Lei si vergogna delle sue fantasie nascoste fin quando non trova qualcuno che non le considera così anormali…
Era una serata un po’ alcolica tra amiche. Federica era un po’ alticcia ma, da timida qual era, restava un po’ in disparte e lasciava ad altre, più spavalde e anche più sbronze, la scena. Si rideva e si parlava. Spesso gli argomenti finivano su questioni sessuali. Federica ascoltava incuriosita ma non si esponeva. Era un po’ invidiosa di alcune sue amiche che sembravano aver fatto molte più esperienze di lei, motivo per il quale si vergnognava anche un po’ a dire la sua. L’altro motivo per cui spesso evitava di esporsi su quei temi era che non avrebbe mai potuto confessare le molte fantasie che le popolavano la testa, alcune classiche ma altre che pensava che molti non avrebbero potuto capirle e quindi approvarle.
Ad un certo punto le ragazze avevano cominciato a scherzare con uno dei ragazzi del pub, un tipo giovane, piuttosto belloccio e fisicato, che sapeva di piacere alle donne e che flirtava spesso in modo scherzoso con le clienti. Ogni volta che portava da bere a qualcuna loro giocavano con lui chiedendogli se avesse mai fatto certe cose. Se lui avesse detto di no quel giro di bevande non lo avrebbero pagato. Lui, divertito, era stato al gioco.
Al primo giro aveva risposto sbuffando, quasi fosse la norma, alla domanda se lo avesse mai fatto con due ragazze contemporaneamente. Quando portò altre birre gli chiesero se lo avesse mai fatto con una cliente nel bagno del locale. Ci furono risate quando alla sua risposta affermativa una di loro esclamò: “Peccato potevi rimediare stasera…”
Portò poi un paio di mojito. “La domanda qual è?” chiese spavaldo, ma poi fermò subito chi la stava per fare. “E no, deve farla qualcuna a cui ho portato da bere.” Anna, una delle due che avevano ordinato il mojito si vergognava a farla davanti a tutte. Si alzò e gli parlò all’orecchio. Lui sorrise e rispose: “Ok, i due mojito li offre la casa…” e se ne andò divertito.
Tra le ragazze si scatenarono urla per sapere da Anna cosa gli avesse chiesto ma lei non volle rivelarlo.
La serata andò avanti fino a quando Elena, una delle più scatenate, chiamò il ragazzo. “Allora, mi puoi offrire un coca e rum a meno che tu non ti sia mai fatto sodomizzare da una donna con un cazzo finto…”
All’udire quelle parole Federica ebbe un sussulto. Quella era una delle sue principali fantasie nascoste, una di quelle che mai aveva rivelato a nessuno. Immediatamente arrossì, sperando che nessuna avesse notato la sua reazione e il suo sguardo che si era puntato sul ragazzo. Ma si rese subito conto che nessuna delle sue amiche era concentrata su di lei. Nonostante questo si sentì sprofondare nella vergogna quando lui, chissà perché, rivolse per un attimo lo sguardo tra tutte loro proprio su di lei, quasi leggendole i pensieri.
“Te lo porto subito…” rispose lui. “Tu prepara i soldi.” aggiunse quasi subito ridendo.
Elena e le altre scoppiarono in una risata. Federica rimase invece impassibile, continuando a fissarlo e ricevendo indietro un altro sguardo. Dentro di lei intanto l’eccitazione ribolliva.
Federica ripensò a quella serata diverse volte nei giorni successivi. In realtà è più corretto dire che ripensò più che altro al barista, immaginandoselo nella situazione che aveva ammesso di aver vissuto. Quando le venivano questi pensieri doveva masturbarsi per placare la voglia. Le era venuta la pazza idea di contattarlo per proporle di farlo anche con lei. Non riusciva a togliersela dalla testa ma come avrebbe potuto, come avrebbe trovato il coraggio. Doveva farsela passare.
Di lui conosceva solo il nome di battesimo. Ma dopo lunghe ricerche tra gli amici degli amici riuscì a trovarlo su facebook. Si fece un profilo finto, mise la foto di una ragazza più bella di lei e gli chiese l’amicizia. Passò dei minuti interminabili nell’attesa che lui accettasse e poi, quando lo fece, non trovò il coraggio di scrivergli.
Andò al pub, da sola. Lo guardò mentre portava da bere ai tavoli. Aveva veramente un gran fisico. Gli guardava con insistenza il culo, pensandolo nudo. Si stava bagnando.
Poi lui andò da lei. Le chiese cosa volesse e poi le chiese se la conosceva, con quel suo modo naturale di prendere confidenza con le ragazze. Federica imbarazzata rispose di sì, anzi di no, anzi non sa bene cosa rispose. Ordinò qualcosa di forte, qualcosa che le diede il coraggio.
“Sai, forse ti ricordi di me dall’altra sera… sai quel gruppo di ragazze… sai, che ti abbiamo fatto le domande per farci offrire da bere… sì, cioè, le domande… hai capito?”
“Le domande sulle cose che ho fatto o non ho fatto? Ah sì, divertente, ma vi è andata male, avete pagato quasi tutto, eh?”
“Eh, sì. Appunto.”
“Quindi? Speri che invece stasera io ti offra da bere?”
“Eh? No, no.”
“Ahaha, ok.” Lui sorrise e fece per andarsene
“Però… aspetta!” Federica si sorprese della sua stessa voce, guidata dall’alcool e dall’eccitazione.
“Quella cosa che hai detto… quell’ultima cosa… quella con cui Elena sperava di farsi offrire da bere… ma tu hai detto di sì… hai capito?”
“Mmh, forse. Cosa?”
“Cioè, tu hai detto di averla fatta… io… io cercavo uno con cui farla… la rifaresti?” si sentiva svenire, ma era riuscita a chiederglielo.
“Rifare? Intendi… con una donna e un cazzo finto?”
“Sì!” si vergognò subito di quanto squillante le fosse uscito quel sì.
“Con te?”
Federica rimase impietrita a quella domanda, si vergognava, aveva paura che lei non gli andasse bene, che avesse fatto male ad essere così diretta.
Lui strappò un foglietto dal blocchetto delle ordinazioni. Ci scrisse sopra velocemente un numero.
“Questo è il mio numero, chiamami o scrivimi quando vuoi. Sono a disposizione.”
Federica non stava nella pelle, ma appena lui si allontanò lei lasciò le monete sul tavolo e scappò fuori. Arrivata a casa si masturbò a lungo, poi gli scrisse su whatsapp: “Grazie!”
Federica si era vestita sexy come non mai. Lui sembrò apprezzare molto quando la accolse in casa. Era nervosa ma la tranquillità e la naturalezza che aveva lui la misero a suo agio. Si spostarono in camera.
“Vuoi che mi spogli?” chiese lui mentre lei si era seduta sul letto. Annuì. Era eccitata.
Lui si tolse tutto fino a rimanere con dei boxer aderenti. Si voltò mentre si toglieva anche quelli, facendoli scorrere sul culo proteso verso Federica che, intanto, aveva perso le inibizioni e si stava toccando sotto la gonna da sopra le mutandine.
“Sei bellissimo…” disse ammirandone il corpo muscoloso. “E… oddio… che bello…” aggiunse quando lui, girandosi, le mostrò un cazzo di discrete dimensioni, già semi rigido.
Lei si alzò, andò verso di lui e ne accarezzò il corpo. Prima sul davanti, braccia, pettorali, addominali, cosce, cazzo e palle. Poi gli andò dietro e gli toccò la schiena scendendo fino ai glutei sodi e prominenti. Lui ebbe un brivido, ma mai intenso quanto quello di Federica, quando lei gli passò la mano in mezzo alle chiappe, soffermandosi con le dita sul buchino e scendendo fino ad afferrargli le palle da dietro.
Lo sospinse sul letto dove lui si posizionò appoggiato sulle ginocchia, culo in alto e testa in basso, completamente aperto per lei. Le tremavano le gambe mentre faticava ad indossare lo strapon che aveva comprato. Era rapita da quel ragazzo, così maschile, virile, forte e muscolo che si offriva a lei senza nessun pudore, senza nessun freno. Non resistette alla tentazione di leccargli quel buchetto così indifeso, così invitante.
Lo sentì grugnire ed ansimare sotto i suoi colpi. Il cazzo finto, seppur di notevoli dimensioni, era entrato come risucchiato attraverso lo sfintere. Osservò i muscoli che si contraevano, la schiena flessuosa ma forte, le braccia con cui si sollevava ogni tanto. Con le mani gli prese il cazzo, che trovò durissimo ed iniziò a segarlo. Lo portò fino all’orgasmo dispiacendosi di non poterlo percepire attraverso il fallo di lattice ma notando solo visivamente le contrazioni dell’ano. Lei venne diverse altre volte, per la situazione e per la pressione che sentiva contro il clitoride.
Era ancora nudo quando l’accompagnò alla porta. Adesso che era tutto finito Federica si sentiva imbarazzata, ma ci pensò lui, nuovamente, a tranquillizzarla con il suo atteggiamento naturale nonostante quello che avevano fatto non fosse considerato normale. Lei a lungo aveva avuto paura della sua fantasia, considerandola perversa e anormale, e aveva proprio bisogno invece di qualcuno che le facesse capire come nel sesso, tra adulti consenzienti, le definizioni di normalità fossero molto soggettive.
“Allora?” chiese lei sulla porta.
“Quando vuoi. Io sono a disposizione. A tua completa disposizione.”
Bellissimo.
Storia vera o di fantasia?
questa è tutta di fantasia, purtroppo… 🙂