Lo sconosciuto in camera

Lei

Eccomi qui. Bendata e legata, mani e piedi, al letto in una stanza di un grande albergo. Ho dei cuscini sotto la pancia in modo da assumere una posizione ancora più aperta e disponibile. Non ho idea da quanti minuti sono in questo stato di attesa, terrore, trepidazione, timore e, soprattutto, eccitazione. Eccitazione copiosa, che sento colare sui cuscini, e a cui vorrei tanto dare tregua. Sfrego ogni tanto la clitoride contro i cuscini, ma non mi basta, anzi mi fa solo avere più voglia. Nello stesso tempo voglio slegarmi, voglio lasciare perdere questa pazzia. Ma sono solo lampi di razionalità in una mente drogata dalla voglia di sesso e trasgressione.

Non so se arriverà qualcuno a prendermi. Non so quando arriverà e soprattutto non so chi arriverà.

Stavo scopando con mio marito. Ci siamo presi un weekend in occasione del nostro anniversario per divertirci e trombare. Una stanza in un hotel di lusso con l’idea di scopare tutto il tempo.

Come al solito ci siamo un po’ lasciati andare ed abbiamo esagerato con le parole. Ci raccontiamo le fantasie, le voglie, i desideri, anche quelli più segreti e inconfessabili. Molto spesso ciò che dice uno piace anche all’altro e la fantasia galoppa unendo le perversioni di entrambi.

Ha iniziato lui, con la solita storia del vedermi scopare con un altro. Ho continuato io con il desiderio di avere a disposizione un cazzo di notevoli dimensioni. Poi non ricordo più come è andata avanti fino alla mia proposta:

“Legami al letto, poi vai giù, trovi un bel maschio e me lo mandi su per scoparmi!”

Lui è venuto istantaneamente mentre lo dicevo e quindi, con l’immediato calo dell’eccitazione, ha subito abbandonato l’idea. Io non ero venuta, ancora, e la voglia mi divorava. Ho insistito e a mio marito è tornato duro quasi istantaneamente, segno che l’idea lo sconvolgeva anche a lui.

“Dici sul serio?” mi ha chiesto mentre se lo menava di fronte al mio viso.

Io avevo quasi un orgasmo continuo mentre mi prendeva polsi e caviglie per legarli ai quattro angoli del letto. “Sei sicura?” mi chiedeva. “Siamo sicuri?” si chiedeva, sconvolto da quanto l’idea lo spaventasse e allo stesso tempo eccitasse.

Mi ha leccato figa e ano a lungo prima di decidersi a uscire. Io ero un lago e lui se ne accorgeva e questo lo mandava fuori di testa.

“Ti amo!” gli ho urlato mentre usciva.

Fino all’ultimo ha voluto la conferma che volessimo farlo veramente. Io non ero affatto più sicura e tranquilla di lui, ma il desiderio che sentivo in pancia mi annebbiava la mente. Mi sono fatta paura da sola. Mi sono resa conto che in quel momento potevo fare qualsiasi gesto, qualsiasi.

Il rumore della porta che si è chiusa mi ha fatto sprofondare nel buio (mi ha bendato) e nel silenzio della stanza. Ho visualizzato mentalmente mio marito che camminava per il corridoio, prendeva l’ascensore e andava nella hall in cerca di un uomo che mi potesse scopare. Ho visto il bozzo che aveva sotto i pantaloni.

All’inizio ho pensato: “Ora fa passare qualche minuto, poi rientra lui in stanza, non dice niente, finge di essere uno sconosciuto, mi scopa e finiamo lì. Certo, l’idea era questa, no? Era chiaro che era tutta una messinscena, no? Non starà mica andando veramente a cercare uno sconosciuto per mandarmelo in camera mentre io sono così inerme e a sua completa disposizione.”

Il pensiero mi ha fatto rabbrividire. Cosa stavamo facendo veramente? Cosa spero che succeda veramente? Io stavo scherzando. No, io non stavo scherzando. Io lo voglio fare veramente. Ma speriamo che lui abbia capito che scherzavo. Sto impazzendo.

Pochi minuti sono passati e nessuno è entrato in camera. Ci vorrà del tempo. Sarà molto nervoso mio marito. Andrà al bar e si farà dare qualcosa di molto forte. Poi si guarderà attorno. E poi si farà dare qualcosa di ancora più forte. Probabilmente il primo che valuterà sarà il barista. Lo chiamerà, ma poi, sul momento, balbetterà e non riuscirà a dire niente e ordinerà qualcos’altro.

Con l’alcool in corpo troverà il coraggio. Si ripasserà mentalmente il modo in cui attaccare discorso per chiedere ad uno sconosciuto di scopargli la moglie. Non è cosa da tutti i giorni, non si trova sui manuali di conversazione. Nella hall di un grande albergo non faticherà a trovare dei candidati. Io gli ho fatto le mie richieste: che sia un bel pezzo di maschio, robusto, forte, giovane. Gli ho detto di informarsi prima sulla sua dotazione fra le gambe e l’idea che mio marito chieda ad un uomo quanto ce l’ha lungo mi fa godere.

Deve essere uno sconosciuto ma in qualche modo deve essere affidabile. Deve mandarlo in camera da me, da solo. E’ rischioso. E’ maledettamente rischioso. E’ questo che ci manda fuori di testa ad entrambi. Una moglie così troia da accettare il rischio ed un marito così porco da gettarla nel rischio.

Io lo so, alla fine, chi sceglierà. Lo abbiamo notato entrambi quel bel ragazzo di colore che si occupava di caricare e scaricare le valigie degli ospiti. Affidarsi ad un dipendente dell’hotel è sicuramente meno rischioso. Poi è di colore, potrà fare a meno di chiedergli quanto è dotato ed andare sulla fiducia.

Non so se alla fine di tutto questo gli chiederò chi ha scelto, chi mi ha mandato. Non so se voglio saperlo, devo capire se mi eccita di più rimanere nel mistero o no.

I minuti passano, lunghissimi. Ma l’eccitazione non cala. Ogni volta che sento dei passi nel corridoio sobbalzo e la mia figa cola ancora di più. Poi passano e tiro un sospiro di sollievo e, contemporaneamente, impreco.

Finalmente lo sento. Sono sicura. Si ferma davanti alla porta. Sento armeggiare con la chiave magnetica. La porta si apre. Io ho un orgasmo in quel momento.

Lui

Sento cedere le gambe nel momento in cui vedo chiudersi le porte dell’ascensore alle sue spalle. Mi sembra di avere un orgasmo in quel momento anche se non sento eiaculazione. Mi fiondo di nuovo al bar. Sono già mezzo ubriaco ma ora non posso farne a meno. Il barista mi guarda con sospetto.

Mi guardo attorno ma non vedo nulla. La stanza è come se fosse buia. In testa ho solo l’immagine di mia moglie, legata mani e piedi al letto, con il culo per aria che aspetta di essere scopata da quell’uomo.

In quel momento un dubbio mi assale: ma voleva farlo veramente? Non è che si aspettava che rientrassi io, magari fingendo di essere uno sconosciuto? Ora si incazzerà, forse è meglio salire e fermare tutto. No, era così convinta. Non stava scherzando. Oddio. Potrei comunque salire e origliare attraverso la porta. Almeno se le fa male posso intervenire. No che non posso. Gli ho dato le chiavi. Io sono chiuso fuori.

Corro verso gli ascensori. Salgo e arrivo al piano. Non esco dall’ascensore. Schiaccio l’ultimo piano, arrivo sulla terrazza dell’hotel. Osservo il panorama della città, mi accendo una sigaretta e mi tocco, da sopra i pantaloni, il cazzo che ormai è duro da ore.

Lo vedo che entra, vede subito mia moglie così invitante sul letto. Ne vede la figa spalancata e umida di umori. Scorge il buchetto dell’ano in mezzo all’incavo dei glutei. Quello sarà il suo obiettivo.

Me lo ha chiesto. Prima non ci credeva. Mi ha chiesto se era su una candid camera. Mi ha chiesto se era una truffa, un raggiro. Non poteva crederci che un uomo distinto come me gli stesse offrendo di andare a scoparsi gratis sua moglie. Quando ha visto che insistevo ha accettato. Mi ha chiesto cosa doveva fare, cosa poteva fare. Buon segno, ho scelto bene, è un tipo corretto e affidabile.

“Posso scoparla nel culo?” mi ha chiesto mentre gli passavo le chiavi della stanza. Io ho deglutito, ho sentito un principio di orgasmo nelle parti basse.

“Le piace moltissimo essere inculata.” Ho sussurrato.

Me la immagino che gode, anche solo nel sentirlo entrare in stanza, o nel sentirlo che si spoglia, o nel sentire il suo peso salire sul letto, le sue mani afferrarle i fianchi, il suo cazzo appoggiarsi fra le natiche.

E se le fa male? E se la scopa senza preservativo? E se…

Siamo due pazzi. Cosa faremo la prossima volta? Dove ci spingeremo?

Guardo continuamente l’orologio. Quanto potrà durare? Come faccio a resistere nell’attesa? Ho bisogno di parlare con qualcuno. Vorrei tanto raccontare a qualcuno cosa sta succedendo.

Devo tornare giù. Se il tipo se ne va devo vedere che esce dall’hotel. Mentre scendo potrei fermarmi un attimo dalla nostra camera e ascoltare se sento qualcosa. Non lo faccio. In compenso vado nei bagni dell’hotel e mi tiro una sega pensando a mia moglie che glielo succhia.

Sono di nuovo al bar. Ho ordinato ma non sto bevendo. Alterno stati di euforia a stati di disperazione. E’ passato molto tempo. Non so che fare.

Ho gli occhi puntati al bancone e improvvisamente appare una mano che appoggia la chiave della stanza accanto al bicchiere. E’ lui. Mi dà una pacca sulla spalla e mi dice grazie. Poi, senza aggiungere altro, se ne va. Io lo guardo imbambolato e poi, per cinque minuti, fisso la chiave della stanza. Ho paura ad andare su.

1 commento su “Lo sconosciuto in camera”

  1. per me vorresti prenderlo tu nel cullo sono certo che ti piacerebe da morirci sopra con il cazzo del mulato tutto dentro il tuo cullo…

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