Se lei rimane affascinata da qualcosa lui si prodiga per regalargliela, qualsiasi cosa sia…
Tra me e Martina ci sono più di dieci anni di differenza. Lei, con i suoi 24 anni, porta nel nostro rapporto freschezza, allegria e spensieratezza. Io lavoro mentre lei studia ancora all’università. Per questo abbiamo ritmi di vita abbastanza diversi.
Quella sera, come tante altre, lei uscì con le amiche. Mi aveva chiesto se volevo andare anche io con lei, ma per stanchezza declinai. Inoltre non ero interessato a ciò che avrebbero visto: andavano infatti ad uno spettacolo di danza moderna e teatro sperimentale organizzato da una associazione di donne, intitolato Black.
Ero già a letto quando rientrò in casa. Ancora non dormivo ma non le diedi segnali di essere sveglio. La sentii prepararsi e poi infilarsi nel letto. Sembrava agitata o comunque non rilassata abbastanza da provare ad addormentarsi. La sentivo rigirarsi e muoversi. Improvvisamente scivolò verso di me, andando sotto le coperte. Insinuò le mani sotto al mio pigiama, cercando il mio sesso che diede rapidi segni di risveglio. Lo prese in bocca, leccandolo e succhiandolo con una avidità e golosità che raramente aveva dimostrato. Sembrava non desiderare altro. Nel frattempo, lo capii dai movimenti che faceva, con la mano libera si masturbava. Percepii alcuni suoi orgasmi che però non la fecero desistere dal continuare il pompino fino a farmi venire, copiosamente, nella sua bocca.
Quando fummo entrambi soddisfatti riemerse dalle coperte e appoggiò la testa sulla mia spalla e la mano sul mio petto. Ci addormentammo così.
***
Al mattino io uscivo che lei ancora dormiva così ci rivedemmo solo la sera dopo a cena. Era allegra e durante la conversazione le chiesi riguardo alla sera precedente, le chiesi come era stato lo spettacolo. Sembrò turbata dalla domanda. Abbassò lo sguardo. Rispose brevemente e allora io chiesi, incuriosito dalla reazione, maggiori dettagli.
Con un po’ di insistenza da parte mia venne fuori ciò che la aveva, seppur piacevolemente, sconvolta. Parte della rappresentazione era composta da un balletto in solitaria di un ragazzo dal fisico scultoreo e dalla pelle nera che si muoveva in una maniera che lei aveva trovato molto sensuale. Martina si vergognò un po’ nel descrivermelo:
“Aveva un corpo perfetto… si vedevano tutti i muscoli, ma non erano esagerati, erano tutti ben proporzionati… poi, non so, forse le luci, la pelle scura, completamente liscia, il modo aggraziato ma virile con cui si muoveva, la musica tribale… era bellissimo.”
“Ma cosa indossava?” chiesi io.
“Era… era quasi nudo. Aveva solo un cordino attorno alla vita che reggeva sul davanti un pezzo di stoffa che lo copriva… cioè che non sempre lo copriva…”
“Gli si vedeva il sesso?”
“Ogni tanto, in certi movimenti, si intravedeva…” arrossì e abbassò lo sguardo.
“Tu cercavi di intravederlo?”
“Beh… da quel che avevo visto, mi incuriosiva…”
“Com’era?”
“Ecco, non so come dire… sembrava duro ma penzolava.”
“In che senso?”
“Nel senso che era grosso come se fosse duro, però non lo era.”
“Più grosso del mio?”
“Eh… così a occhio, direi proprio di sì.”
“Ti ha eccitato?”
“Sì… mi sono bagnata…”
“È per questo che ieri sera mi hai fatto quel pompino quando sei tornata?”
“Sì, ero ancora eccitata… scusa.”
“Come scusa? Grazie che l’hai fatto. Fallo più spesso. Sono felice se torni a casa eccitata.”
“Davvero? Non sei geloso?”
“E di cosa? Che vedi uno con un corpo ed un sesso migliori dei miei e questo ti fa venir voglia di fare sesso? E come potrei mai?”
“Grazie, avevo un po’ di timore a raccontartelo.”
“E cosa pensavi mentre lo guardavi ballare?” Nel farle questa domanda infilai le mani tra le sue gambe, sotto i leggings e sopra le mutandine che trovai già umide.
“Non posso dirtelo… mi vergogno…”
“Dai… dimmelo” con le dita scostai le mutande e iniziai a masturbarle il clitoride.
“Pensavo di essere con lui sul palco… che ballavo anche io… completamente nuda… davanti a tutti…”
“E poi?” le spinsi due dita dentro alla vagina.
“E poi a lui che mi scopava… sul palco… davanti a tutti… con il suo cazzo enorme…”
A fatica Martina finì la frase, godendo sul finale.
***
Ero al bancone del bar quando vidi entrare Lisa, con il suo solito abbigliamento sexy-elegante da donna in carriera.
“Sempre bellissima.” le dissi mentre ci scambiavamo due baci sulle guance.
Chiacchierammo un po’ del più e del meno, aggiornandoci sulle nostre vite, fin quando volle sapere per cosa l’avevo invitata a quell’aperitivo.
“Allora, perché volevi vedermi? Martina non ti basta? Vuoi tornare a frequentare una più vecchia di te? Ahaha”
“No, no, con Martina va alla grande.”
“Ah, quindi non ti interesso più?” scherzò Lisa facendo una espressione esageratamente allusiva.
“Tu mi interessi sempre, ma non è per questo che avevo bisogno di incontrare l’amica più zoccola che ho.”
“Ah, è un complimento?”
“È il più grande dei complimenti.”
“Ahhaha, sei sempre il solito. Allora dimmi, a che ti servo se a svuotarti le palle ci pensa già la tua ragazza?”
“Dunque, andando al sodo…”
“Ecco, il sodo mi piace sempre…”
“…Dicevo, tu conosci un ragazzo che sia affidabile, con la pelle scura, con un bel fisico, bravo a scopare e possibilmente… ben dotato?”
“Ma per chi mi hai preso?” fece una faccia fintamente offesa mentre tirava fuori il cellulare. “Certo che ce l’ho… ahahaha”
Manneggiò per un po’ il cellulare per poi girarlo verso di me e mostrarmi una foto di un ragazzo sorridente.
“Lui è Kadou. Fa il buttafuori in un locale del centro.”
“E… e ha tutte le caratteristiche che ti ho chiesto?”
Lisa riprese in mano il cellulare, scorse le foto e me lo ripassò. C’era una foto del ragazzo a petto nudo in cui mostrava un ottimo fisico. Alzai lo sguardo su Lisa, come per chiederle implicitamente altro, e lei, capendo:
“Scorri le foto e avrai risposta all’altro tuo dubbio.”
Le foto successive mostravano Kadou impegnato a scopare una donna e la sua dotazione era inequivocabilmente di tutto rispetto.
“Ma è il tuo culo questo?” le chiesi mostrandole una foto fatta dall’alto ad una donna che a pecorina veniva sodomizzata dal sesso scuro del ragazzo.
“Non lo riconosci più?” disse lei ridendo.
“Non riconosco il tatuaggio.” riferendomi al tribale che decorava il coccige.
“Si vede che è troppo tempo che noi due non scopiamo…” rispose Lisa maliziosa.
“Eh da quando c’è Martina…”
“Sei troppo un bravo ragazzo… ma dimmi? A che ti serve Kadou? Hai deciso finalmente di esplorare la tua parte omosessuale?”
“No, non è per me… è per… per Martina.” risposi imbarazzato nonostante la confidenza e il tipo di conversazione che stavamo avendo.
“Ah, capisco. Che donna fortunata. Vuoi che lo chiamo?”
Mi spiazzò questa sua rapidità. Già avevo esitato molto nel contattarla, nel farle questa domanda. Non ero così sicuro di voler andare avanti su quella strada. Ma, come al solito, Lisa mi travolgeva e mi dava la spinta a trasgredire. Non aspettò neanche la mia risposta, digitò il numero e si portò il telefono all’orecchio.
“Ciao, Kadou, come stai? … sì, sì, io benissimo… oh sì, anche io ho voglia di rivederti, ma ora ti chiamo per un’altra cosa, che ti piacerà. Ho un amico qui che vuole che scopi con la sua ragazza… Oh, è carinissima, giovane, ti piacerà, mica come quelle vecchie carampane che ti cercano sempre… Eh? Ti va l’idea?… Dai te lo passo un attimo.”
Io feci cenno di no con le mani e la testa, ma Lisa non se ne preoccupò e mi passò il telefono.”
“Ehm… ciao.”
All’altro capo del telefono sentii una voce profonda, allegra, con un leggero accento africano. Non sembrava turbato dalla proposta e sembrava sapersi muovere meglio di me su queste cose. Volle sapere cosa volevo che facesse, che limiti aveva, cosa volevo fare io. Rimasi d’accordo che Lisa mi avrebbe lasciato il suo numero e l’avremmo contattato. A quel punto Lisa mi strappò il telefono e prese in mano la situazione.
“No, no, senti io lo conosco il mio amico. Ora prende il tuo numero ma poi non si deciderà a chiamarti. Decidiamo adesso. Tu lavori alla sera, no? Al pomeriggio? … Ah, sei in palestra, ma puoi saltarla no? Ok…. Oppure la tua sera libera quando è?…” la conversazione proseguì fino a concordare un giorno.
Lisa mi salutò con un bacio sulla bocca ed una strizzata al cazzo, che intanto era ancora duro.
“Non te ne pentirai, e Martina ti ringrazierà” mi sussurrò all’orecchio. “Poi magari organizziamo una cosa a quattro, lo sai che non vedo l’ora di farmela la tua ragazza.”
***
“Arrivo con un amico a cena. Fatti trovare bella.”
Avevo scritto a Martina durante il giorno, senza darle ulteriori indizi. Fu bellissimo vedere la sua faccia sorpresa quando mi presentai in compagnia di Kadou. Era imbarazzata e guardava lui con ammirazione e me con aria interrogativa.
Dicemmo a lui di accomodarsi sul divano. Poi presi lei fra le braccia e la strinsi a me, baciandola. La feci girare in modo che desse a lui la schiena.
“Ti piace? L’ho portato qui per te.” le sussurrai all’orecchio. Lei mi guardò stupita. “Spero sia bello come quel ballerino…”
Mentre le parlavo iniziai a sollevarle la gonnellina che indossava. Sotto aveva delle calze parigine e delle mutandine. La toccai davanti e la trovai umida.
“Toglitele.” le dissi e lei fece cadere ai suoi piedi gli slip mostrando il culetto nudo al ragazzo.
“Guardalo.” lei si girò. Kadou si era tolto la camicia ed era a petto nudo. Martina sospirò di gioia. Le tolsi la maglia e la gonna. Rimase nuda con solo le calze. Le diedi una leggera spinta. “Vai da lui.”
Si avvicinò e si chinò fra le sue gambe. Gli slacciò i pantaloni. Udii un gridolino di sorpresa quando gli tirò fuori il cazzo, semi rigido e già bello grosso.
“Posso?” mi chiese implorante girandosi verso di me. Nel vederla con quel cazzone in mano non avevo certo più dubbi. Annuii e lei si fiondò su di lui con la stessa golosità che aveva avuto con me quella sera.
Mentre glielo stava succhiando le andai vicino, le infilai due dita nella figa grondante e le mormorai nell’orecchio:
“Ti piace?” lei tentò di rispondermi senza staccarsi da lui. “Vuoi scoparlo?”
A quella domanda si fermò. Mi guardò riconoscente e fece sì con la testa. Le dissi di stendersi sul divano con le gambe aperte. Lei ci pensò su un attimo.
“No, aspetta. È troppo grosso. Voglio stare sopra e regolarmi io.”
“Ok.”
Kadou dunque non si spostò da dove era seduto e Martina gli salì sopra a cavalcioni guidando con la mano il suo membro all’ingresso della sua vagina. Fece un leggero su e giù, facendo entrare solo la punta, poi pian piano sempre più a fondo. Le piaceva e godeva.
Io mi avvicinai da dietro, guardando il cazzo che le dilatava il sesso come mai fino ad allora. La posizione le faceva tenere aperte anche le chiappe e lì in mezzo scorsi, indifeso, il buchetto del culo che sembrava reclamare attenzioni anche per lui. Mi insalivai un dito e la toccai lì. Martina a sentire quel contatto impazzì, urlò di piacere e godette impalandosi fino in fondo.
“Aaah, cosa fai?” disse tra gemiti e urla mentre io infilavo dentro il dito.
Kadou, che fino ad allora aveva lasciato fare, iniziò a muoversi scopandola sempre più forte. Fu una scena forte, impressionante, eccitante. Martina non contò gli orgasmi. In certi momenti riotteneva un po’ di lucidità e rivolgeva il suo sguardo su di me.
“Ti piace?” mi chiese ad un certo punto, a me che non stavo facendo altro che guardarli. Non mi stavo neanche segando, ero già venuto senza toccarmi.
***
Martina dormiva sul letto nuda e col corpo sporco e arrossato per l’intensa attività sessuale. La guardavo da alcuni minuti appoggiato allo stipite della porta, dopo aver salutato e ringraziato Kadou.
Si rigirò, risvegliandosi. Andai da lei e mi sedetti sul letto. Scostai dal suo viso una ciocca di capelli e la baciai.
“Grazie.” biascicò lei.
“Ti è piaciuto il regalo?”
“Sì. Decisamente. Ma ora come posso ricambiarlo? Devo trovarti una donna da scopare?”
“No. Puoi ricambiarlo continuando ad accettare i miei… regali.”