I – lei
ogni tanto mi alzo in piedi, nervosa, vado alla finestra e osservo venezia, il canal grande, dall’alto. la segretaria mi scruta, da dietro gli occhiali, senza alzare né piegare la testa. probabilmente sa perchè sono qui. non sarò l’unica che ci è passata e il mio abbigliamento probabilmente mi tradisce.scarpe dal tacco altissimo, autoreggenti che ogni tanto lo spacco della minigonna rivela. maglia a collo alto aderente, ma senza maniche e con un’apertura sull’incavo dei seni e una giacchettina leggera.
II – lei
mi fa entrare, in uno studio in penombra, illuminato solo da una lampada sulla scrivania e dalla luce ormai fioca che penetra dalla finestra. lui è al telefono ma mi fa un cenno verso una delle poltroncine. mi siedo composta.il tono della conversazione al telefono è molto cordiale e perfino triviale, non sembra che stia parlando di lavoro. si accende un sigaro mentre gira per la stanza e ogni tanto mi guarda. non credo sia casuale che mi abbia fatto entrare mentre ancora era al telefono. la telefonata potrebbe anche essere finta e gli accenni ad argomenti sessuali che fa con il suo interlocutore non sono di sicuro casuali.
III – lei
dopo aver chiuso la telefonata ed essersi seduto alla scrivania mi osserva per qualche istante. gli porgo il curriculum, lo prende senza staccarmi gli occhi di dosso. poi finge di leggerlo.
“come mai sei qui?”
esito. mi sistemo sulla sedia.
“ho preso un appuntamento per un colloquio. non glielo ha detto la sua segretaria, ho parlato con lei.”
“ma perchè dovresti lavorare per me. non c’entra niente con i tuoi studi. ripeto la domanda: come mai sei qui?”
IV – lei
per certi versi è ripugnante come uomo. ha molti anni più di me. di viso non è bello anche se di fisico sembra ancora molto in forma. è imponente, gli osservo le grosse mani che si rigirano il sigaro fra le dita.
“io lo so perchè sei qui, anche se non trovi il coraggio di dirlo. io ti ho visto l’altra sera, mentre parlavi con silvye dopo che lei ci ha presentato. sì, ti ho notata. c’erano tante belle ragazze quella sera ma ti ho notata. forse non eri la più bella, ma ero sicuro che ti avrei rivisto. ero sicuro che ti saresti presentata. le riconosco quelle come te.”
V – lei
continuai a fare l’imbarazzata, la ingenua, quella che era lì solo per fare un colloquio di lavoro. per un verso ero veramente un po’ in difficoltà, per un altro penso che fosse la parte giusta da recitare. lui continuava, si beava nella sua oratoria.
“tu sei venuta perchè ciò che ti ha detto silvye di me ti ha incuriosito. hai voluto verificare di persona. hai resistito pochi giorni vedo. probabilmente in questi giorni col tuo fidanzato sei stata particolarmente calda e ti sei chiesta perchè. cosa avevi nella testa mentre lui ti scopava?”
non so come faccia a saperlo. ma è vero.
VI – lei
“bene, se devo selezionarti per un lavoro dovrai parlare anche tu, no? non lasciare che dica tutto io. non hai ancora risposto alla mia prima domanda. se non lo fai dovrò mandarti via.”
alcuni secondi di attesa, nel silenzio. poi prese di nuovo lui la parola.
“alzati e appoggiati con il petto al piano della scrivania. tieni dritte le gambe. tienile aperte. in certe posizioni si risponde meglio”.
eseguii gli ordini.
VII – lei
“so cosa stai pensando. stai pensando che io ti faccio schifo. stai pensando che mai verresti con uno come me. stai pensando che le mie sono solo banalità. pensi tutto questo e non ti spieghi perchè stai colando, perchè senti gli umori scivolarti lungo la coscia. e ti rispondi che è proprio il fatto di sentirsi degradata ad un ruolo di puttana che ti eccita. io sono ripugnante ma ciò che ho in mezzo alle gambe ti attira. ti hanno detto che ce l’ho enorme. sei qui solo per il mio cazzo e per sentirti troia.”
mentre parlava girava per la stanza. io tenevo gli occhi chiusi e la posizione oscena. mi venne spontaneo sollevarmi la gonna, per mostrargli il culo. non portavo biancheria intima.
VIII – lei
mi venne vicino, si appoggiò in parte a me per potermi parlare nell’orecchio. sentivo il suo alito da fumatore di sigaro, lo stesso sigaro che, intanto, con una mano, mi stava infilando nel sesso.
“dimmi un po’, troietta. glielo hai detto al tuo fidanzato che venivi a fare un colloquio?”
annuii, con gli occhi sempre chiusi.
“e gli hai detto che tipo colloquio era? gli hai detto perchè venivi qua? glielo dirai cosa è successo in questa stanza? è uno a cui piace avere la fidanzata puttana?”
annuii di nuovo, anche se non era chiaro a quale risposta.
“ora voglio sentire esattamente con che parole gli racconterai ciò che succederà fra poco. sai, io ti farò solo quello che ti sentirò raccontare. voglio sentire con che parole confesserai al tuo uomo un rapporto anale.”
IX – lei
“ero piegata sulla scrivania. lungo l’interno delle cosce sentivo scendere delle goccioline di umori. lui mi era dietro. si era inginocchiato e mi scrutava e mi annusava tra le gambe. ad un certo punto mi sputò sull’ano. lo sentii alzarsi e percepii il rumore della zip dei pantaloni che veniva abbassata. con il grosso pollice cominciò a massaggiarmi lo sfintere spargendo la sua saliva. poi mi appoggio il suo pene nell’incavo delle chiappe. era ancora morbido e lo sentivo enorme. allungai dietro una mano per sentirlo. lui rise al mio gesto. mi disse che non era finto. pian piano lo sentii indurirsi mentre lo stringevo. per fortuna non crebbe molto di dimensioni. il suo pollice ormai era entrato in me, seguito da altre due dita. mi disse di continuare da sola ad allargarmi, mentre lui ungeva la bestia. lo guardai mentre mi infilavo quattro dita nel vano tentativo di prepararmi alla penetrazione. il suo cazzo era enorme, lucido a causa di un lubrificante che gli stava spalmando sopra. mi concentrai su quello, cercando di ignorare l’uomo a cui apparteneva e con cui mai avrei pensato di scopare, in condizioni normali.”
avrei usato all’incirca queste parole. se avessi avuto il coraggio di raccontarlo.
X – lei
fu dolce, nella sua bestialità. evidentemente aveva molta esperienza. la lunga preparazione e la lentezza con cui mi abituò alla penetrazione doveva averle affinate con molte donne e forse con molti uomini. dopo si scatenò e lo mise dentro e lo tirò fuori più volte quasi incurante del mio corpo sotto di lui. mi sentii schiacciata contro la scrivania, riempita come non mai. il suo alito schifoso sulla nuca mi ricordava con chi lo stavo facendo e il sentirmi talmente troia da farlo con un uomo del genere mi faceva impazzire.