I – lei
fuori stagione la spiaggia era poco frequentata. un paio di stabilimenti ad un estremo e per il resto spiaggia libera, con dietro le dune.
io e la mia amica eravamo stese al sole. unte di crema, in topless e tanga. non eravamo nude ma poco ci mancava.
un padre di famiglia, poco lontano, alzava troppo spesso gli occhi dal giornale. un venditore ambulante passava troppo spesso vicino a noi.
II – lei
accorteci dell’interesse che destavamo cominciammo a provocare. passeggiate fino al mare ancheggiando più del dovuto. lunghe sessioni di incrematura, io su di lei, lei su di me. i seni vanno protetti bene. anche la schiena e i glutei, separati solo da un sottile filo. le dita scivolano. lei mi stuzzica l’ano. questo non può vederlo nessuno. forse non lo stiamo facendo solo per gli spettatori.
III – lei
l’ambulante dopo tanti passaggi decide di fermarsi. ci propone la merce. rifiutiamo sorridenti. ci fa un po’ di complimenti. si ferma a parlare. viene dal senegal.
mentre la conversazione continua io e la mia amica ci guardiamo. un breve cenno di assenso fra di noi.
lei gli dice che vuole comprare uno di quei pendagli. ma qui in spiaggia non abbiamo soldi. gli indica la nostra casa, subito dietro le dune. se passa di là, più tardi, verrà ricompensato.
ci lascia il ciondolo.
ci incamminiamo verso casa, sotto il sole di mezzogiorno. entrambe non controlliamo una risatina nervosa e eccitata.
IV – lei
lo guardiamo mentre si arrampica sulle dune, diretto alla nostra casetta. forte, imponente, massiccio.
io ho indossato una vestaglia leggera, semi trasparente. la mia amica si è messa una t-shirt un po’ lunga e si è tolta il costume. si sporge dalla finestra, alzandosi sulle punte degli zoccoletti. si intravede l’avvallamento tra le gambe, già umido.
“ti possiamo offrire qualcosa? vuoi da bere? vuoi mangiare qualcosa? vuoi darti una rinfrescata, farti una doccia.”
l’ultima non era una domanda.
V – lei
lo abbiamo spinto nel bagno. quando abbiamo sentito l’acqua della doccia scorrere ci siamo spogliate. ci siamo baciate in bocca con la lingua prima di entrare, premendo i nostri corpi una contro l’altra e abbracciandoci. quasi per darci coraggio.
siamo entrate. non è parso molto stupito. la doccia era veramente stretta in tre, con il suo corpo imponente.
sei mani scivolavano su corpi insaponati. lei si è dedicata al davanti. il cazzo e le palle di lui, coperte di schiuma. io la schiena. l’ho lavato anche tra le chiappe. poi sono scesa ai piedi.
VI – lei
era pomeriggio inoltrato quando lo abbiamo guardato andare via, entrambe nude, sulla soglia di casa. è andato via con i molti soldi che gli abbiamo lasciato. non li voleva ma alla fine li ha presi.
alla sera siamo state ognuna per conto suo. non ci siamo parlate. entrambe avevamo in testa alcune immagini del pomeriggio.
io che sto leccando da sotto il cazzo e le palle. ogni tanto con la lingua mi spingo fino al contatto tra il pene e la vagina.
lei che con le dita mi allarga lo sfintere e lo guida dentro di me.
lei che lo cavalca. io che da dietro raggiungo con le dita l’ano di lei e quello di lui. e li penetro all’unisono.