Un racconto iniziato tempo fa e completato solo adesso dopo averlo ritrovato tra le bozze. Direi appropriato visto che parla molto di “passato” e delle sue conseguenze su presente e futuro. La fonte di ispirazione credo si riconoscerà, sperando che frequenti ancora queste pagine e non si sia persa nel cambio del sito.
La serata era calda e senza vento. La luna piena si rifletteva sul mare e rendeva visibile la costa dell’isola. In basso, dietro la collina e la vegetazione, si intravedevano le luci del paese e del porto.
Era tardi, avevamo finito di cenare da tempo e poi eravamo rimasti seduti in terrazza a parlare. Francesca, la mia futura moglie, si era addormentata su un divanetto. Salvatore, l’uomo che ci ospitava, aveva preparato una canna e se la stava fumando. Ogni tanto me la offriva, io facevo qualche tiro e gliela restituivo.
Eravamo sulla piccola isola vulcanica dalla quale proveniva la famiglia di Francesca. Io non c’ero mai stato e lei ormai non aveva qui molti parenti, però ogni anno ci veniva in ricordo delle lunghe estati passate qui da giovane. Quell’anno, prima del nostro matrimonio, aveva voluto che ci venissi anche io per farmi conoscere alcune persone, tra cui proprio Salvatore, che ci ospitava. Non avevo ben capito che rapporto ci fosse tra lei e lui, non me lo aveva voluto spiegare bene. Di sicuro tra loro c’era molta confidenza. Quasi mi sembrava un po’ ambiguo e a dire il vero io avevo sempre sospettato che lei, quando veniva sull’isola da sola, rispolverava vecchi amori estivi. Ma lui non pensavo proprio potesse essere uno di quelli, visto che era così tanto più vecchio di noi.
Eravamo in silenzio e quasi al buio a parte la luce della luna. Io di lui vedevo quasi solo la brace della canna quando aspirava. Francesca invece era più illuminata e ad un certo punto si rigirò sul divanetto, dandoci la schiena. Con quel movimento la sua gonnellina leggera si spostò e le lasciò scoperto il culo, mettendo in mostra il succinto perizoma che portava. Io fui un po’ in imbarazzo per lei che mostrava il culo al nostro ospite e mi alzai con l’intenzione di coprirglielo tirando su la gonna.
“Puoi anche lasciarla così.” mi disse calmo Salvatore. Nella sua voce c’era una certa autorità ed io senza protestare gli obbedii lasciandola scoperta.
Restammo ancora qualche minuto in silenzio. Poi fu lui a parlare. Di nuovo con voce tranquilla.
“Tu lo sai vero che io Francesca l’ho scopata?”
“Ehm… no. A dire il vero no. Cioè ho sempre sospettato che qui sull’isola avesse qualche ex, ma, ecco, non pensavo che…”
Ero in imbarazzo. Non volevo sembrare quello che non sapeva niente ma nello stesso tempo ammettere quel mio sospetto e allo stesso tempo la mia ignoranza e il mio non aver fatto nulla mi sembrava ancora peggio.
“Da quanto state insieme tu e Francesca?” mi chiese.
“Da… da sette anni circa.”
Lui non aggiunse altro, ma il suo silenzio fu carico di sottointesi. Francesca fino all’anno prima era venuta sull’isola da sola. Se scopava con Salvatore poteva averlo fatto fino all’anno scorso e per tutti gli anni che stava con me. Lui non aveva specificato quando era stata con lui, ma forse la sua domanda era volta a capire se mi aveva reso cornuto.
“Ti ha spiegato perché ti ha portato qua? Intendo qua per farci fare conoscenza.”
“Ehm… no. Cioè, mi voleva fare vedere i luoghi della sua infanzia, farmi conoscere alcuni parenti…”
“Io non sono un parente.” disse lui serafico.
“Sì lo so…”
Passarono altri momenti di silenzio. Io non sapevo cosa dire, come uscire da quella conversazione.
“Quindi state insieme da quando lei aveva…” si interruppe per fare il calcolo a mente, “diciannove anni. Giusto?”
“Sì. Lei diciannove, io ventidue.”
“Ti ha raccontato dei ragazzi che ha avuto prima di te?”
“Sì, mi ha raccontato ma…”
“Ma cosa?”
“Ne ha avuti pochi… e poco significativi, diciamo così. Tutti qui sull’isola, tutte storielle estive. Non mi ha parlato di nessuno come te.”
Un po’ mi imbarazzava parlare di lei e di quei dettagli con quell’uomo. Tra l’altro con lei lì davanti ma addormentata in una posizione nella quale il suo culo, illuminato di taglio dalla luce della luna, appariva magnifico e invitante. Mentre parlavo con Salvatore, inoltre, mi stavo rendendo conto che gli elementi di cui ero a conoscenza portavano verso una probabile spiegazione: lui l’aveva scopata quando lei stava già insieme a me.
“Non ti ha mai parlato di me, quindi.”
Sentita quell’ultima frase pensai che forse lui era venuto prima di me, Francesca me lo aveva solo tenuto nascosto.
“Non lo so. Non mi sembra. Ha sempre parlato di suoi coetanei, o almeno io avevo intuito così.”
“Allora non ti ha parlato di me.”
“Avrebbe dovuto?”
“Il fatto che siate venuti qua, cioè il fatto che ti abbia portato qui da me, pensavo avesse un significato. Ma se neanche tu lo sai, forse devi chiederlo a lei.”
Rimasi pensieroso cercando di interpretare le sue parole e pensando alle motivazioni di Francesca, che non erano chiare nemmeno a me. Nel frattempo dentro di me si agitavano emozioni non del tutto comprensibili. Un uomo mi aveva appena confessato candidamente di aver fatto sesso con la mia futura moglie, in un tempo imprecisato ma forse sovrapponibile alla nostra relazione, e questo provocava in me sentimenti ambigui. Gelosia, certo. Insicurezza, anche. Rabbia, solo in parte. Ma anche pura curiosità nel volerne sapere di più e un leggero interesse malizioso che sfociava quasi in eccitazione. La rilassatezza indotta dalla canna influenzava il mio stato d’animo, probabilmente.
Rimanemmo lì ad ammirarne il culo scoperto e a fumare. Poi Salvatore annunciò che sarebbe andato a dormire. Feci lo stesso anche io, lasciando che Francesca mi raggiungesse se e quando si fosse risvegliata. La serata era calda, poteva anche dormire sul divanetto in terrazza.
Venni risvegliato da lei, a notte fonda. Era tornata a letto ed era scivolata col suo corpo sul mio. Era nuda. Noi dormivamo sempre nudi, ma essendo ospiti in casa d’altri, io avevo adottato per lo meno l’uso dei boxer. Era anche vogliosa. Il suo aderire col suo corpo al mio aveva uno scopo sessuale. Andò subito a cercare il mio cazzo con la mano, trovandolo reattivo. Poi mi salì sopra.
Scopammo così, nel silenzio della notte. Io non riacquistai la lucidità della veglia per gran parte della scopata e, quando lo feci, la prima cosa che mi venne da pensare era il timore di essere visti o sentiti dal nostro padrone di casa. Guardai verso la porta della camera, lasciata aperta per far circolare l’aria, in cerca di indizi sul fatto che potesse essere sveglio. Mi chiesi se lei non si facesse nessun problema da questo punto di vista, considerando anche i trascorsi di cui ancora sapevo troppo poco.
Il mattino dopo mi svegliai nel letto vuoto. Questo mi provocò subito una sensazione strana. Voleva dire che Francesca poteva essere da sola con Salvatore. Andai in cucina ed in effetti li trovai lì. Lui seduto che leggeva. Lei che stava preparando la colazione. Per un attimo mi sembrarono una coppia. O meglio mi diede l’impressione di una scena che forse si era già ripetuta più volte, ovviamente senza la mia presenza.
Francesca indossava una mia t-shirt che le arrivava appena sotto al culo. Appena la vidi mi domandai se avesse indossato soltanto quella, alzatasi dal letto. Avevo il sospetto che fosse così. Non so se anche Salvatore avesse quel sospetto, ma entrambi ce lo togliemmo quasi subito. Francesca si mise in punta di piedi e alzò le braccia per raggiungere delle tazze che erano in un ripiano in alto. Nel fare quel gesto la maglietta venne ovviamente tirata verso l’alto e il suo culo si scoprì davanti a nostri occhi. Per istinto maschile entrambi la stavamo fissando proprio in quel momento. Le chiappe comparvero pian piano alla vista e per qualche istante ci poteva rimanere il dubbio sulla presenza o meno di un perizoma. Dubbio svanito quando la maglietta si elevò al di sopra dell’inizio dell’incavo delle chiappe. Il culo era nudo, lei era nuda sotto alla maglietta e non si faceva problemi a farcelo sapere. In fondo ero il suo futuro marito. E l’altro era il suo vecchio amante. Guardai per un attimo Salvatore. Stava sorridendo soddisfatto.
Durante la giornata andammo in spiaggia. Noi due da soli. Attesi il momento opportuno per provare ad indagare meglio.
“Senti, ma non ho capito una cosa. Come mai siamo venuti ospiti proprio da Salvatore, che non è neanche tuo parente?”
“Perché? Non ti piace stare da lui?” chiese lei, subito sulla difensiva.
“No, no. Era solo per capire.”
“Ok. Perché era l’unico a potevo chiederlo sapendo che non avrei disturbato.”
“Ma non ho ben capito che rapporto c’è fra voi. Cioè è una strana amicizia, con così tanti anni di differenza.”
“Eh. Sì, è una strana amicizia.” rispose lei in modo vago, col tono di chi non voleva parlarne e infatti la conversazione si arenò.
Quando tornammo a casa, nel pomeriggio, Salvatore non c’era.
Mi feci una doccia, imitato poi da Francesca, e mi misi sul terrazzo a leggere qualcosa. Poco dopo comparve la mia futura moglie, uscita dal bagno. Si affacciò alla porta finestra, attirando la mia attenzione. Alzai gli occhi dal testo che stavo leggendo e la guardai, rimanendo a bocca aperta. Era totalmente nuda e mi sorrideva maliziosa, facendomi cenno di raggiungerla.
Io balzai verso di lei, guardandomi istintivamente attorno come per controllare che non ci fosse nessuno che la poteva vedere.
“Ho voglia.” mi disse allontanandosi in direzione della nostra camera mentre io mi avvicinavo a lei.
“Ma sei matta? E se fosse tornato Salvatore in questo momento?”
“Ma non è tornato.” rispose lei alzando le spalle ed entrando in camera.
Io la seguii e chiusi dietro di me la porta.
“Lasciala aperta, fa caldo.” disse lei.
“Ma… e se torna…”
“Se torna si godrà lo spettacolo.” rispose lei alzando le spalle, come fosse la cosa più normale del mondo.
Io sapevo bene che contraddirla poco prima di fare sesso era il modo migliore per rovinare la scopata e quindi accettai di riaprire la porta. Accettai il secondo rischio di rovinare la scopata, ovvero non essere ben concentrato su di lei dato che dedicai metà della mia attenzione al percepire l’eventuale rientro del padrone di casa. Ma con Francesca così vogliosa, più del solito, una mia prestazione non ottimale fu comunque sufficiente.
Dopo il sesso tornai in terrazza. Rimasi pietrificato nel vedere Salvatore lì. Quando era rientrato? Ci aveva visto? Di sicuro ci aveva sentito, Francesca non si era trattenuta. Mi augurai che fosse arrivato dall’esterno, dalla scala che dalla terrazza scendeva in giardino, e non fosse ancora rientrato in casa.
Lo salutai freddamente.
“Sei tornato da molto?” chiesi cercando di assumere il tono più neutro possibile.
“Da un po’.” rispose lui senza farmi capire altro.
Restammo un po’ in silenzio, ciascuno a farsi gli affari propri. Poi lui parlò a bassa voce.
“Hai scoperto qualcosa sul motivo per cui Francesca mi ha chiesto ospitalità per voi due?”
“No, non mi ha detto niente. Non ha voluto dirmi niente, mi è sembrato.”
“Quindi non ti ha detto altro di me? Tu da lei non sai nulla di me?”
“No. Mi ha detto solo che eri un amico.”
“Ma a te questo non basta, vero?”
“Beh… se lei non vuole dirmi altro… rispetto la sua volontà…”
“Bravo… capisco perché ti vuole sposare.” disse alludendo a qualcosa che non capii con certezza. “Però scommetto che ti stai rodendo dentro perché vorresti sapere. E forse io ti sto già molto sul cazzo, ancor prima di sapere altro.”
“No, no, perché… ciò che ha fatto in passato non conta… e sei stato un suo ex… il passato è passato…”
“Dipende quanto è prossimo il passato, per poterci passare sopra…” disse allusivamente.
Quell’ultima frase fu un pugno allo stomaco. Ok. Avevano scopato e probabilmente era successo di recente. Forse l’anno prima, quando lei era stata sull’isola senza di me. Quindi ero cornuto. Mi aveva tradito con l’uomo a cui poi aveva chiesto ospitalità. Mi faceva male il pensiero di aver subito le corna, ma il dolore poteva essere lenito dalla consapevolezza che lei comunque mi amava e ci saremmo sposati a breve. Però perché tornare qui, venire proprio da lui?
Mi sentii chiamare da lei, che era ancora in camera. Andai da lei, affacciandomi alla porta.
Era seduta contro la testata del letto, con le gambe aperte. Si stava toccando.
“Ce la fai? Ho ancora voglia.” mi disse palesemente infoiata, come mai l’avevo vista.
“C’è Salvatore, di là. È tornato.” le dissi per giustificare il mio rifiuto.
“E quindi? Non ce la fai e vuoi che ci pensi lui?” mi chiese con tono scherzoso, ma che fu per me un secondo pugno allo stomaco.
“No, è che ci sentirebbe…”
“E lascia che ci senta… vieni qui, almeno leccamela se non ce la fai…”
“No, no… ce la faccio.” dissi chiudendo alle mie spalle la porta, questa volta. “Però ho voglia di leccartela, se vuoi.”
“Oh, sì, leccamela.”
Mi distesi a pancia in giù con la testa fra le sue gambe. Le leccai un sesso bagnato e gonfio. Lei mostrò di apprezzarlo in modo rumoroso. Io pensai che lui ci stava sicuramente sentendo, ma in fondo chi se ne fregava. Anzi, era un modo per fargli capire, lui e le sue cazzo di allusioni, che adesso lei era mia e voleva fare sesso con me, al di là di quella battutina.
Tra il suo ansimare, sull’orlo di un altro orgasmo, percepii un rumore. Il pavimento di legno, appena fuori dalla porta della nostra camera, scricchiolò inequivocabilmente. C’era Salvatore appena fuori dalla porta. Ci stava ascoltando, volutamente. Forse era lui ad essere veramente geloso. Francesca non era più nella sua disponibilità.
Ascoltai un po’ lei, mentre cercavo di farle provare piacere. Era più rumorosa del solito. Lei voleva farsi sentire. Lei aveva intenzionalmente voluto scopare in quel momento. Forse aveva fatto apposta anche di andare ospite da lui. Voleva fargli capire che stava con me. Voleva fargli capire che con lui era finita, forse. Lei si sarebbe sposata con me dopo pochi mesi. Era il suo modo di chiudere con lui. Così pensai di aver capito e, soddisfatto, la feci venire in un ultimo orgasmo urlato.
Il giorno dopo facemmo una escursione per raggiungere una caletta dall’altra parte dell’isola a cui si poteva accedere soltanto dal mare oppure seguendo un sentiero impervio. Salvatore venne con noi, dato che conosceva meglio l’isola. Dopo una lunga e faticosa camminata sotto il sole cocente potemmo finalmente rilassarci in quel posto splendido.
Francesca si spogliò subito, rimanendo in topless e con un tanga striminzito, per buttarsi immediatamente in acqua. Noi seguimmo imbambolati l’ondeggiare del suo culo quasi nudo mentre camminava sui ciottoli fino alla riva.
“Non venite?” ci urlò appena dopo essersi tuffata.
“Dopo.” – “Fra un po’.” rispondemmo sovrapponendo le nostre voci.
“Che culo magnifico.” commentò poi subito dopo Salvatore, con aria sognante mentre nella sua mente probabilmente stava rivivendo la scena appena vista. “Sei un uomo fortunato.”
“Ah, grazie.” risposi un po’ a disagio per l’ennesima situazione in cui parlavo di lei con lui.
“Io lo sono stato, ma credo che lei ti abbia portato da me per farmi capire che io faccio parte del suo passato.”
“Ah. Eh. Forse.” balbettai per non confermargli che avevo avuto anche io quel pensiero.
“Però lei non vuole raccontartelo quel passato. A quanto pare.”
“Eh, no.”
“Tu lo vuoi conoscere? Forse dovresti conoscerlo, se vuoi essere il suo futuro.”
Non risposi. Ero molto a disagio. Guardai il mare dove la mia futura moglie sguazzava e nuotava, spuntando ogni tanto dall’acqua o con le tette nude o con le chiappe semi nude. Era bellissima. Era eccitante guardarla, per di più con la curiosità che ronzava in testa stimolata dalle parole di Salvatore. In effetti volevo sapere, volevo capire cosa c’era stato fra loro.
Lui intanto si stava accendendo una canna che si era portato dietro. Anche lui guardava il mare. Guardava lei. Mi offrì un tiro. Poi iniziò a raccontare, senza che io glielo avessi chiesto. Ma aveva capito che volevo sapere.
“La prima volta che ho fatto sesso con Francesca stavo infrangendo la legge. Se mai lei mi avesse denunciato avrei passato dei guai. Ma lei non aveva certo quelle intenzioni. Anzi fu lei a insistere. Voleva farlo, voleva assolutamente farlo. E allo stesso tempo voleva rimanere vergine in base ad una bizzarra mitizzazione di questo concetto. Come se a fare differenza tra l’illibatezza di una ragazza sia l’inserimento o meno di un pene nella sua vagina. Il suo culo era già leggendario tra i ragazzi dell’isola, ma lei li snobbava. Venne a cercare me. Qualche donna doveva averle parlato di me. Avrei dovuto resisterle, ma non c’è mai stata la minima possibilità che ci potessi riuscire. Lo abbiamo fatto, in modo che lei restasse, teoricamente, vergine.”
“Cioè… quindi…” balbettai colpito dall’immaginarmi lei, qualche anno prima che la conoscessi, che voleva far sesso con quest’uomo, nonostante fosse corteggiata dai suoi coetanei.
“Sodomia. Io con Francesca ho sempre e solo avuto rapporti anali. Anche negli anni successivi.”
“Ah.” abbozzai per non dare a vedere quanto fossi turbato dal racconto, sia in senso positivo per l’erezione che intanto mi era venuta, sia in senso negativo provando una forte gelosia e invidia per il fatto che lei a quell’uomo si fosse concessa in quel modo. Modo che a me era riservato solo in poche occasioni.
“Lei passò qui le intere estati successive e quasi ogni giorno si presentava alla mia porta.”
“Ogni giorno?” ripetei sconvolto.
“Sì, tranne i periodi in cui si trovava un ragazzo. Un giorno mi raccontò anche, tutta contenta, di non essere più vergine. Lo aveva fatto con uno di loro e anche se non era stato un granché, era felice. Ma con me la routine non cambiò.”
Provai a ricordare quando Francesca mi aveva raccontato della sua prima volta. Le cose combaciavano, era stato un ragazzo sull’isola, ma nei suoi racconti non c’era mai stata traccia della presenza di un altro uomo, più esperto, con cui faceva quelle altre cose.
“Quindi…” esitai nel chiedere quello che stavo pensando. “Quindi nei momenti in cui stava con qualcuno lei era… fedele?”
Salvatore ridacchiò, forse aspettandosi quella domanda.
“Sì. Era fedele. E infatti poi arrivò l’estate in cui si era fidanzata con te. Già l’anno prima era stata meno tempo sull’isola. Dopo il tuo arrivo ancora meno e venne a dirmi che era fidanzata. E che quindi non sarebbe più venuta da me.”
“Ah.” tirai un sospiro di sollievo.
“A quel punto fui stronzo io.”
“Cioè?” chiesi ricacciando in gola il sospiro e sentendo un vuoto allo stomaco.
“Cioè fui insistente io. La pregai, la provocai, la stimolai. Mi mancava troppo il suo culo.”
“E… e lei?”
“Non intendo dirti se la tua fidanzata ti è stata fedele o no. Questa è una cosa che devi decidere tu. O ti fidi di lei o ti fai dire da lei la verità. Devi decidere se hai bisogno di saperlo. Devi decidere anche se venirlo a sapere, sia che sia stata fedele o no, ti cambia qualcosa, per il presente e per il futuro.”
Aveva ragione. Forse non volevo saperlo. O forse non mi cambiava niente saperlo. Lei era lei, la ragazza che amavo, a prescindere dal suo passato. O meglio anche grazie al suo passato. E quindi forse il volerlo sapere serviva solo ad appagare un mio istinto di immaginazione voyeuristica. Il mio cazzo era durissimo e lo era per entrambe le ipotesi: che lei avesse ripetutamente concesso il culo a quell’uomo soltanto prima del mio arrivo o anche dopo.
La guardai in acqua. Anche lei mi stava guardando. Mi fece cenno di raggiungerla. Mi alzai e andai verso il mare, cercando di nascondere l’erezione che tendeva i boxer. Contavo nell’acqua fredda per placarla.
“È bellissimo qui.” mi disse lei euforica venendomi ad abbracciare.
“Sì.” risposi io.
“Ma… sei eccitato?” mi chiese sentendo qualcosa di duro in basso che premeva contro di lei.
“Sì… beh… sei così bella… ti ho guardato venire in mare seminuda… mi ecciti, amore.” dissi nascondendo in parte la verità.
“Oh, che bello, amore…” rispose lei e mi baciò in bocca avvinghiandosi a me.
Poi si staccò da me e fece delle mosse strane. Dopo un attimo tirò fuori dall’acqua il suo tanga. Poi abbassò i miei boxer, sott’acqua, e si avvinghiò a me con le gambe.
“Scopami.” mi disse con voce roca nell’orecchio.
“Ma… qui?” dissi guardando istintivamente verso riva, verso Salvatore che ci stava guardando.
“Sì. Qui, adesso.” disse lei rivolgendo lo sguardo nella stessa direzione.
Aiutata dall’ondeggiare del mare lei fece su e giù a cavalcioni del mio cazzo. Non fece nulla per nascondere quello che stavamo facendo. Liberò il suo orgasmo gemendo in modo inequivocabile e lo fece guardando costantemente verso Salvatore. Sembrava quasi sfidarlo. Io evitai il più possibile di guardare nella sua direzione, ma quando lo feci notai che aveva la mano dentro ai boxer e la muoveva su e giù.
Tornai a riva e andai a sedermi di nuovo vicino a Salvatore, all’ombra delle rocce che circondavano la caletta. Non dissi niente. Ero imbarazzato. Mi vergognavo di avere appena scopato la mia ragazza davanti a lui, che invece non sembrava turbato dagli avvenimenti.
Poi tornò anche lei. Non aveva reindossato il tanga. Uscì completamente nuda dall’acqua. Una Venere che esce dal mare. Camminò lentamente e ancheggiando sensuale verso di noi, fino ad arrivare a un metro da noi, in piedi, col suo corpo nudo e bagnato e la sua fica in bella vista.
“Mi passi il telo?” mi chiese come se niente fosse e andò a stendersi al sole, nuda, rivolta verso di noi. Dietro la sua testa rimanevano ben in vista le protuberanze delle sue chiappe e le fossette di Venere. Una visione paradisiaca nel paradiso in cui eravamo.
Salvatore se ne andò da quella spiaggetta prima di noi, avendo da fare nel pomeriggio, dopo essersi assicurato che sapevamo come tornare.
Francesca non si era più rivestita e quando fummo da soli assunse ben presto un atteggiamento provocante che però rimase quieto fino ad un certo momento. Fu quando una barca si fermò a non troppa distanza dalla caletta.
“Secondo te ci vedono?” mi chiese indicando la barca.
“Beh… se guardano in qua… magari con un binocolo o con una macchina fotografica con lo zoom… allora forse sì.”
“Mmh, ok.” disse quasi delusa. Poi aggiunse: “Allora diamogli un motivo per usare un binocolo. Scopiamo.”
Non riconoscevo l’anima esibizionista che le aveva preso in quella vacanza. Evidentemente l’isola la trasformava. Io acconsentii, ovviamente. Mi eccitava molto che si comportasse così e farlo davanti a degli sconosciuti a un centinaio di metri che forse neanche ci guardavano non era certo più imbarazzante che farlo a pochi metri da Salvatore.
Lei si mise a pecorina sul telo e aspettò che io la prendessi. Sembrò molto calda e arrendevole e allora decisi di provocarla un po’, per vedere se scoprivo qualcosa.
“Senti, ma… tu non hai nessun problema a farti vedere nuda da Salvatore? Come mai questa novità? Non sei mai stata così esibizionista e poco pudica…”
“Ti dà fastidio?”
“No, no. Se non dà fastidio a te. Mi piace vederti nuda, non è un problema se ti vede anche lui anche perché… immagino… ti aveva già visto nuda, no?”
“È un problema se mi aveva già visto nuda?” continuava a non rispondere.
“No, non è un problema… però… cioè… puoi dirmelo. Con lui hai fatto sesso in passato, vero?”
Stavamo parlando durante la scopata. Io istintivamente accentuai le spinte da dietro mentre concludevo la mia domanda. Francesca gemette di piacere e non rispose subito.
“Dai, scopami forte.” mi disse.
“Non mi vuoi rispondere?” chiesi io, quasi fermandomi.
Lei girò la testa e mi guardò con la coda degli occhi. Sul viso una espressione di godimento.
“Ti va di scoparmi nel culo?” mi domandò con voce sexy.
“Ma… qui? Così?… cioè ti senti… pronta? Voglio dire… non abbiamo lubrificante, niente…”
“Sì dai… non ti preoccupare… sono pulita e… se anche mi fai un po’ male va bene… basta un po’ di saliva…”
“O… ok…” risposi eccitato ma stupito di questa sua disponibilità.
“Deve essere il posto… deve essere l’isola… mi fa sentire più porca…”
“O anche la compagnia?” insinuai riferendomi a chi era con noi fino a poco prima. Lei equivocò, forse apposta.
“Ci guardano dalla barca?” chiese con speranza.
“Non lo so. Intendevo… vabbè, niente.” le spinsi la cappella contro l’ano che si aprì docile.
“Oooh sì. Aaah.” mugulò lei, in parte di dolore.
“Allora ci hai scopato o no? Me lo puoi dire.” provai a insistere mentre la sodomizzavo con ritmo costante.
Lei urlò vari sì. Ma era godimento più che risposta alla mia domanda. Anche se sapevo che quella era la risposta. Mi mancava solo sapere fino a quando era successo, ma quel suo concedere il culo in quella spiaggia solitaria, quel suo modo di fare, mi convinse che quella era la ragazza che era quando era sull’isola. E se quella era, non poteva essermi stata fedele tutti quegli anni.
Fu quella quasi certezza che accompagnò il mio orgasmo che le inondò l’intestino.
Il mattino dopo mi svegliai che il sole era già alto. Francesca non era nel letto. Mi alzai, andai in cucina e non trovai nessuno. Mi spostai verso il terrazzo, stavo per aprire la porta socchiusa che dava sul terrazzo quando istintivamente mi bloccai. Sentii le loro voci, a tono basso, e volli sentire di cosa stavano parlando senza che sapessero della mia presenza. Fu un gesto non premeditato, a dettarlo fu probabilmente la sensazione che la conversazione non fosse una conversazione normale.
“Quindi, si può sapere cosa sei venuta a fare qui, con lui, con questo atteggiamento?” fu la domanda che lui fece alla mia ragazza, con tono deciso, dopo che probabilmente avevano già discusso per un po’.
“Sono venuta qui in vacanza, te l’ho fatto conoscere, così almeno sai chi è.” rispose lei evasiva e scontrosa.
“Chi è chi? Perché ora? Solo perché ti sposi? È questo il significato?”
“Volevo… volevo che capissi che non è uno qualunque… che c’è un motivo.”
“Un motivo? Un motivo per cosa?”
“Per non… fare più come prima.”
“E allora cosa sono tutte queste scene?”
“Quali scene?”
“Tu ieri nuda in spiaggia. Farvi vedere mentre scopavate in acqua. Farvi sentire l’altro giorno mentre scopavate in camera. Girare mezza nuda per casa davanti a me e davanti a lui. Che cazzo di gioco è?”
“Non è un gioco.”
“E cosa è allora? Ti piace provocarmi?”
“No…”
“Vuoi farmi capire che lui adesso ti soddisfa sessualmente? È questo?”
“Lui mi ha sempre soddisfatto…”
“Non dicevi così gli anni scorsi.”
“Lo dicevo per…”
“Taci. Lo sappiamo entrambi perché lo dicevi.”
“No, ma…”
“Guarda che lui lo sa che scopavamo.”
“Credo lo sospetti. Lo ha capito.”
“No. Lo sa con certezza. Gliel’ho detto io.”
“Eh? Come? Sei uno stronzo!”
“L’unica cosa che non sa è se hai continuato a farti scopare anche dopo esserti messa con lui o no.”
“Ecco. Questo non dirglielo.”
“Guarda che ho impressione che non gli faccia tutta questa differenza.”
“Cosa vuoi dire?”
“Che ti ama in ogni caso. Per questo non capisco tutto questo teatrino. E questo tuo voler fingere, voler ostentare, che tra noi sia finita.”
“Tra noi è finita.”
“Se fosse finita non avresti fatto tutto questo gioco. Non l’avresti portato qui. Non avresti scopato davanti a me. Tu vuoi convincerti che sia finita. Tu ti stai mettendo alla prova, ma dimmi la verità: quando siete a casa vostra scopate allo stesso modo? Scopate così tanto?”
“Noi…”
“Te lo dico io cosa stai facendo. Tu sei venuta qui col tuo futuro maritino per metterti alla prova. Per dimostrare a te stessa che riesci a chiudere col tuo passato e che non sarai più quella di prima. E stai provando a dimostrare a te stessa che sessualmente sei appagata da lui e che l’eccitazione che senti in questi giorni non è causa mia, non è a causa del tuo passato qui. Però ti stai rendendo conto che non è così. Ti eccita farti sentire da me, ti eccita farti vedere nuda da me, ti eccita farti vedere mentre scopi con lui da me. Ma tu stai solo ribaltando la situazione.”
“Non è vero. Ti stai facendo un viaggio tuo.”
“Quando scopavi con me, quanto piacere ti arrivava dal farlo e quanto dal tradire il tuo ragazzo? Quanto piacere ti arriva dall’avere due uomini che pensano a te? Dal concederti a uno e dal negarti all’altro. Tu non sei in grado di chiudere con me, e allora stai provando a rendere me quello cornuto, ma non funzionerà. Non funzionerà perché ti accorgi che quando sei qui, quando ci sono io, sei più vogliosa, come sei sempre stata qui, con me. Qui resti quella del passato, la ragazzina vogliosa di sperimentare e vogliosa di essere quella che la società ti proibisce di essere. Qui ti senti libera. E invece in questi giorni non eri più libera. Libera di farti scopare da me. Avresti voluto. La voglia ti è tornata appena sei arrivata, ne sono sicuro. Ma questa volta c’era lui. E allora hai provato a sfogarti con lui, ma la tua voglia era di darti a me, come sempre.”
“Ti sbagli.”
“Potrei sbagliarmi. Allora facciamo così. Io adesso mi tiro fuori il cazzo. Tu fai quello che vuoi.”
“Ma… ma c’è lui di là che dorme…”
“Vorresti dire che se non ci fosse… eh? Cosa faresti a questo cazzo?”
“Io…”
“Allora? Perché lo stai guardando in quel modo?”
“Smettila… mettilo via…”
“Vai da lui se hai voglia di cazzo. Tanto mi pare di capire che ti va bene il suo come il mio. Anzi che in realtà è il suo a eccitarti, non il mio.”
“Basta.”
Non feci in tempo a reagire. L’interruzione del dialogo serrato avvenne all’improvviso. E mi ritrovai Francesca che aprì la porta con me dietro. Ed ero lì con i boxer abbassati e con in mano un cazzo mezzo duro a causa dell’aver già sborrato a metà del dialogo che stavo origliando. Mi guardò con gli occhi sbarrati. Si portò le mani a coprirsi il viso. Poi mi superò e scappò via. Io rimasi lì, impietrito, e guardai fuori. C’era Salvatore, in piedi come me e con in mano il cazzo come me. Il suo però era molto grosso e pienamente turgido. Lui mi guardò e ridacchiò.
Francesca uscì di casa, dicendo di voler essere lasciata sola per un po’. Io rispettai questa sua scelta. Sinceramente anche io non avrei saputo cosa dirle se fossi stato insieme a lei. Le cose che avevo sentito mi avevano turbato. Non necessariamente in senso negativo, come d’altronde dimostrava il fatto che mi fossi masturbato e fossi venuto mentre ascoltavo.
Per certi versi le avevo considerate buone notizie. Sì, ero stato tradito più volte in quegli anni, ma il comportamento della mia futura moglie sembrava dimostrare che ero comunque io il suo uomo principale, la sua scelta definitiva.
Inoltre non riuscivo ad essere geloso fino in fondo. L’immagine di lei che si concedeva ad un altro, ripetutamente e con voglia a cui non sapeva resistere, la rendeva ai miei occhi, o meglio alla mia immaginazione, estremamente arrapante.
Poi nel pomeriggio rientrò. Io ero sul terrazzo, ad aspettarla. Fui da subito affettuoso con lei, che sulle prime sembrò diffidente.
“Hai sentito tutto?” mi chiese preoccupata.
“Ho sentito abbastanza.”
“Quindi sai che ti ho tradito.”
“Sì, ma non importa.”
“Perché ti stavi masturbando?”
“Perché… perché appunto non importa il tradimento e ciò che resta è soltanto qualcosa che trovo eccitante… non so perché ma lo è… perché sei tu… tu che fai sesso… per me è la cosa più eccitante che c’è… tu che fai sesso, tu che hai fatto sesso, tu che vuoi fare sesso…”
“E quindi? Per te è tutto a posto così?”
“Per me non cambia nulla di quello che provo per te. Non cambia che ti voglio sposare.”
“Anche se fosse vero quello che diceva lui?”
“È vero?”
“Non lo so. Ci ho pensato tutto il giorno ma ho troppa confusione in testa. Non so cosa voglio. A parte te, si intende. Sei la mia unica certezza in mezzo a tanti pensieri confusi e voglie che non riesco del tutto a controllare.”
La strinsi a me.
“Dov’è lui?” mi chiese poi.
“È uscito.”
Si strinse a me. Poi ci baciammo, con passione. Le nostre mani iniziarono ad accarezzare il corpo dell’altro. In breve fummo nudi, sul terrazzo. Ci avvinghiammo l’uno con l’altra. Avevamo entrambi una voglia incontenibile. Percepii in lei un desiderio più forte del solito di essere presa e dominata. La posizionai sul divanetto con il culo esposto verso di me. Addocchiai il buchetto fra le chiappe, invitante come non mai.
“Vorrei troppo metterlo nel culo…” le sussurrai.
“Oh, sì, lo voglio anche io.” rispose vogliosa. “Lo voglio… forte.”
Mi posizionai, sputandomi sul cazzo, pronto a spingermi dentro.
“No, aspetta.” mi fermò, con tono dispiaciuto. “Non mi sento del tutto a posto. Dammi il tempo di prepararmi.”
“Ok.” accettai un po’ dispiaciuto ma sicuro che l’attesa ne sarebbe valsa la pena.
Lei andò in bagno. Io la aspettai nella nostra camera, come mi disse lei.
Passarono diversi minuti durante i quali io non feci altro che segarmi lentamente il cazzo, tenendolo duro al pensiero di cosa avrei fatto di lì a poco. Lei invece probabilmente stava svuotando e ripulendo la parte del corpo che avrebbe accolto il mio cazzo.
Sentii aprirsi la porta del bagno e, praticamente contemporaneamente, la porta di casa.
“Ciao.” la voce di Salvatore.
“Ciao.” la voce di Francesca.
Un momento di silenzio. La porta esterna si chiuse.
“Io… sto andando a farmi scopare, anzi a farmi inculare, dal mio fidanzato.” sentii dire lei, con un tono quasi di sfida.
“Lo vedo.” constatò lui.
Lei infatti in quel momento comparve davanti alla mia soglia, completamente nuda come d’altronde era entrata in bagno. Mi guardò e poi si girò di nuovo verso Salvatore che intanto le passò dietro, diretto alla sua camera.
“Se ti servo, sono nella mia stanza.” bofonchiò lui apparentemente seccato dalla situazione.
Lei mi guardò. Io avevo smesso di segarmi il cazzo che però era più duro di prima. Poi si guardò dietro. Sembrava dubbiosa. Si portò un dito alle labbra e si morsicò il polpastrello.
Tra noi ci fu un dialogo silenzioso.
Lei mi chiese se poteva. Io alzai impercettibilmente le spalle, come a dire che poteva fare quello che voleva, che lo avrei accettato. Il mio cazzo, con un sussulto, aggiunse che lo avrebbe anche apprezzato. Lei sorrise per chiedere scusa. Poi si girò. Le ammirai quel culo stupendo che aveva.
Senti bussare. La voce di lui le disse di entrare.
Aspettai qualche minuto durante i quali mi segai a intermittenza. Dieci secondi di sega e poi stop, per evitare di venire. Poi pensieri proibiti per qualche decina di secondi che mi tenevano ai limiti dell’orgasmo, alimentati da qualche rumore che cominciai a sentire, proveniente dall’altra stanza.
Andai a vedere, sbirciando dalla porta lasciata volontariamente socchiusa. Poi entrai.
Davanti a me una scena da film porno. Un rapporto anale intenso, profondo, animale. La mia futura moglie quasi irriconoscibile. Godeva in modo diverso.
Si girò a guardarmi e mi sorrise. E mi sentii scelto. Pensava a me, scopando con lui. Ormai era chiaro: non era in discussione nulla del nostro rapporto. Semplicemente lei non rinunciava, non sapeva rinunciare, a qualcosa che era al di fuori del nostro rapporto. O meglio che era stato al di fuori in tutti quegli anni e che, in quel momento, invece ci entrava di prepotenza. Una aggiunta al nostro rapporto, un qualcosa che, in fondo, per la sua intensità emotiva, lo rafforzava.
Strani pensieri da fare mentre osservavo la mia donna sodomizzata da un altro. Pensieri forse guidati dal cazzo che, duro come non mai, reclamava attenzioni, pronto a sborrare.
Senza neanche sfilarle il cazzo dal culo, i due amanti girarono su loro stessi. Lui finì con la schiena sul letto e lei a cavalcioni di lui, con le gambe spalancate, girata verso di me, seduta sul suo cazzo. La sua fica aperta, che mi guardava, il cazzo di lui piantato sotto, nel culo, che appariva e spariva.
Un invito irresistibile. Mi avvicinai e mi chinai verso di loro. Lingua fuori e faccia contro la sua fica. Urlò di piacere come mai l’avevo sentita urlare. Altre volte ero arrivato a farla urlare a colpi di lingua sul clitoride. Altre volte ero arrivato a farla urlare anche infilandole il cazzo dietro. Ma le due urla, anche sommate, non raggiungevano l’estasi di quel momento.
Era chiaramente qualcosa di aggiuntivo al nostro rapporto. Qualcosa del suo passato che entrava nel nostro presente e non se ne sarebbe andato dal nostro futuro insieme.
Aveva un viso malinconico, appoggiata alla ringhiera del ponte dell’aliscafo che stava lasciando il porto dell’isola. Il vento le scompigliava i capelli e le muoveva in maniera pericolosa la gonnellina. Pericolosa in quanto un soffio nella giusta direzione avrebbe potuto svelare ad un eventuale osservatore la sua sottostante nudità e ad uno più attento altri dettagli ancora più osceni.
Fino a poche decine di minuti prima, infatti, eravamo ancora a casa di Salvatore. Io indaffarato a mettere via le ultime cose e a chiudere le valigie. Lei sbattuta sul tavolo, la gonna tirata su, le mutande alle caviglie e lui dietro a pomparla. L’inculata di fine vacanza, l’inculata di addio, di arrivederci.
“Dai, cazzo, andiamo che perdiamo il traghetto.” mi inserii io comparendo sulla porta della cucina.
“Sì, sì, vengo…” disse lei, con evidente doppio senso.
Quindi sotto quella gonnellina mossa dal vento c’era un culo nudo, un ano ancora arrossato e sporco di sperma e due chiappe in cui forse i segni delle sculacciate erano scomparsi.
Mi avvicinai a lei, la abbracciai e con la mano scesi a palparle il culo.
“Sei triste?” le chiesi.
“No. Solo pensierosa.”
“Cosa pensi?”
“Che forse stavolta non l’ho lasciata sull’isola.”
“Cosa?”
“La me stessa del passato.”
“Cosa vuol dire?”
“Che è stavolta è venuta con me.”
“Questa è una buona notizia?”
“Non lo so. Dipende se ti piace la me stessa del passato.”
“La conosco poco.”
“Era lei, in questi ultimi giorni.”
“Mi sono piaciuti gli ultimi giorni. Saranno così quelli futuri?”
“Non lo, vedremo.”
“Raccontami di lei.”
“Della me stessa del passato? Cosa vuoi sapere?”
“Come è nata, ad esempio. Perché? Perché con lui?”
“Con Salvatore?”
“Sì.”
“Ero giovane. Non così giovane da aver paura o disinteresse del sesso. Ero già donna, nel corpo e nelle voglie. Ero ribelle, ma non così ribelle da rompere certi regole non scritte. Volevo farlo ma non potevo. Volevo farlo ma non c’era il ragazzo giusto. Quelli giusti erano quelli con cui non avrei dovuto e voluto farlo. Parlai con una mia cugina più grande. Mi parlò di quel modo alternativo grazie al quale avrei potuto continuare a dire di essere vergine senza mentire troppo. Quel metodo alternativo che, a sentire lei, era un po’ doloroso ma poi bellissimo, se fatto bene. Però disse che non potevo farlo con nessun ragazzo dell’isola, mi sarei fatta una fama sbagliata. Un turista, suggerii io. Lei disse di sì, ma di sceglierlo bene, doveva saperci fare altrimenti mi avrebbe fatto solo male. Uno esperto, doveva essere. Ma come avrei fatto con un turista? Era difficile trovare qualcuno di adatto. Allora mi venne in mente una conversazione tra donne che avevo ascoltato dalla parrucchiera. Parlavano degli uomini dell’isola, di chi fosse il miglior amante. Ovviamente usavano tutte allusioni, non c’era nulla di esplicito. Ma ricordavo i loro sospiri e imbarazzi nel citare un nome. Un quasi quarantenne che conoscevo di vista e che mi aveva sempre smosso qualcosa dentro quando lo vedevo. In quel momento, dopo il discorso con mia cugina, capii anche alcune allusioni che avevano fatto quelle signore che al tempo non avevo compreso fino in fondo. Giurando che parlava per sentito dire da parte di amiche, e non certo per esperienza personale, una signora avevano accennato a certi suoi gusti impegnativi. Al ché la sua interlocutrice aveva confermato che aveva sentito le stesse voci, aggiungendo che però almeno con quei suoi gusti impegnativi si stava al riparo dalla paura di gravidanze. Arrivata a quel punto non potevo più resistere, avevo troppa voglia e cercai quell’uomo. Da lì iniziò tutto.”
“E oggi, quindi, non è finito?”
“Non credo, ma dipende anche da te, che sei il presente e il futuro.”
“Io… a me piace la Francesca del passato… cioè razionalmente dovrei essere incazzato per quello che ha fatto alle mie spalle, ma non ci riesco. L’unica cosa che sento è eccitazione per aver scoperto tutto questo. E questo tuo ultimo racconto mi ha eccitato ancora di più… tanto che…”
“Cosa?”
“No, niente…”
“Dai!”
“No… ho degli impulsi… vorrei fare certe cose…”
“Falle…”
“Qui?” mi guardai attorno.
Non c’era gente attorno e vicino a noi. Presi la mia donna, la abbracciai e le feci appoggiare la parte bassa della schiena al parapetto della nave. Con la mano le sollevai la gonna da dietro. Il suo culo era così esposto, ma verso l’esterno. Con le dita mi intrufolai tra le sue chiappe. Col dito raggiunsi il buchetto. Era ancora morbido, congestionato, umido. Lo infilai dentro, sporcandolo di sostanze che vi erano state introdotte dall’esterno non troppo tempo prima.
“Oooh” gemette Francesca e le cedettero le gambe. “Che bella questa cosa…” disse.
“Ti piace così tanto un dito nel culo?”
“Non è tanto il dito… è il tuo gesto… mi stai accettando totalmente… per come sono… per come non riesco a non essere… grazie.”
“Mi piace com’eri, come sei e come sarai…”
“Grazie… aaahh” si aggrappò a me, con la bocca aperta mentre il suo ano pulsava.
Ci stringemmo, entrambi in un orgasmo silenzioso.
“Senti ma…” mormorò lei poco dopo.
“Sì?”
“Va bene se invitiamo Salvatore al matrimonio?”
Eh chissà che regalo porterà il buon amico Salvatore al matrimonio… sarebbe interessante leggerlo.
Molto ben scritto, pochissimi dettagli fisici, potrebbe essere chiunque. Qualche dettaglio psicologico in più ci sarebbe stato… ma è bello cosi.
grazie
Grazie. Spesso cerco di non connotare troppo i personaggi dei miei racconti da un punto di vista fisico in modo da lasciare che ognuno se li immagini come vuole, spero sia una cosa gradita.
Quali dettagli psicologici avresti voluto sapere?
Da maschietto, cercando di immedesimarmi nel marito e ammetto di essere molto curioso dell’effetto che una donna cosi potrebbe fare.
apprezzo molto la liberta di immaginazione riguardo al fisico.. grazie
Lo stato psicologico del narratore è sicuramente confuso. Ha tante sensazioni ambivalenti nei confronti sia di lei, che dell’altro, sia delle sue stesse reazioni.
L’effetto che provocano donne così secondo me è quello che ho cercato di mettere in tanti racconti: anche di fronte a cose che si ritengono razionalmente sbagliate o a cose che sentimentalmente sono dolorose, vince l’eccitazione data dallo scoprire che la propria donna è disinibita e sessualmente vogliosa quanto uno aveva sempre intimamente sognato, se non di più.
Bellissimo racconto. Molto, molto erotico
Grazie