Una sconosciuta con voglia di sconosciuti
L’avevo già notata prima. Non si poteva non notare. Una bella ragazza con meno di 30 anni con un bel fisico messo molto ben in mostra dal vestito. Infatti indossava un vestitino aderente e succinto che terminava in basso con una minigonna con spacco e in alto con sottili spalline a tenere tesa la stoffa sul seno. Ai piedi aveva un paio di sandali che lasciavano molto scoperto il piede e le cui stringhe si attorcigliavano attorno ai polpacci.
La fortuna volle che finì seduta vicino a me per la cena. Dall’altra parte invece aveva l’uomo che la accompagnava, più vecchio e i cui meriti sembravano risiedere più nel portafoglio che nell’aspetto fisico.
Ci scambiai qualche parola ma per il resto mi limitai ad ammirarla. La cena poi era quella di una festa e non si stava sempre seduti a tavola, ma spesso ci si alzava per chiacchierare con altri.
Fu in un momento in cui eravamo rimasti pochi al nostro tavolo, tra cui io e lei, che lei, senza preavviso, si inclinò verso di me per sussurrarmi una cosa. Il suo compagno non sapevo dove fosse.
“Non ho niente sotto al vestito.”
Io la guardai, interdetto e sorpreso. Lei sorrideva divertita e compiaciuta dalla reazione che aveva provocato in me.
“Perché me lo dici?” chiesi non sapendo come gestire quella informazione.
“Perché ho visto come studiavi il mio spacco. Ho visto come mi guardavi.”
Abbassai lo sguardo verso il punto dove in effetti era caduto molte volte in quella serata: la coscia nuda e il triangolo di tessuto mancante che si apriva fino a dove la gamba raggiungeva la pancia della ragazza.
“Be’, non si vede ma sei bellissima da guardare anche non sapendo questo dettaglio.”
“Non ci credi?” mi domandò lei quasi che il mio commento l’avesse punta nell’orgoglio.
“No, no, ci credo… dico solo che sei talmente sexy che non cambia molto che tu le abbia o no.”
“Ma non vorresti controllare?”
“Be’… non mi dispiacerebbe.” mi guardai attorno. “Ma il tuo uomo che direbbe?”
“Non importa. Non deve saperlo. È emozionante così.”
Dopo aver detto quello allargò le gambe e la sua micro gonna salì ulteriormente. Le sue gambe erano in ombra, sotto al tavolo, per cui dovetti aguzzare la vista, peraltro dovendolo fare senza essere troppo esplicito. Notai un’ombra, un qualcosa di più scuro rispetto alla pelle già di suo abbronzata. Un ciuffetto di peli.
“Vedi? Allora sei stupito?” mi chiese lei.
“Vedo. Avrei giurato che fossi una totalmente depilata.” commentai sincero.
“Preferisco così. Mi sento più nuda col pelo che senza.”
“Strane cose da dire a uno sconosciuto.”
“Strane ma eccitanti.”
“Così bella e così…”
“Dillo pure.” mi disse vedendo che esitavo.
“E così perversa.”
“Pensavo usassi una parola più volgare.”
“Non mi permetterei.”
“Invece puoi osare, se vuoi.”
“Osare cosa?”
“Quello che vuoi.” disse allargando ulteriormente le gambe, come fosse un invito.
Le appoggiai una mano sulla coscia, vicino al ginocchio.
“Bravo.” commentò lei guardandosi in giro, come se non stesse parlando con me.
La mia mano risalì lentamente la coscia fino a scostare lo spacco della gonna e infilarsi in mezzo alle gambe. Accarezzai la peluria morbida e poi mi insinuai tra le labbra morbide e umide. Si aprirono con facilità alle mie dita. Era bagnatissima. Giocai col clitoride e le infilai due dita nella fica. Lei faceva finta di niente ma intanto godeva silenziosa.
“Aspetta.” disse per sistemarsi meglio. Si sollevò e spostò la parte posteriore della gonna in modo che non ci fosse più seduta sopra. “Se no la macchio.” spiegò.
E in effetti le mie dita continuarono ad esplorarla causando una fuoriuscita abbondante di succhi che andarono a bagnare e macchiare la poltroncina invece che il suo vestito.
“Sei un porco.” mi disse ad un certo punto.
Non so dire se le provocai un orgasmo, forse no, ma di sicuro la tenni sul limite per qualche minuto. Mi interruppi improvvisamente quando alcuni dei commensali tornarono al nostro tavolo perché era in arrivo una nuova portata. Tra di loro c’era anche il suo uomo. Lei non si riassettò per cui era ancora seduta con le sue nudità appoggiate alla poltroncina.
Si mise a parlare col suo accompagnatore, girandosi lievemente in modo da darmi le spalle. Io, in modo discreto, mi leccai le dita per pulirle dai suoi umori. Avevano un buon profumo. Lei colse quel mio gesto, con la coda dell’occhio, ed io colsi un mezzo sorriso di compiacimento.
Dopo alcuni minuti duranti i quali il mio sguardo era continuamente rapito dalle curve del suo corpo, decisi di osare. Allungai una mano andando a sfiorarle la schiena e poi più in basso fino a dove la chiappa era appoggiata alla seduta. Lei sobbalzò un attimo per la sorpresa ma poi si assestò e non diede segni di non voler sentire il mio tocco. E allora pian piano osai sempre di più, cominciando a palparle il culo. Lei inarcò la schiena in un evidente gesto per darmi miglior accesso a quelle zone. Tanto accesso che la mia mano si insinuò inesorabilmente tra il cuscino e il culo. Lei ondeggiava lentamente il corpo, mostrando di gradire.
Col polpastrello del dito medio raggiunsi le piegoline dell’ano, iniziando ad accarezzarlo. Sentii che si chiudeva, sopreso dal contatto e poi si rilassava, evidentemente gradendolo. Mi sembrò quasi che fu lei, con impercettibili movimenti, a cercare una maggiore intimità. O forse fui io, eccitato, che spinsi il dito dentro. Nel giro di poco il mio dito medio si infilò nel culo di quella ragazza praticamente sconosciuta che faceva finta di niente con il suo uomo a fianco.
“Sei un maiale.” mi disse solo col movimento delle labbra girandosi un attimo in un momento in cui poteva farlo.
Però le piaceva, era evidente. Sentii le contrazioni del muscolo anale, segno inequivocabile di un orgasmo silenzioso in atto.
“Fra qualche minuto raggiungimi in bagno.”
Riuscì a dirmelo nell’orecchio senza farsi notare, mentre si alzava. Io guardai il suo uomo, sorrisi e lui ricambiò. Scambiammo due parole di commento sulla serata. Io mi sforzai di non guardare il culo della sua ragazza mentre si allontanava. Come me, credo, ben pochi uomini presenti. Giusto quelli controllati a vista dalle loro donne.
Andai nei bagni, in cerca di lei. Non era in vista, non sembrava aspettarmi. Poi sentii dei rumori. Una donna che godeva. Aprii la porta da dove sembravano provenire i suoni. In effetti lei era lì dentro e in effetti stava godendo, ma non masturbandosi da sola come avevo inizialmente pensato. Non era sola. C’era un ragazzo e la stava scopando. Lei mi guardò con aria assente, quasi come non mi vedesse o non mi riconoscesse.
“Ehi, amico, sono arrivato prima io. Vattene.” disse lui.
“Ma… ma lei… era con me.” provai a reclamare i miei diritti.
“Sì, vi ho visto, ma non sei il suo uomo e a lei non interessa, cercava solo un cazzo e sono arrivato prima io.”
“È così?” provai a chiedere, sconfortato, a lei.
Non mi rispose e lui allora mi spinse via e mi intimò di chiudere la porta. Rimasi lì fuori ad ascoltarli. Era eccitante anche se mi sentivo in qualche modo tradito. Ma effettivamente, visto come si era comportata con me che non ero nessuno, probabilmente non le faceva troppa differenza di chi fosse il cazzo che la scopava. Era forse soltanto dominata da una incontenibile voglia di trasgredire.
Mi sentii un po’ patetico ad aspettare fuori dal bagno che lui finisse di scoparla, ma volevo in qualche modo una spiegazione. Oppure speravo che dopo di lui ci fosse tempo anche per me.
Quando lui uscì dal bagno quasi non mi degnò di uno sguardo. Mi feci avanti e aprii la porta, trovandola sfatta, appagata e seduta sul water.
“Che vuoi?” mi chiese freddamente.
“Io… chi era quello?”
“Non lo so. Ma non so neanche chi sei tu.”
“Ero venuto qui sperando di farti quello che ti ha fatto lui. Speravo di scoparti.”
“Troppo tardi.”
“Quindi è vero? Volevi solo un cazzo, non ti importava di chi?”
“Sì, a volte mi prende così. Quando sono troppo eccitata per tutta la sera.”
“Quindi niente?”
Non mi rispose e feci per andarmene, deluso anche se ancora eccitato da tutta la folle situazione.
“Aspetta.” mi fermò lei. “Se mi prometti di venire in fretta ti posso fare un pompino.”
Avrei potuto rifiutarmi e non apparire così succube di quella donna appena conosciuta. Ma non lo feci e mi precipitai dentro al bagno slacciandomi i pantaloni.
La sua maestria, la sua golosità, le sue dita attorno alle palle e tutta l’eccitazione accumulata mi fecero mantenere la promessa. Nel giro di un minuto, a dire tanto, mi svuotai dentro alla sua bocca. Poi lei se ne andò in fretta e furia. Io la seguii dopo essermi ricomposto.
Uscendo la vidi a distanza. Era tornata al nostro tavolo, dal suo uomo. La vidi chinarsi verso di lui e baciarlo in bocca. Con quella bocca che aveva appena accolto tutta la mia sborra.
Decisi di non tornare al tavolo, la cena era ormai conclusa. Non avrei saputo come gestire eventuali altre sue voglie.