Regali

A Natale puoi…

Uscì dalla doccia in una nuvola di vapore, nuda e profumata. Con un asciugamano avvolto in testa si mise a spalmarsi una crema sulle gambe, appoggiandone alternativamente una al bordo del bidet. Poi passò a spalmarsela anche sul resto del corpo, seni compresi. Mi chiese di aiutarla a metterla sulla schiena. Indugiai a lungo sul culo.

“Passami lo specchio.” mi ordinò e lo usò per guardarsi bene fra le gambe.

“Com’è?” mi chiese girando verso di me il pube. Si era lasciata una strisciolina centrale di pelo.

“Perfetto.” risposi sincero.

“No, passami un attimo le forbicine. Voglio dare un’altra spuntatina.”

Accorciò qualche peluzzo più lungo della media.

“E dietro? Ho tolto tutto?” mi chiese piegandosi in avanti e mostrandomi il culo dopo esserselo aperto con le mani.

“Mettiti bene alla luce.” le dissi. “Sì, quasi.” commentai.

“Puoi fare tu? Così facciamo prima. Il rasoio è nella doccia.”

Lo andai a prendere poi mi inginocchiai e con attenzione tolsi qualche piccolo pelo che ancora le adornava i contorni dell’ano.

“Grazie, sei un tesoro.” mi disse.

Poi si tolse anche l’asciugamano dalla testa e nuda com’era si mise davanti allo specchio del lavandino ad asciugarsi i capelli col phone.

“Mi dai un consiglio su cosa indossare? Ho preparato due completi sul letto, sono indecisa.”

“Ok.” risposi quasi scocciato.

Dopo pochi minuti tornai nel bagno.

“Secondo me quello nero è più elegante. Le calze con la riga dietro, il reggicalze, le culotte e il corpetto.”

“Quello rosso no?” chiese lei quasi delusa dalla risposta. “È più natalizio.”

“Sì, ma è anche più da… troia.”

“Tu mi preferiresti con quello nero?”

“Sì.”

“Allora quello nero lo metterò con te. Stasera mi sento più da quello rosso. Autoreggenti e perizoma.”

“Ok.” risposi non sapendo se sentirmi lusingato o amareggiato.


Alla tradizionale messa di mezzanotte incontrai un po’ tutto il nostro giro di conoscenze.

“Sei da solo?”

“Priscilla non c’è?”

“Fai il Natale da solo quest’anno?”

Queste era il tono delle domande un po’ di tutti. Io mi affrettavo a dire che semplicemente quella sera non si sentiva troppo bene e aveva preferito restare a casa. Qualcuno borbottò, la messa di Natale non si poteva mancare. Avevo un giro di amici un po’ bigotti, retaggio di un passato in cui lo ero stato anche io. Priscilla era fuori da tutto questo e mi stava forse tirando un po’ fuori anche a me. Di sicuro non potevo raccontare la verità a quelle persone.

Una bugia, in chiesa il giorno di Natale. Ma la verità sarebbe stata ancora più blasfema.

Non mi sarei neanche confessato.


Ne ero stato informato da qualche settimana. Tra me e Priscilla funzionava così. Lei decideva le trasgressioni che avrebbe o avremmo fatto. Io non potevo oppormi. Non nel senso che non mi era consentito, ma nel senso che non ne ero in grado. Anche se come primo pensiero pensavo che non volessi farlo, poi prendeva il sopravvento l’eccitazione e non ragionavo più. Lei aveva imparato che ero così e ne approfittava. Non in senso cattivo, ma per divertirsi e divertirci.

Aveva amicizie diverse dalle mie e quel caso ne fu una dimostrazione. Una sua amica, infatti, aveva deciso di regalare al fidanzato una esperienza di sesso a tre, con chi avrebbe voluto lui, a patto che questa terza persona fosse d’accordo.

“Lui ha chiesto di me.” mi disse orgogliosa Priscilla. “Tra tutte le sue amiche ha fatto subito il mio nome.”

“Le hai chiesto il perché?”

“Sì, gliel’ho chiesto.”

“E lei te l’ha detto?”

“Sì, me l’ha detto.”

“E tu non vuoi dirmelo?”

“Uhm, non so.”

“Perché non sai?”

“Perché voglio che mi dai il consenso prima di sapere qualsiasi cosa.”

“Perché? Vuole fare cose strane? Ha fatto delle richieste particolari?”

“No. Cioè forse un po’ sì, ma non è questo.”

“E cosa è allora?”

“Perché io voglio che tu acconsenti al fatto che la tua ragazza vada a fare sesso con una sua amica e il suo ragazzo, così, senza sapere il resto. Altrimenti è troppo facile.”

“Troppo facile?”

“Sì, perché poi appena sai qualche dettaglio tu ti ecciti troppo e non c’è più gusto a sentire che mi dai l’ok.”

“Tu sei matta.”

“Allora? Posso dirle di sì, che ci sto?”

“Sì. Tanto lo sai che alla fine ti dico sempre di sì.”

“Ehehehe. Bene. Tanto le avevo già dato l’ok. Il suo ragazzo è un gran figo.”

“Adesso mi dici perché ha voluto te?”

“Ok. Ha detto che gli piace molto il mio culo.”

“Tutto qui?”

“E che sembro una a cui piace farselo bombare.”


Sentii vibrare più volte il telefono in tasca, mentre la chiesa era colma di gente che cantava e seguiva la messa del vescovo. Ad un certo punto non resistetti e volli controllare che Priscilla non avesse bisogno.

“Oh, cazzo.” bofonchiai mentre richiusi immediatamente il telefono dopo aver visto anche solo metà della prima foto che mi aveva mandato. Mi guardai attorno, timoroso che qualcuno potesse aver sbirciato nonostante mi fossi premurato di guardare lo schermo in modo discreto.

Alleluja, cantava il coro dietro l’altare mentre io avevo una erezione inopportuna.

Uscii dai banchi, per fortuna mi ero messo esterno. Vagai un po’ per le navate della chiesa.

Trovai un confessionale inutilizzato. Entrai.

Tirai fuori il telefono.

La foto che avevo visto di sfuggita era Priscilla a quattro zampe, con indosso soltanto i tacchi, le autoreggenti e il reggiseno. Inquadrata da dietro. Oltre di lei si vedeva l’albero di Natale addobbato. D’altronde lei era il regalo, quindi era lì che era stata scartata e si apprestava ad essere goduta.


“Tu mi hai spiegato perché il ragazzo della tua amica ha voluto proprio te, ma non mi hai detto perché tu hai accettato subito.”

La stavo accompagnando da loro, la sera di Natale. Poi io sarei andato a messa.

“Cosa vuoi che ti dica?” mi chiese lei con fare innocente ma con un sorriso malizioso.

“La verità?”

“Ci sono tante verità.”

“Dimmene qualcuna.”

“Forse che hai una fidanzata un po’ troia.”

“Mi sembra quasi una bugia.”

“Una bugia?”

“Togli quel po’ e diventa una verità. Ma non basta. Sei troia ma selettiva, di solito.”

“Hai ragione.”

“Quindi?”

“Vuoi proprio che te lo dica, vero?” allungò una mano per tastare il mio cazzo che era duro.

“Sì.”

“Allora te lo dico.” si avvicinò pericolosamente a me mentre stavo guidando, per parlarmi con voce sensuale all’orecchio. “Ti dico che lui l’ho sempre trovato un gran figo e la mia amica mi ha sempre parlato bene di lui… dal punto di vista sessuale… dice che è bravo… ha un bel cazzo grosso e lo sa usare…”

“Smettila.” dissi scacciandola. Non che non volessi sentire quelle parole, ma rischiavo troppo, a guidare in quelle condizioni mentali.


Guardai le altre foto. Priscilla sempre più nuda. Priscilla che si baciava con la sua amica. Priscilla con in mano il cazzo di lui. Priscilla scopata.

Controllai fuori. Ero in una zona deserta della chiesa. Non resistetti e mi infilai una mano dentro ai pantaloni, per stringermi il cazzo.

Guardai l’ultima foto, quella che più mi sconvolse e alla quale non resistetti.

Priscilla e la sua amica, una di fronte all’altra, con tra di loro il corpo di lui. La sua amica con in bocca il cazzo, Priscilla con la faccia affondata nel culo di lui.


Dopo la messa ero rimasto un po’ fuori con alcuni amici. Eravamo andati in piazza. Avevamo bevuto un po’ di vin brulé. Poi io avevo sentito vibrare il telefono più volte. Mi ero congedato, ero quasi corso verso la macchina.

Il mio cazzo si era infreddolito e rimpicciolito a stare fuori al freddo tutto quel tempo. Però si stava già indurendo all’idea di aprire il telefono e trovare altre foto. Una strana sensazione: rattrappito ma in erezione.

C’era solo una foto e altri messaggi di testo. La foto era inequivocabile. Da dietro, fatta presumibilmente da lui per testimoniare come la stesse inculando a fondo.

Mi premetti il cazzo con le mani fredde per scongiurare un altro orgasmo.

I messaggi invece mi dicevano di non passarla a prendere. Voleva rimanere lì tutta la notte. La magica notte di Natale, a scopare con l’amica e il fidanzato. Mi chiedeva di passarla a prendere la mattina. Poi a casa, per farsi una doccia e cambiarsi e andare al pranzo di Natale con i miei parenti.

Potevo rifiutarmi? Teoricamente sì, ma quando percepivo in lei l’eccitazione irresistibile io stesso non potevo resistervi.


“Belli i collant rossi. Natalizi.” questo fu il commento di una delle zie nel vedere Priscilla.

Era ancora vestita come la sera prima. Tacchi a spillo. Autoreggenti rosse. Una minigonna per fortuna abbastanza lunga da nascondere il bordo delle calze e un maglioncino. L’esterno, a parte le calze e le scarpe, era abbastanza presentabile anche per un pranzo di Natale, dato che per la sera prima lei non si era preoccupata molto di come fosse, sapendo che se lo sarebbe tolto subito. Il sotto era decisamente impresentabile, considerando che non aveva potuto neanche indossare il perizoma. Era stato strappato poche ore prima.

Ero andato a prenderla in orario con tutto il tempo per tornare a casa e cambiarsi. Non rispondeva al telefono. Neanche l’amica. Non conoscevo il campanello. Avevo aspettato sotto casa per due ore, prima che i tre lussuriosi si svegliassero da soli.

L’amica aveva una taglia completamente diversa da Priscilla. Non le aveva potuto prestare nulla.

E non c’era più tempo.

Al pranzo di Natale, in mezzo ai miei parenti, con un intimo da troia, anzi pure senza intimo.


Nel tardo sonnolento pomeriggio, dopo l’abbuffata e la tombola, mentre buona parte del parentado era stravaccata su poltrone e divani, Priscilla si alzò dalla sedia in cui era stata seduta composta tutto il tempo. Composta per evitare che potesse vedersi qualcosa, soprattutto considerando la presenza di vari nipoti scatenati. Mi lanciò uno sguardo inequivocabile. Mi alzai anche io e la seguii.

Ci inoltrammo per i corridoi della grande casa di famiglia. Verso il bagno più lontano dalla sala dove erano tutti. Entrammo furtivi, insieme.

“Non è mai passato così tanto tempo da una mia scopata con altri a concedermi di nuovo a te.” fece questa considerazione. In effetti nei nostri giochi di solito appena tornava sia io che lei volevamo che ne riprendessi subito possesso.

“Hai ragione.” le dissi mentre mi inginocchiavo e le alzavo la gonna. La leccai un po’, per riscaldarla.

“Non c’è bisogno.” mi fermò quasi subito. “Scopami.”

La presi in piedi, contro il lavandino, in modo rapido e pochissimo romantico.

“Ti sono piaciute le foto?” mi chiese mentre affondavo in lei con colpi forti e veloci.

“Sì.”

“Quale più di tutti?”

“Quella in cui ti incu… no, anzi, quella in cui siete in due con lui, una davanti e una dietro.”

“Lo sapevo.”

“Davvero?”

“Sì. Anche lui è impazzito per il trattamento regale.”

“Trattamento che?”

“Dice che si chiama così. Una donna ti succhia il cazzo e l’altra ti infila la lingua nel culo. Sostanzialmente voleva farlo con due ragazze per provare quello.”

“Lo capisco.”

“Vorresti anche tu?”

“Beh… sì… perché? Pensi che potremmo? Con la tua amica?”

“Non so… magari il prossimo Natale… se non mi viene in mente un regalo migliore…”

4 commenti su “Regali”

  1. L’ho letto prima di partire ma ero di fretta. Oggi l’ho letto nuovamente in baita vicino a gente che non parla italiano ehehe. Mio marito sta sciando e mi lascia tutta sola uffy..ho voglia di cazzo, colpa tua!

    Controlla la posta..love 😀

    Elena T.

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