L’incontro

Un incontro casuale fa nascere nel marito strani desideri e fantasie che riguardano la moglie. Ma a volte una cosa non basta desiderarla perché si avveri, ma bisogna dare una spinta al destino.

I

Mi incontrai con mia moglie in un bar del centro per pranzare insieme. Non capitava spesso ma quel giorno eravamo riusciti a trovarci tra un appuntamento e l’altro. Entrambi lavoravamo molto e in alcuni periodi il tempo che riuscivamo a passare insieme era veramente poco, per cui ne approfittavamo ogni volta che riuscivamo.

Arrivai che lei era già seduta al tavolo. Ricordo che mi accolse con un gran sorriso. Quel giorno era euforica. Era sempre molto altalenante come umore, ma veniva da un incontro di lavoro andato molto bene ed in più le era saltato l’appuntamento del pomeriggio per cui non aveva nulla da fare.

“Andrò a fare shopping!” mi disse ridendo.

La breve pausa pranzo che potevo concedermi prima di tornare al lavoro, finì molto in fretta. Venni travolto dai racconti di mia moglie, che quando era allegra era anche molto loquace, e mi dispiacque molto dover scappare. Inoltre non potei godermi neanche gli ultimi 5 minuti di sua compagnia perché fummo interrotti da una persona.

Improvvisamente, infatti, un uomo più giovane di noi, di bell’aspetto e con un gran fisico salutò con molto calore mia moglie. Era un suo ex collega molto contento di rivederla dopo qualche anno e, a quanto pareva, lo era anche lei che lo accolse con trasporto e con piacere. Si scambiarono qualche informazione, aggiornandosi sulle rispettive vite. Venni così presentato a lui che però non mi degnò di grande attenzione, continuando a parlare con mia moglie come se io non ci fossi.

Un po’ alterato da questa brusca interruzione mi alzai anche perché cominciava ad essere tardi. Salutai i due i quali continuarono a ridere e parlare fra loro, salutandomi distrattamente.

II

Camminando nervoso verso la stazione della metropolitana mandai mentalmente a cagare quell’uomo e mi fermai a pensare su chi fosse. Il nome non mi aveva detto niente ma in base al suo aspetto, alle poche cose a cui aveva fatto cenno con mia moglie mi venne in mente di chi si trattasse. E tale pensiero mi rese ancora più nervoso. Ero certo, infatti, che fosse quel tipo di cui una volta mia moglie mi aveva accennato.

Nel posto in cui lavorava anni fa c’era uno la cui fama di grande amatore si era diffusa tra le colleghe. Era uno che, sfruttando anche la sua avvenenza indiscutibile, ci provava con tutte le più belle impiegate. A quel tempo mia moglie non stava ancora con me, ma aveva un altro fidanzato. Mi aveva accennato al fatto che questo tipo ci aveva provato a lungo con lei, indifferente, anzi forse stimolato, del fatto che lei fosse accompagnata. Mia moglie era stata vaga sull’esito di questo corteggiamento. Non mi aveva voluto dire niente, forse per non apparire ai miei occhi come una infedele, ma io avevo sospettato che con lui ci fosse stata, tradendo il fidanzato. Quell’idea mi era piaciuta, perché non mi piaceva il suo ex, ed ero stato contento che gli avesse messo le corna.

In quel momento però quel pensiero non mi sembrò più così allettante. Avevo lasciato mia moglie da sola con quel dongiovanni e per come si era presentato, per come si era atteggiato in quei pochi minuti era evidente che non era cambiato e che il suo interesse verso mia moglie non era scemato. E chissà dopo che me ne ero andato come era passato all’attacco.

“Per fortuna che lei…” iniziai a pensare. Per fortuna, un cazzo! Lei era libera nel pomeriggio non aveva niente da fare. E non mi era sembrata per nulla infastidita dall’incontro con quell’uomo, anzi lo aveva accolto con sorrisi e aveva riso alle sue battute. A ripensare alla scena potevo quasi giurare che le si fosse illuminato il volto quando lo aveva riconosciuto.

Ma forse mi stavo facendo delle paranoie. In fondo ora era sposata con me. Non mi aveva mai dato motivi di essere geloso. All’epoca, quando aveva tradito il suo precedente fidanzato, già il rapporto fra loro era stanco e destinato a finire.

Una telefonata di lavoro, per fortuna, interruppe quei miei pensieri prima che si ingigantissero.

III

In piedi nella metropolitana affollata non potei fare a meno di ascoltare brandelli di conversazione fra due ragazze neanche ventenni al mio fianco. Quelle poche parole che colsi nel loro fitto sussurrare, coperto spesso dai rumori del treno, delinearono la storia di una loro amica che nonostante il nuovo fidanzato di cui era molto innamorata continuava a vedersi una volta al mese con il suo ex per scopare.

Questa storia fece ripiombare la mia mente su mia moglie ed il suo ex collega. Cosa stavano facendo? Erano ancora insieme? Lui forse era dovuto tornare al lavoro. Certo non aveva l’aria di uno che doveva rientrare in ufficio. Aveva al massimo l’aspetto di uno che doveva andare in palestra, con quei muscoli che tendevano la sua t-shirt.

D’altronde non potevo biasimarlo. Mia moglie era molto bella, ancora molto in forma e forse ancor più sensuale di qualche anno fa. Inoltre era vestita molto elegante, da donna in carriera. Forse non potevo neanche biasimare lei. Mi rendevo conto che lui era un uomo che attirava molto le donne.

E se l’avesse accompagnata a fare shopping? Sentivo la gelosia salire all’idea di lei che mostrava a lui come stava con un vestito sexy, o con un paio di scarpe col tacco. E se fosse andata a comprare della lingerie. No, non era possibile. Non poteva succedere. Era un film mentale dettato dalla mia gelosia. Mi dovevo calmare.

IV

Mi reso conto di soprassalto che la carrozza della metropolitana si era svuotata. Le porte erano aperte da diversi secondi. Non sembrava che dovesse ripartire. Guardai il nome della stazione. Ero arrivato al capolinea. La fermata in cui dovevo scendere era molto più indietro. Guardai l’orologio e mi accorsi di essere in tremendo ritardo.

La mia mente si era estraniata da tutto. Aveva viaggiato da sola e mi aveva portato, in un vortice di gelosia, ad immaginare le cose peggiori riguardo a mia moglie e quell’uomo. Avevo ripescato, in cassetti della memoria che non sapevo di avere, quelle poche informazioni che avevo su di lui, quelle confidenze fra colleghe che mia moglie mi aveva riportato, quegli accenni alle sue abilità e dotazioni amatorie. Addirittura, e quasi mi stupii di come il cervello riusciva a fare spontaneamente dei collegamenti, mi venne in mente di quella prima volta che mia moglie mi aveva concesso l’entrata posteriore. Dopo averlo fatto, con scarso apprezzamento da parte sua, mi disse che non ero stato bravo, che non si faceva così. Fu costretta quindi a confessarmi che, a differenza di quanto aveva affermato prima, non era la prima volta per lei. Mi rivelò però che non mi aveva mentito quando aveva detto che con il suo ex non lo aveva mai fatto, senza però dirmi chi era stato il fortunato ed abile beneficiario. A quel punto ne ero sicuro. Lo avevo appena conosciuto. Ecco che quindi la mia immaginazione aveva ricreato amplessi perversi e interminabili fra i due amanti.

V

Ero molto disorientato. Risalii sulla metro per tornare indietro. Ero sconvolto da quei miei pensieri anche perché, oltre a crearmi un vuoto nello stomaco e a rendermi le gambe deboli per il sentimento di gelosia che sentivo, generavano in me un altro tipo di reazione, inaspettata ma molto potente. Ero costretto, sul vagone della metropolitana, a coprirmi con la valigetta di lavoro la parte davanti, per nascondere l’erezione che tendeva i pantaloni dell’elegante vestito.

Pensare che mia moglie mi stesse in quel momento tradendo con quell’uomo bello e giovane, che sicuramente già in passato se la era trombata, mi faceva stare male, ma mi faceva essere nello stesso momento più eccitato che mai. Alternavo momenti di disperazione, di calma forzata – cercando di convincermi che erano solo fantasie – e di speranza che invece stesse veramente accadendo. Perché quest’ultima ipotesi rendeva mia moglie, ai miei occhi, estremamente eccitante e sexy. Pensare che stesse godendo tra le braccia di un altro era, nello stesso momento, inconcepibile e fantastico.

VI

Stavo per entrare negli uffici in cui avevo l’appuntamento. Ero sconvolto e distratto, oltre che in forte ritardo. Non ero assolutamente in grado di affrontare un incontro di lavoro. Lo stress e la disperazione mi fecero fare un gesto che peggiorò soltanto la situazione: provai a telefonarle. Mentre sentivo dall’altra parte gli squilli e ripetevo dentro di me il mantra “rispondi, rispondi”, speravo di parlarle e di far svanire tutti i miei dubbi e le mie fantasie perverse.

Non rispose.

Durante la riunione non riuscivo a concentrarmi. Ogni tanto sbirciavo il telefono sperando di ricevere la chiamata da lei, che forse non aveva sentito la mia e trovava la chiamata non risposta. Invece nulla.

Si resero conto che non ero nelle migliori condizioni. Mi chiesero se stavo bene. Mi vedevano sudato e pallido. Mentii dicendo che uscivo da una influenza e chiesi il permesso di assentarmi un attimo. In bagno feci una cosa a cui non seppi resistere e che non avrei mai pensato di poter fare. Mi masturbai nel bagno di una azienda mia cliente. L’esito della masturbazione fu quello di farmi venire la rabbia verso mia moglie. Tutte le fantasie e la parte eccitante dell’eventuale tradimento svanirono nel post-orgasmo. Per fortuna riuscii ad incanalare questa rabbia nella riunione, risollevando almeno la giornata lavorativa.

VII

Alla sera, a casa, cercai di studiare il comportamento di mia moglie, per cogliere qualche indizio su come fosse andata la giornata. Era ancora di buon umore. Era stata a fare shopping, ma solo di un paio di scarpe. Fu evasiva su cosa avesse fatto poi. Mi disse che era tornata a casa subito dopo.

Quando mi preparai per andare a dormire mi ritrovai a spulciare nel cesto della roba sporca per vedere se vi erano le sue mutandine della giornata, nella speranza o nella paura di trovare chissà quale prova del tradimento. Non trovai nulla.

A letto tentai un timido approccio. Lei si rifiutò. Quando era di buon umore di solito ci stava. Questo mi fece insospettire molto.

Il mattino dopo, al risveglio, mi venne una idea. Mentre lei era ancora nel letto andai nell’ingresso e guardai dentro la sua borsa. Trovai lo scontrino del negozio di scarpe. Vi lessi l’orario stampato sopra. Le 15:35. In mezzo al pomeriggio. Un po’ tardi per la versione “sono tornata subito a casa”, ma un po’ presto per pensare ad un pomeriggio di sesso con lui. Nel dubbio, tornai in bagno e mi feci una sega.

VIII

Alcuni giorni dopo feci una cosa che non pensavo sarei mai arrivato a fare, ma in quei giorni stavo scoprendo tante cose di me.

Mia moglie era sotto la doccia. Notai, appoggiato sul tavolo, il suo telefono. Una idea balenò nella mia mente. Tentai di scacciarla, ma poi non resistetti. Presi il telefono. Rimasi qualche minuto con il telefono in mano, indeciso su cosa fare. Indeciso se farlo o no. Con l’orecchio stavo attento di continuare a sentire il rumore dell’acqua della doccia.

Sfogliai i messaggi. Andai al giorno dell’incontro. Trovai un messaggio, nel tardo pomeriggio, spedito ad una sua amica, una che aveva conosciuto sul posto di lavoro in cui aveva conosciuto anche quell’uomo. Lo aprii, tremante.

sai chi ho incontrato oggi? Alex! è sempre il “solito” 🙂

Nooo! Grande! Quando ci vediamo mi racconti! Sono curiosa! btw quando ci sei? Ciao, baci.

Lo stordimento e il sangue che dalla testa si diresse tutto nelle parti basse quasi non mi fecero accorgere che mia moglie era uscita dal bagno e stava per trovarmi con il suo cellulare in mano.

Il messaggio diceva e non diceva. Non mi toglieva il dubbio, né in un senso né nell’altro. Stavo impazzendo per questa cosa. Non sapevo se parlarne con lei o no, ma non sapevo cosa potevo chiederle. Come poteva un marito chiedere alla moglie se gli aveva messo le corna e poi essere indeciso se sperare in una risposta positiva o in una negativa.

IX

In quei giorni cercai di capire, dal modo in cui era mia moglie quando facevamo sesso, se qualcosa in lei era cambiato. Mi sembrò più disponibile, più coinvolta, più eccitata. In lei vedevo forse un risveglio dei sensi. Era stato lui a provocarglielo? Oppure ero io che ero più eccitato e la vedevo diversa? O riuscivo a coinvolgerla di più perché io stesso la trovavo più sexy?

Mille domande e mille dubbi si affollavano nella mia testa. Sia quelli relativi al comportamento di mia moglie che quelli relativi a come vivevo io la cosa.

Inoltre ero così attento a tutti i segnali che ogni cosa mi dava modo di aumentare o diminuire i miei dubbi a riguardo. Ad esempio non era raro che mia moglie passasse del tempo con le amiche, anche fuori casa. Ma il fatto che mi disse che aveva organizzato un weekend in una spa proprio con l’amica con la quale aveva scambiato gli sms che io avevo spiato mi fece drizzare le antenne. E mi fece vivere altri giorni d’inferno: e se invece andava via con lui e lei le serviva solo per coprirsi? Quella ipotesi si installò nella mia testa e non se ne andò, dando modo alle mie fantasie e alle mie paure di ingigantirsi a dismisura.

X

I dubbi non svanirono nemmeno quando mi ritrovai in casa l’amica, passata a prendere mia moglie per partire per il weekend. Mia moglie era in ritardo con i preparativi, stava ancora cercando di chiudere la valigia. Le avevo detto che aveva preso troppa roba, per due soli giorni, ma non mi era stata a sentire.

Mi ritrovai così a intrattenere una conversazione di circostanza con l’amica, che io conoscevo molto poco. Le offrii da bere e la feci accomodare in salotto. Ero nervoso e lei secondo me lo aveva notato. Mi guardava con un sorriso sornione. Io nel suo volto leggevo la risposta a tutte le mie domande. Quell’espressione mi diceva che stavano partendo per un weekend di sesso, loro due e sicuramente le avrebbe raggiunte l’ormai mitico Alex, che se le sarebbe scopate entrambe come voleva. Questo io pensavo mentre lei mi diceva qualcosa che non sentivo e mi limitavo ad annuire.

Le guardai uscire da casa nostra. Erano due donne sopra la trentina, fighe, sicure di loro, eccitanti e facilmente eccitabili. La mia mente, che ormai vedeva sesso ovunque, mi prospettò l’immagine di un rapporto lesbico fra loro due.

Quella sera mi masturbai un numero imprecisato di volte e non riuscii quasi a chiudere occhio.

XI

Passarono i giorni. Non riuscii a cogliere in mia moglie nulla che mi facesse intuire quale fosse la verità. Se fossi stato lucido avrei ovviamente dedotto che nulla era cambiato in lei e nel nostro rapporto. Ma la mia mente era alla disperata ricerca di qualcosa che mi togliesse ogni dubbio. In un senso o nell’altro, nello stesso momento. Bramavo disperamente sia la conferma della sua fedeltà sia la certezza di un suo tradimento. Anche a causa di questo mio duplice pensiero rimasi inattivo e non feci nulla.

Il tempo era passato e l’episodio sarebbe stato messo nel dimenticatoio da una persona serena, quale io però non ero. Ad un certo punto mi decisi. Incominciai, regolarmente tutti i giorni, a frequentare in pausa pranzo quel bar in cui avevamo incontrato Alex. Non ci tornai più con mia moglie, ma tutte le volte che potevo andavo lì a mangiare.

Passò qualche settimana, ma di Alex neppure l’ombra. Evidentemente non frequentava il bar e quel giorno era passato di lì per caso, oppure i suoi orari non coincidevano mai con i miei. Non potevo andare avanti così e tentai un’ultima carta. Mi rivolsi ad una delle barista, alla più carina. Di sicuro, se lui era un cliente, si era fatto conoscere da lei. Provai a descriverglielo spiegandole che lo avevo incontrato una volta in quel bar, volevo contattarlo ma non avevo modo di farlo. Bastarono poche parole, pochi dettagli per far venire un sorriso sul volto della barista. Aveva capito benissimo di chi parlavo. Quasi colsi in lei un leggero imbarazzo. Mi disse l’orario in cui era più facile incontrarlo, quello dell’aperitivo. Sembrava conoscerlo bene, molto bene, ma non voleva farlo capire ed io intuii quale fosse il motivo.

 XII

Mi ero già scolato un paio di birre ed uno spritz, ma prima di iniziare il discorso mandai giù anche un superalcolico. Era seduto davanti a me, incuriosito dal fatto che uno sconosciuto gli volesse parlare. Non mi aveva riconosciuto. In fondo quel giorno quasi non mi aveva guardato.

Gli parlai, molto in fretta e in maniera confusa. Ma appena capì il tenore del discorso un sorriso gli si dipinse sul volto ed assunse un atteggiamento da sbruffone.

“Allora.” cominciò con calma la sua risposta. “Vuoi sapere se mi sono scopato tua moglie. Vuoi sapere se l’abbiamo fatto tante volte, se era brava, se le piaceva, se faceva di tutto. Poi vuoi sapere se quel giorno che ci siamo incontrati avrei voluto scoparmela di nuovo, se ci ho provato, se secondo me lei ci sarebbe stata, se lo abbiamo fatto e se poi ci siamo rivisti. Tranne che per queste ultime due domande la risposta è sempre sì. Ma se lo vuoi sapere ci siamo andati molto vicino a rispondere sì anche alle ultime due. L’avevo quasi convinta. Ho capito che aveva voglia di riprovarmi. Si è divertita molto a farsi corteggiare, come ai vecchi tempi. Sai è stata una delle ultime a cedere in ufficio, ma proprio per questo fu una delle più soddisfacenti. Ho avuto la tentazione di richiamarla dopo quell’incontro, ma speravo che cedesse lei e mi chiamasse lei. Ero convinto lo facesse. L’avevo ingolosita. Mi piace quando una donna non riesce a resistere alle sue voglie.”

Tornando a casa, confuso e un po’ brillo, ripensai agli accordi che avevo preso con Alex. Avremmo organizzato un altro incontro fortuito e poi, in qualche modo io me ne sarei andato, lasciandoli di nuovo soli.

XIII

La dinamica era stata simile. Avevamo pranzato in un ristorante e poi avevamo in programma di avere entrambi il pomeriggio libero. Io invece ricevetti una telefonata, da Alex, grazie alla quale finsi un imprevisto lavorativo. Abbandonai in fretta il pranzo, scusandomi e insistendo perché lei concludesse in pace il pasto. Lui sarebbe entrato poco dopo la mia uscita e si sarebbe fatto avanti.

Passai nervosamente il pomeriggio nell’attesa di un sms che mi dicesse dove erano andati. Ad un certo punto temetti che Alex mi facesse lo scherzo e non mi avvisasse. Ma in realtà ero solo io ad essere impaziente. Ad ogni trillo del cellulare sobbalzavo, poi, finalmente, arrivò il messaggio atteso. C’era un indirizzo e l’indicazione che avrei trovato aperta la porta.

XIV

Mia moglie dormiva placida e beata. Era bellissima, nuda tra le lenzuola. Al suo fianco Alex, anch’egli nudo e con un fisico invidiabile. Mi accorsi che soffermai lo sguardo sul suo notevole sesso, morbido e appoggiato di lato sulla coscia. Lui non dormiva e mi fece cenno di fare silenzio mentre mi avvicinavo al letto.

Accarezzai piano la testa di mia moglie, che dopo poco cominciò a svegliarsi. Appena mi vide la sua prima reazione fu di sorridermi, poi, dopo qualche istante, si rese conto di quale era la situazione, aiutata anche dal fatto che intanto Alex le stava accarezzando la schiena, e sbiancò sobbalzando.

“Tranquilla.” le dissi con molta calma e prendendole il viso fra le mani. “E’ tutto a posto.”

Lei mi guardò interdetta. Nei suoi occhi leggevo un po’ di paura mista a stupore.

“Tranquilla. Ti amo.”

“Sicuro?” sussurrò lei, ancora irrigidita.

Cominciai a baciarla sulla bocca, molto teneramente. Da anni non ci scambiavamo un bacio così lento e appassionato. Questo la sciolse e la rassicurò. Alex intanto si stava posizionando dietro di lei. Le nostre lingue continuarono ad intrecciarsi lentamente e profondamente, fino a quando lei si staccò improvvisamente, lanciando un piccolo grido.

“Cosa ti sta facendo? Dimmelo.” le dissi sfiorandole le labbra con le mie.

“Aaah… me lo ha messo nel culo…”

“Allora baciami.” le risposi affondando di nuovo la lingua nella sua bocca. Dentro i miei pantaloni sentii umido. Ero venuto senza neanche toccarmi.

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