Quando non piace la passione del partner ma può portare ad un altro tipo di passione.
Stavo aspettando Elisabetta, la mia ragazza, fuori dal teatro. Eravamo lì per assistere ad un’opera lirica, una passione sua più che mia. Scoprii però che l’attesa fu piacevole, potei infatti ammirare molte belle donne, più o meno giovani, che sfruttando la stagione già calda arrivarono a teatro con vestiti più o meno scollati, più o meno corti e con tacchi più o meno alti. In particolare soffermai le mie attenzioni ad una donna molto bella, presumibilmente vicina ai cinquanta, che era anche lei in attesa di qualcuno nei pressi dell’ingresso del teatro. Indossava un vestito lungo con uno spacco che lasciava intravedere delle gambe molto toniche. Ai piedi aveva delle scarpe dal tacco altissimo che avrei definito al limite tra eleganti e da zoccola. Aveva una giacchetta sulle spalle ma il corpetto metteva in bella mostra un seno abbondante. Lunghi e voluminosi capelli ricci neri incorniciavano un bel viso.
Ero un po’ imbambolato ad ammirarne il corpo quando, salendo con lo sguardo mi accorsi che mi stava guardando anche lei e quindi non poteva aver notato la mia insistenza nel guardarla. Stavo per distogliere lo sguardo imbarazzato quando lei abbozzò un sorriso, quasi malizioso. Con poche espressioni del viso sembro quasi esserci un dialogo fra noi in cui io le esprimevo quanto ero affascinato e lei rispondeva lusingata. Tutto ciò fu interrotto dall’arrivo improvviso della mia ragazza, che mi saltò con le braccia al collo, felice di vedermi e di essere lì. Abbracciandola diedi un’ultima occhiata alla donna, che continuava a sorridermi, adesso con espressione furba, come se volesse dire: “Ah, hai la ragazza ma lo stesso guardi le donne più vecchie…”. In quel momento venne raggiunta anche lei dal suo accompagnatore.
Mentre stavamo entrando Elisabetta si guardò attorno. “Oh, c’è il mio capo, me l’aveva detto che veniva.” Me lo indicò e gli fece un cenno di saluto. Con mia sorpresa si trattava proprio dell’accompagnatore di quella donna, che quindi doveva essere sua moglie. Mi sentii molto in imbarazzo mentre andavamo verso di loro per salutarli. La mia ragazza fece le presentazioni, strinsi la mano prima a lui, un uomo distinto ed elegante dalla presa salda e poi scambiai due baci sulle guance con lei, Laura.
Elisabetta ed il suo capo iniziarono a parlare fitto dell’opera che stavamo andando a vedere. Io e Laura restammo esclusi dalla conversazione, io con l’aria imbarazzata, lei più beffarda.
“L’opera non è la tua passione?” mi chiese mostrando molto intuito.
“Be’, diciamo che accompagno lei, io non me ne intendo.”
“Però ci sono comunque cose belle da vedere qui a teatro, o sbaglio?” mi chiese maliziosa, per mettermi in difficoltà. Abbozzai una risposta. Lei sembrò divertita.
Iniziammo una piacevole conversazione partendo dal fatto che i nostri partner erano patiti dell’opera lirica e che noi li accompagnavamo a volte non sempre volentieri. Scherzammo sul fatto che avremmo dovuto lasciarli andare da soli e fare qualcos’altro noi due. In tutto il dialogo sembravano esserci dei sottintesi. Laura non faceva nulla per evitarli, anzi sembrava farlo apposta. Io ogni tanto controllavo che gli altri due non stessero prestando attenzione a noi. Mi spiazzò ulteriormente quando, poco prima di dirigerci ciascuno verso i propri posti, mi chiese sottovoce il mio numero di telefono. Disse che le serviva così poteva commentare l’opera liberamente con qualcuno che non fosse suo marito. Pose il tutto in maniera molto scherzosa ma io, affascinato e ammaliato da lei, ero in parte spaventato, in parte speranzoso che nascondesse le intenzioni che lasciava sottointese.
Non seguii molto lo spettacolo quella sera, distratto da altri pensieri.
Il lunedì mattina in ufficio ripensai a quella serata. Ripensai a Laura, in realtà. Mi aveva veramente colpito. Presi il telefono. Dopo che le avevo dato il mio numero mi aveva fatto uno squillo, perché avessi anche il suo. Aprii il suo contatto whatsapp e rimasi lì, per diversi minuti, indeciso se scrivere qualcosa o no. Mentre mi stavo quasi decidendo a lasciar perdere mi accorsi che whatsapp la segnalava online. Volli prendere questo come un segno e mi buttai.
“Ciao, allora vuoi discutere dell’opera dell’altra sera? :)”
Rimasi per un po’ con il cuore in gola. Avevo fatto male? Come avrebbe interpretato questo mio farmi avanti? Per qualche minuto non rispose, nonostante avesse letto. Cominciai a pensare se potevo scrivere qualcos’altro per uscire da questa situazione quando finalmente vidi che stava rispondendo.
“No…”
Scrisse solo questo. Non sapevo come interpretarlo. Era contrariata? Era ironica perché non le era piaciuta? Risposi, con la prima cosa che mi venne in mente.
“E cosa vuoi fare?”
Stavolta rispose quasi subito.
“Io sono a casa. Ti aspetto.”
Lo rilessi più volte. Aveva veramente scritto così? Mi venne qualsiasi dubbio. Che mi avesse scambiato per qualcun altro? Che cosa avrei dovuto fare? O rispondere? Mentre mi struggevo nell’indecisione arrivò un altro suo messaggio, con l’indirizzo. E una domanda:
“Arrivi?”
Scrissi di impulso.
“Sì.”
Aveva una bella casa grande in un antico palazzo del centro. Laura mi accolse vestita elegante quasi quanto quella sera a teatro. Ma non ebbi modo di ammirare molto né la casa né l’abbigliamento di lei. Dopo neanche un minuto che ero entrato mi aveva fatto accomodare sul divano e mi aveva infilato la lingua in bocca. Dopo due minuti mi era salita a cavalcioni e si strusciava contro il mio pacco già bello duro. Dopo cinque minuti eravamo entrambi nudi e ci stavamo trasferendo in camera da letto.
Trovai con Laura una intesa perfetta nel sesso, probabilmente merito suo e della sua esperienza. Aveva un corpo che manteneva in gran forma probabilmente curandolo molto e facendo sport. Dovetti ammetterlo subito con me stesso: scopare con lei era meglio che scopare con la mia ragazza e lei era più eccitante della mia ragazza per quanto si dimostrava porca.
“Dai, cosa stai aspettando?” mi disse con tono quasi di scherno mentre ondeggiava il suo culo davanti al mio cazzo dalla posizione di pecorina.
“Davvero? Posso?” chiesi titubante.
“Eh certo che puoi. Devo darti l’autorizzazione scritta?” rise prendendomi in giro.
“No, ma se me lo chiedi esplicitamente mi piace.” provai ad uscire dall’imbarazzo.
“Va bene. Ma con la tua ragazza aspetti che te lo chieda lei?”
“Ehm… sì, più o meno.”
“Ma dimmi la verità, lo fai con lei?”
“Mh, no, veramente no.”
“Ah, ora capisco. Guarda che certe cose devi sapertele prendere. Guarda che lei forse aspetta che tu lo faccia. Si vergogna a chiedertelo esplicitamente. Devi essere tu a farlo. Svegliati.”
“Hai ragione, ma lei non è come te…”
“E come sono io?”
“Sei così… così troia, scusa il termine.”
Laura rise e mi guardo con aria compassionevole.
“Sei un cucciolo.” mi disse accarezzandomi il volto. Poi si rimise a pecorina aprendosi il culo con le mani.
“Dai, ma ora svegliati e diventa un porco: sbattimi col tuo cazzo, inculami.”
“Oh, sì…” la afferrai per i fianchi e puntai il cazzo sul buchetto.
“Mm, sì. Fottimi nel culo. Sodomizzami. Fammi sentire troia.”
Inculai per la prima volta una donna, ma quel giorno non fu l’unica esperienza inedita. Infatti poco dopo ero steso sul letto che mi riprendevo dallo sforzo, mentre Laura era seduta sui talloni dopo che era stata in bagno per pulirsi un po’.
“Che bel culetto che hai.” mi disse mentre con una mano mi accarezzava.
La guardai in modo strano.
“Non te l’ha mai detto una ragazza che hai un bel culo? Guarda che anche noi donne lo apprezziamo, mica solo voi uomini.”
“No, non me l’hanno mai detto.”
“Strano perché ce l’hai proprio bello. Sodo, muscoloso… Ti dispiace se ci gioco un po’?”
“In che sens…ooooh” non feci in tempo a terminare la frase che Laura si era chinata su di me andando con il viso fra le mie chiappe. Le aveva aperte con le mani e aveva infilato la lingua in mezzo. Era una sensazione piacevolissima e anche molto porca. Avere una donna che mi leccava il culo mi faceva sentire indifeso ma non volevo che smettesse per nulla al mondo.
Ero in sua completa balia. Dalla lingua passò senza interruzioni alle dita. Mi stava penetrando e le piaceva farlo. Anche a me piaceva.
“Neanche questo fai con la tua ragazza, vero?”
“Mmm… nooo…” mormorai.
“E ti vergogneresti a farlo con lei, vero?”
“Eh… sì.”
“Allora questo devi farlo solo con me. Il tuo culo è solo mio. D’accordo?”
La guardai stupito da queste dichiarazioni. Le tolse le dita dal mio culo e mi disse:
“Aspetta qui. Torno subito.”
Quando tornò indossava una sorta di mutanda da cui penzolava, sul davanti, un cazzo finto.
“Lasciami fare. Ti piacerà.” mi disse ed io con lei mi sentivo tranquillo. Sapevo che mi avrebbe dato solo piacere e la lasciai fare.
“Stasera tu ci vai? Io pensavo di rimanere a casa e magari potremmo vederci mentre loro sono a teatro. Che ne dici?”
Le avevo mandato questo messaggio il giorno in cui era prevista in calendario una nuova opera a teatro. Ero gasato, mi sembrava una ottima idea vederci per scopare mentre i nostri partner si godevano la lirica. Invece lei mi freddò.
“No. Io vado a teatro. Ci vediamo là.”
Deluso e scoglionato accompagnai la mia ragazza a teatro, come sempre. Arrivammo un po’ in ritardo per cui non ebbi modo di incrociare Laura e suo marito, però dalla galleria in cui eravamo seduti noi la vidi seduta nel suo palco.
Pensai molto a lei mentre l’opera andava avanti e all’intervallo trovai un suo messaggio.
“Allora? Ti piace?” seguito da una faccina ironica. “Se mi annoio troppo dopo ti scrivo.”
Durante il secondo atto sentii il cellulare vibrare. Con una scusa mi alzai e lasciai il mio posto a fianco della mia ragazza. Controllai il telefono ed il messaggio di Laura diceva:
“2° ordine”
Mi recai a quel piano e la trovai lì. Bellissima come sempre. Mi prese per mano e mi trascinò lungo il corridodio. Stava contando le porte dei palchi fino a quando si fermò davanti ad uno.
“Ecco. Questo dovrebbe essere vuoto, l’ho visto dal nostro palco.”
Aprì con circospezione la porta e poi mi fece cenno di seguirla dentro.
Fu strano scopare nel buio del retropalco, cercando di evitare ogni rumore, ma fu molto eccitante.
“Facciamoci un po’ avanti.” mi sussurrò nell’orecchio Laura ad un certo punto. “Così possono vederci.”
Io non ero in grado di rifiutare qualsiasi proposta lei mi avrebbe fatto. Non mentre avevo il cazzo piantato nel suo culo. Ero in suo completo potere, nonostante l’atto potesse far pensare al contrario.
“Chi può vederci?” mi limitai a chiederle.
“Tutti. Anche mio marito, vedi?” disse indicando il loro palco dalla parte opposta. “O anche la tua ragazza.” aggiunse guardando in su verso la galleria.
Le sborrai nel culo e poi corremmo fuori sperando che il canto del tenore e della soprano avessero un po’ coperto i miei grugniti e il suo ansimare rispetto agli spettatori dei palchi adiacenti al nostro.
Spettacolare come sempre..
Grazie