto il tempo.” risposi un po’ seccato.
“Sei geloso?” chiese lei.
“No. Lo sai che non lo sono. Voglio solo sapere chi era, cosa vi dicevate.”
“Era uno.” rispose lei evasiva.
“Uno?”
“Sì, uno che ci stava provando.”
“E chissà perché ci stava provando.”
“Cosa vuoi dire?”
“Che tu gli davi corda. Il tuo corpo urlava ‘provateci con me‘.”
“E allora? Sei tu che mi hai detto che andavo bene vestita così provocante.”
“Sì, voglio sapere. Ti piaceva quel tipo? Ti piaceva che ci stesse provando?”
Passarono alcuni minuti di silenzio.
“Allora?” la incalzai.
“Vuoi saperlo?”
“Sì.”
“Peggio per te. Sì, mi piaceva. Era un gran figo e mi eccitava che ci provasse con me.”
“Eri eccitata mentre ballavi?”
“Sì, cazzo! Avevo i capezzoli come chiodi e sentivo che stavo bagnando il perizoma.”
“Fa sentire!” dissi mentre allungavo la mano che stavo tenendo sul cambio, tra le sue gambe.
Lei mugolò di piacere sentendo la mia mano fra le sue cosce.
“Sei ancora umida.” commentai.
“Sì, cazzo.”
“Cosa ti eccita così tanto?”
“Che ho sentito tutta la sera la sua voglia di scoparmi. Lo sai quanto mi eccita sentirmi desiderata.”
“Ci saresti stata?”
“In che senso?”
“Se non ci fossi stato io. Se fossi stata sola. Cosa ti diceva? Cosa ti ha proposto?”
“Mi ha chiesto di andare nel suo hotel per la notte.”
“Volevi andarci? Volevi scopare con lui?”
“Sì.”
“E perché non sei andata?”
“Che cazzo di domanda è? Perché ero lì con te.”
“Fossi stata sola ci saresti andata?”
“Non lo so, forse.”
Dopo quella risposta restammo un po’ in silenzio, poi io accostai l’auto a bordo strada.
“Che fai?” mi chiese lei.
“Sono troppo eccitato. Devo sfogarmi. Fammi una pompa.” esclamai mentre mi slacciavo i pantaloni e tiravo fuori il cazzo.
“Dai, arriviamo a casa, scopiamo lì con calma.”
“No, no, ho troppa voglia.” le sventolai il cazzo davanti e lei mi accontentò. Si piegò in avanti e prese il cazzo in bocca. Durai pochissimo, era tutta la sera che aspettavo quel momento.
Sborrai in bocca alla mia ragazza. Lei poi aprì un attimo la portiera e sputò fuori gran parte di quello che le avevo riversato in bocca.
“Potevi ingoiare.” commentai un po’ contrariato mentre ripartivo con l’auto.
“Non mi andava.” disse lei.
“Anche con quell’altro avresti sputato o gli avresti fatto vedere quanto puoi essere troia?”
“Ma che cazzo di domanda è? Piantala di direi queste cose che poi arriva il momento in cui lo faccio veramente.”
“Ma a me eccita. Sul serio.”
“Ah sì? Guarda che lui mi ha invitato ad andare a trovarlo domani. Mi ha detto in che hotel sta.”
“Vallo a trovare, allora, se te lo vuoi scopare.”
“Stronzo.”
“Troia.”
Arrivammo a casa tenendoci a vicenda il muso. Quelle fantasie erano fonte un po’ di scontro tra noi. Per certi versi piacevano ad entrambi, per altre generavano risentimenti. Anche per quanto mi riguardava erano fantasie che mi piacevano e mi facevano venire durissimo il cazzo ma allo stesso tempo ero nervoso all’ipotesi che lei le mettesse in pratica. Anche mentre l’avevo guardata ballare con quello, durante quella sera, avevo sentito sentimenti contrastanti: gelosia ed eccitazione.
Alla fine eravamo andati a letto tardissimo la sera prima e io mi svegliai che era praticamente ora di pranzo. La mia ragazza non c’era. Girai per la nostra piccola casa ma non la vidi. Trovai però un biglietto.
“Sono andata al mare ♥︎”
Subito non diedi molta importanza a quella notizia, poi però pian piano mi venne un dubbio. E allora le mandai un messaggio.
“Dove sei? Che fai?”
La risposta mi arrivò dopo diversi minuti ed era una foto. Si vedeva la mia ragazza seduta ad un tavolo di uno stabilimento balneare. Davanti a lei c’era un piatto. Lei sorrideva verso l’obiettivo fotografico. Indossava una canottiera leggera che rendeva evidente che sotto non avesse la parte sopra del costume. I suoi capezzoli quasi bucavano la stoffa leggera.
“Sto mangiando.” rispose laconica.
“Con chi sei?” le domandai nervoso.
“Con il tipo di ieri sera.” mi rispose ed io sentii un vuoto allo stomaco. “Ti dispiace?” aggiunse poco dopo.
Non risposi subito. Non sapevo che risponderle. Mi dispiaceva ma avevo anche il cazzo duro che quasi sborrava senza che neanche lo sfiorassi.
“No. Quando torni?” le risposi.
“Nel pomeriggio.” disse in modo vago.
Dalla foto avevo riconosciuto lo stabilimento balneare. Decisi di uscire e andare là, senza una idea precisa di quello che avrei fatto una volta giunto. Presi la moto e guidai a tutta velocità.
Parcheggiai la moto, mi tolsi il casco e proprio in quel momento vidi che dallo stabilimento balneare stava uscendo la mia ragazza e arrivava sul lungomare. Non era sola. Con lei c’era il tipo della sera prima, lo riconoscevo. Ma non erano da soli. All’inizio non feci caso alla terza persona, pensai che fosse solo un caso che fosse al loro fianco. Ma poi vidi che parlavano tra loro e quindi capii che erano insieme. Era un altro ragazzo. Più o meno della stessa età.
Li seguii, a distanza, con un groppo in gola. Già era sconvolgente pensare che lei era uscita per vedersi con un ragazzo che ci aveva provato con lei. Ed era proprio impensabile l’idea che fosse in compagnia di due ragazzi, che potesse andare con entrambi… non riuscivo quasi a concepire il concetto. Oltretutto non mi aveva accennato al terzo nei messaggi. Poteva voler dire due cose: o che non era significativa la sua presenza, cioè era lì per caso ma li avrebbe lasciati soli, oppure che lei aveva in mente una cosa di cui si vergognava e mi voleva tenere nascosta.
Arrivarono davanti ad un hotel ed entrarono. Tutti e tre.
Io mi sentii male e avevo contemporaneamente bisogno di sborrare. Cercai un posto in cui appartarmi. Mi nascosi in un vicoletto e mi tirai una sega lì, in pieno giorno.
Forse “tirarmi una sega” è un eufemismo per descrivere quello che feci. In realtà tirai fuori il cazzo e appena lo presi in mano cominciai a schizzare contro ad un cespuglio.
Poi rimasi lì come un idiota. Cosa facevo? Non potevo fare niente. Dovevo solo aspettare che lei tornasse a casa. Oppure potevo chiamarla e cercare di fermarla. Ma me ne sarei pentito e non lo feci.
A sera era rientrata a casa. Non aveva detto niente. L’avevo baciata e con dolcezza ci eravamo spogliati e avevamo cominciato a fare l’amore.
“Allora cosa hai fatto oggi pomeriggio?” le chiesi mentre lei lentamente dondolava sul mio cazzo mentre io ero steso sulla schiena.
“Lo vuoi sapere veramente?”
“Sì.”
“Anche se… anche se ho fatto delle cose?”
“Sì.”
Mi raccontò. Si era svegliata, io dormivo e allora aveva deciso di andare al mare. Era andata dove sapeva che l’avrebbe trovato. E lui c’era ed era ripreso il flirt interrotto la sera prima. Le aveva offerto da mangiare e poi l’aveva invitata nella sua camera. Era salita. Gli aveva succhiato il cazzo. Poi lui l’aveva leccata e poi avevano scopato. Bene, era stato bravo, l’aveva fatta godere.
Le sue parole mi facevano soffrire. Però mi fecero anche sborrare dentro di lei.
Col cazzo ammosciato il mio cervello riusciva di nuovo a ragionare e mi resi conto che nel suo racconto mancava qualcosa. Mancava l’altro ragazzo. Non mi aveva voluto dire tutto, allora. Mi faceva male questa cosa. Ma mi faceva male pure il cazzo che aveva riacquistato turgidità in un attimo.
“Sai cosa avrei voluto?” le dissi. “Avrei voluto esserci anche io.”
“Cioè?” chiese lei curiosa.
“Essere lì con voi. Essere in tre. Farlo in tre.”
Osservai la sua reazione a quella mia fantasia. Sorrise sorniona.
“Sai cosa avrei fatto se ci fossi stato anche tu?” mi chiese poco dopo ed io ascoltai con molto interesse. Era forse caduta nella mia piccola trappola che voleva indurla a confessare tutto quello che aveva fatto, senza che sembrasse una vera confessione.
“Avrei iniziato succhiandovi il cazzo a entrambi. Così, con i due cazzi sul viso, uno e l’altro, alternandomi.” raccontò mimando il gesto ed io la immaginai esattamente come diceva, con quei due.
“Poi…” alzò gli occhi al cielo come per immaginare o meglio per ricordare. “Poi mi sarei alzata in piedi e vi avrei fatto inginocchiare a voi. Per farmi leccare. Da uno la fica. Dall’altro il culo. Uno davanti e uno dietro.”
“Davanti lui o davanti io?” le chiesi.
“Davanti… tu. Lui dietro. Con la sua lingua nel culo.” disse lei ed io pensai che mi stava facendo interpretare il ruolo del terzo.
“E poi?”
“Poi… tu ti alzi e mi prendi. Mi sollevi. E mi cali sul tuo cazzo. Mi scopi così, tenendomi sospesa.”
“E lui?”
“E lui continua un po’ a leccarmi il culo. Poi si alza anche lui e…”
Distolse lo sguardo. Sembrava imbarazzata. Sembrava vergognarsi. Non riusciva a dirlo. Prese il mio cazzo in mano e se lo puntò fra le chiappe, lasciandosi calare sopra.
“Cosa ti sta facendo lui? Dimmelo.” la esortai.
“Mi sta scopando.”
“No, io ti sto scopando, hai detto. No? Io ti sto tenendo per le gambe e ti faccio andare su e giù sul mio cazzo, no? E lui invece cosa sta facendo.”
“Lui mi sta… mi sta inculando.”
“Mentre io ti scopo? Cioè vuoi dirmi che hai due cazzi nei tuoi due buchi? Insieme?”
Lei cominciò a godere. Aveva il mio cazzo nel culo, mentre nella fantasia (o meglio nel ricordo) aveva due cazzi dentro di sé. E non so direi se l’orgasmo fu dato più da quello che le stavo facendo nella realtà o da quello che stava rivivendo nella sua testa. Il piacere del pomeriggio che ancora non l’aveva lasciata e probabilmente mai l’avrebbe lasciata del tutto, per lo meno fino ad una esperienza analoga successiva.
So invece cosa fu a far godere me: la consapevolezza di avere una ragazza perversa che non aveva resistito alla lussuria e aveva compiuto atti che neanche riusciva a raccontarmi fino in fondo.
Splendido, sarà stat in topless con l’altro?
L’abbigliamento durante il pranzo fa pensare di sì