Testimone

Segreti fra amici, in un giorno speciale.

Ero al matrimonio della mia migliore amica. Ero il testimone della mia migliore amica.

La festa post cerimonia andava verso la conclusione. Molti ospiti se ne erano già andati. Eravamo rimasti in pochi. Chi stanco, chi assonnato, chi ubriaco o per lo meno brillo. Alcuni ancora ballavano nella zona centrale della sala. Il deejay continuava a mettere su musica.

Mi ritrovai con lei, Federica, in cima ad un ballatoio che girava attorno alla sala principale. Guardavamo giù, verso gli ospiti danzanti. Lo sposo era seduto su una poltroncina ai margini, circondato da alcuni amici. Tutti più ubriachi che non, lui apparentemente più di tutti.

Anche io e Federica eravamo piuttosto ubriachi e stanchi. Lei bellissima nel suo vestito da sposa e scalza, dopo ore sui tacchi.

“Ora che ti sei sposata posso dirti il mio segreto.” dissi io ma era come se io stesso mi stessi ascoltando da fuori. Non ero lucido, altrimenti mai le avrei detto quello che stavo per dirle.

Lei mi guardò. Aveva l’aria un po’ assente, un po’ sognante.

“Siamo alla rivelazione di segreti? Ok.” mi rispose alzando il bicchiere che aveva in mano.

“Io quando andavamo a scuola ero innamorato perso di te…” mormorai.

Lei non sembrò reagire subito alla notizia. Mi guardò con un mezzo sorriso.

“Perché non me l’hai mai detto?”

“Non lo so. Perché ero un coglione. Poi tu ti accompagnavi con tipi molto diversi da me. Non avevo speranze.”

“Anche io ero cogliona.”

“Per i tipi che sceglievi?” le chiesi ridendo nervosamente.

“Sì… saresti stato molto meglio tu… avresti dovuto dirmelo…”

Restammo un po’ in silenzio. Io ero quasi incredulo che l’alcool mi avesse fatto confessare quello che in tanti anni di frequentazione non avevo mai rivelato a Federica. Per di più nel giorno del suo matrimonio. Per fortuna la sua reazione non sembrava aver trasformato quella cazzata dettata dall’ubriachezza in qualcosa che avrebbe rovinato il nostro rapporto.

“Io lo sapevo, comunque.” aggiunse lei dopo alcuni minuti. “Ero proprio una cogliona.”

Non seppi cosa rispondere. Non ero lucido.

Lei guardò giù, verso il marito in condizioni peggiori delle nostre.

“Forse lo sono ancora.” commentò a voce più bassa, tra sé.

Non sapevo cosa pensare. Non avrei dovuto dirglielo. Non quel giorno. Poi lei si girò verso di me e interruppe i miei pensieri con una frase.

“Quindi ora devo dirti io un mio segreto?”

“Ehm… no, non sei obbligata.” risposi nervosamente.

“Ma io voglio dirtelo. È una cosa che non sa nessuno.”

“O… ok.”

Si avvicinò a me, per dirmelo nell’orecchio e nel fare quella mossa la sua espressione cambiò. Prima aveva un’aria stanca e beata, di qualcuna non del tutto presente a se stessa. Poi diventò di colpo sensuale, seduttiva, femminile.

“Non indosso le mutandine.”

Pensai di non aver capito. Poi pensai che mi prendeva in giro. Ridacchiai nervosamente.

“Hahaha, divertente.” commentai.

“Non ci credi?” rispose lei quasi offesa.

“Non vedo perché dovrebbe essere vero… non ha senso…”

“No, non ha senso, ma stamattina, quando mi stavo preparando un senso ce l’aveva…” sembrò fermarsi a riflettere per ricordare i suoi pensieri. “Mi ero messa il vestito, con sotto calze, reggicalze e biancheria. Mi sentivo sexy e… non lo so… ho voluto provare a togliermi un attimo le mutande per vedere che sensazione mi dava e lì ho pensato… cioè mi sono eccitata e ho pensato al fatto che nessuno l’avrebbe saputo… mi sono immaginata nuda sotto al vestito in mezzo a tutti gli invitati… è stata una bella fantasia… poi mi sono detta ‘ok, poi me le rimetto’…”

“Ecco, appunto, poi te le sei rimesse…”

“Poi è arrivata la mia amica, è arrivata la parrucchiera, è arrivata mia madre. Io mi sono dimenticata, sono stata presa dagli eventi e non ci ho più pensato. Sai quando me ne sono accorta?”

“Come accorta? Non è che è stato qualcun altro a farlo, sei stata tu…”

“All’altare. In quel momento ho realizzato che non me le ero più rimesse. Mi sono un attimo concentrata sulla sensazione fisica e ho sentito il tessuto della gonna contro le chiappe nude e la sensazione di nudità sulla fica. Mi sono emozionata. Sono arrossita e mi sono eccitata. Mio marito avrà pensato che era l’amore e invece era la condizione trasgressiva.”

“…” rimasi senza parole.

“Lì, davanti al prete che diceva messa, nuda sotto la gonna. Mi sono eccitata. Mi sono bagnata. Ho pensato che avrei passato tutta la cerimonia e la festa così. Le mutandine erano rimaste a casa.”

“Non lo hai detto a lui?”

“No… non avrebbe capito… certe volte mi trova eccessiva in certe mie… voglie…”

La guardai. Il suo segreto, seppur molto meno intimo del mio, era più sconvolgente, per come l’aveva raccontato. La tensione mi aveva fatto tornare lucido e anche lei sembrava essere tornata maggiormente in sé.

“Adesso ci credi?”

Io annuii, anche se ancora incredulo.

“Davvero ci credi?”

La sua insistenza mi fece pensare che mi avesse preso in giro.

“Controlla, se vuoi.”

Concluse e si girò di nuovo verso la sala di sotto. Nel farlo sculettò un po’ e spinse all’infuori il culo. Io la guardai con gli occhi sbarrati. Tra noi, nella nostra lunga amicizia, non c’erano mai stati approcci sessuali anche se io li avevo desiderati per anni.

“Dai controlla.” insistette e rivolse il suo sguardo prima a me e poi alle sue terga.

“Ma… come…” balbettai. Non potevo certo alzarle il vestito o abbassarmi per guardarci sotto.

“Con la mano.” mi disse Federica afferrandomi un polso e tirandolo verso di lei.

Mi guidò verso lo spacco della sua sottogonna. Dovetti abbassarmi un attimo ma poi potei tornare in piedi, avvicinandomi a lei.

La mia mano risalì lentamente, da dietro, lungo il suo interno coscia. Mi fermai a pochi centimetri dalla meta. Non ero sicuro di poterlo fare. Mi aspettavo di essere bloccato da un momento all’altro. Ero ancora convinto che potesse essere tutto uno scherzo.

“Dai.” mi incitò invece lei.

Non fossi stato così ubriaco forse mi sarei comunque fermato, non avrei osato. Di sicuro anche lei se fosse stata anche solo un po’ meno brilla non avrebbe dato il via a quella pazzia.

Alzai ancora un po’ la mano e la sentii. La sua fica nuda. Le labbra calde, umide e morbide.

Lei emise un mugolio. Abbassai la mano, istintivamente.

“Resta lì.” mi implorò lei.

Gliela toccai di nuovo. Premendo e muovendo un po’ le dita. Le sue labbra si spalancarono, accogliendomi. Con la punta delle dita stavo toccando la zona del clitoride. Le altre falangi invece stavano aprendo le labbra e venivano bagnate dai suoi umori.

“Continua.” disse mordendosi le labbra e cercando di mantenere un contegno.

L’adrenalina del momento stava spazzando via i fumi dell’alcool. Ero lucido e attento a quello che succedeva intorno a noi. Stavo facendo una cosa pazzesca e proibita. Non potevo rischiare. Quel mio essere vigile quasi mi stava facendo sottovalutare l’emozione trasgressiva. Stavo toccando la fica che avevo sempre sognato fin da ragazzo, quella che mi ero da tempo rassegnato che non avrei mai nemmeno avvicinato. Quella dell’amica di cui ero segretamente innamorato e di cui avevo fatto il testimone quel giorno, alle sue nozze.

Mi aveva voluto rendere partecipe di qualcosa che esisteva solo fra noi. Un diverso tipo di testimonianza.

Nel toccarle la fica con le tre dita principali restavano fuori mignolo e pollice. Il primo rimaneva lì, incastrato e inutile, tra labbra esterna e coscia. Il pollice, invece, non sapevo bene come e dove metterlo. Fu quasi inevitabile che, per come era posizionata la mia mano, si insinuasse fra le sue chiappe e finisse proprio a contatto con il buco del culo.

Il culo di Federica. La mia ossessione da quando ero adolescente. L’oggetto principale delle mie pratiche onanistiche per anni. Glielo stavo toccando, cioè le stavo proprio toccando il buchetto. Mai avrei immaginato.

“Ooooh.” si lasciò andare lei quando sentì il contatto tra il mio pollice e la sua zona anale.

Premetti un po’, in concerto col movimento delle altre dita. Le massaggiai la zona attorno all’ano, roteando il polpastrello e spingendo.

Mi accolse. Si aprì. Mi risucchiò quasi. La punta del pollice era circondata dal suo sfintere.

Federica si resse stringendo forte le mani al parapetto del ballatoio. Le sue gambe iniziarono a tremare e quasi cedere. Dalla fica uscirono abbondanti umori che inondarono la mia mano. Il muscolo che controllava l’ano pulsò stringendo e rilasciando a ondate il mio dito. Stava avendo un orgasmo potente.

Il primo orgasmo da donna sposata glielo avevo donato io.

Si staccò. Cercò di ricomporsi. Si allontanò, quasi spaventata.

Io mi annusai la mano. Il profumo di lei era come me lo ero sempre immaginato. Mi leccai le dita, controllando che nessuno stesse guardando verso di me. Il pollice aveva un odore più intenso. Comunque un odore pulito, ma più di pelle sudata.

Fui tra gli ultimi ad andare via e a salutare gli sposi.

Federica mi abbracciò. Quando lo fece io cercai di arretrare il bacino in modo da non farle accorgere che avevo ancora l’erezione che da dopo che era successa quella cosa nel ballatoio mi rispuntava fuori ogni volta che la guardavo. Proprio come mi succedeva a scuola, grazie alla vigoria dell’adolescenza.

Lei però si strinse a me e la sentì. Forse lo sapeva, come aveva sempre saputo tutto, e la voleva sentire.

Mi disse qualcosa all’orecchio, salutandomi.

Ci impiegai un po’ a realizzare e a mettere insieme le parole che mi aveva sussurato.

“Ora che sono sposata, avrò bisogno di un amante, non solo di un amico.”

Pensai alla sua fica, grondante.

7 commenti su “Testimone”

  1. Bellissimo racconto, ho temuto che tu avessi abbandonato il sito, da dopo le ferie ogni settimana controllavo se c’erano nuovi racconti

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