Elena T. e il fantasma del teatro

Dovevo conoscerla meglio, prima di presentarvela. Potrete conoscerla meglio, dopo che le farò raccontare le sue storie.

Lei è Elena T., una di voi lettrici e lettori. Un po’ di tempo fa abbiamo cominciato una relazione epistolare in cui lei mi racconta le sue vicende erotiche presenti e passate, con l’aspirazione più che legittima e decisamente giustificata di finire anche lei nelle pagine di questo piccolo sito di racconti. Elena T. sembra uscita da alcuni dei miei racconti ed è quindi il caso di farcela rientrare.

La T non è l’iniziale del suo cognome ma, per sua stessa ammissione, è l’iniziale di troia. Elena Troia, che rievoca Elena di Troia, la cui bellezza si dice che provocò una guerra. Qui si punta decisamente più in basso e quel che si spera di provocare sono soltanto prepotenti erezioni e abbondanti lubrificazioni vaginali. Se riuscirò nell’intento il merito sarà soltanto della veridicità di quella T dopo il suo nome.

Poco tempo fa, in una delle tante email che mi ha scritto, Elena accennò al fatto che dopo pochi giorni sarebbe andata ad uno spettacolo teatrale e per fare una sorpresa al fortunato marito non avrebbe indossato le mutande. Mi piacque conoscere in anteprima uno dei suoi tanti giochi erotici, pensando anche di esserne stato in parte ispiratore. Poi dopo un po’, rileggendo, mi venne un’idea, una di quelle che non dovrebbero venire in mente. Aveva nominato lo spettacolo. Lo cercai su internet e ne trovai una rappresentazione proprio in quel giorno. Non ragionai a lungo, dopo aver visto che c’erano biglietti disponibili ne comprai uno.

Elena nelle email con i suoi racconti mi ha allegato tante foto che testimoniano visivamente le sue vicende erotiche oppure anche solo che la ritraggono in situazioni normali, ma in nessuna di queste ha mai mostrato, giustamente e comprensibilmente, il viso. È sempre censurato e se ne scorge solo una parte. Per quello che si vede e per il resto che mi ha mostrato del suo corpo (tutto il resto a dire il vero, proprio tutto) è sicuramente una bella donna.

Arrivai presto a teatro, prima di tutti quanti, e mi misi nei pressi dell’ingresso come se stessi aspettando qualcuno. In effetti aspettavo qualcuno, anche se non sapevo se l’avrei riconosciuta. Cominciarono ad arrivare gli spettatori e tra loro molte coppie, ma praticamente nessuna mi fece venire il dubbio che potessero essere Elena e il marito. A dire il vero non ero neanche sicuro al cento per cento che sarebbe arrivata. Magari non era quello lo spettacolo, magari non era quella la città.

Poi vidi una coppia. I capelli potevano essere quelli di Elena, così come la parte bassa del viso e la figura minuta ed elegante. Del marito avevo meno elementi, ma anche la sua figura poteva essere quella. Certo l’avessi visto nudo avrei potuto riconoscere il cazzo. Anche lei se fosse stata nuda l’avrei riconosciuta senza dubbi. Nuda, a pecora e con due dita nel culo, magari. Ma presentarsi così sulle scale dell’ingresso di un teatro non va di moda.

Mi passarono a fianco e per un attimo incrociai lo sguardo di lei. Sussultai come se mi potesse riconoscere, lei che di me aveva ancora meno elementi per farlo. Anche io avrei dovuto essere nudo per farmi riconoscere e lei avrebbe dovuto guardare più in basso, non negli occhi. Oltretutto Elena non aveva il minimo sospetto che io potessi essere lì… a meno che quell’indizio non me l’avesse lasciato nell’email proprio per attirarmi lì… ma una cosa del genere può succedere solo nei miei racconti.

Vederla dal vivo mi ha confermato l’impressione che mi aveva dato il vederla in foto. Elena è una donna molto elegante e raffinata. Una di quelle che le guardi e pensi che non potrebbero mai fare cose così porche come quelle che mi ha raccontato. Oppure una di quelle che la guardi meglio e pensi che se è una di quelle che fa cose da porca, allora deve essere una di quelle che le fa alla grande, una di quelle che sono proprio troie.

Li seguii dentro. Il mio posto era in un’altra zona del teatro ma andai dietro di loro. Per fortuna non era pieno e potei sedermi qualche fila dietro di loro, un po’ lateralmente, nella balconata.

Elena indossava un cardigan beige e un vestito nero scollato con gonna sopra al ginocchio. Sotto aveva delle calze, probabilmente dei collant. Per quello che mi aveva raccontato era difficile che sarebbe stata completamente nuda sotto la gonna dovendosi sedere in luoghi pubblici come un teatro. Inoltre, sempre per sua stessa confessione, sapevo che amava sentire il tessuto del collant strusciare a lungo sul suo clitoride. Tra quello sfregamento e il pensiero di essere senza mutande si sarebbe sicuramente eccitata.

Osservai i loro movimenti prima che iniziasse lo spettacolo. Lei si guardava attorno. Capii che rimase contrariata dal fatto che due donne si sedettero proprio dietro di loro, questo fatto avrebbe sicuramente limitato le loro possibilità di fare qualcosa anche a luci spente. Vidi che Elena passò al marito il telefono in modo che lui le scattasse qualche foto da sotto e davanti. In una mi sembrò che lei si alzasse un po’ la gonna del vestito per mostrare cosa mancava sotto. Forse le avrei ricevute quelle foto, pensai in quel momento. E ora che scrivo il racconto posso confermarlo.

Dopo non successe molto altro. A luci spente io continuai a guardarli, ignorando lo spettacolo. Forse lei in certi momenti si toccò. Forse prese anche la mano del marito e se la portò fra le gambe, ma non ne sono sicuro. Per il resto sembrò osservare lo spettacolo e a quel punto diedi anche io una occhiata a quello che c’era sul palco.

C’erano dei ballerini i cui corpi muscolosi erano messi ben in vista, così come erano ben visibili le loro protuberanze tra le gambe, probabilmente accentuate dai sospensori che usano ma di sicuro evocative di pensieri lussuriosi. E allora pensai cosa potessero ispirare quei corpi nella mente di Elena. Ne era sicuramente attratta e incuriosita.

Quella troia di Elena osservava quei ragazzi ballare e si immaginava lei che a fine spettacolo entrava nei camerini per chiedere un’autografo e si ritrovava nel bel mezzo di cazzi semi rigidi che ballonzolavano intorno a lei mentre aspettava il suo ballerino preferito, che ovviamente durante il suo autografo avrebbe accarezzato lì sotto e gli avrebbe visto il cazzo duro… tutto per lei. Poi la cosa proseguiva nella mente di Elena con lui che accettava di bere qualcosa con lei e suo marito e poi il resto…

Chissà quanto si stava inzuppando il collant mentre Elena pensava a queste cose. Fanno un bell’effetto in foto le calze di nylon bagnate.

Durante l’intervallo si alzarono e io subito li seguii. Vidi che andarono verso i bagni, ma non per un bisogno. Sembravano esplorare la zona. Sembrarono contrariati dalla troppa gente presente e tornarono ai loro posti.

A quel punto sapevo già cosa sarebbe successo con la Elena troia protagonista dei miei racconti. E infatti a metà del secondo atto si alzarono e uscirono. Aspettai alcuni secondi e li imitai. Erano spariti ma sapevo dove cercarli. Andai nei bagni.

Restai fuori, sulla porta, con le orecchie puntate a sentire qualche rumore, che puntualmente pochi istanti dopo sentii. Rumori di un pompino. Gemiti di lui, apprezzamenti volgari rivolti a lei. Rumori di risucchio e gemiti di lei. Conosco la sua arte nella fellatio. Ho visto foto e ho visto video. Conosco anche il cazzo di lui, un bel cazzo devo ammettere.

Mi avvicinai alla porta dietro la quale si erano chiusi. Ebbi la tentazione di aprirla. Per vedere dal vivo quello che avevo già ammirato in video. O perché no anche per farmelo succhiare. Lei me lo ha detto che le sarebbe piaciuto avere il mio cazzo vicino a quello di suo marito, per poterci succhiare entrambi.

Ma non potevo fare una cosa del genere. Sarebbe stato troppo. Se fossimo stati d’accordo sarebbe stata un’altra storia, ma non potevo sorprenderla in questo modo, avrei rovinato il rapporto che stiamo costruendo.

Me ne andai, mi allontanai, uscii dal bagno e rimasi a camminare nervosamente per i corridoi del teatro. Col cazzo duro che protestava. Fosse stato solo per lui sarebbe entrato.

Dopo qualche minuto di avanti e indietro stavo pensando di tornare a sedermi quando vidi uscire il marito dai bagni. Quando lo incrociai mi sembrò provato dalla fatica di un orgasmo ma beato e soddisfatto. Comprensibile vista la moglie troia che si ritrova. Ci scambiammo uno sguardo e sembrò quasi sorridermi, nonostante io stessi andando verso i bagni e quindi avrei potuto incontrare la moglie che era ancora dentro. O forse proprio per quello.

Arrivai di nuovo nei bagni. La vidi nell’antibagno, davanti al lavandino, mentre si guardava nello specchio. Si stava spalmando con un dito qualcosa sulle labbra, rendendole lucide. Sapevo bene di cosa si trattava. Sulla guancia ne aveva ancora una goccia, che probabilmente non intendeva togliere.

Avevo un’altra occasione per farmi avanti. Potevo dirle che era una troia. Potevo svelarmi. Ma non osai, timidamente. L’avrei spaventata. Ci incontreremo, ma non in quel modo.

Entrai nel primo bagno, lei forse non mi vide neanche. Non per pisciare ma mi tirai fuori il cazzo, duro da tempo, e con pochi colpi sborrai, eccitato da Elena la troia che intanto si stava scattando un selfie allo specchio, con la faccia ancora sporca di sperma. L’avrei scoperto solo dopo, perché lei me lo avrebbe inviato.

Quando uscii lei non c’era più. La ritrovai seduta a godersi l’ultima parte dello spettacolo. Quando finì ci incrociammo sulla porta di uscita dalla balconata. Le cedetti il passo, galante. Li seguii verso l’uscita e le guardai ancora un po’ il culo, bello anche da vestito. Poi lasciai che se ne andassero per i fatti loro, non sono uno stalker e quello che avevo visto mi era ampiamente bastato. Sarebbero andati a casa, ma conoscendola non esclusi che si sarebbero fermati da qualche parte a scopare. Credevo che lei avesse una eccitazione cresciuta durante tutta la serata che non aveva ancora sfogato del tutto.


Qualche giorno dopo Elena mi scrive e mi racconta di quello che ha fatto a teatro.

Effettivamente non sono andati diretti a casa:

“Abbiamo fatto tappa nel nostro parcheggio del centro commerciale che essendo domenica non c’era anima viva. Triste per l’aspetto esibizionistico ma molto liberatorio per una scopata in auto, nella figa, io sotto lui sopra e mi ha riempita.”

Poi Elena leggerà questo racconto e proverà a ricordarsi dell’uomo di cui ha incrociato lo sguardo all’ingresso e proverà a ricordarsi se effettivamente qualcuno era entrato in bagno mentre lei era allo specchio. Forse non ne sarà sicura. Forse di quella sera i dettagli che si ricorda sono altri.

Le verrà il sospetto che tutto questo sia vero e che io invece non lo abbia ricostruito soltanto da quello che mi ha raccontato lei dopo. Però si chiederà come potrei aver saputo certi dettagli. O c’ero oppure ho già capito così bene la sua mentalità da troia da intuirne i comportamenti più osceni.

Forse mi dirà che se c’ero veramente sono stato stupido a non avvicinarla in bagno. A non sussurrarle da dietro quella parolina con cui le piace tanto farsi chiamare. Se lo avessi fatto probabilmente non avrebbe esitato a tirarsi di nuovo su la gonna e giù i collant e a offrirmi il buco che preferivo. Lì nell’antibagno, davanti potenzialmente a chiunque. E soprattutto davanti al marito che sarebbe tornato indietro non vedendola arrivare e ci avrebbe sorpreso lì. E lei avrebbe dovuto fare le presentazioni e spiegargli che ero quello a cui lei mandava tutte quelle foto porno.

Saremmo forse finiti a casa loro. Io al posto del ballerino ben dotato.

Ma non era quello il momento giusto. C’è prima da raccontare a tutti voi, dalla sua stessa voce, la biografia erotica di Elena T.

Sì, T di Troia.

3 commenti su “Elena T. e il fantasma del teatro”

  1. La più bella tra le donne, secondo Afrodite.
    (Che saprebbe giudicare anche sulla più troia).
    Non è che un debutto, aspetto di sapere altro della sue gesta.
    B.

  2. Henry, lo pseudonimo che ti ho attribuito, tu sai bene il perché 🙂

    Ho pensato seriamente di scomparire da te…cancellarti per sempre, e sai cosa…non ci riesco! Lo dico qui perché tutti possano leggerlo.

    E’ da giorni che ti ho letto. Sarò sincera, come lo sono stata sempre con te, questo tuo racconto, meglio detto confessione, mi ha a dir poco sconvolta.

    Mi hai vista in viso!! Di te ho solo un ricordo sfocato. L’eccitazione di quel momento è indimenticabile, quello che ho provato e pensato in quel preciso istante in cui sei entrato in quel bagno…di questo ti scriverò in privato ma sappilo sin d’ora:<sei maledettamente un porco stronzo!>
    Che tu ci creda o no, in questo preciso momento mi sento in imbarazzo.

    Ora ti prego, sai quanto io ci tenga all’anonimato, questo è essenziale per me, ne abbiamo discusso più volte. La riservatezza mi fa sentire al sicuro, ragion per cui riesco ad essere tutta me stessa, e sì lo dico: <sono una troia convinta>

    Tu mi hai conosciuta come sono veramente, senza filtri o veli..e qui ci sta aggiungere che mi hai già vista parecchie volte nuda, mancherebbe solo una radiografia all’utero, so che penseresti questo leggendomi 🙂

    Ti strapperò un sorriso: mi manchi…cerebralmente :-)))

    Elena T.

    1. Grazie per aver risposto e averlo fatto davanti a tutti. È bello percepire il tuo imbarazzo nel non saper resistere a far venir fuori la tua vera natura. Spero di riuscire a mostrare a tutti la tua radiografia, ma quella della tua mente lussuriosa.

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