Generazioni

I – lui

risalgo dal mare, la spiaggia è stretta, ciottolosa. alle sue spalle c’è il campeggio. questo è un angolo di croazia riservato ai nudisti.

mi avvicino al mio telo, steso più in là. cammino nudo, il cazzo penzolante. passo a fianco ad un trio. una donna con due ragazze. mi sembra che lei mi stia guardando dietro gli occhiali scuri. anche io la guardo, mentre mi avvicino e mi appresto a passarle a fianco. la guardo, mi guarda, la guardo, mi guarda. la riconosco.

II – lui

era molto giovane quando ci insegnava inglese alle scuole superiori, anche se all’epoca la differenza di età ce la faceva sembrare più vecchia. ora, pur essendoci sempre una decina d’anni di differenza, sembra quasi avere la mia età. penso non abbia raggiunto i quaranta e in ogni caso sono molto ben portati.

quando si è giovani studenti è normale avere tra i propri sogni erotici e masturbatori le proprie professoresse, in particolare se sono giovani e carine. il rapporto gerarchico che già esiste può venire amplificato, oppure annullato, nelle fantasie solitarie adolescenziali.

III – lui

lei abbassa gli occhiali e non ho più dubbi. ci salutiamo. mi fermo davanti a lei, stesa sul lettino. io in piedi, col sesso in bella vista. sono imbarazzati i primi scambi di parole. non riesco a darle del lei, per la situazione, per la nudità. non riesco a non esplorare con lo sguardo tutto il suo corpo nudo. tornano in mente tutte le seghe fatte nel passato.

con lei ci sono le due figlie. le avevo viste anni fa, molto giovani. ora sono entrambe intorno alla maggiore età e sono anch’esse nude, stese a prendere il sole. i tre corpi si assomigliano, i tre corpi sono eccitanti.

tutto questo è troppo. e il mio uccello si rizza mentre balbetto qualcosa per rispondere alle domande di lei.

IV – lui

“chiedo scusa” dico coprendomi con le mani il pube.

“non ti preoccupare” risponde lei. “lo prendo come un complimento.” sorride maliziosa. anche le sue figlie mi hanno visto. mi congedo con una scusa e mi allontano, con il volto in fiamme per la vergogna, sentendo i loro sguardi dietro di me, sul mio culo muscoloso. il cazzo ora è durissimo, devo stendermi a pancia in giù in attesa che si plachi.

V – lui

alla sera la incontro nel campeggio. è seduta da sola e trovo il coraggio di farmi avanti. le offro da bere e cominciamo a chiacchierare sulle nostre vite negli ultimi anni. non traspare nulla dell’episodio del pomeriggio, sembra quasi dimenticato, fino a quando lei non fa una battutina su come sono diventato rosso.

sospinto dal me stesso adolescente mi butto e mi lascio andare. le confesso che per un ragazzo giovane è normale avere fantasie sulle proprie insegnanti per cui la reazione era dovuta a quello. dice che sperava fosse per il suo aspetto attuale, non per i ricordi che le suscitavo. cerco di farle capire che la trovo ancora bellissima. ormai ci sto provando, ormai spero di concludere in un certo modo la serata.

VI – lui

è tardi e passa di lì la figlia più grande. vuole andare nella discoteca del villaggio turistico. la madre mi chiede se posso accompagnarla e stare insieme a lei tutta la sera, di me si fida. penso che forse ho più probabilità di combinare con la figlia che, tra l’altro, è una sua fotocopia più giovane. avrò l’impressione di corteggiare lei una ventina di anni fa.

in un villaggio per nudisti la seduzione si fa con i vestiti e lei è vestita decisamente sexy. in discoteca balliamo e si struscia spesso su di me. non esita a dimenare le sue chiappe premendole sul mio pacco che, essendo coperto solo da pantaloni di lino la sua erezione è sicuramente percepibile.

VII – lui

a notte fonda l’ho riaccompagnata al loro bungalow. stiamo scambiando qualche parola davanti alla porta. mi bacia. infila la mano sotto la camicia, tastando pettorali e addominali. io le tocco il seno, libero sotto la canottiera. i capezzoli turgidi. mi slaccia i pantaloni e afferra, decisa, l’uccello duro. si china e lo prende in bocca. dopo qualche leccata si stacca e si toglie il perizoma, appoggiandosi alla porta. entro in lei che rimane praticamente sollevata da terra, pressata tra le mie spinte e la porta del bungalow. mi morde un orecchio mentre viene. io continuo a spingere. lei mi sussurra “stai scopando me o mia madre”. quasi vengo per cui mi stacco. prendo un po’ fiato.
“scopavo te. ora girati. così posso immaginare che il culo non sia il tuo.”
si appoggia con le braccia larghe agli stipiti e spinge in fuori il culo. mi sputo su una mano e cerco di lubrificarla un po’. nel silenzio risuona il suo urletto mentre il cazzo le entra tra le chiappe. mentre le vengo dentro percepisco un ombra, nella finestra a fianco della porta.

VIII – lui

il giorno successivo, nel pomeriggio, allungo, non casualmente, la strada per recarmi in spiaggia. passo davanti al loro bungalow. sotto l’ombra del pergolato c’è la mia ex professoressa. sta leggendo una rivista stesa sulla sdraio e avvolta da un pareo leggero. abbassa gli occhiali da sole quando mi vede passare. le faccio un cenno di saluto. non risponde, ma si alza ed entra dentro, con fare sensuale. la porta rimane aperta. nella penombra mi pare di aver colto il pareo che le cadeva ai piedi.

mi avvicino, circospetto, al piccolo edificio. busso. chiedo permesso. nessuna risposta ma entro lo stesso, chiudendomi la porta alle spalle. mi fermo a raccogliere il pareo sul pavimento quando lei mi sorprende alle spalle, mettendomi le mani davanti agli occhi abbracciandomi da dietro. sento i seni che premono sulla mia schiena.

“benvenuto” mi mormora nell’orecchio mentre mi benda con un foulard.

IX – lui

“allora dimmi. cosa sognavi di più? di mettermi sotto? oppure di essere dominato da chi già aveva il potere su di te?”

non riesco a rispondere. lei mi sta abbassando i boxer. poi mi spinge in ginocchio, dopo di che mi sbatte in faccia il suo pube depilato.

“leccami, intanto che ci pensi.”

dopo un po’ si stacca per un attimo e poi sento che qualcosa è cambiato. mi sta porgendo il culo ora. ho il naso infilato tra i glutei e con la lingua vado a cercare il buchino.

“bravo, leccami il culo che quando ti serviva non l’hai mai fatto.”

X – lui

ci siamo spostati sul letto. mi ha messo a pancia in giù ed i ruoli si sono invertiti, infatti ad essere leccato fra le chiappe ora sono io. ma la gerarchia non è cambiata.

“è interessante come lo stesso gesto abbia valenze diverse. prima io ti ho dato il mio culo da leccare ed ero io che ti comandavo. adesso sono io a farlo a te, ma sono ancora io in una posizione di potere. per te, uomo, è umiliante che una donna ti stimoli là sotto senza che tu gliel’abbia chiesto. dovresti vederti. mi stai offrendo il culo come mia figlia te lo ha offerto stanotte.”

“eri tu allora, ti ho visto alla finestra.”

l’hai fatta girare così potevi fare finta che fossi io, vero?”

XI – lui

mi sveglio sentendo delle voci. impiego un attimo a capire dove sono. dalla luce capisco che è ormai sera. sono nudo nel letto dove qualche ora prima stavo scopando con la mia ex insegnante. la porta della stanza è aperta e nel corridoio passano tranquillamente lei con le due figlie, impegnate a vestirsi, lavarsi e prepararsi per la serata. io sono quindi stato nudo in bella vista per tutte e tre, anche la figlia minore, ed era evidente per quale motivo mi trovavo lì. sconvolto dal libertinaggio che vigeva in quella famiglia faccio per alzarmi. con la gamba urto qualcosa. è il dildo che lei usava su di me mentre la scopavo. quindi mentalmente mi figuro l’immagine che hanno visto guardando nella stanza.

non so quanto devo essere rosso mentre esco dalla stanza, nudo non avendo trovato i boxer, con le mani a coprirmi il pube, come se ci fosse ancora qualcosa da nascondere. con la massima naturalezza mi invitano a restare a cena. posso anche usare il loro bagno, non c’è problema. mi ritrovo a tavola con due donne, madre e figlia, che ho scopato nel giro di 24 ore e con l’altra figlia che mi dà l’impressione di non voler essere da meno.

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