
Un racconto in cui verità e fantasia si mischiano nella mente del protagonista, il marito di una moglie rimasta per un po’ da sola in vacanza sull’isola.
“Voglio sapere se…” fu difficile da dire ad alta voce, “Se mi hai tradito. Se hai scopato con qualcuno. Se hai scopato con quel cameriere.”
“Se lo avessi fatto veramente, sei sicuro di volerlo sapere?” non era la risposta che mi aspettavo. In realtà pensavo negasse subito. Rimasi spiazzato. Ci pensai.
“Voglio che mi racconti tutto… anche se non è vero.”
“Cosa vuoi dire?”
“Raccontami cosa hai fatto con lui. Non importa se è successo o se te lo inventi. Non lo voglio sapere. Basta che sia quello che è successo oppure quello che avresti voluto che succedesse.”
ISOLATA
I
Era una delle ultime serate della nostra vacanza su quell’isoletta al largo della Sicilia. Girovagavamo per le stradine del paesino in cerca di un ristorante per la cena. Ne trovammo uno che non avevamo ancora notato e ci ispirava. I tavolini occupavano i lati di una stretta stradina. Ci sedemmo, ordinammo e mangiammo degli ottimi piatti di pesce.
Mia moglie Lucia fu un po’ strana durante quella cena. Sembrava distratta. Si guardava spesso intorno. Le chiesi se andava tutto bene e lei mi rassicurò.
Conclusa la cena mi aspettavo che avremmo fatto la solita passeggiata fino al porticciolo o nelle altre vie del paese, magari avremmo fatto un po’ di shopping o ci saremmo presi un gelato. Lo proposi a Lucia, sicuro di ricevere il suo assenso. Lei invece sembrò inquieta e mi disse che preferiva andare subito a casa.
“Come mai? Non stai bene? Sei stanca?”
“No, no, sto bene, è solo che…”
Lasciò la frase in sospeso. Si guardò attorno. Eravamo in vicoletto buio, da una parte c’era un parapetto basso e si vedeva il panorama del mare scuro. Mi si avvicinò. Mi parlò all’orecchio. Sembrava imbarazzata.
“Ho voglia di andare a casa… Ho voglia di… Ho voglia.”
Capii subito a cosa si riferiva. Quando Lucia era eccitata era abbastanza evidente. Anche durante la cena doveva esserlo, lo capii col senno di poi, semplicemente non avevo collegato il suo atteggiamento con quello stato d’animo perché non me l’aspettavo che potesse venirle voglia di sesso in mezzo alla gente di un ristorante. Mi domandai da cosa le venisse quella voglia improvvisa, che era comunque da parte mia ben gradita.
Lucia mi baciò e per sottolineare le sue intenzioni mi tastò il cazzo da sopra ai pantaloni. Io avevo già reagito e mi si era già parzialmente indurito.
“Come mai questa voglia?” mi venne da chiederle ingenuamente, rovinando un po’ l’atmosfera già calda.
“Ma che ti importa?” rispose lei quasi offesa. “Non ti va?” aggiunse sdegnata.
“Sì, sì. Certo che mi va. Andiamo.” le dissi prendendola per mano e trascinandola con me.
“Aspetta.” disse Lucia dopo pochi passi, fermandosi in mezzo al vicolo. Strinse le gambe e con una mano si toccò il pube da sopra la gonna. Ebbe come un brivido. Fu come se avesse avuto un orgasmo in quel momento. Rimasi stupito. Non l’avevo mai vista così.
“Tutto ok?” chiesi.
Lei si riprese ed annuì. Poi ricominciò a camminare al mio fianco, ondeggiando sui tacchi.
II
Non mi diede quasi tempo di rientrare in casa. Non posso dire che mi saltò addosso perché fu il contrario, fece in modo che io le saltassi subito addosso. Ci spogliammo con foga e poi Lucia mi incitò a prenderla e insistette fino a quando io mi ritrovai a sbatterla come raramente avevo fatto.
“Dai, dai, non fermarti. Scopami. Sbattimi.” ansimava e godeva e mi implorava di non andarci piano. Stentavo a riconoscere in lei mia moglie e le sue abitudini sessuali, solitamente più morigerate.
Ad un certo punto, mentre la stavo scopando a pecorina, mi afferrò un polso e mi portò la mano sulla sua nuca, invitandomi a tirarle i capelli. Appena lo feci lei si lasciò andare ad un lungo gemito di piacere. Provai a colpirla su una natica, prima con delicatezza e poi, vedendo che apprezzava, con più vigore.
Mi piaceva molto questa Lucia sessualmente vogliosa ed esagitata. Mi piaceva e venni. Purtroppo per lei. Non fui all’altezza di quello che mi richiedeva. Provò a sfruttare le ultime mie rigidità e poi provò a rianimarmi il cazzo ma con poco successo. Allora io cercai di donarle piacere con dita o lingua ma lei mi scacciò.
“Lascia, faccio da sola. Non preoccuparti.” mi disse ed iniziò a masturbarsi furiosamente.
Io la guardai affascinato. Mi chiesi cosa stesse pensando. Era evidente che con la mente era da qualche altra parte. Notai come si strizzasse e si pastrugnasse il clitoride e invece con le dita dell’altra mano si stesse violando il buco posteriore. Non l’avevo mai vista masturbarsi il culo.
Lucia urlò tutto il suo piacere in un lungo orgasmo. Il vederla così mi eccitò ed il mio cazzo riprese forma e consistenza. Avevo di nuovo voglia, volevo anche io masturbarmi pensando che lei fosse ora del tutto appagata. Mi presi il cazzo in mano ma appena Lucia se ne accorse mi disse:
“Smetti di menartelo e infilamelo dentro.”
“Davvero?” chiesi io stupidamente.
Mia moglie allargò le gambe e mi accolse dentro di lei. Entrai come una lama nel burro, tanto era viscida di umori.
“Stasera sei… sei… incredibile…” mormorai io censurando una serie di epiteti molto più volgari.
“Stai zitto e scopami.” disse lei chiudendo gli occhi. “Forte.” aggiunse.
III
Spesso al mattino mi svegliavo col cazzo duro, ma raramente mi svegliavo con il cazzo duro mentre veniva leccato da mia moglie. Quella mattina invece Lucia si era svegliata prima di me e si era chinata verso le mie parti basse ed aveva iniziato a titillarle dolcemente con la lingua. Mi tirai su appoggiandomi ai gomiti ed osservando la piacevole scena. Lei si girò un attimo verso di me e mi sorrise.
“Vogliosa anche stamattina?” le domandai.
“Ti dispiace?” rispose sgarbata. Sbagliavo sempre le parole da dire.
Per fortuna la mia incontinenza verbale non la fece desistere dai suoi obiettivi. Mi prese il cazzo in bocca e succhiandolo e vellicandolo con la lingua lo portò ad eruttare la sborra che si era ricreata durante la notte. Poi si appoggiò al mio petto e dopo qualche minuto ci riaddormentammo entrambi.
Ci risvegliammo che l’orario era più vicino a quello del pranzo che della colazione. Rimanemmo ancora un po’ abbracciati nel letto e dopo poco tempo stavamo scopando di nuovo, sempre per volontà di Lucia. Al termine dell’amplesso avevo bisogno di capire il motivo di tanto desiderio. Dovevo solo stare attento a scegliere le parole giuste per non offenderla.
“La mia non è una lamentela, anzi, ho apprezzato molto le ultime ore passate insieme. Però converrai con me che è stata una cosa insolita. Era tanto tempo che non ti sentivo così vogliosa e così coinvolta. Posso sapere se c’è un motivo? Anche solo per sapere cosa ti accende in questo modo, per poterlo sfruttare…” ridacchiai per sdrammatizzare.
Lucia si tirò su e si abbracciò le gambe al petto. Non mi guardava. Sembrava pensierosa, quasi malinconica. In contrasto con quello che era stata fino a poco prima.
“Non lo so.” mormorò dopo qualche minuto. Ma non sembrava sincera. Io però non osai indagare oltre. Era chiaro che non voleva dirmelo.
IV
Dopo un pomeriggio di mare ci preparammo per uscire a cenare. Lucia si era vestita in maniera molto sexy. Sandali col tacco che si allacciavano con stringhe fino a sotto al ginocchio, gonnellino corto e leggero che le cadeva benissimo sul culo e un top legato dietro al collo che le lasciava scoperta la schiena e le sosteneva i seni con due fasce incrociate. Non seppi trattenere un esclamazione di apprezzamento nel vederla così pronta per uscire.
“Dove andiamo a mangiare?” domandai innocentemente.
“Perché non torniamo dove abbiamo mangiato ieri sera?” mi chiese Lucia quasi imbarazzata.
Io la guardai un po’ insospettito. Avevamo mangiato bene ma mi stupiva questa sua proposta. C’era qualcosa dietro. Qualcosa che forse c’entrava con il suo atteggiamento di ieri sera.
“Va bene.” dissi. “Ma solo se mi dici perché vuoi tornare lì.”
Lei si morse un labbro. Poi si avvicinò a me e mi parlò sottovoce.
“Prometti che non ti arrabbi?”
“Sì. Non mi arrabbio. Ma dimmelo.”
“C’è un cameriere che mi piace.”
La guardai stupito. Tutto questo perché in quel ristorante c’era un bel cameriere? E tutta la voglia di sesso della sera precedente era dovuta a quello?
“È per questo motivo che ieri avevi così voglia di scopare? Perché hai visto un cameriere che ti piace?”
“Sì…” mormorò come se si vergognasse. “Non so cosa mi è preso. Appena l’ho visto ho cominciato ad eccitarmi. Sentivo la fica calda e bagnata. Non mi era mai capitata una cosa del genere.”
“Ma è così bello? Io non l’ho neanche notato, non saprei neanche dire che faccia aveva il nostro cameriere.”
“Non so dirti cos’ha. Non è che sia bellissimo in senso puramente estetico, ma… non so, mi ha risvegliato l’ormone.”
La guardai incredulo. Non la riconoscevo.
“Sei arrabbiato? Sei geloso? Se non vuoi non ci torniamo.”
“No… no… anzi, se ti fa anche stasera quell’effetto…”
Mi avvicinai a lei. La strinsi a me.
“Sei già eccitata al solo pensiero?”
Lei annuì. Io portai una mano fra le sue gambe. Lei provò istintivamente a fermarmi. Capii ben presto il perché. Non indossava le mutande.
“Non hai niente sotto?” domandai in modo retorico guardandola sempre più stupito.
“No.” ammise lei spavalda.
“Perché?”
“Non lo so… mi eccitava così… l’idea di essere nuda sotto…”
“Volevi farti notare da lui?”
“Sì… forse…”
Giocai con le dita tra il suo clitoride e le sue labbra. Era bagnata da far schifo. Non ero io a farle quell’effetto e questo mi faceva un po’ stare male, ma rispetto alla gelosia vinceva la curiosità di vedere questo uomo che generava quelle sensazioni in mia moglie. Portai Lucia ad un breve ed leggero orgasmo con le dita. Poi, appena finito, la trascinai fuori.
“Andiamo.”
V
“Davvero ti piace così tanto quello?” le domandai incredulo.
Era un uomo sui trent’anni, dunque più giovane di noi. Il viso non lo avrei definito bello, anzi aveva lineamenti piuttosto sgraziati. La sua carnagione era piuttosto scura, o molto abbronzato o quasi mulatto. Se non lo avessi sentito parlare avrei potuto immaginare che fosse sudamericano o qualcosa del genere. Il fisico era sicuramente interessante, asciutto e muscoloso. Quell’aspetto capivo che potesse intrigare Lucia ma per il resto non avrei mai pensato che a mia moglie potesse piacere un tipo del genere. Aveva anche l’aria da uno poco di buono. Ecco, se avessi dovuto pensarlo ad un casting per una serie tv avrei giurato che l’avrebbero preso per fare la parte dello sgherro di un narcotrafficante colombiano o qualcosa del genere.
Forse non volevo accettare che la mia dolce mogliettina potesse subire il fascino dell’uomo cattivo.
Ci consegnò i piatti della nostra prima ordinazione. Appena se ne fu andato mia moglie si fece aria. Era eccitata, si vedeva.
“Hai visto le sue braccia?” mi chiese ormai senza più freni e inibizioni. Era come se fossi diventato una sua amica con cui commentare gli uomini.
“No, cos’avevano le sue braccia?”
“Quelle vene in evidenza. Quei muscoli guizzanti. Quei tatuaggi.”
“Davvero ti eccita così tanto?”
Mia moglie mi guardò con un sorrisetto. Poi strappo un pezzetto di pane e lo portò sotto al tavolo. Non vidi più la sua mano ma era inequivocabile che si fosse portata il pezzo di pane fra le gambe e lo stesso intingendo nei suoi umori. Aprì leggermente la bocca e roteò gli occhi. Poi mi porse il pezzo di pane. Era zuppo. Me lo mise in bocca. Assaporai il suo sapore. Il mio cazzo era diventato durissimo.
VI
La cena proseguì e mia moglie diventò sempre più audace. Non so se fosse suggestione ma mi sembrava di sentire, mischiato all’odore del cibo, l’odore della sua figa nell’aria. Non si fece molti scrupoli nel lasciare salire la gonna ogni volta che il cameriere si avvicinava o passava vicino.
“Secondo me mi ha visto.” disse trionfante ad un certo punto.
“Ma cosa vuoi fare? Che intenzioni hai?”
“Non lo so. Nessuna intenzione. Voglio solo eccitarmi. Come ieri sera.”
“Vorresti farti scopare da lui, invece che da me?”
“Non dirlo…”
“Perché?”
“Perché potrebbe entrarmi l’idea in testa e non riuscirei più a togliermela…”
Arrivarono i secondi ed interrompemmo la nostra conversazione. L’idea che non dovevo farle entrare in testa, intanto, era entrata nella mia. Stavo immaginando mia moglie con lui. Scopata da lui invece che da me. E, dannazione, l’idea era troppo eccitante e non riusciva ad andarsene. Il mio cazzo era ormai costantemente duro.
Lucia ordinò anche un dolce. Non credo avesse ancora fame ma penso fosse solo un modo per far tornare e ritornare altre volte il cameriere al nostro tavolo. Ogni volta che veniva lei gli sorrideva, lui faceva qualche battuta o complimento e mia moglie si scioglieva.
Prolungammo la nostra sosta al tavolo anche con un caffè e un bicchierino di liquore. Poi fu il momento di andarsene. Lucia sembrava eccitata come la sera prima. Mi aspettava un’altra notte lussuriosa. Mi alzai per andare a pagare. Alla cassa venne proprio il nostro cameriere, per calcolare il conto. Lo guardai mentre digitava i prezzi dei piatti. Non riuscivo a togliermi l’immagine di lui che si scopava Lucia.
“Senti, l’hai notata mia moglie?” gli chiesi così, di impulso, a bruciapelo.
“Sì.” rispose con un sorrisino. Aveva capito a cosa mi riferivo.
Rimasi un attimo in sospeso. Cosa stavo facendo? Che idee mi balenavano in testa? Davvero lo volevo?
Poi mi buttai. Glielo dissi. Gli spiegai che lui piaceva molto a lei. Che si era eccitata a guardarlo. Gli chiesi a che ora finisse di lavorare. Gli chiesi se gli piaceva mia moglie, se se la sarebbe fatta.
Alla fine tornai da mia moglie con in tasca un foglietto con il numero del cameriere. Avevo le vertigini. Avevo dato il via a qualcosa di pazzesco. Che non ero neanche sicuro di volere ma che se ci pensavo mi eccitava troppo.
Comunque a lui glielo avevo detto. Non ero sicuro che l’avrei chiamato. Dipendeva da mia moglie, gli avevo spiegato. Lui dimostrò di capire.
A Lucia però non dissi niente. Se l’avesse saputo probabilmente si sarebbe incazzata oppure non mi avrebbe mai permesso di tornare indietro. In entrambi i casi avrei perso il controllo della situazione.
VII
Lucia era più eccitata della sera prima. Non arrivammo neanche nel nostro appartamento. Ci infrattammo in un vicoletto buio e volle essere scopata così, in piedi, contro il muro. Volle anche essere inculata, con il solo sputo a fare da lubrificante.
Barcollando estasiato verso casa tirai fuori il cellulare e digitai un messaggio.
“Non se ne fa niente. Mi spiace. Mia moglie non ha voluto.”
Esitai un attimo prima di mandarlo. Poi me ne pentii per un attimo ma poi pensai di aver fatto bene. Forse il fatto di averlo inviato nel periodo post-orgasmico mi salvò dal fare qualcosa di cui forse mi sarei pentito. Meno male che a Lucia non avevo accennato nulla, così non seppe che le avevo prima organizzato una scopata con un altro e poi che gliela avevo negata.
Quando la vidi nuda nel letto che si addormentava rimpiansi di non aver chiamato il cameriere da noi. Vederla sotto di lui, sotto quel corpo virile, sarebbe stata una scena indimenticabile. E chissà lei quanto avrebbe goduto, se anche solo la sua presenza l’aveva eccitata così tanto.
Salii su di lei, risvegliandola. Non si lamentò ma accettò passivamente l’ennesima scopata di quei giorni. Mi sentivo potente a possederla, a ribadire di essere io il suo uomo e non quel cameriere.
VIII
“Stavo pensando che tu devi tornare al lavoro, io invece ho ancora una settimana di vacanza. Non ho voglia di tornare in città. E se restassi qui ancora una settimana. Poi tu mi torni a prendere il prossimo weekend. Che ne dici?”
Mia moglie mi fece questa proposta senza preavviso. Era sensata. Non aveva niente da fare a casa, se la sarebbe passata sicuramente meglio sull’isola. Non avevo nulla da obiettare per convincerla a tornare con me, nessuna ragione razionale. Però esitai nel darle il mio consenso. Subito non mi resi conto del motivo, ma poi riflettendo su me stesso lo capii.
Lei lì da sola, una settimana da sola, nello stato d’animo in cui era, con la possibilità, se avesse voluto, di tornare tutte le sere in quel ristorante, di eccitarsi nel guardare e farsi guardare dal cameriere. E senza avere me, poi, per sfogarsi una volta tornati in camera. Quella sua idea, quella sua voglia di proseguire la vacanza era innocente oppure aveva in mente di tradirmi?
Insistette, volle la mia approvazione subito, e io gliela concessi. Dopo me ne pentii. Sotto la doccia, al ritorno dal mare, mi eccitai nel pensarla da sola, anzi con quel ragazzo, e mi masturbai. Una volta venuto mi maledii per non essermi opposto. Le avevo in pratica concesso di mettermi le corna come voleva. E la cosa in fondo in fondo un po’ mi eccitava, tanto da farmi masturbare fino ad arrivare a odiare me stesso per questi pensieri che facevo.
Il giorno che io partii lei mi accompagnò al traghetto. Era un po’ sulle nuvole, era distratta. Non sembrava dispiaciuta che me ne andassi ma neanche felice di restare. Probabilmente in lei vagavano emozioni contrastanti. Forse non sapeva neanche lei che cosa aspettarsi da quei giorni di libertà. Le sue intenzioni erano vaghe. Non credo avesse pianificato di tradirmi, ma solo di sentirsi un po’ libera ed eventualmente lasciare che accadesse qualcosa di non pianificato. Vedendo come mi salutava mentre il traghetto partiva mi convinsi che non mi sarebbero cresciute le corna. No, mi fidavo di lei, si sarebbe accontentata di avere la possibilità di fare quello che voleva senza il marito. Ci avrebbe pensato tutto il giorno, ci avrebbe forse fantasticato a cena e poi sarebbe tornata in camera e lì si sarebbe masturbata pensando che con lei ci fosse un altro. Sì, sarebbe andata così, ne ero sicuro.
IX
Un po’ evasiva. Ci sentimmo al telefono le prime sere e da quello che diceva Lucia non riuscii a capire se fosse successo qualcosa di anomalo in mia assenza. Sembrava non avere molto da dire, oppure che ci fosse qualcosa che non volesse dirmi. Le chiesi se si stava divertendo da sola. Lei mi rispose che più che altro si rilassava. Non seppi come interpretare questa sfumatura.
Alla sera, quando mi stendevo a letto da solo i pensieri andavano a lei e il mio cazzo si induriva. Mi segavo fino a venire sborrandomi sulla pancia, pensando a mia moglie, pensando a cosa stesse facendo in quel momento, al fatto che magari si stesse toccando anche lei, nuda nel letto. Oppure che si stesse facendo toccare, anzi un po’ più che toccare. La immaginavo in compagnia di quel ragazzo muscoloso. Pensavo alle braccia di lui che la tenevano per i fianchi. Pensavo al culo di lei che andava avanti e indietro sbattendo contro di lui. Pensavo al cazzo di lui, ad un cazzo sicuramente all’altezza del corpo, che la penetrava. Nell’immagine che mi si formava in mente il cazzo entrava sempre dall’ingresso posteriore e mia moglie ne godeva molto urlando tutto il suo piacere nella notte isolana.
Provai a indagare una sera al telefono, prendendola alla larga.
“C’è qualcuno che vedendo una così bella donna da sola si è fatto avanti con te?”
“Ti dispiacerebbe se fosse successo?” mi rispose senza rispondermi.
“Mah… direi di no. Me lo aspetto. Sei così bella. Dipende poi tu come reagisci.”
“E come dovrei reagire?”
“Sei una donna sposata. Direi che dovresti declinare con cortesia eventuali avances, no?”
“E se a farmele fosse qualcuno che mi piace?”
“È successo?”
“Dicevo così per ipotesi, volevo capire cosa ne pensavi.”
“Sei tornata a mangiare in quel ristorantino?” andai dritto al punto.
“Quale?” mi chiese facendo la finta ingenua.
“Quello dove c’era quel cameriere che ti piaceva.”
“Sarebbe un problema se ci fossi tornata?” continuava ad essere vaga, fin troppo.
“No. Non un problema in sé. Però poi dipenderebbe cosa hai fatto con il cameriere.”
“Mi hai lasciato qui da sola.”
“Cosa vuoi dire? Che risposta è?” cominciai ad innervosirmi.
“Voglio dire che se mi hai lasciato qui da sola eri disposto a correre il rischio.”
“Che rischio?”
“Il rischio di una moglie da sola, su un’isola, in vacanza, rilassata…”
“Io… io mi fido di te.” dissi deglutendo nervosamente.
“Ti fidi… ti fidi che io non ti faccia niente di male, giusto?”
“Giusto.”
“Mi pensi queste sere quando sei solo nel letto?”
“Sì.”
“E mi pensi… da sola?”
“Ehm… non sempre.”
Non ci dicemmo altro. Ci eravamo detti tutto, oppure non ci eravamo detti niente. Non sapevo se mi era stata infedele in mia assenza o la sua infedeltà era stata soltanto nella fantasia (quella era indubbia). Lei d’altra parte non era sicura che io avrei accettato la sua infedeltà come per certi versi sembravo fare. Non lo ero neanche io sicuro. Se pensavo a lei con un altro il cazzo mi si induriva e mi eccitavo talmente tanto che non mi ci voleva molto per sborrare toccandomi. Appena venuto, però, andavo nel panico e la odiavo.
Quella telefonata la conclusi con il cazzo in mano, a sua insaputa.
X
Il weekend successivo tornai sull’isola, a prendere mia moglie. Mi accolse all’arrivo del traghetto gettandomi le braccia al collo. Sembrava non ci vedessimo da mesi e invece erano solo pochi giorni. Lucia fu molto affettuosa fin da subito. Sembrava non volersi staccare da me. E mi sembrava più bella di quando ero partito, forse l’abbronzatura ancora più intensa. O un sorriso diverso.
Andammo al mare, andammo in acqua. Mia moglie nuotò verso di me e mi abbracciò. Restammo così qualche minuto ad una certa distanza dalla riva. Nonostante l’acqua fredda il contatto con il suo corpo morbido mi eccitò. Lei lo sentì. Scosto il mio e il suo costume e si lasciò penetrare così, a pochi metri dagli altri turisti. Era vogliosa, più del solito.
Tornammo in camera e scopammo. Tutto il pomeriggio.
“Voglio che mi racconti tutto.” dissi mentre lei era stesa al mio fianco e giocava spalmandomi sul petto le gocce di sborra dell’ultimo amplesso.
“Tutto cosa?”
“Tutto quello che hai fatto in mia assenza.”
“In che senso?”
“Voglio sapere se…” fu difficile da dire ad alta voce, “Se mi hai tradito. Se hai scopato con qualcuno. Se hai scopato con quel cameriere.”
“Se lo avessi fatto veramente, sei sicuro di volerlo sapere?” non era la risposta che mi aspettavo. In realtà pensavo negasse subito. Rimasi spiazzato. Ci pensai.
“Voglio che mi racconti tutto… anche se non è vero.”
“Cosa vuoi dire?”
“Raccontami cosa hai fatto con lui. Non importa se è successo o se te lo inventi. Non lo voglio sapere. Basta che sia quello che è successo oppure quello che avresti voluto che succedesse.”
Lucia mi guardò negli occhi. Poi guardò il mio cazzo che si era eretto nuovamente. Lo prese in mano. Sorrise. Si stese al mio fianco, in modo che la sua bocca potesse sussurrare le parole direttamente nel mio orecchio mentre con la mano mi segava lentamente, per saggiare la mia reazione alle sue parole.
“Sono andata al ristorante… non avevo niente sotto… gliel’ho fatto capire… era sempre al mio tavolo, anche se non c’era bisogno… mi ha chiesto di te… gli ho detto che non c’eri, che ero sola… mi ha chiesto se volevo compagnia dopo la cena… gli ho detto di sì.”
“Così, in modo diretto?” intervenni per dare voce ad una delle tante domande che mi ronzavano in testa.
“Sì. Non c’era bisogno. Non era un tipo da corteggiamenti lunghi. Io non volevo un corteggiamento. Volevo solo… scopare. Essere sbattuta. Sentire le sue braccia poderose che mi stringevano e… tutto il resto.”
“Dove l’avete fatto?”
“Qui, su questo letto. Anzi no, prima di arrivare mi ha scopato per strada. Non abbiamo resistito.”
“Neanche io resisto, vacci piano con la sega.” le dissi bloccandole il polso. “Come avete scopato? Cosa ti ha fatto?”
“È stato incredibile. Ne aveva sempre voglia. Non mi dava pausa. Sempre duro. Sempre desideroso di scoparmi. Ovunque.”
“Ovunque? Nel senso… lo avete fatto in vari posti?”
“Sì, ma anche ovunque nel senso… in tutti e tre i miei buchi.”
“Tutti e tre?”
“Sì, anche il culo. Soprattutto il culo.”
“Ti è piaciuto?”
“Da morire…”
Sborrai improvvisamente, quasi di sorpresa anche per me. Lucia ridacchiò divertita.
XI
Ci stavamo preparando per uscire a cena. Io ripensavo al suo racconto: dal tono, dalle cose che aveva detto mi sembrava molto costruito, molto frutto di fantasia. Tutto troppo perfetto. Questo confermava la mia idea, che lei mi fosse rimasta fedele pur desiderando e immaginando di tradirmi con quel ragazzo.
“Dove andiamo a mangiare?” mi chiese Lucia trionfante appena ebbe finito di vestirsi. Era molto sexy.
“Non so…” borbottai ancora distratto da pensieri perversi.
“Andiamo in quel ristorantino?” chiese lei con una espressione maliziosa sul viso.
Mi lasciai trascinare senza oppormi. Saremmo tornati dove c’era quel ragazzo e lì forse avrei scoperto la verità. Non sapevo neanche io cosa sperare di scoprire. Non sapevo se mia moglie voleva andarci per farmelo capire oppure se invece voleva andarci proprio per portare a termine qualcosa che in mia assenza non aveva avuto il coraggio di fare.
Ci sedemmo e venne proprio quel cameriere a prendere le ordinazioni. Osservai come si rivolgeva a mia moglie. La salutò con cordialità. Sembrava esserci un po’ di confidenza, ma forse non abbastanza da farmi sospettare che fosse successo qualcosa. Soprattutto non c’era traccia di imbarazzo né in lui né in lei. Mia moglie ordinò senza neanche guardare il menu. Io avevo la mente troppo persa in altre cose per poter scegliere e dissi semplicemente che volevo la stessa cosa che voleva lei. Mi venne da ridere pensando che quella mia frase si poteva adattare anche ad altro per quella serata. Io sinceramente volevo che mia moglie si togliesse ogni eventuale sfizio che aveva, anche in mia presenza. Ero pronto ad accettarlo.
“Dimmi la verità, adesso.” la incalzai.
“Quale verità?” finse di non capire.
“Hai fatto qualcosa in mia assenza? No, vero?”
“Tu cosa speri che ti risponda?”
“Io… ormai l’ho capito. Non hai fatto nulla con quel cameriere. Se l’avessi fatto me ne sarei accorto dopo avervi visto parlare tra di voi.”
“Allora, se sei convinto di avere capito non ti serve sapere la mia verità e quindi ti faccio un’altra domanda: tu speri che cambi questa verità o vuoi che rimanga uguale.”
“Io…” non sapevo cosa dirle. Cioè, lo sapevo ma non ci riuscivo.
“È la nostra ultima sera qui sull’isola. È l’ultima occasione.”
Arrivarono i piatti. Lei sorrise al cameriere. Il mio cazzo era duro.
XII
La nostra camera aveva un terrazzino da cui si vedeva il mare. C’era la luna piena che lo illuminava insieme alle luci provenienti dal paese. Ero uscito e mi godevo la brezza notturna appoggiato al parapetto. Ero nudo. Da un po’ di minuti da dentro non usciva più nessun rumore di scopata. Me l’aveva chiesto Lucia di uscire, voleva restare un po’ sola con lui, dopo che lui l’aveva scopata davanti ai miei occhi e poi anche insieme a me quando io mi ero unito a loro, più che altro per farmelo succhiare mentre lei veniva sbattuta da dietro. Fu un pompino molto prolungato dato che mia moglie spesso perdeva la presa con la bocca sul mio cazzo, distratta e mossa dai colpi che riceveva da lui.
“Vuoi una sigaretta?” mi chiese lui che era uscito come me sul terrazzino.
Declinai l’offerta mentre lui se ne accendeva una e si sedeva sulla poltroncina. Lo guardai, non si era rivestito e dunque era nudo. Il suo cazzo, lungo, storto, nodoso e penzolante era ancora lucido a causa di vari liquidi corporei e lubrificanti artificiali. Restammo qualche minuto in silenzio.
“Gran porca tua moglie.” commentò lui.
“Grazie.” risposi a quello che era evidentemente un complimento.
Mi girai e guardai verso il paese.
“Sono contento che abbia poi cambiato idea.” mi disse.
“Anche io.” commentai.
“Ma quindi è veramente tua moglie?”
“In che senso?” chiesi non capendo quell’ultima domanda.
“No, niente, è che l’ho rivista nei giorni scorsi non con te e quindi pensavo che tutta la storia che mi avevi detto te la fossi inventata, cioè che non fosse in realtà tua moglie ma una che avevi rimorchiato.”
“Perché hai pensato questo?”
“Così… ho pensato fosse una… facile.”
“Non capisco.”
“Mah, sai, mi hai raccontato che le piacevo che forse volevate coinvolgermi, poi mi hai detto che aveva cambiato idea… non so… poi dopo qualche giorno la vedo con altri, allora mi sono detto: non era veramente la moglie di quel tipo.”
“In che senso l’hai vista con altri?” quella sua ultima frase mi allarmò.
“Nel senso che è venuta al ristorante con gli altri con cui l’hai condivisa.”
“Gli altri? Io l’ho condivisa con te. Io non c’ero durante la settimana. Come sarebbe a dire che è venuta a cena con altri? Più di uno, oltretutto?”
“Sì. In due sere diverse. Con un giovane e uno invece più vecchio. Ma scusa, non è un gioco che fate insieme?”
“Sì, no, cioè, è la prima volta che giochiamo. Con te. Sei il primo. Lei non mi ha detto nulla di altri. Io pensavo che mentre non c’ero ci provasse con te. Ero d’accordo che lo facesse. Ma chi erano questi altri?”
“Forse allora ho detto cose che non dovevo dire.”
“Non importa, ormai l’hai fatto. Dimmi tutto. Chi erano? Com’erano?”
“Non so chi fossero. Non li ho neanche guardati molto. Posso dirti l’impressione che mi ha dato lei, a questo punto.”
“Dimmi.”
“Dopo averla vista con te, dopo la tua proposta, e dopo invece averla vista prima con un altro uomo un po’ anziano e poi con un giovane ho pensato che forse lei potesse essere, come dire, una escort.”
“Una escort? Una troia? Ti ha dato quell’impressione? Si comportava come tale?”
“Un po’ sì. Era molto provocante.”
Guardai verso l’interno della stanza. Aguzzai la vista per scorgere il corpo nudo di Lucia. Le curve delle natiche si intuivano appena nella flebile luce della luna che entrava dalla finestra. Lei stava probabilmente dormendo. Io rielaborai le informazioni che mi aveva dato quel cameriere. Lei in mia assenza aveva rimorchiato almeno due maschi e ci era uscita a cena. E sicuramente anche per il dopo cena. Probabilmente se li era scopati e non mi aveva detto niente. Anzi, non mi aveva neanche fatto intuire o sospettare. Io pensavo solo al cameriere e invece lei si era lasciata andare con altri, apparentemente senza avere intenzione di dirmelo. Ero sconvolto da queste rivelazioni. Non me lo sarei mai aspettato e nonostante questo non ero incazzato, anzi.
“Mi sembra non ti dispiaccia quello che ti ho svelato.” disse lui indicando il mio cazzo che svettava turgido.
“Già.” constatai io quasi rassegnato.
Mi presi in mano il cazzo e me lo segai dolcemente mentre dentro di me pensavo che mia moglia era una gran troia.
“E tu?” gli chiesi.
“Io cosa?”
“Riesci a tornare eccitato? Vorrei tornare dentro a scoparla. Voglio che la scopiamo in due adesso, sul serio. Figa e culo, stavolta.”
“Vuoi punirla per averti tenute nascoste le corna che ti ha messo?”
“In un certo senso. Ma non sarà una punizione, per lei. Ma voglio farla confessare. E lo farà meglio con due cazzi dentro di lei.”
“Giusto. Andiamo, io sono pronto.” mi disse sventolandomi davanti il cazzo mezzo rigido.
XIII
Mia moglie era appoggiata al parapetto del ponte superiore del traghetto che stava lasciando il porto. Guardava verso l’isola con una espressione apparentemente malinconica, da fine vacanza. La gonnellina che indossava veniva sbattuta dal vento che ad ogni folata rischiava di sollevargliela e di mostrare a tutti ciò che aveva sotto, ovvero soltanto il suo culo nudo. Era cambiata durante quella vacanza. Una smania di trasgressione sembrava averla colta e quella mattina, prima di partire, mi aveva mostrato orgogliosa come non indossasse niente. L’avevo spinta contro il muro, prima di uscire dalla nostra stanza, lasciando a terra le valigie, e l’avevo masturbata furiosamente. A quel punto aveva confessato quello che la sera prima non ero riuscito a cavarle di bocca, nonostante glielo avessi chiesto insistentemente mentre stantuffavo il mio cazzo nel suo culo facendola muovere sul cazzo del cameriere che aveva piantato nella figa.
“Allora? Mi hai tradito mentre ero via? Dimmi la verità.”
“Sì. Ti ho tradito.”
“Con quanti?”
“Con due.”
“Chi erano?”
“Un uomo e un ragazzo.”
“Quanti anni avevano?”
“Sui sessanta e sui venti.”
“Perché loro? Come li hai conosciuti?”
“Il sessantenne si è fatto avanti lui. Mi hai visto sola in paese e ci ha provato. Io gli ho fatto subito capire che non mi dava fastidio, anzi.”
“Perché? Ti piaceva?”
“Non particolarmente. Però mi piaceva che si fosse fatto avanti in quel modo. Galante ma deciso. Ci sapeva fare e io avevo proprio voglia.”
“Voglia di cosa?”
“Di tradirti. Di sfruttare la mia libertà, l’essere rimasta da sola. Isolata.”
“Ma perché? Non ti avevo dato abbastanza durante la settimana precedente?”
“Non è che non mi avevi dato abbastanza, ma non mi avevi dato quello che mi poteva dare uno sconosciuto.”
“Cioè?”
“Cioè trasgressione, brivido, libertà di farlo come se non fossi neanche io. Fare cose che con te mi vergognerei…”
Questa frase mi svuotò. Un buco allo stomaco, una sensazione di impotenza e di umiliazione per essere stato tradito. Non solo tradito, tradito in quel modo da una moglie che come era stata con quell’uomo con me non sarebbe mai stata. Tremendamente umiliante ed eccitante allo stesso tempo venire a conoscenza di un potenziale erotico inesplorabile per me.
“E il ventenne?” cambiai discorso.
“Il ventenne l’ho conosciuto in spiaggia. Ho notato che mi guardava. E allora mi sono fatta avanti io. Che tenero, così impacciato ma così voglioso. Così inesperto ma così desideroso di imparare.”
“Cosa gli hai insegnato?”
“Come si scopa una donna… nel culo.”
Altro pugno nello stomaco. Invidiavo il ragazzo, invidiavo l’uomo.
“Perché mi stai dicendo tutto questo?”
“Perché tu me lo hai chiesto. Perché tu lo vuoi sapere. Perché a te piace saperlo, l’ho capito. Perché a te piace che io lo abbia fatto. Negalo.”
Mi ero sborrato nelle mutande nel sentire quelle parole uscire dalla bocca di Lucia. Poi non avevo avuto neanche il tempo di cambiarmi. Avevamo il traghetto e dovevamo lasciare la stanza.
Sentivo ancora di essere bagnato nelle mutande e ogni tanto controllavo che la macchia non avesse raggiunto l’esterno dei pantaloncini. Mia moglie si girò e mi sorrise. Venne verso di me e poi si sedette sulle mie gambe abbracciandomi. Ci baciammo, ci scambiammo due paroline dolci. Poi lei si posizionò seduta a cavalcioni di una sola gamba, in modo che la sua figa nuda sfregasse contro la parte della mia coscia appena sopra al ginocchio. Si muoveva lentamente, per non dare nell’occhio. Io sentivo l’umido contro la mia pelle. Si piegò verso di me, mettendomi le braccia intorno al collo.
“Torniamo qui l’anno prossimo, vero?” mi sussurrò all’orecchio.
“Se… se vuoi…”
“Sì, voglio. E voglio restarci di nuovo da sola per un po’.”
“Ad una condizione.”
“Quale?”
“Che ti fai scopare da altri uomini anche quando sei con me e mi fai guardare o partecipare.”
“Ok.”
Lucia strinse le cosce attorno al mio ginocchio. La sentii tremare. I suoi occhi che prima fissavano i miei si rivolsero verso l’alto, nascondendo la pupilla sotto la palpebra superiore. Si morse il labbro inferiore. Stava avendo un orgasmo lì, sul traghetto che lasciava l’isola, in mezzo agli altri ignari turisti.