Seduzione, gelosia ed esibizionismo. Una trasferta di lavoro con risvolti inaspettati.
Un pomeriggio di fine estate mi arrivò un messaggio da Elena T. accompagnato da un suo selfie in cui la si vedeva dalla bocca in giù. Sembrava essere in auto. Indossava un vestito leggero a riquadri colorati e si intuiva che sotto non portasse il reggiseno. O l’aria condizionata era bassa oppure era eccitata.
Ciao, porco. Sono in autostrada, seduta di fianco a mio marito che non sa che ti sto scrivendo. E che ti invierò la foto che mi sono appena fatta.
Devo andare da dei clienti, dei vecchi amici di famiglia, molto danarosi. Insomma clienti ai quali non si può dire di no, anche se oggi non avevo proprio voglia di fare un lungo viaggio, andata e ritorno. Per fortuna mio marito si è offerto di accompagnarmi, così guida lui. Però adesso mi stavo annoiando e la mia mente stava vagando tra i pensieri che tu ben conosci.
Mi sono un po’ pentita di aver fatto venire Andrea con me. Quando vado in trasferta di lavoro spesso è un’occasione per incontrare qualche amante. Come sai me li tengo lontani da casa. Sono più gestibili, anche se a volte diventano troppo soffocanti anche così. Ma se fanno i bravi qualcuno per una scopata se voglio lo trovo. Magari non sono neanche scopate memorabili, ma quando torno poi le racconto a mio marito e lui si eccita e vuole sapere tutto.
Ammetto che non gli racconto sempre la verità. Anche se non ho scopato con nessuno gli racconto di averlo fatto. Lui impazzisce di desiderio e il nostro rapporto ne guadagna.
Sono o non sono una brava mogliettina troia?
Ma come ti dicevo è venuto con me ed è colpa anche tua se adesso sento di non avere tutta la libertà che vorrei. Perché avrei voglia di trasgredire, magari anche non con un amante, ma procurandomi una storia estemporanea con uno sconosciuto, per poi raccontarti tutto.
Potrei anche farlo e confessarlo solo a te, senza dire niente a mio marito. Mi ecciterebbe. Mi farebbe sentire la tua troia. Per una volta solo tua.
E ora come faccio? Sono eccitata. Vorrei toccarmi qui aprendo le gambe mentre lui guida, ma poi dovrei spiegargli tutto, dovrei dirgli che non lo volevo con me.
Speriamo di cavarcela in fretta da quella coppia di fratelli anziani e poi di tornare a casa.
Se non resisto gli chiederò di fermarsi in un’area di sosta, col buio, e di scoparmi lì, magari con qualcuno che guarda. Gli chiederò di farmi qualche foto per poi mandartela. Mi chiede a chi le mando. Vuole sapere chi è quell’Henry a cui le mando. Ma gli ho detto che non gli deve importare, è solo uno che mi fa sentire ancora più troia e a lui questo è sufficiente.
Le risposi dicendo che approvavo l’idea di farsi scopare per strada, in mancanza di altre trasgressioni, e che dopo aver ricevuto il suo messaggio le stavo dedicando una lenta masturbazione volta a mantenere il cazzo duro a lungo, non ad arrivare ad un orgasmo. Per quello aspettavo qualche racconto più interessante. Come prova allegai una foto del mio cazzo in tiro.
Mi rispose che ero uno stronzo bastardo a stuzzicare ulteriormente le sue voglie pur sapendo che non era in una situazione in cui le avrebbe potute sfogare.
Rimasi in attesa di sapere come finiva la giornata per Elena T., ma presumevo che avrei saputo qualcosa solo il giorno dopo.
Invece un nuovo messaggio arrivò a sera tardi.
Ciao, mio Henry porco. Sono a letto. Andrea è qui a fianco e si è addormentato. Voleva scopare ma io no. Ma è una storia lunga, la sera ha preso una piega inaspettata.
Non siamo tornati a casa, intanto. I miei clienti sono persone ospitali e affabili. Prima hanno insistito perché ci fermassimo a cena da loro. Noi eravamo fortemente tentati, hanno anche un cuoco e una cameriera personali, solo che già era lungo il viaggio di ritorno e farlo dopo cena diventava improponibile. Ma loro si sono offerti di ospitarci anche per la notte. Hanno una villa grande e stupenda, era veramente un peccato rifiutare.
L’altra cosa inaspettata è stata la presenza di Anna, la giovane cameriera. È una ragazza che non avrà neanche 25 anni ed è bellissima. Come cameriera è un po’ imbranata ma quando la guardi la sua inefficienza è l’ultima cosa che noti. Mi chiedo se l’abbiano assunta solo per il suo aspetto fisico, ma non mi sembrano i tipi e poi potrebbero essere i suoi nonni.
Te la descrivo un po’, così ti fai un’idea: morettina con il caschetto, mani curatissime, come piacciono a me. Un corpo slanciato che la divisa da cameriera non celava. Fondoschiena e seni di prim’ordine. Ti mando la foto dell’attrice a cui secondo me assomiglia un po’, soprattutto di viso.
Figurati mio marito! Lo scrutavo e vedevo come le sbavava dietro. Ero un po’ gelosa e invidiosa, ma alla fine devo ammetterlo, Henry, ci ho fatto sopra un pensierino anche io benché io sia prettamente etero.
Ho immaginato di avere il suo visino angelico, con questi occhioni da cerbiatta, fra fra le mie gambe… con quelle labbra carnose e quelle manine perfette.
Tu adesso penserai che dopo la cena ce la siamo portata in camera e abbiamo fatto una cosa a tre… no, non è successo e non volevo che succedesse.
Dopo la cena i padroni di casa ci hanno offerto un drink nel bel giardino dietro alla villa. Noi abbiamo la camera che dà proprio sul giardino, attraverso una portafinestra scorrevole. Dopo loro sono andati subito a letto, domattina partono prima di noi che ormai abbiamo deciso di prendercela comoda e goderci l’ospitalità. Ma sto divagando. Li abbiamo salutati e poi e arrivata Anna per portare via bottiglia e bicchieri. Io e Andrea stavamo proprio parlando di lei. Io lo stavo rimproverando a mio modo per il fatto che avevo notato come l’aveva guardata tutta la sera. Lui non ha negato, il porco, anzi era fiero di averlo fatto e sapeva che io me ne ero accorta. Ha ribattuto dicendo che anche io la guardavo come se me la volessi fare. Mi conosce, dannazione! Sono pericolosi gli uomini che sanno interpretare i tuoi desideri più turpi. Anche tu sei pericoloso per questo, Henry.
Solo che quando è arrivata nel giardino si era cambiata, non era più vestita come per la cena, ma indossava tacchi a spillo, gonnellina a metà coscia e t-shirt bianca, forse pure senza reggiseno per come le ballonzolavano le tette. Era superbamente figa. Credo di averla guardata a bocca aperta. Andrea aveva una faccia da ebete da paura.
Lei deve essersene accorta e ci ha detto che si era cambiata perché aveva un appuntamento col suo fidanzato. Andava in una discoteca in zona. Poi quella troietta sdolcinata ci ha chiesto se volevamo andarci anche noi.
“Perché no?” ha risposto quel porco di mio marito e mi ha guardato, io l’ho fulminato con lo sguardo e gli ho dato una gomitata. Poi ho spiegato che era già tardi, che domani dobbiamo viaggiare.
La ragazza ha ridacchiato nel vedere la scena fra noi. Credo capisca benissimo l’effetto che fa sugli uomini e pure su qualche donna. Poi ha osato dire, sorridendo a 32 denti a mio marito, in modo incantevole e disarmante:
“Peccato, mi avrebbe fatto piacere.”
Poi ci ha salutato, ci ha dato appuntamento a domattina quando ci servirà la colazione e se ne è andata sculettando, per poi girarsi un attimo a controllare che lui la stesse guardando.
Tu ti chiederai perché, se sono così attratta da lei, non ho cavalcato le sue provocazioni e provato a proseguire la serata con lei. È principalmente colpa di mio marito. Se non fosse stato così palesemente rapito da lei forse avremmo potuto provarci. Se fossi stata da sola… sì, credo che l’avrei seguita in discoteca… chissà com’è il fidanzato di una così bella. Forse anche se ci fossi stato tu qui non mi sarei tirata indietro. Tu secondo me sei uno che sa stare al suo posto. Saresti in grado di lasciarci fare, di guardarci, di intervenire solo nel momento opportuno. Invece sapevo già che mio marito avrebbe avuto occhi solo per lei e l’avrebbe voluta per sé. E io non ero pronta a cederlo a lei. Così giovane e bella… sono gelosa. Anzi più che altro invidiosa e quindi non avrei voluto darle anche mio marito. Insomma, sono rimasta turbata dalla situazione. Eccitante ma pericolosa. Attraente ma potenzialmente disagevole.
Non so, sto pensando a cosa fare domattina. Non ho ancora sfogato le mie voglie e anzi sono solo aumentate. Però voglio condurre io il gioco.
Adesso mi metto a dormire. Forse avrò bisogno di toccarmi un po’ e procurarmi un piccolo orgasmo, per addormentarmi. Non so a cosa penserò, forse a quel bel visino tra le mie gambe. Pensaci anche tu, se lo leggi prima di andare a letto.
Ciao dalla troia di nessuno, stasera, ma sempre un pochino tua.
Visualizzai nella mia mente Elena T. nuda, a gambe aperte e la ragazza fra le sue gambe. In realtà usai come immagine mentale di Anna l’aspetto di quella attrice, da più giovane, a cui aveva detto che assomigliava. Ma più che questo a causarmi una erezione era l’aver letto tutti i pensieri erotici che Elena mi aveva condiviso. Mi eccitava quel suo modo di venir travolta dai suoi stessi desideri, quel tentare di combatterli per mantenere un contegno e poi quella tendenza inevitabile a cedervi, prima o poi.
Elena T. incarna la contraddizione che fa nascere l’erotismo. La naturalità del proibito.
Provai a immaginare le scene che mi aveva descritto dal punto di vista della cameriera. Si era sicuramente accorta degli sguardi allupati di Andrea. Probabilmente anche di quelli interessati di Elena. Non sembrava essere una sprovveduta anche se forse molta della sua sensualità era spontanea come può esserlo ancora a quell’età.
Probabilmente era abituata a sguardi di quel tipo da parte di uomini e li sapeva gestire. Forse di meno a quelli femminili. Di sicuro ne riceveva pieni di invidia e gelosia. Oppure di pura ammirazione. Quelli di Elena, invece, secondo me erano sguardi diversi. Erano pieni di stupore verso se stessa, colpita dai pensieri che facevano sorgere spontanei. Gli sguardi di una donna eterosessuale che si sente irresistibilmente attratta e incuriosita, una donna che si sta immaginando scene che la fanno arrossire ed eccitare. Sguardi interessati e interessanti per la stessa ragazza. Curiosi e generatori di curiosità. Per me Anna si era trovata a sua volta attratta da Elena, una bella donna più matura di lei, palesemente non abituata a provare quel tipo di attrazione e quindi ancora più intrigante.
Mi immaginai Anna, in tacchi e minigonna, più figa che mai, arrivare dal suo ragazzo. Lui l’osserva compiaciuto e già arrapato. Ma forse anche insicuro e consapevole quanti sguardi e fantasie vengono rivolti alla sua ragazza. Lei poi, ingenuamente, gli racconta di questa coppia su cui ha fatto colpo. Forse gli rivela anche che ci ha fantasticato sopra, portandoli in discoteca, ballando insieme ad Elena per eccitare i due uomini e poi chissà. Al suo ragazzo una milf come Elena poteva sicuramente piacere e lei non sarebbe stata gelosa di vederlo con lei. A patto di goderne un po’ anch’ella.
Invece no, il ragazzo, giovane e virilmente debole a ipotesi del genere si era inalberato, roso dalla gelosia. Lui Anna non l’avrebbe condivisa con nessuno. Cos’erano quei discorsi da puttana?
Forse crescendo avrebbe capito, ma molti uomini rimangono chiusi nella loro visione proprietaria del corpo del partner. E quindi Anna si era forse sentita in colpa di averlo deluso, di averlo fatto stare male, di essere lei quella sbagliata, di avere delle curiosità da poco di buono.
Mi feci tutto questo viaggio mentale, pensando che sarebbe stato un racconto degno di essere scritto, e mi addormentai segandomi il cazzo dolcemente, immaginando le due donne ballare in discoteca, strusciarsi, baciarsi e poi finire da qualche parte, una camera d’albergo forse, a scopare fra loro e a scoparsi i loro uomini, alternandosi.
Il giorno dopo non ricevetti nessuna notizia da Elena. Dovevano essere tornati a casa ma non sapevo se fosse successo qualcos’altro di sessuale degno di essere raccontato. Cominciai a pensare che forse non era così.
Poi Elena mi inviò una foto senza spiegarmi niente, invitandomi a indovinare come sarebbero state le foto successive. Mi propose un gioco, evidentemente quella mattina non era stata così priva di eventi.
Nella foto Elena indossava il vestito colorato che già avevo visto: un vestito lungo fino alle caviglie e scollato davanti, sostenuto da due sottili spalline. Era fotografata nell’atto di bere da una tazza, seduta ad un tavolino verde, all’esterno con della vegetazione rigogliosa dietro. Indossava anche una lunga collana e i piedi erano nudi, con smalto rosso sulle unghie, lo stesso delle mani. Elena sorrideva, ma il resto del viso era come sempre censurato.
La prima cosa che pensai fu che quel vestito era perfetto per essere portato senza nulla sotto. Il reggiseno in effetti si capiva che non c’era. Ma per il resto, non so perché, pensai che quella foto non fosse il preludio di qualcosa di molto audace. Ancora non conoscevo abbastanza Elena T.
Nelle ore e nei giorni successivi cominciai a ricevere altre foto, scattate evidentemente in sequenza rispetto alla prima. Si vedeva lei che cominciava a scoprire le gambe, prima accavallate in modo elegante, poi più aperte e la gonna del vestito sempre più su. Fino ad una foto con le gambe completamente spalancata, la gonna del tutto tirata su e la figa in bella vista. Non aveva le mutande, proprio come avevo immaginato ma come non avevo osato pensare veramente. Mentre si mostrava in quel modo davanti all’obiettivo la posizione del corpo di Elena sembrava suggerire che stesse controllando, allungando il collo per sporgere la testa, che nessuno stesse vedendo quello che faceva, probabilmente timorosa di essere scoperta. O almeno così pensai. No, ancora non la conoscevo bene, soprattutto la T del suo nome.
Nuova infornata di foto: il vestito era sceso anche nella parte superiore, mostrando il seno, e poi comparve il marito. Prima chinato su di lei a leccarle un capezzolo, poi mezzo girato come a controllare lui stesso che non ci fosse nessuno e poi, con i pantaloncini tirati giù, a farsi fare un pompino da Elena. A quel punto pensavo che la cosa fosse finita lì. Avevano osato, scattato foto all’aperto, col rischio di farsi vedere e poi lei gli aveva fatto un pompino veloce.
Invece no. Altro giorno, altre foto. Elena che si alzava dalla sedia, tenendosi su la gonna per continuare a mostrare il pelo della figa all’obiettivo. Elena girata, a mostrare il culo. Elena con una gamba appoggiata al tavolino, per mostrare bene tutto. Poi piegata a novanta sul tavolino, con Andrea chinato dietro a tenerle aperte le chiappe.
Poteva finire così. Una sessione di esibizionismo di coppia, ma poi ricevetti un video: Elena piegata sul tavolino, il marito dietro di lei. All’inizio del video lui le sfila il vestito, lasciandola completamente nuda, mentre lui indossa una polo che gli arriva a metà culo nudo. Mentre la spoglia la sta già scopando, da dietro. Non si capisce come la stia scopando, provo ad intuirlo in base all’angolazione, in base ai gemiti di lei che si sentono mischiati al canto degli uccellini che popolavano il giardino in cui erano. Provo ad intuirlo in base ai gusti di lei che conosco. Avessi dovuto scommettere avrei puntato sull’ingresso posteriore.
Mi masturbai e schizzai immaginandomi alternativamente al posto del marito oppure al posto dell’obiettivo, come guardone di quella coppia perversa. Prima di arrivare all’orgasmo presi un foglio e ci scrissi sopra “X ELENA T”. Me lo appoggiai sulla pancia e mi feci un selfie al mio cazzo in tiro adagiato sul foglio. Poi mi segai, guardando il video e le foto, fino ad imbrattare completamente il foglio. Gli feci un’altra foto. La scritta in parte illeggibile a causa dell’umidità della sborra. Le inviai ad Elena, con la preghiera di raccontarmi tutto quello che c’era dietro a quelle foto. Non mi deluse, così come non l’avevo delusa io con quella testimonianza fotografica del suo effetto su di me.
Ciao porco, ora che hai visto le foto e che ho ottenuto l’effetto che volevo posso raccontarti per bene cosa è successo prima e durante. Sono sicura, conoscendoti, che ti farà ancora più effetto.
Ti avrebbe fatto effetto anche vedermi appena mi sono svegliata. Ero nuda e mi sono affacciata sul giardino dalla nostra portafinestra. Ero tranquilla, sapevo che dovevamo essere quasi soli in casa e il giardino consentiva una buona privacy. Secondo i miei calcoli in casa dovevi esserci solo la ragazza e infatti poco dopo comparve, vestita con la sua divisa da cameriera, per sistemare le cose rimaste lì dalla sera prima. Era un po’ lontana e non credo che mi abbia visto. Non mi sarebbe dispiaciuto se lo avesse fatto. Sentivo una voglia quasi di rivalsa nei suoi confronti. Volevo sentirmi la più desiderata, volevo forse che lei mi desiderasse oppure che volesse essere al mio posto.
Desiderata lo ero sicuramente da mio marito che in quel momento mi raggiunse e mi abbracciò da dietro. La sua erezione mattutina e amplificata dalla visione del mio corpo nudo si appoggiò contro la parte bassa della mia schiena. Con una mano mi afferrò un seno e con l’altra si infilò tra le mie gambe. Avevo voglia di godere, avrei potuto farlo lì in breve tempo. Ma avevo in mente altre cose e lo respinsi, promettendogli di meglio di lì a poco. Ma non sapeva ancora quanto meglio sarebbe stato quello che avevo in mente.
Ci rivestimmo. Io ovviamente con lo stesso vestito del giorno prima, ma senza mutande. Mio marito con la polo e i pantaloncini con cui aveva dormito. Uscimmo nel giardino. Ci facemmo vedere dalla cameriera. Andai verso di lei. Era ancora più bella della sera prima, fresca nonostante la serata in discoteca, grazie alla sua gioventù.
Le ordinai due caffè. Poi la bloccai prima che se andasse.
“Scusami, diamoci del tu. Volevo chiederti una cosa.” mi avvicinai a lei per sottolineare che fosse qualcosa di segreto.
“Mi dica, anzi, dimmi.” rispose lei, col suo visino sorridente.
“Volevo sapere… ecco… questo giardino è al sicuro, cioè non ci sono persone che ci possono entrare?… oppure non ci sono telecamere che lo riprendono?”
“Ehm… no, non ci sono.”
“E in casa c’è qualcuno oltre a te adesso?”
“No. Ci sono solo io. I padroni sono partiti. Il cuoco oggi non verrà.”
“Bene. Io e mio marito volevamo un po’ di privacy… è così bello questo giardino…”
“O… ok… le assicuro che non sarete disturbati.” sembrò un po’ imbarazzata e un rossore le colorò il viso. Aveva intuito che tipo di privacy volessimo io e Andrea.
“Dammi del tu.” le ribadii.
“Scusi… ehm scusa.”
“E non ti preoccupare, la tua presenza non viola la nostra privacy, sentiti libera.”
“Oh.” si portò una mano alla bocca per la vergogna.
Si allontanò quasi incespicando. Mi divertì il suo imbarazzo. Era ancora una ragazza. Maliziosa e sicura di sé fin quando doveva usare solo il suo aspetto fisico ma a disagio di fronte ad una troia esperta come me. Mi aveva eccitato quella conversazione.
Andai a sedermi al tavolino dove mi aspettava mio marito, ignaro di tutto.
Anna tornò con i caffè che le avevo chiesto. Era ancora un po’ turbata, si capiva. Le sorrisi maliziosa. Colsi curiosità nel suo sguardo e un po’ di stupore. Forse aveva pensato scherzassi e invece stava capendo che non era così.
“Grazie.” le dissi e mio marito mi guardò non capendo quale sottointeso c’era fra noi. Poi la guardò mentre si allontanava, col suo bel culo, ma tornò presto a guardare me. Aveva capito che in quel momento ero io quella che gli avrebbe donato più godimento.
“Amore, sistema il telefono.” gli dissi e nel nostro gergo quello voleva dire solo una cosa: filmarci mentre facevamo sesso.
“Qui? Ora?” chiese stupito ma speranzoso.
Corse veloce in camera a prenderlo, prima che io cambiassi idea. Io osservai la ragazza che si era fermata a guardarci.
Col telefono sul treppiede in modalità registrazione io iniziai il mio spettacolo. Mi sollevai lentamente il vestito, controllando che lei mi stesse guardando. Andrea, fin troppo eccitato, si inginocchiò subito davanti a me per leccarmi la figa. Chiusi gli occhi, con le mani sulla sua testa. Quando li riaprii lei non c’era più. Ne fui delusa, per quanto si possa esserlo mentre il tuo uomo te la lecca golosamente.
Ma volevo di più, sperando anche che lei tornasse. Mi misi a pancia in giù appoggiata al tavolino.
“Scopami dove vuoi ma fallo bene.” gli ordinai.
In una situazione del genere dire a mio marito di scoparmi dove vuole è sostanzialmente un modo per dirgli di scoparmi dove voglio io. E in una situazione del genere dove voglio essere scopata io è nel culo.
È curioso come più mi ritrovo a condurre il gioco, a controllare mio marito tramite collaudati metodi seduttivi e ad imporre su estranei le mie perversioni, e più voglio in quei momenti sentirmi sopraffatta e dominata fisicamente. Più sono troia padrona e più voglio fare la troia schiava.
Mi girai a guardare mio marito che mi fotteva con goduria. Poi mi girai a guardare te, sì, te che in quel momento eri dentro al telefono. Già sapevo che ti avrei mandato delle istantanee tratte da quel video. Anzi che forse ti avrei anche mandato il video. Guardavo il telefono ma vedevo te. Cazzone duro in mano ad incitare mio marito a non avere pietà del mio culo. Porco.
Fu in quel momento che dietro di te, dietro la vetrata, vidi di nuovo lei. Si era parzialmente nascosta, era rientrata in casa, ma non aveva resistito. Aveva voluto guardarci ancora, vedere come venivo scopata. Era in penombra ma potrei giurare di aver visto una sua mano infilarsi dentro ai pantaloni, per toccarsi.
Andrea mi diede in quel momento un gran colpo, facendo slittare il tavolino in avanti. Ebbi un orgasmo, ma non per merito solo del cazzo che mi stava sfondando. E neanche per gli schiaffi sul culo che cominciò a darmi. La causa erano soprattutto gli occhi che mi stavano guardando. Quelli da cerbiatta, in diretta. E i tuoi da porco, in differita.
“Lei ci sta guardando.” lo informai ansimando.
“Cazzo, è vero.” commentò lui girandosi verso dove stavo guardando.
Si ringalluzzì, contento di essere visto a fare il macho da lei. E così volle alzare il tiro.
“Inginocchiati. Subito. Voglio riempirti il viso di sborra.”
In quel momento diventai totalmente sottomessa. Avevo condotto il gioco ma quell’ultima pratica sanciva il mio essere soltanto una troia disposta a degradarsi per godere. Mio marito in quel momento diventò ancora di più maschio dominante, ai miei occhi ma soprattutto a quelli del lei. E se avesse voluto in quel momento avrebbe potuto averla, forse. Di certo io non avrei potuto oppormi.
Però mi sentivo comunque vincitrice. Ero io quella a cui stava, come al solito, sborrando copiosamente sul viso. Ero io quella imbrattata totalmente. Lei doveva accontentarsi di sgrillettarsi il clitoride. E lo faceva per merito mio. Pensandosi al mio posto, forse. O volendo unirsi a noi.
Il mio orgasmo si stava lentamente spegnendo. Quello di Andrea aveva finito di svuotarsi nella mia bocca. Il sorriso di lei, al breve incrociarsi dei nostri sguardi, testimoniò che il godimento era arrivato anche per lei.
Sono sicura che non dimenticherà quella mattinata per molto tempo. Almeno fin quando non troverò una scusa per tornare da questa coppia di clienti storici. Magari da sola. Non voglio mio marito la prossima volta. Non voglio che possa vincere lei la prossima volta e rubarmi il suo orgasmo sul suo bel visino da attrice americana.
Al massimo ci sarai tu. A guardarci dietro al telefono e a raccontarci sul tuo sito.
Atmosfere da lunga eccitazione.
Sarebbe stato perfetto con l’integrazione di qualche foto.
B.C.
Le foto esistono, così come esiste il video. Ho lasciato che prima rispondesse la diretta interessata. Solo lei può decidere di mostrarsi anche a voi lettori. Da quello che dice sembra che presto sarà così. Evidentemente la eccita.
Sono state aggiunte alcune foto come copertina di questo e del racconto precedente, gentilmente fornite dalla protagonista, dopo opportune modifiche
Buongiorno mio Henry lo sai che tu non mi deludi mai vero?!
La tua coinvolgente narrazione non lascia spazio all’immaginazione e le tue parole sono sempre molto potenti come il tuo cervello che io adoro 🙂
Che dici vuoi darmi in pasto ai tuoi lettori? Voi offrire il mio corpo per aiutare ad immaginarmi? Scegliamo insieme la foti na ti va?
NB. Presto racconterai di noi due in prima persona..lo sai che nel mio c…. c’è sempre un posto per te :-)))
Elena T.
Henry…wow! Bellissime le mie foto copertina che hai scelto per entrambi i racconti che mi hai dedicato.
In un primo momento ho pensato di ringraziarti in privato ma poi ho cambiato idea. Lo farò qui davanti a tutti i tuoi fedeli lettori che ti leggono e chi ti sanno apprezzare per quanto vali, per quello che ci regali con ogni tuo racconto.
Tu ravvivi le menti con le tue fantasie o testimonianze che siano e, per chi ne sa far buon uso, anche la vita di coppia come la mia.
Voglio essere più esplicita possibile nel descriverti quello che provo ora. E’ come essere in auto a scopare in un parcheggio con guardoni ravvicinati che si masturbano forsennatamente. Spero di aver reso l’idea. Per la cronaca adoro i guardoni e pensare che da ragazza li temevo e disprezzavo..come si cambia 🙂
In definitiva Henry la tua è una missione sappilo, dunque grazie e continua ad illuminarci eccitandoci a dovere!
Elena T.
Grazie a te, anche a nome dei lettori guardoni