Delusione

I – lui

“ma cosa ha di così speciale?” la mia compagna non si fece scrupoli a fare la domanda, così come la sua amica non ne ebbe a rispondere. parlavano di un tipo che aveva fama di grande amatore e con il quale l’amica era recentemente stata.

“ma… è bravo. è molto figo. ha un corpo perfetto. e poi…, scusami eh,” disse girandosi un attimo verso di me per poi rivolgersi nuovamente verso la mia donna: “ce l’ha… lungo. grosso. bello.”

“lungo… quanto?”

l’amica mimò la lunghezza con le mani. non sembrò così esagerata.

“ma non è tanto la lunghezza, è che è… perfetto. sembra disegnato da un artista.”

ci fu un attimo di silenzio.

“poi lo sa usare.” sentenziò infine l’amica. probabilmente avrebbe voluto dire di più ma la mia presenza la imbarazzava.

II – lui

“ma chi è questo di cui tanto avete parlato?” le chiesi mentre tornavamo in auto verso casa.

“è uno che a quanto pare è molto bravo a letto. diverse che conosco lo hanno provato e tutte confermano.”

“ah. quindi deduco che ne sei attratta. o per lo meno incuriosita.” lo dissi, aspettandomi una smentita, anche solo di facciata.

“devo dire di sì.” disse invece lapidaria. seguì un imbarazzato silenzio da parte mia.

“è un problema?” chiese lei, abbastanza baldanzosa.

“è un problema che ne sei attratta o… cosa?”

“che, se ne avessi l’occasione… non so se mi tirerei indietro.” mi provocò. aveva voglia di litigare. e litigammo.

III – lui

a letto, per farsi perdonare, mi venne sopra. mentre scopavamo mi sussurrò parole dolci.

“stavo scherzando prima. a me basti tu. anche tu ce l’hai bello grosso e lo sai usare. mi stai facendo godere.”

“ti ho quasi perdonato. mi piace quando fai un po’ la birichina, perchè poi sai come farti perdonare. ma per farlo del tutto vorrei qualcosa in più…”

sembrò pensarci su un attimo.

“no, guarda. stasera non è il caso.”

non me lo concedeva quasi mai, il culo.

IV – lui

passarono alcune settimane. mi dimenticai di quell’episodio fino a quando, un giorno, rientrai in casa. salutai ad alta voce, ma non udii risposta. eppure doveva essere in casa. salii le scale e sentii la sua voce. stava parlando al telefono e penso che non mi avesse sentito rientrare. mi fermai ad ascoltare dalle scale, senza farmi vedere.

“oh, l’altra sera ci sono andata… sì, sì… con lui… eh, devo dare il mio voto?… quanto è il massimo?… sì, a casa sua, dove porta tutte. bella casa, soprattutto per portarci le donne… a sentire quello che si diceva mi ero fatta grosse aspettative, ma direi che le ha mantenute… eh, abbiamo fatto parecchie cose. anche cose che in genere col mio ragazzo non faccio… eh lo so, lo sapevo che a quello non si sfugge, che alla fine non resisti e glielo dai… e non me ne sono pentita, no, eheheheh… non mi era mai piaciuto così tanto, quando lo faccio è solo per fare piacere al mio ragazzo, invece con lui… ho visto il paradiso scendendo all’inferno, ahahaha… no, no, lui non lo sa… non è mica sportivo come il tuo, figurati se glielo dico…”

dopo un po’ sembrarono cambiare discorso. io, in trance, uscii di casa in silenzio per poi rientrare e stavolta farmi sentire chiaramente. ero sconvolto. da quello che avevo sentito. ma non solo. ciò che più mi turbava erano le sensazioni che avevo provato sentendo quelle parole. avevo il cazzo durissimo.

V – lui

passò del tempo. feci finta di niente. anche e soprattutto con me stesso. volevo fingere che non fosse accaduto nulla, anche perchè ero spaventato dalla mia reazione. la mia gelosia ferita non si traduceva in rabbia o rivalsa. l’immagine mentale della mia donna che si comporta come la peggior puttana era tremendamente eccitante.

un giorno eravamo in centro a fare shopping. mi diede una leggera gomitata ed indicò un tipo poco lontano.

“se ti interessa quello là e il famoso amante di cui parlava quella mia amica.”

rimasi completamente interdetto. ma come? c’era stata anche lei e poi me lo indicava così tranquillamente, quando avrebbe potuto non dire niente. perchè ritirarlo fuori quando non ne avevamo più parlato da quella sera. cercai di interpretare questo suo comportamento. forse un senso di colpa che la spingeva a venire allo scoperto. oppure il senso della sfida, oltre ad avermi tradito mi prendeva in giro?

“perchè sei così focoso stasera?” mi chiese quella sera quando non le diedi tregua tra le lenzuola. mi concesse anche il culo. apprezzai ma mi chiesi se non era stato l’incontro del pomeriggio e il ricordo che quello le aveva fatto tornare alla mente a darle quell’eccitazione supplementare necessaria a lasciarsi andare in quel modo.

VI – lui

quando l’avevo visto avevo capito chi era. lo conoscevo di vista e sapevo dove trovarlo. lo vedevo spesso al circolo del tennis. lentamente ci feci amicizia. era un tipo socievole, si capiva che con le donne ci sapeva fare per come si approcciava alla gente. mi capitò di vederlo anche sotto la doccia e questo non fece altro che contribuire ad altre immagini del mio film porno mentale con protagonisti lui e la mia donna.

una sera, dopo una partita e davanti ad una birra gli dissi a bruciapelo:

“tu ti sei scopato la mia donna.”

lui rimase un attimo colpito da questa affermazione, ma poi riprese subito il suo aplomb.

“può darsi, ma ti assicuro che non sono mai io a cercarle. vengono da sole e sono più che consenzienti.” sembrava tranquillo, ma lo rassicurai comunque:

“non ce l’ho con te. voglio solo sapere.” e tirai fuori una foto della mia fidanzata, scattata al mare in costume. lui la guardò un attimo, anche troppo poco secondo me.

“no.” disse

“no cosa?”

“non me la sono fatta. non avrei nessuna remora ad ammetterlo e devo dire che ne sono anche rammaricato perchè è una bella figa, ma no, non me la sono scopata.”

VII – lui

quindi si era inventata tutto con l’amica al telefono? non poteva parlare di un altro, i riferimenti erano chiari.

decisi di affrontarla, le raccontai che avevo sentito quella telefonata. lei scoppiò a piangere, temendo delle mie reazioni sconsiderate. infine confessò, e sono sicuro che fu sincera, che effettivamente aveva voluto vantarsi con l’amica di qualcosa che non aveva fatto.

era così caduto tutto il castello che mi ero costruito. niente film porno mentale. niente corna. e alla fine di tutto ciò: nessun sollievo ma, anzi, quasi delusione.

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