Muri sottili e immaginazione erotica.
Io e Francesca ci eravamo trasferiti da circa un anno al nord, dove io avevo trovato il mio primo lavoro da medico presso un ospedale. Lei invece in quel periodo non lavorava per cui lo spostamento era stato inevitabile. Abitavamo in un appartamento di un palazzo.
Era mattina, io tornavo a casa dopo aver fatto la notte in ospedale. Incontrai Vittorio, un nostro vicino. Lui aveva circa una decina di anni più di noi, era intorno ai quaranta, e abitava nel nostro stesso pianerottolo, avevamo gli appartamenti confinanti. La moglie era infermiera e lavorava nel mio stesso ospedale. Lui invece non so bene che lavoro facesse. Lo vedevo quasi sempre a casa, o meglio nel suo garage, dove aveva allestito una piccola palestra con la quale si manteneva molto in forma fisicamente.
Infatti fu proprio fuori dal suo garage che lo incrociai. Era in canottiera, accaldato per gli esercizi appena fatti. Mi fermai a scambiare due chiacchiere. Parlammo del più e del meno, era uno molto cordiale, forse persino troppo, pensai, quando mi fece una battuta:
“Complimenti per ieri sera, vi ho sentiti.”
Io feci una faccia interdetta, non capendo a cosa si riferisse.
“Sì, beh, la vostra camera da letto confina col nostro salotto. Ero a casa da solo. Nel silenzio, non ho potuto fare a meno di sentirvi.”
“Di sentirci?”
“Sì, o meglio di sentire Francesca più che altro. Mi sembrava molto soddisfatta da quello che le facevi. Bravo.”
“Eh, ah. Sì. Grazie.” balbettai come risposta, incredulo che si stesse prendendo quelle libertà nei miei confronti.
“Eh, sì, urlava parecchio. Più del solito.”
“Il solito?”
“Sì, non è la prima volta che vi sento. Ieri sera però dovevi essere particolarmente bravo con lei, a giudicare dalle sue reazioni.”
“Ah.”
“Oh, non c’è niente di male. Anzi per me è stato piacevole. Siete una giovane coppia, è normale che tra voi ci sia passione. Non te ne devi vergognare.”
“No, no…” risposi un po’ frastornato da quella conversazione.
Ci salutammo e lui mi fece un cenno di intesa, compiaciuto dalla piega che aveva preso il nostro dialogo. Io salii in casa, con aria imbambolata. Francesca era fuori. Andai nella nostra camera da letto e mi sedetti in fondo al letto. Ero sconvolto.
Io avevo fatto la notte. Io non ero in casa ieri sera. Non ero io ad aver fatto godere così rumorosamente Francesca. Mi tradiva, e lo faceva nel nostro letto, facendosi sentire dai vicini. Ero un cornuto.
Per fortuna Vittorio non aveva collegato il fatto che stessi rientrando in casa col fatto che avessi fatto la notte e quindi non sospettava che ad allietarli sonoramente la serata era stato un altro. Però ora non sapevo che fare. Cosa dire a Francesca? Come affrontare la cosa? Dovevo farle una scenata? Cosa sarebbe successo?
E poi, come poteva tradirmi? Non mi aveva dato nessun segnale. Mi sembrava mi amasse sempre come un tempo. Forse a causa del lavoro impegnativo la trascuravo un po’, la lasciavo sola troppe volte. Evidentemente non la soddisfavo da quel punto di vista, però non mi aveva mai fatto capire che avesse maggiori esigenze sessuali. Anzi sembrava non troppo interessata alla cosa.
Quell’ultimo pensiero me ne fece sorgere altri. In effetti lei non era mai stata troppo rumorosa durante i nostri amplessi, non la avevo mai fatta godere così tanto da farla urlare. Si tratteneva. E invece, a quanto pareva, con questo amante sconosciuto non aveva quel pudore oppure lui la faceva godere decisamente più di quanto la facessi godere io. Era un pensiero tremendo, che mi fece stare male ma che, nell’aggrovigliarmi lo stomaco, mi causò altre strane reazioni. Mi si era indurito al cazzo. Il pensiero di Francesca che godeva più che mai, che urlava i suoi orgasmi per tutto il palazzo, mi faceva eccitare. Non capivo perché.
Non le dissi niente quando tornò a casa. Lei sembrava del tutto normale. Mi risultava incredibile, guardandola, che avesse una storia con un amante. Iniziai a pensare che il vicino si fosse sbagliato. O che si fosse inventato tutto. Ma perché mai avrebbe dovuto farlo.
Quella sera mi feci avanti con lei. Subito non sembrò dell’idea di fare l’amore ma poi cedette ed io provai a dedicarmi il più possibile a lei, per farla godere più che potevo, oppure provai a scoparla con maggiore foga del solito, per vedere se riuscivo a farla godere ad un volume maggiore. Ma mi sembrò sempre uguale. Non potevo credere che lei potesse essere quella descritta uditivamente da Vittorio.
Lo incontrai qualche giorno il nostro vicino, sempre intento ad allenarsi, e a quel punto, dopo qualche scambio su argomenti vari, provai per curiosità a fargli una domanda.
“Ci hai sentito di nuovo l’altra sera?”
“No, non vi ho più sentito.” disse dopo averci pensato un po’. “Avrei dovuto?”
“Hahaha.” risi nervosamente “No, era così per dire, per scherzare.”
Lo congedai e nella mia testa si affollarono i pensieri. Non capivo come uscire da quella situazione. Non sapevo se affrontare Francesca, che immagino avrebbe negato e che non sapevo come avrebbe reagito. Io non volevo che mi tradisse ma allo stesso tempo non volevo rovinare la nostra relazione per quella che forse era solo un capriccio temporaneo. Però non potevo neanche fargliela passare come niente fosse e soprattutto volevo sapere, volevo avere la certezza, volevo capire che relazione fosse, con chi si vedeva. Ci stavo male e dovevo in qualche modo interrompere la cosa. Non ragionando in modo lucido pensai che l’unico modo che avevo era di farmi aiutare da Vittorio.
Incontrandolo dopo qualche giorno imbastii una storia probabilmente poco credibile ma nel mio stato mentale era il meglio che riuscissi a pensare.
“La prossima volta che ci senti… mi avvisi con un messaggio?” gli chiesi dopo un preambolo confuso.
“Perché?” mi chiese giustamente lui.
“Mah, così… è una cosa mia… un brivido in più nel sapere che qualcuno ci sta sentendo… una fantasia erotica… magari lo dico anche a Francesca e vedo come reagisce…”
“Le dici che io vi sto sentendo?”
“No, non proprio… magari le chiedo se le piace l’idea di essere sentita… cose così…”
“Ok… ma scusa, tu mentre fai sesso con tua moglie controlli il cellulare?”
“No…” balbettai incerto. “Ma mi basta sentire la notifica e capisco…” cercai di rimediare.
Il passo successivo fu organizzare una finta notte aggiuntiva in ospedale, mentendo con Francesca sui miei turni. In realtà mi misi poi in macchina e girato l’angolo mi fermai, in attesa di ricevere un messaggio da Vittorio, nel caso quella sera lei si fosse organizzata di nuovo con il suo amante.
“Bravo, dacci dentro, vi sto sentendo.” poco dopo mezzanotte arrivò questo messaggio.
Mi crollò il mondo addosso. Una parte di me era ancora convinta che non fosse vero nulla, che non sarebbe successo niente. E invece lei ne aveva approfittato subito, appena l’avevo lasciata di nuovo libera.
“Cazzo!” urlai nell’auto prendendo a pugni il volante. Ero distrutto e allo stesso tempo stavo pensando a Francesca che in quel momento si stava facendo scopare e godeva rumorosamente. Il mio cazzo non ne voleva sapere di partecipare allo sconforto del resto del mio corpo.
Tornai a casa. Rientrai facendo meno rumore possibile, ma appena aperta la porta sentii i gemiti provenire dalla nostra camera. Era tutto vero e la stavo per cogliere sul fatto. Ci pensai su, se scappare e continuare a fare finta di niente o affrontare la cosa. Devo ammettere che l’aspetto che forse più mi spinse ad avvicinarmi alla nostra camera per coglierli sul fatto fu la curiosità e la voglia di vedere Francesca che godeva in quel modo. Fu quasi il mio cazzo a tirarmi in avanti e a farmi vincere la codardia di fare finta di nulla.
“Eccolo. Che ti dicevo?”
Fu l’uomo a pronunciare quelle poche parole, girando la testa mentre continuava ad affondare i colpi tenendo Francesca per i fianchi. Lei era a quattro zampe e si girò a guardarmi. Io ero impalato sulla porta, non sapevo cosa fare e non sapevo cosa dire. Mi sembrò che lei, vedendomi, mi sorrise e poi la sua espressione venne distorta in un orgasmo incontrollato.
Ma fu l’uomo a sconvolgermi quasi più di tutto. Non me l’aspettavo. Quell’uomo che si stava scopando mia moglie era Vittorio, col suo corpo virile e muscoloso.
Mi accasciai. Una mano sullo stomaco e una sul cazzo. Non mi controllai e iniziai a sborrare. La visione di Francesca così disinibita, così sicura di sé da non avere problemi a farsi cogliere sul fatto e a godere davanti ai miei occhi, era stata troppo eccitante. Era come se avesse voluto farsi scoprire, come se sapesse che la mia reazione sarebbe stata quella. Non seppi gestire le emozioni che si affastellavano nella mia testa. Me ne andai.
Loro due non smisero. Andarono avanti ed io continuai ad udirne i rumori. Ed era così bello sentire Francesca godere in quel modo e intuire cosa lui le stesse facendo.
Tornai da lei solo dopo che lui se ne andò, dopo averla scopata ancora a lungo. Lei mi aspettava, nuda e sporca sul letto sfatto.
“Spiegami.” le dissi con tono comprensivo. Ormai avevo accettato ed elaborato la cosa.
“Non c’è una spiegazione.” rispose lei.
“Dimmi perché è successo.”
“Non c’è un perché, è successo e poi è successo di nuovo. E di nuovo.”
“Quante volte?”
“Non le ho contate.”
“Da quanto?”
“Qualche mese.”
“Come è iniziato?”
“Così, per caso. L’ho incontrato di sotto, un giorno. Abbiamo chiacchierato, abbiamo fatto qualche battuta. Lui forse si è accorto di come lo guardavo.”
“Come lo guardavi?”
“Ero attratta dal suo fisico.”
“Non sei mai stata attratta dai tipi di muscolosi.”
“Non era vero. Un corpo come il suo mi attrae, ma solo il corpo. Poi lui ha detto una cosa.”
“Cosa ha detto?”
“Ha detto di averci sentito, la sera prima, mentre lo facevamo tra di noi. E io sono arrossita e mi sono sentita avvampare. Però mi sono anche eccitata perché poi lui mi ha fatto capire che aveva gradito. E poi ha anche fatto una battuta facendomi capire che secondo lui avrei dovuto anche farmi sentire di più… che o mi trattenevo o quello che facevo non mi piaceva abbastanza…”
“Ed è bastato quello per farti portare a letto?” chiesi sconvolto.
“No, no… però dopo che ha detto quello il mio sguardo è caduto in basso. Lui indossava dei pantaloncini sportivi aderenti e… si notava…”
“Cosa?”
“Eh… si notava che anche lui si era… diciamo così… emozionato con quei discorsi… si notava… molto…”
“Adesso non mi dirai che ti è bastato vedere un… un cazzo grosso…”
“Non è che sia stato quello, ma tutto… lui, le battute fatte… e anche la tua assenza…”
“Cosa vuoi dire?”
“Che ci sono stati dei momenti in cui avevo voglia e tu non c’eri e quando c’eri non eri disponibile, eri stanco… e quando c’eri non eri… non eri abbastanza. Ho iniziato a masturbarmi, molto, spesso… soprattutto durante le tue notti in ospedale… e quando lo facevo, nel silenzio della notte, ho iniziato a lasciarmi andare un po’, a farmi sentire un po’, pensando che di là dal muro qualcuno potesse sentirmi.”
“E ti ha sentito.”
“Sì, una sera evidentemente sapeva che tu eri fuori. Anche sua moglie era fuori. Mi ha sentito ed è venuto a bussare. Ha chiesto se andava tutto bene. Io gli ho aperto mezza nuda, con la camicetta da notte e nient’altro. L’ho fatto entrare. E il resto lo hai visto.”
“E perché… perché…” troppe domande mi ronzavano in testa. “Perché con lui urli di più?”
“Perché… perché è diverso… mi sento più libera di farlo… e mi prende in un modo che mi viene spontaneo farlo.”
“Cioè, come ad esempio?”
“Ad esempio… mi prende da dietro.”
“A pecorina? Come prima?”
“Da dietro… in quell’altro senso.”
“Ah.” incassai la rivelazione restando impassibile ma era come aver ricevuto un pugno nello stomaco. “E perché me lo avete fatto sapere? Perché non lo avete fatto di nascosto?”
“È stato lui. Mi ha convinto che tu eri il tipo di uomo che avrebbe accettato la cosa. Anche io ne ero convinta. E non mi andava di fare tutto alle tue spalle, mi sentivo in colpa. Allora ha provato a fartelo capire per vedere come reagivi. E hai reagito come ci aspettavamo. E quindi era solo questione di tempo e saresti stato coinvolto.”
“E quindi ora? Cosa succede tra noi?”
“Succede quello che vogliamo che succeda.”
Poche sere dopo io ero a casa, con Francesca. Sentimmo la porta di fronte chiudersi e qualcuno scendere le scale. La moglie di Vittorio aveva il turno di notte, lo sapevamo. Passò una mezzoretta, poi qualcuno bussò alla nostra porta.
Lo feci entrare e subito dopo uscii io. Lui mi passò le chiavi di casa sua e mi fece solo una raccomandazione.
“Non sporcare.”
Entrai nella casa dei nostri vicini. Non ci ero mai stato. Era arredata in modo diverso dalla nostra. Mi recai nel salotto e mi sedetti sul divano contro la parete in comune con la nostra camera. Rimasi al buio, in silenzio, col cazzo in mano.
Pochi minuti dopo cominciai a sentire dei lievi ansimi, pian piano sempre più forti. Era Francesca che cominciava a godere. Un rumore sordo e ritmico testimoniava lo sbattere del letto contro il muro. Un urlo più forte degli altri mi fece intuire che lui aveva cambiato buco. Io sborrai, stando attendo a contenere gli schizzi contro le mie mutande. Era una situazione strana, al buio in un salotto non mio a masturbarmi ascoltando mia moglie che di là dal muro si faceva inculare dal vicino. Mi venne anche da ridere pensando a come avrei potuto giustificare la cosa se per caso la moglie di lui fosse improvvisamente tornata a casa per qualche motivo. Forse le prossime volte era meglio se restavo a casa nostra e mi godevo meglio lo spettacolo, ma almeno una volta volevo sperimentare cosa si provava a stare dall’altra parte del muro… nella situazione da cui era nato quella nostra nuova perversione non prevista.