Ancora

Notte alta e sono sveglio. Esco, nudo come sono, sul balcone a prendere un po’ di brezza che viene dal mare. Dopo qualche minuto sento dei passi leggeri alle mie spalle. Lei mi abbraccia, da dietro. Il suo corpo nudo aderisce contro il mio. I suoi seni schiacciati contro la mia schiena. Le sue mani sul mio petto e la mia pancia. Mi bacia sulla spalla. Percepisco che si alza in punta di piedi, la sua bocca si avvicina al mio orecchio. La mano che era sulla pancia scende, trovando il mio cazzo già rigido.

“Cornuto.” mi sussurra, con voce dolce e amorevole.

Il mio cazzo ha un sussulto. Diventa più duro di prima. Lei lo stringe alla base.

“Quindi è vero? Quando è successo?” le rispondo balbettando esitante.

“Sei il mio cornuto.” mi risponde dopo diversi istanti di silenzio.

La consapevolezza che forse non stia mentendo mi svuota lo stomaco, mi fa tremare le gambe, mi spegne il cervello e mi genera un orgasmo improvviso, con lunghi schizzi abbondanti che finiscono di sotto superando la ringhiera del balcone.

La sento ridacchiare alle mie spalle, per la mia reazione istintiva a quella sua sorta di confessione.

Si stacca da me e se ne torna dentro casa. Io rimango lì ad osservare la notte e il paese che dorme. Il mio cazzo si sgonfia e le ultime gocce di sborra cadono staccandosi lentamente.


Scivolo contro di lei, sul divano non appena il film che stavamo guardando finisce. Cerco le sue labbra, la bacio. Le lingue si intrecciano, lei ricambia. Premo il mio corpo contro il suo. Il bacio continua ma per il resto sento che mi respinge, non si apre a me. Io sono eccitato, sono voglioso, ce l’ho duro.

“Dai… non vuoi?” mi fermo un attimo per chiederglielo.

“Cosa?” dice lei fingendo ingenuità.

“L’amore. È un mese che non facciamo l’amore.” dico con fatica, mi pesa ammetterlo.

“No dai, non è vero.” risponde scuotendo la testa.

“Sì, da quel pomeriggio… quando eravamo al mare.”

Dopo aver detto così provo a spostarle le gambe, per avere accesso a lei. Non resisto. Ho necessità di entrare in lei. Di farla mia. Non desidero altro. Intanto mi abbasso i pantaloni e metto a nudo il cazzo, pronto per usarlo su di lei.

“Ah… ok… allora per te è un mese che non fai l’amore.”

Mi gela. Mi gela e mi infiamma. Sento la rabbia risalire dalla pancia alla testa. Lo sapevo. Lo sapevo che lei doveva averlo fatto con qualcuno. La odio, ma vorrei amarla ancora di più.

“Che cazzo dici? Che cazzo di reazione vuoi provocarmi? Mi vuoi fare incazzare?” mentre dico così uso la mia forza per schiacciarla contro il divano e per spalancarle le gambe. Lei subito le richiude ritraendole a sé.

“Non sei capace.” risponde continuando a provocare in me reazioni contrastanti. Voglio fotterla con rabbia, adesso. Voglio prenderla con la forza. Lei si difende, ma senza paura nei suoi occhi. Sembra divertita.

“Cazzo.” dico sconsolato e arretro. Volevo fare l’amore, volevo che lei volesse fare l’amore. L’amore. Non è possibile che lei lo abbia fatto. Avrà fatto sesso, ok. Mi ha tradito e ha fatto sesso, non l’amore. Se non fosse così… cazzo… quello non lo sopporterei. Mi sale l’angoscia e cresce di nuovo la rabbia, ma sono svuotato. Mi si ammoscia.

Lei si è raggomitolata su se stessa. Mi guarda e scruta la situazione fra le mie gambe. Sembra delusa dalla mia reazione. Forse voleva che continuassi a prenderla con forza, forse non voleva fare l’amore o voleva un amore rabbioso.

“No… non è vero…” dico balbettando. Ho paura di quello che sto per dire. “Non puoi aver fatto l’amore con qualcuno nell’ultimo mese. Non puoi aver fatto l’amore con qualcuno che non fossi io. Dimmi che è così.”

“Ti fa differenza, se era amore o altro?” chiede lei e intanto comincia a distendere una gamba avvicinando il piede al mio cazzo penzolante.

“Fa tutta la differenza del mondo.” ammetto.

“E quindi… se non fosse stato amore?…” col piede mi tocca il cazzo. Con le sue parole mi riaccende la mente. Non era amore neanche il suo. Ma era qualcos’altro. Sento gioia e sollievo, ma sento anche dolore e rabbia. Mi ha tradito di nuovo. Oppure vuole farmelo credere. Mi vuole provocare. Mi piace sentire il suo piede contro il mio cazzo. Ci aggiunge anche l’altro, è molto flessibile, sa muoversi. Chissà come… ecco, la mia mente sta immaginando la flessibilità del suo corpo al servizio di un altro maschio. Il mio cazzo si è risvegliato. È già durissimo tra i suoi piedi. Li muove, mi fa una sega. Movimento leggero ma pressione decisa.

“Vuoi farlo con me, allora?” provo a chiedere.

“Non lo stiamo facendo?” chiede alludendo al movimento dei suoi piedi contro il mio cazzo.

“Ma io vorrei…”

“Vorresti sesso. Vorresti scoparmi, non è vero? Un mese fa abbiamo fatto sesso.”

“Ok, va bene. Voglio sesso. È un mese che non scopiamo. Ok.”

“Tu è un mese che non scopi.” ha calcato su quel Tu.

Resto senza parole. Continua a dirmi che mi ha tradito senza dirmelo. Continua a farmelo capire senza farmi sapere niente. Questa cosa mi ingelosisce e mi eccita allo stesso tempo.

“Non è amore questo?” chiede indicando con lo sguardo la sega con i piedi che mi sta facendo. “Non ami i miei piedi? Non ami quello che ti stanno facendo? Mi sembra di sì.” ce l’ho durissimo, infatti, sul limite dell’orgasmo.

“Sì.” ammetto.

“Non ami anche quello che ti sto dicendo?”

“Co… cosa?”

“Non ami sapere che nell’ultimo mese, io, ho fatto sesso? Più volte?”

Non le rispondo. Non posso risponderle. Non riesco a risponderle. Perché non troverei le parole giuste per ammettere una cosa indicibile e poi perché intanto ho iniziato a sborrare, stretto fra i suoi piedi e comandato da un cervello che ama l’umiliazione delle corna. Sporco tutto il divano, ma quello è il meno. È la mente che ormai non è più immacolata.


“Dove cazzo eri?”

La sorprendo e la spavento nella penombra dell’ingresso di casa nostra. Sono le tre di notte. È appena rientrata, silenziosamente, senza accendere luci per non svegliarmi. Ma io ero sveglio che l’aspettavo. Ho sentito un’auto sulla strada. La portiera chiudersi e poi lei che entrava e saliva le scale. Appena dentro le sono saltato addosso. Lei ha sussultato, impaurita. L’ho spinta contro il muro. Le ho messo una mano al collo. Non sto stringendo, è una finta, ma è una finta credibile. È una finta quasi piacevole, sento un sentimento di rivalsa. Ora sono io in controllo, ora sono io che comando. Qualunque cosa lei abbia fatto questa sera ora è nelle mie mani.

“Ero… ero fuori con le mie amiche…” balbetta. “Te l’avevo detto.”

“E torni alle tre di notte?”

“Abbiamo chiacchierato a lungo, lo sai come siamo.” sembra essersi tranquillizzata, sembra aver ripreso il controllo, sembra credibile. Mi viene il dubbio. Forse è vero, sono io che mi faccio delle paranoie.

“Non ci credo.” dico con voce dura ma vacillo, non sono più così sicuro.

Mentre l’aspettavo e vedevo che non arrivava me ne ero convinto. Mi stava tradendo. In quel momento si stava facendo scopare da qualcuno. Mentre lo pensavo il mio cazzo si era indurito ma la mia mente era rabbiosa. Pensavo a come affrontarla, al suo ritorno. Volevo fargliela pagare. Doveva smettere di mettermi le corna. Pensavo anche a scoparla. A farla di nuovo mia. Eccitato dal fatto che questa sera non lo fosse stata.

Forse aveva solo chiacchierato con le amiche fino a tardi, però. Me lo ha detto e sembrava sincera. Troia, bastarda, puttana. Davvero non riesco a capire se mi mente o mi dice la verità? E se mi ha detto la verità… perché mi sento quasi deluso?

“Dai, basta, lasciami andare…” si lamenta e prova a tirare via la mia mano dal suo collo.

“Zitta, troia.” le dico e ho una idea.

Le lascio andare il collo e scendo giù con la testa. Le alzo la gonna, le strappo quasi via le mutandine. Tuffo la faccia contro la sua fica. Annuso. Lecco. Cerco tracce. Cerco sapori di sperma, di lattice, di lubrificanti, di umori.

“Che fai?” chiede lei per un attimo e poi si lascia andare. Mi appoggia le mani sulla testa e comincia a godersi le mie stimolazioni genitali. È bagnata in attimo, sembra molto eccitata, forse troppo e troppo rapidamente. Lo era già quando era entrata, l’ho solo risvegliata. Penso al rumore della portiera che si chiudeva, poco prima, in strada. La immagino scendere dall’auto dell’amante. La immagino fargli un pompino di ringraziamento mentre lui la riportava da me. La immagino eccitarsi e rientrare in casa, di nuovo vogliosa nonostante la serata passata a scopare.

“Oh, sì. Ci voleva.” dice lei. “Ne avevo proprio voglia.”

“Perché ne avevi voglia?” dico io indagatore, interrompendo la leccata di fica.

“Sai com’è. Serata tra amiche. Si parla anche di sesso. Si parla di cosa vogliamo dai nostri uomini. Si parla di sesso orale e viene voglia di riceverne un po’.”

Cazzo, cazzo, cazzo. Come fa a essere così credibile? Perché sembra veramente sincera e quindi ho immaginato tutto. Non mi ha tradito. Forse non mi ha mai tradito, mi ha sempre preso in giro, per stuzzicarmi, per provocare quelle mie strane reazioni di gelosia eccitata. Oppure. Oppure mi ha tradito, stasera e tante altre volte, ma se vuole è capace di tenermelo nascosto e apparire come una mogliettina fedele, e io ci casco.

Non so quale preferire delle due opzioni. Non è vero, il mio cazzo lo sa e il mio cazzo mi comanda.

Alla fine provo a cercare conforto nelle prove materiali. Devo ammetterlo la fica che sto leccando non mi sembra una fica che sia stata scopata nelle ultime ore. Fica bagnata ed eccitata, ma non usata, per quello che mi sembra di intuire. Forse alla fine l’opzione vera è quella che piace meno al mio cazzo. A meno che.

“Girati.” le dico con tono perentorio.

“No…” risponde lei con tono difensivo, come se l’avessi colta in fallo.

“Girati!” le ordino di nuovo.

Non lo fa e allora la afferro per i fianchi e la giro di forza. Sollevo di nuovo la gonna che è scesa e mi ritrovo davanti agli occhi il suo magnifico culo nudo. Culo a cui ho pensato tutta la sera, immaginandolo palpato dalle mani di un altro. Le apro le chiappe e infilo la lingua in mezzo. Esploro e valuto lo stato del suo ano. Se è stato usato da poco dovrei accorgermene, credo.

Dopo poco mi rialzo. Spingo il suo corpo contro il muro. Le faccio sentire il mio cazzo, durissimo, nell’incavo delle chiappe. La opprimo e le parlo nell’orecchio con voce dura.

“Ti sei lavata di recente il culo. Si sente il profumo del sapone. Da quando un’uscita con le amiche prevede un passaggio su un bidet?”

“No… è da prima che uscissi… forse è un sapone intimo col profumo molto persistente…” prova giustificarsi.

“Non ci credo… troia…”

“No? E quindi? Quindi cosa vuol dire, secondo te, eh? Dimmelo? Dimmi cosa vuol dire, se hai coraggio…” mi provoca ancora, la troia.

Le dovrei rispondere che vuol dire solo una cosa: che si è vista con un amante, che sono andati in un motel, forse, che si è fatta, ehm, sodomizzare tutta la sera e poi, prima di farsi riportare a casa si è fatta un bidet con uno di quei saponi da hotel, quelli di bassa qualità che vengono profumati tanto per farli sembrare più efficaci.

Non riesco a dirglielo. Non riesco a dire alla mia donna che penso si sia fatta inculare da un altro, questa sera, a mia insaputa.

Non riesco a dirglielo anche perché sto sborrando. Il mio cazzo, attivato dalle parole pensate ma non pronunciate, sta schizzando tra i nostri due corpi, sporcandomi la pancia e sporcandole la schiena.

La sento ridacchiare, quando lo capisce.


Non so se sia stato un suo movimento o rumore a svegliarmi, ma dopo che mi sono svegliato la sento. Respira pesante, ansima. Si muove ritmicamente. Si sta masturbando, dopo un attimo di smarrimento dovuto anche alla poca lucidità per il sonno interrotto, lo capisco.

La ascolto per un po’, nel buio della nostra camera. Mi eccito anche io.

“Ti stai toccando?” sussurro.

Non mi risponde con parole intellegibili, ma solo con un gemito più forte degli altri. Scivolo contro di lei, le faccio sentire il cazzo duro. Mi spinge via.

“Dai, facciamolo.” le suggerisco.

“No.”

“Perché no?”

“Voglio masturbarmi. Fallo anche tu.”

La mia mano era già attorno al mio cazzo, prima del suo invito. Non che voglia segarmi, vorrei scoparla, ma l’istinto è stato quello, per preparare il cazzo. Accetto la sua proposta, magari deve scaldarsi poi vorrà scopare. Restiamo così in silenzio. Ascoltiamo i nostri movimenti.

“A cosa stai pensando?” le chiedo, per curiosità ma anche per trarre spunto.

“Non a te.” risponde lei lapidaria e quella frase mi arriva come un pugno allo stomaco. Mi fa male, ma ciò che continua a stupirmi è che non ha effetto sul mio cazzo, che anzi diventa ancora più duro.

A quanto pare anche a lei avermi detto quelle tre parole ha avuto effetto. La sento ansimare più forte, la sento gemere come quando gode. Sta godendo infatti.

Io smetto di toccarmi, smetto di pensare o almeno ci provo. Non devo venire, non così.

“Te la sei presa?” mi chiede dopo un po’, quando smette di respirare forte.

“Sì.” le dico, mentendo.

Allunga una mano, nel buio, ma sa dove trovare il mio cazzo e lo trova anche perché è lì che svetta dritto e pieno.

“Non è vero.” sentenzia. “Ti piace essere il mio cornuto, anche nei pensieri.”

Quella parola mi fa sempre effetto, pronunciata da lei. In più la sua mano delicata scende ad avvolgere le mie palle. Mi passa anche un dito sul perineo e mi sfiora l’ano. Cominciò a sborrare in modo incontrollato. Nel buio non ho idea di dove finiscano gli schizzi. Qualcuno mi colpisce, qualcun altro probabilmente colpisce lei, che intanto sta ridendo soddisfatta.

“Se vuoi smetto.” mi dice dopo un po’.

“Smetti?”

“Di farti cornuto.”

“Nella realtà o nei pensieri?”

“Fa differenza?”

“Certo che fa differenza.”

“Per te? Per te fa differenza? In entrambi i casi per te avviene tutto solo nel pensiero.”

“Sì, ma…”

“Ma? Per te è tutto vero, no? Che lo sia o no, per te è come se lo fosse, no?”

“Sì…”

“Quindi? Devo smettere o devo farti ancora cornuto?”

“Ancora.”

“Cosa?”

“Cornuto.” fa effetto pronunciare questa parola ad alta voce.

“Sei di nuovo duro?”

“Sì.”

“Bene. Ho ancora voglia di far l’amore.”

“Ancora?”

“Si fino ad adesso non lo stavamo facendo?”

“Sì, in un certo senso…”

“Allora, ancora…”

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